Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
I MALIGNI MORMORANO SULLE SPARATE DI VANNACCI: AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DEL SEGRETARIO?
Se le Regionali fossero una partita a scacchi, i due avversari,
Lega e Fratelli d’Italia, starebbero disponendo i pezzi con studiata lentezza. Si attende, giorno dopo giorno, un’«apertura» (di partita) che tarda ad arrivare e che ruota tutta intorno al fatidico tema del terzo mandato.
Chiesto a gran voce e in tempi non sospetti dall’uscente Luca Zaia, pareva essere stato definitivamente archiviato con la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la leggina campana di Vincenzo De Luca.
All’epoca, pochi mesi fa, il vicepremier e segretario federale della Lega, Matteo Salvini, non si stracciò le vesti; del resto, la proposta di legge della Lega era già stata bocciata in parlamento senza l’appoggio di azzurri e meloniani.
Ora, però, lo scenario appare drasticamente mutato. Nonostante i tempi strettissimi e l’apparente contraddizione, è proprio Fratelli d’Italia a riesumare il terzo mandato per bocca del fedelissimo meloniano Giovanni Donzelli.
Un «la» che ha rimesso in discussione ciò che pareva certezza granitica. La faccenda, adesso, è a chi spetti muovere il prossimo pezzo sulla scacchiera. Non a FdI se si vuol dare saggiamente retta allo stesso Donzelli: «Se arriva una proposta da parte di un alleato come la Lega, la valuteremo con la serenità e la lucidità che abbiamo sempre dimostrato. Certo che per riuscire a farlo in tempo, questa proposta deve arrivare presto ».
Come a dire: si esponga Salvini, dia lui le risposte chieste a gran voce non più solo da Zaia ma anche da Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia
Come a dire: sia la Lega a ripresentare una norma (si ragiona, pare, di una legge ordinaria in due articoli) e trovi i voti necessari. Impresa ardua, peraltro, dato il fermo «no» scandito da Antonio Tajani per Forza Italia.
«Vogliono stanare il Capitano» meditano perplessi i leghisti veneti, divisi fra chi comincia a credere in un insperato colpo di fortuna – altri cinque anni di pax zaiana – e chi – le nuove leve – preferirebbero dare il via a un nuovo corso incarnato dal segretario regionale, e vice federale, Alberto Stefani.
A Milano i vertici del Carroccio hanno capito l’antifona, la palla è atterrata nella loro metà campo e va ributtata di là in fretta. «Sul terzo mandato l’apertura della Meloni ci obbliga a una riflessione veloce. – ha detto ieri all’Agi il presidente dei deputati della Lega Riccardo Molinari, a margine di un evento di partito con gli eletti piemontesi del Carroccio a Novara -. Dobbiamo metterci intorno a un tavolo, anche con gli alleati di Forza Italia per capire se c’è davvero la volontà e di lavorarci subito e farlo entro le prossime elezioni regionali».
Insomma, il tentativo va fatto, e lo deve fare la Lega.
Per ora non si registrano particolari entusiasmi. I pro e contro vanno soppesati bene su entrambi i lati della scacchiera. Il non detto è riassumibile in una parola: Lombardia. Il vero gioiello della corona è infatti il Pirellone e Salvini non vorrebbe rinunciarci, a costo di sacrificare il Veneto.
La premier Giorgia Meloni lo vorrebbe destinare a un altro fedelissimo: Carlo Fidanza, a costo di sacrificare il Veneto, terra generosa che a FdI continua a tributare percentuali altissime, le più alte fra le regioni italiane.
Però a Milano, per FdI, come riporta Dagospia, comandano i fratelli Ignazio e Romano La Russa. Fidanza potrebbe non spuntarla. E, poi le prossime regionali lombarde saranno nel 2028. Per carità, Fratelli d’Italia è in costante ascesa nei sondaggi e il gradimento di Meloni non fa che crescere, ma in politica tre anni sono un tempo lungo. E forse rischioso. Tutti ragionamenti al netto di Forza Italia. Con Tajani contrario ma con Flavio Tosi, coordinatore veneto che, in nome di una candidatura blindata per tornare a fare il sindaco di Verona, potrebbe metterci una buona parola.
