STABILITÀ RISCRITTA E SCHIAFFO AL SENATO: TUTTO PER L’ITALICUM
IL GOVERNO PRESENTA IL TESTO DELLA MANOVRA IN RITARDO DI 24 ORE PER TOGLIERE LE NORME CHE NON PIACCIONO ALLA UE… POI COSTRINGE I SENATORI A VOTARE ALLE DUE DI NOTTE
Mentre andiamo in stampa a Palazzo Madama si vivono momenti di delirio paranoide: noia, rabbia a sprazzi, confusione e gravi problemi di ricerca del senso di sè.
Davanti ai senatori della Repubblica, infatti, si stende una notte di votazioni sulla manovra per motivi che i più faticano a capire e ormai hanno poco a che fare con la politica, ma cominciano e finiscono nel dilettantismo giuridico di questo governo in salda alleanza psicologica con un disinteresse per il Parlamento che sfiora il disamore e ha una certa parentela col disprezzo.
Un breve riassunto: ritardi, disagi e concerti di Natale Si sta parlando della legge di Stabilità e del Bilancio dello Stato, la cosa più importante di cui le Camere si occupano durante l’anno.
Questi due disegni di legge, già approvati a Montecitorio, saranno fino a stamattina all’esame del Senato.
La commissione Bilancio di Palazzo Madama, però, ha dovuto gettare la spugna mercoledì: non è riuscita a votare tutti gli emendamenti — moltissimi di maggioranza — e assegnare il mandato al relatore.
Di fatto, non ha approvato la manovra. Poco male: il governo avrebbe comunque presentato un maxi-emendamento su cui chiedere la fiducia.
Qui, però, iniziano i guai: in genere il testo del governo ricalca quello della commissione, ma stavolta non è andata così e non solo per il mancato voto finale della Bilancio.
Prima di arrivare ai contenuti, però, c’è la sparizione del testo.
Mercoledì pomeriggio il ministro Maria Elena Boschi annunciava alla riunione dei capigruppo: il maxi-emendamento del governo arriverà alle otto di stasera e domani a pranzo (cioè ieri, ndr) voteremo la fiducia.
Poi è passato mercoledì sera, è passato giovedì mattina e niente: l’aula del Senato veniva continuamente riconvocata per assistere all’imbarazzato balbettio del viceministro dell’Economia Enrico Morando (“il testo ancora non è pronto, stanno scrivendo la Relazione tecnica”).
Alle cinque della sera pure lui era sfiduciato: “Non sono in grado di fare previsioni”. Ne era seguita una protesta vintage della Lega con tanto di scarpe sbattute sui banchi. Solo oltre due ore dopo Morando ha potuto tirare un sospiro di sollievo: con quasi 24 ore di ritardo il ministro Maria Elena Boschi si è presentata a Palazzo Madama col nuovo ddl Stabilità per chiedere la fiducia.
Il presidente Pietro Grasso si consegnava a una frase infelice: “È finita la ricreazione”. Nuova breve sosta e questa è l’organizzazione dei lavori serale : alle undici di ieri sera il dibattito, mezz’ora dopo mezzanotte le dichiarazioni di voto, alle ore due la chiama per la fiducia.
Poche ore di sonno e stamattina bisognerà votare la “Nota di variazione” al bilancio: in fretta perchè dopo l’aula è prenotata per il concerto di Natale.
“Ripensiamoci a questo concerto”, è sbottata a un certo punto Loredana De Petris di Sel: “È un bell’evento, ma tutti gli anni succede la stessa cosa”.
Cosa c’è dietro: quel viaggio a Bruxelles e l’Italicum
Alla fine, nel maxi-emendamento del governo mancavano una ventina di norme approvate dalla commissione, alcune proposte dallo stesso governo: dalle assunzioni al Parco del Gran Paradiso all’Albo unico dei promotori finanziari, dai soldi alla Motorizzazione civile all’accordo per la bonifica di Pieve Vergonte.
Qualcosa è pure entrato: il taglio delle partecipate locali “che risultino composte da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti”, come proponeva Carlo Cottarelli.
Dell’opera di taglia e cuci, dicono fonti di governo, s’è occupato personalmente Matteo Renzi col legislativo di Palazzo Chigi appena tornato da Bruxelles: all’ultimo Consiglio europeo del semestre italiano, infatti, il premier ha capito che la sua legge di Stabilità verrà passata ai raggi x in attesa del redde rationem di marzo.
Pensare di introdurre provvedimenti di spesa di quelli che alla Commissione non piacciono esporrebbe un governo debole alle ritorsioni di Bruxelles: “Stiamo intervenendo perchè manovra non sia un mostro di norme con le varie leggi marchetta alla fine: non siamo perfetti, ma ci proviamo”, ha detto ieri pomeriggio lo stesso Renzi a “Radio 105”.
Poco male se alla fine il Senato non ha sostanzialmente potuto esaminare il lavoro di forbice del premier e ha dovuto votare il tutto a scatola chiusa, con la fiducia, in piena notte, intontito di sonno e stanchezza.
D’altronde Renzi aveva un motivo per imporre a palazzo Madama il voto immediato: riuscire a avviare prima delle feste di Natale la discussione generale sull’Italicum, in modo da portarla avanti abbastanza prima che il Parlamento si fermi per eleggere il capo dello Stato.
Per farlo gli serviva un voto dell’aula che sancisca che il tempo della commissione Affari costituzionali è finito e si va in Assemblea: un voto, ovviamente, in cui il Senato sia in numero legale, eventualità abbastanza improbabile se il tutto fosse slittato a lunedì.
È tanto vero che ieri il governo ha ottenuto e preteso una riunione dei capigruppo in notturna, subito dopo la fiducia (attorno alle 4 di notte) proprio per decidere di velocizzare la pratica legge elettorale.
Stamattina vedremo se il giochetto di Renzi è riuscito.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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