Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
VOLANO STRACCI GIÀ PRIMA DEL DUELLO: “SONO PRONTA ALLE BUGIE DI TRUMP”, “HARRIS È UN’IPOCRITA”
L’ultima volta che i due sfidanti per la Casa Bianca hanno dibattuto in tv, il 27 giugno, si trattava di Joe Biden e Trump: la performance disastrosa del primo ha portato al suo ritiro dalla corsa. Nonostante i molteplici scontri virtuali, oggi al National Constitution Center di Philadelphia è la prima volta che Trump e Kamala Harris si incontrano faccia a faccia.
Con i sondaggi che li danno testa a testa, il dibattito trasmesso da Abc News alle 9 di sera locali sarà decisivo, non solo per il numero di spettatori sintonizzati ma per quanti lo vedranno attraverso i potenziali momenti «virali» diffusi il giorno dopo sui social.
Harris si è preparata per i passati quattro giorni in un hotel a Pittsburgh, in Pennsylvania, con l’avvocata Karen Dunn, che la addestrò al dibattito vicepresidenziale contro Mike Pence nel 2020 e con l’ex consigliere di Hillary Clinton Philippe Reines a vestire (letteralmente, con tanto di abito blu e la cravatta) i panni di Trump. Harris ha studiato i precedenti dibattiti del rivale, in particolare contro Hillary.
Passeggiando con il marito Doug Emhoff durante una pausa, domenica, Harris ha detto ai giornalisti di sentirsi «pronta». «Pronta alle bugie», ha detto in un’intervista ieri.
Ma Harris è anche la vice di Biden: cercherà da una parte di abbracciare i successi del presidente ma di prenderne le distanze sull’inflazione e il costo dei prodotti alimentari, temi che vedono gli elettori frustrati. Molti le consigliano l’approccio da «procuratrice». E punterà sui diritti riproduttivi, la principale vulnerabilità del rivale.
Trump dice che si prepara «da una vita» al dibattito e che «c’è poco che puoi fare: o sai le cose oppure non le sai». Allo stesso tempo ha messo in dubbio la correttezza di Abc News, affermando che potrebbero passare le domande in anticipo a Harris.
Il team che lo assiste include consiglieri come Mike Pompeo sulla politica estera e Stephen Miller sull’immigrazione
Lei spera che Trump esca fuori dalle righe, si lasci andare ad attacchi personali o accuse di brogli che possono alienargli gli elettori moderati. «Ci vorranno disciplina e concentrazione sovrumane per gestire Trump nel dibattito — avverte il ministro dei Trasporti Pete Buttigieg —. Non perché Trump sia un maestro nello spiegare le sue idee politiche, ma perché lo è nel trasformare ogni format televisivo in uno show su se stesso » .
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
OGGI SI RIUNISCE IL COMITATO PER LA SICUREZZA DI MONTECITORIO
Maria Rosaria Boccia non potrà più accedere alla Camera dei Deputati. L’imprenditrice al centro del ‘caso Sangiuliano’ è finita infatti nel mirino della Commissione sicurezza di Montecitorio, dopo la divulgazione dei video da lei realizzati con gli occhiali-smart, immagini poi pubblicate sui social.
L’organismo, composto dal vicepresidente della Camera, Sergio Costa, e dai tre deputati questori, Benvenuto, Trancassini e Scerra, a quanto apprende Adnkronos e come anticipato da Il Foglio, sospenderà i permessi d’ingresso per la Boccia, ‘colpevole’ di aver prodotto video senza autorizzazione all’interno della Camera.
Tecnicamente la sospensione dei permessi di accesso è una sanzione senza scadenza, rivedibile solo con una eventuale nuova deliberazione del comitato. Quella della sospensione è la pena più severa prevista per casi del genere, ben oltre dunque il semplice ‘richiamo’ di cui si era parlato negli scorsi giorni.