(da Corriere del Veneto)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
IL CONFLITTO IRAN-ISRAELE SI PUO’ AMPLIARE
La guerra scatenata da Israele contro l’Iran potrebbe entrare in una fase ancora più critica, con un significativo rischio di allargamento del conflitto. Lo Stato ebraico ha lanciato una campagna militare che conta esclusivamente sull’aviazione per piegare Teheran.
L’unico precedente è quello dell’offensiva condotta dalla Nato per obbligare la Serbia a ritirarsi dal Kosovo nel 1999: all’Alleanza atlantica furono necessari 78 giorni di raid, nonostante avesse il triplo di jet e aeroporti molto vicini. Israele invece dista oltre 1500 chilometri dalla Repubblica islamica, molto più estesa e armata dei serbi.
Il logoramento di aerei ed equipaggi in attività del genere è enorme – ogni missione dura in media cinque ore con diversi rifornimenti in volo – e condiziona l’operazione “Lion Rising”, che non potrà proseguire a lungo con lo stesso ritmo.
Un limite che può essere risolto soltanto con l’intervento americano, sia nel supporto con le cisterne e i radar volanti, sia in un’eventuale partecipazione agli assalti che fonti giornalistiche come Axios ieri hanno reputato possibile.
Queste indiscrezioni possono essere un modo di esercitare una pressione sui vertici della teocrazia sciita, come hanno fatto ieri in maniera più violenta gli F35 israeliani incenerendo le tre raffinerie di petrolio più importanti e concretizzando così la minaccia di azzerare l’unica risorsa economica iraniana.
Lo stesso messaggio di fuoco trasmesso con la distruzione delle case di stretti collaboratori della Guida Suprema Ali Khamenei e con i tentativi di portare avanti la decapitazione del regime, iniziata all’alba di due giorni fa uccidendo tredici figure chiave: una caccia all’uomo sempre più difficile.
Basteranno queste iniziative a mettere al tappeto gli ayatollah?
Attualmente pare di no. Nelle prime 36 ore le Idf hanno bombardato 400 obiettivi in 150 diverse località del Paese e altre dozzine sono stati bersagliati ieri dopo il tramonto: arsenali, basi e infrastrutture delle forze armate, dei Guardiani
della Rivoluzione e del programma nucleare sono state ridotte in cenere.
E’ una ferita enorme al sistema di potere degli ayatollah ma finora non ha impedito la rappresaglia contro Tel Aviv, affidata a circa 250 missili balistici. L’Iran ne ha sicuramente di più, ma fatica a coordinare i loro lanci: gli ufficiali dei pasdaran incaricati di gestire la ritorsione sono morti nella distruzione della centrale sotterranea e i droni israeliani scrutano senza sosta le strade per localizzare i tir che trasportano i missili.
Per questo gli iraniani sono riusciti a concentrare al massimo cento ordigni per ondata: pochi, perché più alto è il numero degli aggressori, maggiore la probabilità di penetrare la cupola difensiva dello Stato ebraico.
La prossima fase del conflitto sarà segnata dalla sfida per neutralizzare questi missili prima che le poche batterie Arrow 3, le sole in grado di abbatterli lontano dalle città israeliane, esauriscano le munizioni.
Gli americani stanno muovendo altre navi dotate di armi in grado di intercettarli, in modo da rinforzare lo scudo su Tel Aviv.
Nessuno sa quanti altri ordigni gli iraniani riusciranno a far partire; c’è però la certezza che dispongano anche di testate chimiche: il loro impiego in passato è sempre stato escluso, ma ora gli ayatollah lottano per la sopravvivenza di un regime che deve reagire in maniera devastante o perderà qualsiasi credibilità interna, aprendo la strada alle rivolte popolari.
