RENZICOTTERO, L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE TRICARICO: “LA SICUREZZA È SOLO UN PRETESTOâ€.
VOLI DI STATO: RENZI COME BERLUSCONI
Tranne una breve parentesi, la passione per il volo, ministri e presidenti del Consiglio, negli ultimi vent’anni l’hanno sempre avuta.
Verranno ricordati, nell’Olimpo dei virtuosi, solo Romano Prodi, il primo a dare un regolamento a quello che col tempo è diventato l’ufficio sprechi, e il giovane Enrico Letta, che nel 2013 fece precipitare le ore di volo della flotta degli aerei di Stato a sole 1877 ore di volo, quando il 2014 si è chiuso sulla media di berlusconiana memoria: 6000 ore di volo.
Un’enormità , e non c’è da stupirsi visto l’uso che ne fa Matteo Renzi.
Seimila ore di volo vuol dire che 16 ore e mezzo al giorno c’è un aereo che scorrazza per i cieli del mondo o con lui, o con qualche ministro.
Non c’era bisogno che il presidente del Consiglio si facesse sorprendere da un temporale sull’elicottero: nel corso della campagna elettorale, prima delle Europee, fece coincidere a ogni visita un comizio elettorale. Per non parlare di Courmayeur e delle vacanze di Natale Vanzina style
La cifra arriva da una fonte più che autorevole: il generale Leonardo Tricarico che, tra gli innumerevoli ruoli, ha ricoperto anche quello di capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, consigliere per la Difesa a palazzo Chigi ai tempi del governo Prodi e oggi guida un think tank (Icsa) che si occupa di difesa, intelligence e strategie militari.
“Le seimila ore di volo sono troppe. Nel 2010, giusto per fare un confronto , furono 7000, ma parliamo di un periodo diverso da quello che viviamo oggi. Purtroppo, a parte brevi parentesi, non c’è mai stata una trasparenza: il riserbo sull’uso degli aerei è storicamente impenetrabile. E i nostri studi, come Icsa, sono sempre stati complessi. Purtroppo nascondersi dietro alle ragioni di sicurezza non basta. Non ci sono le ragioni di sicurezza che tutti vanno in giro a sbandierare, e non sono io a dirlo, ma i rapporti che i nostri servizi segreti consegnano al governo e alle autorità competenti ogni sei mesi”.
Seimila ore di volo vuol dire un costo che si aggira attorno ai 50 milioni di euro ogni anno, e solo un quarto viene pagato dalla presidenza del Consiglio all’Aeronautica nei tempi stabiliti.
“Nel 2012”, spiega ancora Tricarico, “l’Aeronautica vantava un credito di 250 milioni di euro e con il tempo lo Stato ha iniziato a pagare, ma sono soldi sottratti alle ragioni per le quali l’Aeronautica è nata: un obiettivo di difesa e non gestire i voli di Stato”. Il servizio è gestito da anni attraverso la Presidenza del Consiglio dei ministri. L’hangar di Ciampino del 31esimo stormo, il reparto dell’Aeronautica che mantiene e fa volare gli aerei blu, si è allargato per far fronte “all’andamento crescente delle richieste”.
Il risultato è una bella flotta vip a disposizione di Palazzo Chigi: otto velivoli ad ala fissa e due elicotteri, cui si aggiungono due jet in pool appartenenti all’amministrazione Difesa.
Tre Airbus (1 da 48 posti e 2 da 36), sette Falcon (da 9, 12 e 16 posti), due elicotteri Agusta AW 139.
Tutti moderni, con allestimenti di lusso, televisori al plasma, poltrone in pelle, tavoli in radica da lavoro, letti per il riposino, e toilette che non sono uguali a quelle degli aerei di linea.
Per le solite ragioni di sicurezza (ma su questo punto Tricarico è drastico: “Oggi al massimo i politici rischiano lancio di uova o pomodori”) non è possibile conoscere gli spostamenti del presidente del Consiglio, quello della Repubblica, del presidente della Corte costituzionale e quello di Camera e Senato, il ministro degli Interni, ma i voli restano, in teoria, grazie a un provvedimento firmato da Berlusconi dopo che sugli aerei erano stati fotografati olgettine e canzonettisti di corte, trasparenti.
E questo vuol dire che ogni tanto il sito della Presidenza del Consiglio pubblica, dopo un paio di mesi, il volo e le motivazioni.
Ma anche a leggere quello non ci sarebbero sempre particolari urgenze.
Sappiamo, per esempio, che il 12 gennaio il ministro Pier Carlo Padoan è volato a Strasburgo, ma poteva farlo con un volo di linea, e non sulla base di una concessione, ma perchè l’aereo di Stato è previsto per i luoghi che non vengono raggiunti dai collegamenti di linea.
Come il Roma-Londra sul quale è salito il ministro Paolo Gentiloni poche settimane fa, il 22 gennaio: il collegamento tra Fiumicino e la Capitale inglese è abbondantemente coperto.
Il 22 dicembre, sempre a Londra, è volato il sottosegretario Sandro Gozi.
Ampiamente coperta è anche la linea Roma-Washington dove a settembre si è recata il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin.
Emiliano Liuzzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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