SCANDALO CASE DELL’AQUILA: DOV’È LA GIUSTIZIA?
IL PROCESSO SUI RILEVATORI DIFETTOSI DELLE NEW TOWN NON PARTE MAI E DOPO 5 ANNI DI RINVII ARRIVERA’ LA PRESCRIZIONE
Cinque anni e non parte mai: l’ipotesi che il processo per gli isolatori a rischio delle C.a.s.e. «antisismiche» de L’Aquila, di rinvio in rinvio, finisca in prescrizione sta diventando un incubo. Quanti vivono in quelle abitazioni e gli italiani che pagarono cifre spropositate per la «ricostruzione modello» (sic…) hanno diritto a sapere: gli imputati sono innocenti?
Vadano assolti. Ma se sono colpevoli devono pagarla. E pagarla cara.
Un passo indietro.
Venti giorni dopo il terremoto del 6 aprile 2009 il governo Berlusconi vara il progetto C.a.s.e. per costruire 19 «new town» per un totale di 4.600 appartamenti antisismici.
Per capirci: moderne palafitte su innumerevoli pilastri che in alto, dove il «capitello» regge la piastra di cemento del pavimento, sono dotate di un meccanismo di acciaio in grado di attenuare con l’elasticità l’impatto delle scosse. Una soluzione giusta.
Purchè sia tutto scientificamente in regola.
Sei mesi dopo, un’inchiesta di Ezio Cerasi e Claudio Borrelli su Rainews24 denuncia invece molti dubbi sulla affidabilità di una parte dei 7.368 «isolatori a pendolo scorrevoli» approvati dalla Protezione civile. Gianmario Benzoni, un ingegnere italiano che insegna da anni alla Università di San Diego, dove dirige il laboratorio di test antisismici della Caltrans, laboratorio all’avanguardia mondiale data l’attenzione dedicata dalla California all’ipotesi del «Big One», spiega infatti che «la serie di test deve essere molto più estesa di quelle effettuate all’Eucentre di Pavia, perchè l’isolatore a pendolo o funziona perfettamente o non funziona affatto».
Salta fuori così che soltanto uno dei due fornitori degli isolatori, la Fip di Padova, ha ottenuto il «bollino» Eta (European technical approval) dopo aver superato i test di laboratorio che sollecitano le strutture simulando strappi tellurici in tre direzioni, come nei terremoti veri.
E che i laboratori Eucentre di Pavia dove sono stati testati gli isolatori Alga, messi sotto accusa, hanno come referente lo stesso Gian Michele Calvi che ha la supervisione di tutto il progetto C.a.s.e. aquilano.
Nell’aprile 2010 la magistratura rompe gli indugi, acquisisce il servizio giornalistico e apre un’inchiesta ipotizzando una turbativa d’asta e una frode in pubbliche forniture.
Il tempo che le indagini mettano a fuoco le responsabilità e l’avvocato dell’azienda milanese Stefano Rossi, ricorda un’Ansa, riconosce implicitamente che qualcosa non è andato per il verso giusto tanto che «parla di “oltre 2.000 dispositivi” che la stessa Alga intende sostituire prima dell’esito dell’incidente probatorio previsto ad ottobre».
La perizia, scritta dai docenti Alessandro De Stefano e Bernardino Chiaia del Politecnico di Torino, è netta: gli isolatori forniti dalla Alga di Milano «presentano materiali diversi da quelli forniti in gara», l’acciaio non è come previsto di 2,5 millimetri ma solo di 2, esistono «criticità ai fini del funzionamento e della sicurezza» e altro ancora.
I dispositivi, infatti, «hanno mostrato maggiore criticità , legata soprattutto al fenomeno “stick-slip”».
Per banalizzare: sotto l’urto di un terremoto il meccanismo, se non è perfetto, può «ingripparsi». E a quel punto non serve a niente: «La campagna di test sul dispositivo Alga Assergi 1610 ha indotto un grave danneggiamento del dispositivo stesso spiegabile come conseguenza del fenomeno stick-slip».
Per carità , aggiunge il perito, «nonostante ciò il dispositivo danneggiato si è rivelato sufficientemente robusto da giungere positivamente alla conclusione dell’intero programma del protocollo di “Serie 2”».
Ma «la positiva performance di un isolatore danneggiato pone, in ogni caso, un interrogativo sull’affidabilità ». Tanto più che le normative nazionali o europee vigenti «non sempre possono essere sufficientemente rappresentative e cautelative» perchè «non includono componenti a frequenza relativamente elevata come quelle presenti nei terremoti reali».
Le foto a pagina 98 della perizia, che pubblichiamo, dicono tutto: sotto sforzo nei laboratori californiani di San Diego, il meccanismo si è rotto.
Nell’ottobre 2013 il tribunale aquilano scagiona la seconda azienda coinvolta nelle forniture e condanna a un anno di carcere (rito abbreviato) l’ex braccio destro di Guido Bertolaso e responsabile della realizzazione del progetto C.a.s.e. Mauro Dolce.
Parallelamente, il gip rinvia a giudizio i due protagonisti principali, cioè il direttore dei lavori Gian Michele Calvi (già tirato in ballo per il contestatissimo disinquinamento alla Maddalena) e Agostino Marioni, l’amministratore di quella Alga Spa che fornì 4.899 degli isolatori finiti sotto inchiesta.
Da quel momento, un tormentone.
Convocazioni di testimoni e periti («andiamo avanti e indietro senza che ci facciano la grazia di avvertirci», accusa il sismologo Alessandro Martelli, dell’International Seismic Safety Organization, uno dei primi a esprimere dubbi), richieste di aggiornamento per «mancata notifica», eccezioni procedurali, cavilli, rinvii…
E non c’è verso che il dibattimento entri finalmente nel vivo.
Essere pessimisti è il minimo: il processo per l’incendio di una grande pineta vicino alla città scoppiato nel 2007 a causa degli errori e della superficialità degli addetti di un cantiere autostradale, spiega sconfortato l’avvocato Lorenzo Cappa, che tutela i terremotati del «Comitato 3 e 32», non è ancora arrivato all’udienza preliminare.
Dopo quasi otto anni. Va da sè che il rischio che anche lo scandalo degli isolatori evapori nel nulla è sempre più alto: la legge prevede che il reato si prescriva entro un termine pari alla pena massima stabilita per il fatto, 5 anni nel caso dell’accusa di frode nelle pubbliche forniture di questo processo, sostengono gli ambientalisti.
E sulle date si annuncia un braccio di ferro. Certo, spiega l’avvocato Cappa, possibili «eventi interruttivi» potrebbero portare a un allungamento fino a 7 anni e mezzo. Cassazione compresa, però. E per quella data, secondo AbruzzoWeb, «sarà già tanto se l’attuale giudice sarà riuscito a emettere la sentenza di primo grado…».
Il punto è che non di parla di un processo qualunque.
Per quanto fossero sfacciate le spese per altre «emergenze» aquilane, come le 45 ciotoline d’argento di Bulgari da 500 euro l’una o le penne stilografiche da 433 euro l’una per gli ospiti del G8, i soldi spesi per gli investimenti sugli isolatori antisismici sono molto più importanti.
Dal loro funzionamento, dalla loro qualità , dalla loro manutenzione dipende la pelle stessa dei terremotati ai quali era stata garantita (oltre allo champagne nel frigo…) una sicurezza pressochè assoluta.
Lo Stato deve mettere la faccia, in questo processo.
E guai se, per sciatteria o per distrazione, la dovesse perdere…
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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