I Guardiani della Rivoluzione hanno altre carte da giocare. Finora hanno usato pochi droni e nessun missile cruise: strumenti meno efficaci ma letali e distribuiti pure alle milizie
sciite irachene. Le autorità di Bagdad stanno cercando di frenare in tutti i modi l’ingresso di questi gruppi nel conflitto, ma per Teheran è importante aprire un nuovo fronte, che obblighi Israele a distrarre aerei dal suo territorio.
Gli ayatollah potrebbero anche muovere la flotta di barchini d’assalto e droni marittimi per paralizzare la navigazione nello Stretto di Hormuz: una mossa che farebbe decollare il prezzo del petrolio, ma potrebbe provocare un’azione statunitense ed europea a tutela del traffico mercantile.
(da La Repubblica)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
“PENSO CHE TRUMP, ALL’INIZIO DEI NEGOZIATI CON GLI IRANIANI, ABBIA ESPRESSO A ISRAELE UNA FERMA OPPOSIZIONE ALL’ATTACCO. POI SI È ANNOIATO E HA PERSO INTERESSE”… “GLI USA HANNO FAVORITO IL RITORNO ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA”
«È un attacco molto più grande dell’ultimo. La portata è significativa, ma anche il
tempismo è importante perché l’Iran in questo momento è molto debole» dice Ian Bremmer.
Fondatore di Eurasia Group, la principale società di consulenza mondiale sui rischi geopolitici, è l’uomo a cui tutti si rivolgono in momenti di crisi come questo
Come si è arrivati a questa situazione?
«Non facendo più da garanti all’ordine globale, gli Stati Uniti hanno facilitato il ritorno alla legge della giungla, dove i forti fanno ciò che vogliono e i deboli subiscono ciò che devono.
In nessun luogo questo è più chiaro che in Medio Oriente. Gli israeliani sono di gran lunga la potenza militare e tecnologica dominante della regione e questo consente loro di agire impunemente».
Il segretario di Stato Rubio ha parlato di azione unilaterale da parte di Israele senza il coinvolgimento statunitense.
«Gli Usa non vogliono essere parte attiva di questa guerra, ma Trump sapeva da lunedì che questi attacchi sarebbero avvenuti e se avesse voluto fermarli, avrebbe potuto farlo, senza contare che gli Stati Uniti forniscono armi, supporto militare e intelligence.
C’è differenza tra non partecipare direttamente agli attacchi e esserne complici e sostenerli. In realtà, penso che Trump, all’inizio dei negoziati con gli iraniani, abbia espresso a Israele una ferma opposizione all’attacco. Poi, visto che i negoziati si stavano trascinando e che l’accordo che poteva strappare non era quello che voleva, si è annoiato e ha perso interesse. Trump è un leader molto concentrato su ciò che accade sul momento, ma quando qualcosa non funziona, passa a quella successiva».
Non è riuscito né a convincere Putin né Netanyahu. Non un grande risultato per chi vuole essere il peacemaker mondiale.
«Putin non è stato disposto ad accettare il cessate il fuoco, ma Trump ha ottenuto tutto ciò che voleva dagli ucraini. Con i cinesi ha dovuto capitolare lui, mentre con il Messico ha ottenuto garanzie sulla sicurezza dei confini, sulle merci, sui trasporti. La lezione è che i Paesi e i leader deboli capitolano a Trump, mentre quelli che si sentono forti gli rispondono con durezza».
Quanto hanno influito i guai politici interni di Netanyahu sulla decisione di attaccare?
«È vero che è sotto pressione, ma militarmente ha ottenuto successi fenomenali. Gli israeliani sostengono ciò che ha fatto a Hezbollah e quello che sta facendo all’Iran, a meno che l’Iran non sia in grado di colpire e terrorizzare i civili, cosa molto improbabile . Quando, dopo il 7 ottobre, Israele ha colpito l’Iran in due occasioni, gli iraniani non sono stati in grado di causare
alcun danno. Alla fine quello che conta è lo squilibrio militare».
Come legge la reazione degli altri Paesi?
