SONDAGGIO WINPOOL REFERENDUM: “I CONTRARI AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI AUMENTANO AL NORD, TRA GLI ISTRUITI E I PIU’ GIOVANIâ€
“L’AFFLUENZA SARA’ BASSA, INTORNO AL 30%”
“Il No al taglio dei parlamentari è in crescita fisiologica, specie al Nord, tra i giovani e i più istruiti, mentre il Sì resta appannaggio dei 5 stelle”. Federico Benini, direttore di Winpoll, spiega così ad HuffPost il trend venuti fuori dal sondaggio realizzato con Cise per il Sole 24 Ore, che in Liguria dà addirittura al 40% la quota degli intervistati pronta a votare No al referendum del 20 e 21 settembre e in Veneto al 34%.
Del tutto diversa la situazione in Campania, dove il Sì tocca quota 70%. Se però si pensa che “il 97% dei parlamentari ha votato per il Sì” quando è stata approvata la riforma costituzionale in Aula, ora lo scenario pare quello in cui gli elettori siano meno affezionati emotivamente alla riduzione degli scranni di quanto non lo siano gli eletti stessi della Camera e del Senato.
“In fondo era accaduto anche con il Governo Letta, che aveva abolito il finanziamento pubblico ai partiti: i politici anche in questo caso erano spaventati che ci potesse essere una ribellione da parte degli elettori e quindi hanno votato per una riforma frettolosa”.
Come alcuni osservatori hanno fatto notare, se è vero che la vittoria del Sì è pressochè blindata, nondimeno il tema politico è tutto nelle percentuali di sconfitta del No, che se fossero attorno al 20% dei consensi, mostrerebbero l’effettiva tenuta della battaglia anti-casta nell’opinione pubblica, ma se dovessero superare il 30, ne celebrerebbero la debolezza.
“La prima cosa da dire — precisa Benini — è che, rispetto ai sondaggi che stiamo realizzando in questi giorni, nelle regioni del Nord ci sarà sicuramente una percentuale di No superiore a quella delle regioni del Sud”, quindi un dato di ordine geografico. In sintesi, “al Nord sono più critici verso la riforma costituzionale”.
I dati Winpoll sulla Campania, usciti martedì scorso, danno appunto la vittoria del Sì al 70%, mentre in Veneto il Sì è al 66% (dati di domenica). Le previsioni delle Marche usciranno domenica prossima, martedì quelle della Toscana e venerdì i numeri della Puglia
Il No correlato al titolo di studio
“Il No è strettamente correlato al titolo di studio, nel senso che più le fasce lo hanno alto, quindi lauree e diploma, più c’è una propensione a votare No piuttosto che Sì”, spiega il direttore di Winpoll. La connessione tra i due aspetti è legata al fatto che le persone più istruite hanno maggiori strumenti critici per comprendere le ragioni del dissenso alla sforbiciata lineare di deputati e senatori. “Le cose vanno a braccetto rispetto a quella che è la connotazione geografica”, come detto, “poichè il livello di istruzione è tendenzialmente più basso al Sud rispetto al Nord d’Italia”.
Benini mostra che in tutte le Regioni analizzate, “c’è una prevalenza del 97% del Sì tra gli elettori del Movimento 5 stelle, quindi siamo di fronte a una riforma che sostanzialmente è bollata M5s”, nonostante Di Maio nelle ultime ore (solo due giorni fa sul Corriere) abbia sostenuto che ‘questa non è una riforma del M5s, ma di tutti’. Se si considerano questi aspetti, è il ragionamento del sondaggista, “ci sono quindi degli aspetti geografici, di titolo di studio, ma anche di appartenenza politica”.
Affluenza bassa, trainata solo dalle regionali
Per quanto riguarda l’affluenza, “noi stimiamo che complessivamente sarà attorno al 30%”, ma vediamo questo numero come è ottenuto. “Consideriamo un’affluenza media del voto nelle sei regioni del 55% e supponiamo che questo stesso 55% vada a votare anche per il Referendum, perchè nel momento in cui le persone hanno la scheda in mano per le regionali, vanno a votare anche per il Referendum”. E nelle altre regioni? “Supponiamo un’affluenza del 20%, per cui andiamo a stimare un’affluenza complessiva del 30%”.
Il taglio dei parlamentari non interessa al 70% degli elettori
Già questo di per sè, se volessimo dargli un’interpretazione di primo acchito, “diventa un dato politico che è in contrasto con quella che è l’esigenza che abbiamo sempre sentito tra gli italiani”. Benini dice: “Se davvero fosse un tema molto sentito, ci sarebbe un’affluenza molto più alta”. A suo avviso il dato più importante è questo: “Se davvero l’affluenza fosse del 30%, il 70% degli italiani non è interessato al taglio dei parlamentari, quindi è da qui che si può valutare la vittoria del Sì e del No”. Ovvio che sulla chiamata alle urne pesa anche “il Covid e l’assenza di dibattito politico sul tema”.
Il No può superare il 20%
Se volessimo fare una previsione dei margini di vittoria del Sì, il No potrebbe complessivamente “superare il 20%, ma non è escluso che potrebbe finire 70 a 30”. Un risultato molto diverso, come dicevamo, da quello che poteva sembrare all’inizio, quando la riforma era sbarcata in Parlamento e ci si aspettava quasi l’unanimità o comunque percentuali attorno al 90%.
Il No è preferito dagli under 30
Per quanto riguarda le fasce di età , “rispetto all’intersezione tra i dati grezzi non ancora pubblicati, le persone sotto i trent’anni sono quelle più contrarie alle riduzione dei parlamentari, mentre l’apice dei favorevoli al Sì è tra i 30 e 50 anni”. Dopo i 50 il dato è medio. Tutto ciò è in linea anche con l’elettorato: “Tra gli under 30 prevalgono gli elettori dem, tra i 30 e i 50 sono più forti gli elettori leghisti e 5 stelle, per cui alla fine c’è una certa contiguità tra queste due variabili”, ma potrebbe essere sconfessato nei prossimi giorni da nuovi dati relativi alle altre regioni.
(da agenzie)
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