Roma. Daspo sine die. O almeno fino al termine della legislatura. Il Comitato per la sicurezza della Camera si riunisce oggi per esaminare il caso di Maria Rosaria Boccia. E, da quanto risulta al Foglio, è pronto a comminarle una sanzione esemplare che non ha precedenti o quasi: l’imprenditrice di Pompei non potrà più mettere piede a Montecitorio. Almeno per i prossimi tre anni, forse per sempre. “Per motivi legati alla sicurezza dell’istituzione Camera”, trapela in queste ore.
Si è scoperto infatti che la “dottoressa Boccia” – cara all’ormai ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – riprendeva e registrava con degli occhiali “Ray-ban Meta” corridoi e stanze all’interno del Palazzo. In violazione del regolamento, perché senza autorizzazione e al di fuori degli spazi concessi alla stampa. [
Boccia è sempre entrata alla Camera senza Sangiuliano, dall’ingresso di piazza del Parlamento numero 24. In virtù di una mail che diversi deputati inviavano alla portineria per agevolarle l’ingresso.
Agli atti ci sarebbero dunque le comunicazioni di Marta Schifone e Gimmi Cangiano (entrambi di Fratelli d’italia), Annarita Patriarca (Forza Italia) e Simona Loizzo (Lega).
Semplici indicazioni scritte – più di una decina dall’inizio della legislatura – per lasciar detto agli uscieri della Camera: fate entrare Boccia, è mia ospite.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
NON SI SA SU QUALI DOSSIER PER L’ORGANIZZAZIONE DEL G7 CULTURA ABBIA MESSO LE MANI… NEL MIRINO C’E’ IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI SANGIULIANO, CLEMENTE CONTESTABILE
Ha appena messo in scacco il governo, fatto dimettere un ministro e l’entourage della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dato una linea chiara: il caso è chiuso, si volta pagina. Ma per Mediaset, di proprietà della famiglia Berlusconi, non è e non può essere così: questa sera ad aprire È sempre Cartabianca, il talk in prima serata di Bianca Berlinguer, sarà un’intervista a Maria Rosaria Boccia, l’ex amante del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha provocato le sue dimissioni dopo una settimana di rivelazioni. Anche altri programmi del pomeriggio di Mediaset avevano cercato la donna.
L’irritazione di Meloni nei confronti della famiglia Berlusconi è forte, tanto più, è il ragionamento di un dirigente di partito, che il fondatore si lamentava con gli alleati di Massimo Giletti per le interviste a Imane Fadil e Marystell Polanco sulle notti ad Arcore e che non si interrompevano nonostante le sue chiamate.
Perché intervistare la donna adesso? Non per motivi di share perché a intervistarla è stata solo La 7. Ma il sospetto è che i Berlusconi vogliano avvisare Meloni: non metta sul tavolo la privatizzazione della Rai o l’aumento del canone.
L’altro dossier di cui si sta occupando la premier con il nuovo ministro della Cultura Alessandro Giuli (i due si sono visti ieri) è il G7 che si aprirà il 19 settembre a Napoli, con una tappa a Pompei. E l’obiettivo di Chigi, che ha preso in mano la gestione del G7 della Cultura, è provare a tappare subito una falla: capire se e quali documenti riservati siano stati condivisi Sangiuliano con l’ex amante Maria Rosaria Boccia.
Ora la paura è che la donna abbia avuto accesso anche ad altro oltre al programma della giornata. Nel mirino ci sarebbe il consigliere diplomatico di Sangiuliano Clemente Contestabile (a cui era rivolta la mail di Zuchtriegel sul programma) che potrebbe essere uno dei primi a saltare con Giuli ministro.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
NEL CASO DI UNA CONFERMA OCCORRERÀ PASSARE AL SETACCIO QUALSIASI SOCIETÀ COINVOLTA NEL PROGETTO (ALLESTIMENTI, CENE, SPETTACOLO)
Un colloquio tra un presidente del Consiglio e un ministro della Cultura che dura un’ora a Palazzo Chigi è un autentico record. È successo ieri: si è parlato, da parte della presidenza del Consiglio, di «colloquio istituzionale». Era il primo vero confronto tra Giorgia Meloni e Alessandro Giuli dopo la nomina e il giuramento di venerdì: poi Meloni è partita per Cernobbio e per Parigi.