«Francia e Germania sanno entrambi che Israele ha tutto il diritto di difendersi, i sauditi ovviamente hanno condannato gli attacchi e temono che in risposta gli iraniani impediscano al petrolio di fluire attraverso lo Stretto di Horus, il che farebbe aumentare il costo di ben oltre i cento dollari, portando a una recessione globale. Gli Stati del Golfo vogliono dimostrare pubblicamente di voler abbassare la temperatura, ma c’è ben poco che possano o vogliano fare per intervenire concretamente.
La realtà è che la maggior parte del mondo si oppone a ciò che Israele sta facendo a Gaza e in Cisgiordania, ma non sono disposti a fare nulla al riguardo. I Paesi più ostili sono la Turchia – che potrebbe imporrebbe conseguenze economiche a Israele – e la Russia, che ha bisogno dei droni e delle capacità dell’Iran per continuare a combattere la guerra in Ucraina».
Lo scenario peggiore a questo punto?
«Uno è che gli iraniani, sotto enorme pressione e con un programma nucleare sotterraneo che gli israeliani non possono colpire, cerchino di arrivare a una bomba nucleare il più velocemente possibile. Gli israeliani e gli americani lo scoprono e gli americani entrano direttamente nella guerra. Due, a causa dell’instabilità il regime iraniano si trasforma in un vero e proprio Saddam Hussein, con migliaia e migliaia di civili uccisi a causa della repressione».
Quello migliore?
«L’Iran non può contrattaccare, il regime si indebolisce e non è più in grado di fornire supporto alla Russia né di esportare terrorismo».
Quanto è davvero vicino l’Iran alla bomba atomica?
«Gli esperti dicono che potrebbe avere abbastanza uranio arricchito per creare una bomba entro poche settimane, ma questo non significa che possano poi trasformarlo in un’arma Detto questo non bisogna sottovalutare ciò che un regime radicale è disposto a fare quando si ritrova in una situazione disperata».
Il mondo è in fiamme. Cosa servirebbe per riportare la calma? Nuovi leader?
«Non abbiamo leader. Abbiamo vincitori, e i vincitori implicano sempre dei perdenti. Implicano repressione e persone che si sentono trattate male e che, a quel punto, sono disposte a combattere».
(da La Stampa)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
GLI INTRECCI SOCIETARI CON IL MANAGER POSTERARO… UNA SMART ACQUISTATA PER 50 EURO
Amaco, Cometra, il gruppo parlamentare di Forza Italia alla Camera dei deputati, Ferrovie della Calabria e la Presidenza del Consiglio dei ministri. Dal 2017 al 2024 Paolo Posteraro ha avuto incarichi di rilievo e ben retribuiti.
Soprattutto dal 2022 in poi: 94mila euro per la consulenza con la società regionale dei trasporti su ferro: 80mila e poi 79mila tra il 2023 e il 2024 come segretario particolare del sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano, compagna di Roberto Occhiuto.
Un fedelissimo che ha incassato – secondo i calcoli della Guardia di finanza – circa 554mila euro in sette anni.
Gli investigatori ipotizzano che la collezione di incarichi sia dovuta alla triangolazione tra lo stesso Posteraro, il governatore Roberto Occhiuto – suo ex socio in cinque società – e «pubblici ufficiali» legati al politico.
La smart acquistata da Occhiuto per 50 euro
Dalle ultime società che lo collegavano a Posteraro, il vice presidente nazionale di Forza Italia è uscito all’inizio del 2025. Secondo le intercettazioni agli atti dell’inchiesta per corruzione della Procura di Catanzaro nella quale il presidente della giunta regionale risulta indagato, Occhiuto avrebbe ottenuto, per cedere le sue quote, «la promessa di un rimborso (parzialmente erogato) di circa 135mila euro».
Secondo le valutazioni dell’accusa, quella cifra sarebbe sovradimensionata rispetto alla stima originaria, fissata in 80mila euro.
