RESA DEI CONTI FRA MONTI E CASINI: “CHE DELUSIONE”
FINISCE DOPO DUE ANNI L’ALLEANZA CENTRISTA TRA RECIPROCHE ACCUSE…LE RISPETTIVE STRATEGIE FUTURE
L’incontro tra Casini e Monti è ad alta tensione.
All’insegna della «delusione personale» che i due si rinfacciano a vicenda.
Finisce così la storia di un’alleanza politica nata nel novembre 2011, quando il presidente della Bocconi sbarcò a Palazzo Chigi, rinvigoritasi man mano che il governo tecnico procedeva ma riempitasi di crepe dopo le elezioni dello scorso febbraio.
Il tradimento è ormai consumato, il divorzio è inevitabile. Ma i tempi non sono ancora stati decisi. Per ora si vive da separati in casa.
Quando fare le valigie probabilmente lo deciderà Casini.
Di buon mattino Casini e Cesa si recano a Palazzo Giustiniani per incontrare Monti, Olivero e Dellai.
Chi ha una vaga dimestichezza con il linguaggio della diplomazia racconta di un incontro «franco».
Gli altri parlano di «scontro durissimo» con reciproche recriminazioni.
È stato Cesa ad aprire le danze. Il segretario dell’Udc ha ricordato a Monti il ruolo del suo partito nel far cadere Berlusconi, nel sostenere il governo tecnico, l’assenza di lamentele di fronte alle scelte su nomine e linea politica che dopo le elezioni Monti ha preso senza mai consultare l’alleato.
«Più leali di così non potevamo essere, chiedevamo la fusione tra Udc e il tuo partito, era girata una road map ma poi ci hai scaricati accusandoci di volere quote di potere».
Con Casini che a quel punto non ha esitato a dire: «Mario, questa è una delusione personale». Fredda la reazione di Monti, che ha invitato tutti a essere razionali, ha ricordato il sostegno che lui ha dato a Casini, parlando anch’egli di delusione, ma ribadendo che Sc non è pronta alla fusione.
Lo scontro viene nascosto in un comunicato di maniera che parla di «ritorno all’autonomia» dei due partiti «in attesa di una riflessionesu un possibile progetto comune» da fare più avanti «visto che ora i toni sono troppo esasperati».
La verità la racconta con disincanto un pontiere tra il mondo cattolico e quello montiano.
Monti e i suoi non si sentono pronti alla fusione con i centristi perchè se in Parlamento hanno più uomini, sul territorio non sono radicati quando l’Udc.
«Sarebbero i centristi ad annettere i montiani, non viceversa ». Per questo Monti punta a strutturare e rilanciare (congresso e tesseramento in luglio) un partito in crisi di consensi e di visibilità apparentandosi a mondi della società civile, dell’associazionismo cattolico e, perchè no, agli ex adepti di Oscar Giannino.
Casini non vuole aspettare che i rapporti di forza si ribaltino e se deve preferisce prendere il largo subito. I centristi come prima cosa chiederanno che i gruppi unici in Parlamento non si chiamino più Scelta Civica ma Sc-Udc.
Poi cercheranno di rubare quanti più parlamentari a Monti.
Infine, quando il momento sarà ideale per riposizionarsi politicamente, l’addio.
Alberto D’Argenio
Leave a Reply