AVVENIRE: “POVERA ITALIA, DOVE IL SOCCORSO E’ DIVENTATO REATO”
L’EDITORIALE DI MARCO TARQUINIO: “IL CODICE CAPOVOLTO DEI VALORI”
L’editoriale del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, è ovviamente incentrato sulla Sea Watch e il giornale dei vescovi sa da che parte schierarsi: l’articolo, intitolato “Se soccorrere diventa reato. Il codice capovolto dei valori” è una lunga riflessione sul sovvertimento dei valoro umani cui stiamo assistendo in Italia e sulle conseguenze che potrebbero verificarsi per il paese.
“Povero è il Paese dove naufraghi senz’altro bagaglio che la propria pelle sono dichiarati nemici e chi li salva è trattato da fuorilegge e da fuorilegge si ritrova ad agire. Povero è il Paese dove i guardiani della legge sono costretti non a difendere i più deboli ma diventano scudo dei più forti. Povero è il Paese dove legge fa a pugni con la Legge, e il diritto si converte nel rovescio della morale. E poveri siamo noi. Come siamo potuti arrivare sin qui? E come possiamo rassegnarci?
“Povera Italia, povera Europa, povera legalità e povera la nostra anima”, afferma il giornale.
“Non c’è ragione e non ci sono ragioni che spieghino e comprendano ciò che nella notte del 29 giugno 2019, notte dei santi Pietro e Paolo, è potuto accadere nel porto di quell’isola immersa nel Mediterraneo e che un po’ tutti negli anni – grazie alla generosità della sua gente e alla salda testimonianza della sua Chiesa – abbiamo imparato ad ammirare, amare e a chiamare ‘speranza’”
“Non c’è ragione e non ci sono ragioni che aiutino a capire perchè una nave con a bordo 40 naufraghi abbia dovuto rischiare la collisione con la nave militare di una nazione come la nostra, che grazie alla sua civiltà – e ai valori che ha scolpito in Costituzione e nei Trattati e nelle Convenzioni che ha firmato e, prima ancora, ha contribuito a scrivere – ha saputo affermare e condividere con gran parte del mondo quei principi umanitari che dovrebbero dare luce e profondità alle regole immaginate per rendere il mondo stesso un posto sempre più accogliente e giusto per gli esseri umani. Soprattutto per i più poveri e i più deboli”, sottolinea Tarquinio
“Non c’è ragione e non ci sono ragioni, decenti e serie, che spieghino perchè proprio quei 40 profughi dalla Libia ‘posto non sicuro’, parola dell’Onu ma anche del nostro Governo, non dovessero mettere piede in Italia dove solo nell’ultimo mese almeno altre 500 persone sono approdate irregolarmente via mare e migliaia e migliaia via cielo e via terra”, aggiunge
“L’unico motivo, nè serio nè decente, potrebbe essere che quelle persone, tenute forzatamente in mare per più di due settimane, dopo mesi e mesi nei disumani centri libici di detenzione degli stranieri in transito, sono state tratte in salvo da un’imbarcazione ‘non governativa’, cioè messa in acqua da un’associazione di volontariato”, argomenta ancora il quotidiano della Cei: “Ma in realtà la spiegazione non regge, perchè in questi mesi lo stesso trattamento è stato riservato a persone salvate da navi italiane e addirittura da navi militari italiane. Semplicemente, incomprensibilmente, la logica – per nulla logica – sembra diventata che chi scampa a un naufragio e viene raccolto in mare non può approdare, chi naviga, non fa naufragio e arriva sino alle nostre coste invece, in qualche modo, sì. Il discrimine è dunque il soccorso”.
“Si sta cercando di affermare definitivamente” osserva Tarquinio, “nell’acquiescenza opaca dell’Europa dei grandi discorsi e dei piccoli egoismi e di un’opinione pubblica italiana e continentale che assiste a tutto questo con modesta sorpresa e insufficiente comprensione e indignazione, un principio negativo”: “un principio negativo – conclude – che capovolge il codice valoriale che, pure, sta alla base del nostro umanesimo e distorce persino lo sguardo cristiano sulla vita propria e degli altri.”
(da agenzie)
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