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
LA IGNOBILE PRASSI DI ASSEGNARE PORTI DI SBARCO LONTANI PER RALLENTARE I SOCCORSI IN MARE… E’ DIVUTA INTERVENIRE LA GERMANIA PER OTTENERE L’EVACUAZIONE MEDICA URGENTE
Si tratta di tre nigeriane, che sono sono state trasbordate sulla motovedetta Cp324 della
Guardia costiera italiana e portate a Lampedusa, dove a molo Favarolo c’era ad attenderle l’ambulanza che le ha trasferite al poliambulatorio.
Due avevano problemi respiratori riconducibili a un’intossicazione da idrocarburi, la terza aveva ustioni ai glutei.
La nave dell’organizzazione umanitaria dovrebbe arrivare oggi, intorno alle 13.30, a Pozzallo, il porto assegnato per lo sbarco da parte delle autorità.
Inizialmente, come riferisce la stessa Ong sui social, l’Italia aveva inizialmente assegnato come porto quello di Taranto, a circa 48 ore di distanza dal punto in cui si trovava l’imbarcazione. Solo dopo diverse richieste e un interessamento da parte del governo tedesco è stato possibile ottenere l’indicazione di un porto di sbarco più vicino.
Sea-Eye ha contattato direttamente Malta e successivamente l’MRCC tedesco di Brema e il ministero degli Esteri tedesco: “Abbiamo sottolineato che la Sea Eye 5 non è progettata per traversate marittime di più giorni con decine di sopravvissuti a bordo”, scrive sui social il presidente di Sea-Eye, Gorden Isler. L’MRCC tedesco ha promesso telefonicamente che avrebbe sollecitato l’evacuazione e la scelta di un porto più vicino alle autorità italiane e maltesi. Anche il capitano della Sea Eye 5 ha contattato direttamente l’MRCC di Roma e ha richiesto un porto più vicino”, si legge nel messaggio sui social.
“Intorno alle 22:30, i tre feriti sono stati evacuati a Lampedusa dalla Guardia Costiera italiana. La richiesta di un porto più vicino è stata respinta per l’assenza di problemi meteorologici o tecnici”, prosegue Gorden Isler. “Il capitano e il comando della missione hanno sottolineato instancabilmente i limiti tecnici della nave per tutta la notte. Alle 2:59, Roma ha finalmente ceduto: ai 62 sopravvissuti rimasti è stato permesso di sbarcare a Pozzallo. Siamo sollevati”.
La nave ong Sea Eye 5 era partita da Licata il 12 giugno, e dopo l’evacuazione medica trasporta 62 persone, che sono state recuperate in mare a circa 60 miglia a nord di Tripoli. A Pozzallo intanto è stato attivato il dispositivo di accoglienza: lo sbarco dei 55 adulti e 7 minori avverrà in banchina di riva.
(da Fanpage)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
TEHERAN RISPONDE : “L’IPOCRISIA DI MACRON È SCONCERTANTE. ISRAELE BOMBARDA E UCCIDE IRANIANI A SANGUE FREDDO, EPPURE LUI DECIDE DI ATTACCARE NOI”
“È vergognoso, Israele prende di mira impianti nucleari pacifici, bombarda case e uccide iraniani a sangue freddo in chiara violazione del diritto internazionale. Eppure (il presidente francese Emmanuel) Macron ora decide di attaccare il programma nucleare iraniano in queste circostanze”: lo ha detto ieri sera il portavoce del ministero degli Esteri iraniano.
“Questa quantità di ipocrisia è sconcertante”, ha aggiunto in un messaggio su X, in risposta alle dichiarazioni di Macron, che ha difeso “il diritto di Israele a proteggersi” e ha affermato che l’Iran ha continuato il programma nucleare, arricchendo quasi
fino a una fase critica sufficiente per la produzione di armi nucleari.
Dopo mesi di critiche molto dure alle azioni del governo Netanyahu, la guerra tra Israele e Iran riavvicina Parigi a Gerusalemme. Il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia parteciperà alle «operazioni di protezione e difesa» di Israele: «Abbiamo i mezzi per farlo». Macron ha sottolineato la «pesante responsabilità dell’Iran nella destabilizzazione dell’intera regione».
