SUL TRADIMENTO DEI CURDI, ALLA CAMERA USA ANCHE I REPUBBLICANI VOTANO CONTRO TRUMP E LUI INVEISCE: “SIETE LA FECCIAâ€
PASSA LA MOZIONE DI CONDANNA CON 354 VOTI CONTRO 60
“I repubblicani Never Trumper sono in certo modo peggiori e più pericolosi per il nostro Paese dei democratici nulla facenti. State attenti, sono feccia umana!”.
E’ questo il duro attacco che Donald Trump, ovviamente via Twitter, ha rivolto ai repubblicani ‘dissidenti’ usando il termine, Never Trump, con cui, ai tempi delle primarie del 2016, si erano riuniti esponenti dell’establishment repubblicano, e delle passate amministrazioni Gop, che cercarono di bloccare la sua ascesa verso la nomination.
In un successivo tweet Trump poi ha dato del ‘Never Trumper’ a Bill Taylor, il diplomatico di lungo corso, nominato ambasciatore in Ucraina nel 2006 da George W. Bush, richiamato poi come incaricato d’affari a Kiev dopo la rimozione dell’ambasciatrice Marie Yovanovitch.
Taylor due giorni fa ha testimoniato di fronte alla commissione d’inchiesta dell’impeachment delle pressioni fatte su Kiev da Trump per ottenere vantaggi politici.
Trump, che nel tweet attacca anche John Bellinger un altro diplomatico dell’era Bush che nel 2016 fu tra i firmatari della lettera in opposizione a Trump, afferma di non aver mai incontrato Taylor, anche se è stato Mike Pompeo a richiamarlo in servizio per sostituire l’ambasciatrice da lui allontanata dietro le pressioni di Rudy Giuliani, architetto del ‘teorema’, alla base del Kievgate, cioè l’intervento di Joe Biden a favore della società ucraina per la quale lavorava il figlio Hunter.
La virulenza dell’attacco di Trump è però il segnale di un certo nervosismo alla Casa Bianca per il crescente numero di prese di distanza tra le file dei repubblicani di Capitol Hill dalla sua politica in Siria alle controverse decisioni sul G7.
Alla Camera la mozione di condanna del ritiro e del tradimento degli alleati curdi è passata infatti con 354 voti favorevoli e solo 60 contrari, quindi con il sostegno di decine di repubblicani.
Trump poi sarebbe stato costretto a fare marcia indietro sulla scelta del suo resort privato in Florida per il vertice del giugno prossimo dopo che i repubblicani gli hanno detto che su questo non avrebbero potuto difenderlo
E le prese di distanze che si stanno anche allargando sul terreno, quanto mai pericoloso, dell’impeachment: basti pensare che lo stesso leader della minoranza alla Camera, Kevin McCahrty, ha espresso il suo disagio per il fatto che Trump ha definito la procedura di impeachment a cui è sottoposto un linciaggio, evocando i fantasmi della pagina più buia del razzismo in America.
La paura che è questi siano i segnali di una spaccatura in senso al partito: “l’impeachment sarà approvato, ma bisogna che il voto della Pelosi sia il più di parte possibile”, sintetizza Steve Bannon, tornato in queste ore in campo per coordinare un push mediatico anti impeachment, sottolineando che è cruciale che vi siano “zero voti” Gop alla risoluzione di impeachment che la maggioranza dem approverà .
Non solo. L’ex stratega della Casa Bianca, che rivendica di aver guidato gli ultimi mesi della campagna di Trump alla vittoria, rivela che si sta facendo già un pressing sui deputati repubblicani in odore di eterodossia, in particolare quelli che non si presenteranno alle prossime elezioni, e chi quindi potrebbero avere le mani libere per votare contro Trump “prima di imboccare la porta”.
(da agenzie)
Leave a Reply