SENATO, CHITI CHIEDE TEMPO, GRILLO VA ALLA “GUERRIGLIAâ€
I DISSIDENTI DEMOCRATICI APRONO A RENZI: “DISCUTIAMO SULLE RIFORME FINO A SETTEMBRE”… I CINQUE STELLE PENSANO DI PORTARE IN STRADA LA PROTESTA
Grillo battezza l’Aventino dei 5 Stelle. Tutti fuori del Parlamento, per portare nelle piazze la protesta contro l’abbattimento del Senato elettivo.
Ma il rilancio che pesa arriva dal dissidente dem Vannino Chiti, con una proposta avallata da gran parte delle opposizioni: ritiro delle migliaia di emendamenti in cambio della soppressione della tagliola, con voto finale a settembre.
In serata Renzi apre, con moderazione: “Via gli emendamenti e gli concediamo una settimana in più”.
Ma M5s si sfila: “Non appoggiamo la proposta di Chiti”.
In un lunghissimo lunedì le opposizioni cercano strade diverse per fermare la riforma del rottamatore. O almeno per limitarne i danni.
La scena se la prende Grillo, che ripiomba a Roma per un’assemblea congiunta con i parlamentari.
Dietro i riflettori, in Senato, i dissidenti del Pd guidati da Chiti e Felice Casson incontrano tutti gli oppositori alla controriforma: Sel, Lega, Pi, 5 Stelle ed ex M5S, fino ai frondisti di Forza Italia (Minzolini).
In serata, un comunicato di Chiti: “Un appello a tutti per superare ostruzionismi e tagliole” , per arrivare a “un confronto costruttivo”, accorpando gli emendamenti sui temi più rilevanti: “Dalle modalità di elezione del Senato al numero dei deputati e alle immunità ”, fino “ai referendum e alla ripartizione delle competenze tra Stato centrale e Regioni”.
Così “si potranno votare gli emendamenti cruciali e gli articoli della riforma prima della pausa estiva. Poi nelle prima settimana di settebre le dichiarazioni di voto e la votazione finale”.
Questa mattina lo stesso Chiti formalizzerà la proposta in aula.
A nome dei dissidenti del Pd, ma anche di gran parte delle opposizioni.
Con fiducia, perchè ieri pomeriggio sarebbero arrivati “segnali positivi ” dallo stesso Renzi, a detta di un esponente democratico.
Con posizioni e toni molto diversi dal Grillo che ieri, davanti ai cronisti, è stato netto: “Faremo guerriglie democratiche nelle piazze contro la riforma, è in gioco la democrazia del Paese”.
Di seguito, il fendente: “Mussolini era un moderato rispetto a Renzi, lui non avrebbe mai fatto una legge elettorale così”.
Ma Grillo ufficialmente non chiude il tavolo col Pd: “Aspettiamo ancora, fino all’8 agosto”.
Data entro cui Renzi vorrebbe avere il primo sì sul Senato.
Nel pomeriggio il fondatore del Movimento si presenta davanti all’assemblea congiunta dei parlamentari, alla Camera.
E lancia l’idea: l’Aventino dei 5 Stelle. Più giorni in cui tutti i deputati e senatori lasceranno le Camere per portare la protesta contro la riforma renziana nelle piazze italiane.
La prima dovrebbe essere a Roma: probabilmente dopo l’otto agosto. Ci sarà anche lui, a protestare contro l’abolizione del Senato elettivo, con una scenografia che rappresenterà un pezzo di Parlamento.
La speranza è di coinvolgere anche intellettuali e volti noti. Grillo spiega la mossa così: “Dobbiamo tornare tra la gente,è inutile stare sempre qui nei palazzi. Bisogna vedere cosa accade fuori”.
Aggiunge battute: “Vi vedo frustrati a combattere sempre qui con questi, lo siete davvero?”. Si ride.
Grillo lancia anche “la Woodstock del Movimento”, per sua stessa definizione, a parafrasare il famoso evento rock.
Ossia una manifestazione in ottobre di tre giorni “nella più bella piazza d’Italia” (quale non si ancora) in cui tutti gli eletti dei 5 Stelle si incontreranno.
“Un evento per fermare Renzi” (il senatore Nicola Morra dixit), a cui parteciperanno anche gli attivisti, con tanto di spazio campeggio.
Grillo ribadisce il no alle presenze in tv. Un paio di deputati contestano. Lui risponde: “Se vuoi andare vai, organizzo anche una trasmissione per te”.
Un altro deputato: “Abbiamo sbagliato anche sulla comunicazione”.
Si parla di legge elettorale. Luigi Di Maio prova a tenere aperto il tavolo con i Dem: “Se ci rispondono dobbiamo andare, possiamo anche cambiare la nostra delegazione”. Ma Grillo è definitivo: “Il Pd non ci risponderà mai”.
E Alessandro Di Battista si allinea: “Il tavolo va chiuso”.
I senatori tornano di corsa a palazzo Madama. Incontrano Chiti.
In tarda serata, dopo una lunga riunione, dicono no alla sua proposta. “Siamo stati più che costruttivi finora, con Renzi trattino gli altri” riassume un parlamentare.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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