Il presidente francese ha precisato comunque che «non ho intenzione di prendere parte ad alcuna operazione offensiva. Non è questo il nostro ruolo». L’ambasciatore israeliano a Parigi, Joshua Zarka, ha accolto con favore la presa di posizione di Macron: «Le dichiarazioni del presidente sono estremamente gradite e sono la prova di una relazione che va ben oltre le differenze che abbiamo avuto finora».
Non è la prima volta che la Francia si schiera con Israele contro l’Iran. Nell’aprile 2024, dopo le operazioni israeliane che decapitarono i vertici di Hezbollah, al momento della risposta iraniana, la Francia e il Regno Unito (assieme a Stati Uniti e Giordania) aiutarono Israele a difendersi dall’attacco di Teheran.
La mattina del 15 aprile 2024 Macron confermò che i jet da combattimento di stanza nella base aerea francese in Giordania erano decollati per impedire ai velivoli iraniani di raggiungere Israele.
Oggi Macron farà tappa in Groenlandia (per lanciare un segnale a Donald Trump che non nasconde le sue mire sul territorio artico) e poi ritroverà la premier italiana Giorgia Meloni e gli altri leader a Kananaskis, in Canada, per la riunione del G7.
Se Macron si schiera dalla parte di Israele contro l’Iran, questo non gli impedisce di invocare ancora una soluzione a due Stati (invisa al premier israeliano Netanyahu) e il prossimo riconoscimento dello Stato palestinese. La Francia ha poi il problema di esporsi a possibili rappresaglie di Teheran, nel momento in cui due cittadini francesi sono ancora prigionieri nelle carceri iraniane
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
I GENITORI SI INCAZZANO, LA PRESIDE MINIMIZZA: “BRAVATA DELL’ULTIMO GIORNO; CI SIAMO DISSOCIATI E ABBIAMO PRESO PROVVEDIMENTI”
Svastiche sui muri, saluti fascisti, slogan che inneggiano al duce: succede in un liceo
romano, il Malpighi di via Silvestri, dove «un gruppo di studenti vandalizza regolarmente i locali scolastici, distruggendo le dotazioni dell’istituto e deturpando un edificio di valore storico e artistico con svastiche, croci celtiche, frasi inneggianti al duce e perfino slogan antisemiti.
Il tutto senza mai una chiara e pubblica condanna da parte della Dirigenza», come scrive un comunicato firmato per ora dai genitori di una quindicina di studenti.
Uno degli episodi più gravi è avvenuto proprio qualche giorno fa, poco prima della fine della scuola, il 6 giugno: nel cortile della scuola è stata scattata una fotografia in cui un folto gruppo di studenti posa con il braccio teso, davanti ad uno striscione di ispirazione fascista, compiacendosi per i danni arrecati all’istituto.
«Questo gesto, che richiama esplicitamente un’ideologia condannata dalla nostra Costituzione, è per noi inaccettabile», scrivono i genitori.
«Non possiamo tollerare oltre che la scuola, luogo di formazione, democrazia e legalità, venga trasformata in palcoscenico di propaganda e impunità. Ci chiediamo: dove sono finite le responsabilità educative di chi dirige l’istituto e dei docenti? Perché non vi è stata alcuna presa di posizione pubblica o disciplinare? Che messaggio si sta dando ai ragazzi e alle ragazze, cittadini di questa Repubblica? ».
La dirigente dell’istituto, la dottoressa Paola Vigoroso, precisa di essere intervenuta immediatamente: «Noi ci siamo dissociati come corpo docente, a prescindere dai genitori, come comunità educante, da questi atteggiamenti estremisti e anticostituzionali, il nostro piano formativo di istituto ha sempre puntato
all’inclusione e a scongiurare questi atteggiamenti, siamo tutti compatti».
