RENZI E MALTA: “OPERAZIONI DI POLIZIA, COME CON I PIRATIâ€
GLI SCHIAVISTI DEI BARCONI SONO I NUOVI NEMICI…“MA UN INTERVENTO MILITARE È ESCLUSO”
“Quello che avviene in queste ore nel Mediterraneo è molto più di un naufragio: siamo in presenza di un grave momento di crisi umanitaria che va affrontato come tale”.
In conferenza stampa con il primo ministro maltese, Joseph Muscat, Matteo Renzi su quello che sta succedendo sembra avere le idee chiare. Non per niente sono due mesi che in tutte le sedi possibili si affanna ad avvertire che la Libia deve essere una priorità europea, e poi mondiale. Ma da quello che dice è altrettanto evidente che le operazioni allo studio non sono all’altezza della situazione.
“Il fatto che in queste ore vi sia un’escalation di spedizioni è il segno che siamo in presenza di un’organizzazione criminale che sta facendo tanti soldi”, spiega Renzi.
E dunque, “prenderemo i criminali”. Perchè “continuare a pensare di lasciarli partire e poi andare a rincorrerli significa mettere a rischio le vite umane non per colpa dell’Italia o di Malta o dell’Ue, ma degli schiavisti-scafisti”.
Ecco che il premier individua i nemici: “Dire che gli scafisti sono i nuovi schiavisti non è un’espressione a effetto”. E intanto, “l’intervento militare è un’ipotesi che non è sul tappeto”.
Sta a Muscat, allora, chiarire che si farà una missione sul modello di quella Atalanta in Somalia “per andare a prendere gli schiavisti”.
Al dunque, quello che Renzi chiederà al consiglio Ue (che alla fine Donald Tusk ha convocato per giovedì) sono delle azioni mirate contro il racket dei migranti, una sorta di operazione di polizia, sul modello di quella già fatta in Somalia contro i pirati.
Ancora non è chiaro con quanti uomini e con quanti soldi.
Di più. Non è chiaro neanche dove si farà : perchè non è possibile operare dentro le acque territoriali di un Paese senza che il governo interessato te lo chieda. E in Libia non c’è un governo.
E se il mandato viene chiesto solo a una delle due parti (Tobruk e Tripoli) è quasi certo il no. Peraltro, “l’operazione mirata”, come a Palazzo Chigi sanno bene, è assolutamente insufficiente a dare una soluzione alla questione: bisognerebbe costringere la Libia a fare la pace.
Ma d’altra parte a Palazzo Chigi hanno chiaro sempre anche un altro ordine di problemi: un Paese deve individuare un obiettivo, tenendo conto dell’opinione pubblica.
E allora Renzi ieri ha trasmesso due messaggi fondamentali: la necessità di tenere ferma
l’accoglienza e la determinazione a un’azione di contrasto ai criminali.
Risposta populista ai populisti che in questi giorni debordano.
Anche perchè opzioni più efficaci non sono praticabili. E, dunque, si lavora a una missione Ue, che coinvolga in prospettiva il Nord Africa.
L’egida Onu è auspicabile, non indispensabile. Il rafforzamento di Triton che la Ue ha già messo sul piatto e il mandato nel suo complesso che giovedì si appresta a dare sarà comunque insufficiente.
Oltre al rafforzamento di Triton e all’operazione di polizia (che includerà l’azione di intelligence anche con l’uso di mezzi come i droni spia), il governo pensa alla creazione di centri di raccolta in loco, nei Paesi da cui i migranti partono.
E alla richiesta di modificare le regole di “Dublino 3”, che prevedono che i richiedenti asilo siano registrati nel Paese di primo approdo, a prescindere dal Paese cui sono diretti.
Ma quello che bisognerebbe davvero fare, e Palazzo Chigi lo sa, è risolvere la questione sul piano politico. Costringendo i governi di Tobruke Tripoli a mettersi d’accordo.
E dunque, stabilizzare la Libia.
Fino adesso l’Europa non si è compattata su questo e neanche l’America. Almeno è la motivazione che il premier e i suoi portano avanti di fronte all’impossibilità di mettere in campo le azioni necessarie.
Diceva ieri lady Pesc, Federica Mogherini: “C’è un nuovo livello di consapevolezza nell’Ue del problema” e “c’è finalmente l’idea di un nuovo senso d’urgenza e di volontà politica per affrontare la questione dell’immigrazione e del traffico di esseri umani”.
Si vedrà fino a che punto è davvero così.
E poi ci sono gli Usa. Obama a Renzi venerdì scorso alla Casa Bianca avrebbe detto: “Siamo con te. Tu svolgi un ruolo guida in Libia”. Ma chiarendo pure: “Noi all’intervento militare non ci pensiamo proprio”.
Insomma, detta in altri termini, l’invito è stato a cavarsela da solo.
E allora, tradotto, su che tipo di appoggio potrebbe contare il premier? Un aiuto politico, una sorta di investitura. Insomma, un’azione di influenza.
Ieri gli Stati Uniti ci tenevano a far sapere che prevedono di continuare a collaborare con l’Europa sulla crisi degli immigrati nel Mediterraneo: “I tragici eventi di questi giorni mostrano quanto è importante cooperare” affermava il portavoce del Dipartimento di Stato, Marie Harf. Mentre Renzi conquistava la prima del New York Times.
Come? Anche qui, tutto da vedere quali fatti seguiranno alle parole.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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