Per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari, visto che la foto è stata scattata all’interno di uno dei cortili della scuola, oltre a redarguire i ragazzi, «abbiamo abbassato tutti i voti di condotta e cambiato i crediti scolastici, anche agli studenti di quinta, nonostante fosse l’ultimo giorno di scuola: non potevamo sospendere né mettere note perché è finito l’anno scolastico, ma in sede di consiglio di classe abbiamo preso questa decisione, sollevando le proteste dei genitori dei ragazzi individuati.
E ho inviato una relazione all’ufficio scolastico regionale,riassumendo quanto accaduto.
Combattiamo da tempo per qualunque atteggiamento nocivo alla convivenza civile, e mi dispiace infangare il nome della scuola, spero non ne nasca una gogna mediatica, ma non possiamo infierire ulteriromente. Non voglio sminuire ma è stata una bravata dell’ultimo giorno», spiega la preside.
Secondo i genitori la sanzione sarebbe stata troppo leggera rispetto alle responsabilità, visto che di scritte e slogan inneggianti all’estrema destra a scuola se ne vedono in continuazione.
«Ci sono varie correnti politiche, ci sono dibattiti, i ragazzi sono molto variegati, di scritte ne vediamo di tutti i colori, ogni volta le facciamo ripulire», replica la dirigente.
I genitori però chiedono di più, elencando: «1. Una presa di posizione chiara e pubblica da parte della Dirigente Scolastica; 2. L’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti degli studenti responsabili; 3. L’attivazione di percorsi educativi sulla Costituzione, l’antifascismo e la cittadinanza democratica, rivolti all’intera comunità scolastica».
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
GARE DESERTE PER LE OLIMPIADI 2026: DOPO LE PROTESTE DEI CITTADINI NESSUNA DITTA HA PRESENTATO OFFERTE
Nessun offerente. È andata deserta la gara per l’affidamento dei lavori di costruzione della nuova cabinovia Apollonio-Socrepes che dovrebbe sorgere a Cortina d’Ampezzo in vista dei prossimi Giochi olimpici invernali. Lo ha reso noto la stessa Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 (Simico), cercando di guardare avanti: il commissario e Ad Fabio Massimo Saldini, si fa sapere, «procederà nei prossimi giorni, in linea con quanto previsto dalla normativa, all’attivazione delle possibilit
previste per l’affidamento dell’intervento così da garantire l’avanzamento dell’opera nei tempi programmati». Anche perché all’apertura dei Giochi, ormai, mancano meno di 8 mesi. Ma quella cabinovia sconta secondo Il Fatto Quotidiano un difetto “congenito” che la rende inevitabilmente poco attraente per le aziende: è un impianto «usa e getta». Altrimenti detto, servirebbe solo per la durata dei Giochi a trasportare in quota i tifosi (sino a 2.500 persone l’ora) interessati a seguire le gare di sci alpino femminile. E dire che per l’appalto da 24 milioni di euro più l’Iva almeno due società avevano rappresentato un interesse iniziale nella fase di pre-gara, stando a un’anticipazione di alcuni mesi fa del Corriere delle Alpi.
Le proteste dei cittadini e le difficoltà tecniche
Quelle premesse non erano sufficienti perché l’interessamento si trasformasse in offerte tecniche ed economiche concrete, evidentemente. Anche perché nel frattempo contro l’impianto si sono messi in moto alcuni cittadini di Cortina: in particolare quelli a cui per far posto alla cabinovia dovrebbe venire abbattuta la casa o lo studio veterinario. «Una violenza al nostro territorio e uno sfregio ambientale», ha definito senza mezzi termini il progetto il Comitato Civico Cortina in una lettera inviata proprio alle aziende dettesi inizialmente interessate. S’aggiunga, ricostruisce Giuseppe Pietrobelli sul Fatto, che i lavori di costruzione del futuribile impianto s’annunciano particolarmente complessi sul piano tecnico, considerato che la zona su cui dovrebbero insistere i piloni è caratterizzata da un profondo movimento franoso, tale da spostare in passato il corso di una strada.
Le altre gare deserteAd andare deserte in vista di Milano
Cortina 2026 sono comunque andate diverse altre gare: a Livigno, solo pochi giorni fa, quelle per la realizzazione di un impianto di collegamento e di un parcheggio da 300 posti auto; a Baselga di Piné per due volte quella per l’impianto di pattinaggio; a Verona quella per migliorare l’accessibilità dell’anfiteatro romano a beneficio degli atleti paralimpici. «L’impegno per la piena riuscita dei Giochi olimpici e paralimpici Milano Cortina 2026 prosegue con determinazione per assicurare il completamento delle infrastrutture necessarie a potenziare l’accoglienza, la fruibilità e il futuro del territorio», scrive la Società che bandisce le gare d’appalto. Ma è una corsa (a ostacoli) contro il tempo.
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2025 Riccardo Fucile
A LOS ANGELES NUOVI SCONTRI: LA FOLLA HA LANCIATO SASSI, MATTONI E BOTTIGLIE CONTRO LA POLIZIA, CHE HA REAGITO CON PROIETTILI DI GOMMA E LACRIMOGENI
Milioni di manifestanti in tutti gli Stati Uniti sono scesi in strada per manifestare contro
l’amministrazione Trump sabato, in netta controtendenza rispetto alla parata militare del presidente a Washington, la sera stessa
Perché è importante: Gli organizzatori della protesta “No Kings” hanno dichiarato che il movimento diffuso ha segnato la più grande protesta di un singolo giorno contro il presidente Trump durante la sua seconda amministrazione.
Il quadro generale: Mentre la maggior parte dei raduni si è svolta pacificamente, sono stati segnalati scontri tra polizia e manifestanti durante la manifestazione “No Kings” di Los Angeles, dove da giorni si svolgono manifestazioni infuocate contro le incursioni dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE).
In altri incidenti avvenuti durante le proteste dei “No Kings”, le autorità hanno dichiarato che una persona è rimasta gravemente ferita a Salt Lake City in seguito a colpi d’arma da fuoco e un uomo è stato arrestato per aver presumibilmente guidato intenzionalmente un SUV attraverso la folla a Culpeper, in Virginia.
Più di 5 milioni di persone hanno partecipato alle manifestazioni “No Kings” in oltre 2.100 città e paesi in tutto il Paese, mentre si sono tenute altre 300 manifestazioni “Kick Out the Clowns”
A Filadelfia si sono registrate più di 100.000 presenze e a Chicago 75.000, mentre in città più piccole come Pentland, nel Michigan, si sono registrate 400 presenze in una città di 800 abitanti, secondo gli organizzatori.
Il Dipartimento di Polizia di Los Angles ha emesso un ordine di dispersione durante una protesta “No Kings” a Los Angeles e ha affermato che la folla “lanciava sassi, mattoni, bottiglie” e che gli agenti sono stati colpiti da “fuochi d’artificio di tipo commerciale” e altri oggetti sabato pomeriggio ora locale
Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Texas ha arrestato una persona in relazione alle minacce rivolte ai legislatori statali che, secondo i funzionari, sabato avrebbero partecipato alla protesta “No Kings” di Austin. Le minacce hanno provocato una breve evacuazione della capitale del Texas.
Da notare: Trump ha minacciato “forza molto grande” contro i manifestanti durante la parata militare.
L’amministrazione ha schierato membri della Guardia Nazionale e i Marines americani a Los Angeles in risposta alle proteste contro i raid sull’immigrazione, e sabato in città si sono svolte massicce proteste “No Kings”
L’intrigo: Gli organizzatori di “No Kings” hanno intenzionalmente evitato di organizzare eventi a Washington, dove Trump ha programmato una parata militare in occasione del 250° anniversario dell’esercito americano e del suo 79° compleanno.
“Invece di permettere a questa parata di compleanno di essere il centro di gravità, faremo in modo che l’azione in ogni altro luogo sia la storia dell’America di quel giorno: la gente che si riunisce nelle comunità di tutto il Paese per respingere la politica degli uomini forti e la corruzione”, hanno scritto gli organizzatori.
(da agenzie)
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