Il nodo del G7 della Cultura, convocato a Napoli dal 19 al 21 settembre, è ancora irrisolto. Il paradosso è che gli interessati (le ministre della Cultura del Canada Pascale St-Onge, del Regno Unito Lisa Nandy, della Germania Claudia Roth, della Francia Rachida Dati e Lee Satterfield, assistente del segretario di Stato per gli Affari educativi e culturali Usa, più il ministro della Cultura giapponese Masahito Moriyama) non hanno ancora un programma definitivo a nove giorni dall’inaugurazione.
Un ritardo che pesa sull’immagine internazionale dell’Italia, dopo la tempesta Boccia e le dimissioni di Sangiuliano che hanno attirato l’ironia di giornali e tv di mezzo mondo.
Manca ancora una decisione sulla tappa a Pompei prevista per il 20 settembre, legata a doppio filo al caso Boccia-Sangiuliano. Ieri girava la voce di una ispezione per oggi dello stesso Giuli, o di un suo delegato (in tanti hanno pensato a Massimo Osanna, direttore generale Musei ed ex direttore del Parco archeologico pompeiano).
Ma agli uffici dell’attuale direttore Gabriel Zuchtriegel non è arrivata alcuna conferma, né sa qualcosa la Prefettura di Napoli, coinvolta per le misure di sicurezza. È chiaro che una decisione dovrà essere presa rapidamente. La storia è nota.
Dagospia ha svelato l’ormai famosa email di Zuchtriegel, inviata il 5 giugno al consigliere diplomatico di Sangiuliano, Clemente Contestabile, e per conoscenza a Maria Rosaria Boccia, in cui si parlava «del sopralluogo del 3 giugno del ministro e della dott.ssa Boccia» citando il concerto dell’Orchestra Scarlatti diretta da Beatrice Venezi nell’anfiteatro e la cena di gala nella Palestra Grande e della possibilità di usare i portici in caso di pioggia.
Ora Giuli dovrà decidere se dare via libera a una tappa decisa dopo la visita Sangennaro-Boccia del 3 giugno, o se annullarla.
Nel caso di una conferma occorrerà passare al setaccio qualsiasi società coinvolta nel progetto (allestimenti, cene)
E soprattutto decidere (sempre che ci sia un sì per Pompei) se confermare, per la sicurezza delle delegazioni internazionali, gli itinerari: Boccia ne era o no al corrente?
(da Il Corriere della Sera)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
NUOVO POST CHE PROMETTE BATTAGLIA: “LA MIA DIGNITA’ CALPESTATA SENZA NEANCHE CHIEDERMI SCUSA”… E DA’ APPUNTAMENTO A STASERA A CARTA BIANCA
«Se il capriccio comanda l’azione di governo, ormai stiamo passando alla dittatura». Dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano Maria Rosaria Boccia non molla la presa, anzi torna ad incalzare e a prendere di mira soprattutto la «titolare» dell’ormai ex ministro della Cultura: ovvero Giorgia Meloni.
L’imprenditrice-influencer tornerà in tv questa sera, ospite di Bianca Berlinguer su Rete 4. E tiene a farlo sapere urbi et orbi, alzando se possibile il tiro delle accuse alla premier. «Difendo la mia dignità e onorabilità di donna e cittadina, e quindi difendo la mia virtù», scrive sui social Boccia, che poi s’improvvisa filosofa politica a uso Instagram. «Nella difesa della virtù del popolo risiede il principio di conservazione dello Stato repubblicano. È mio diritto tutelare la verità della mia dignità e onorabilità, macchiate dalle offese del Ministro della Cultura».
Boccia pretende da giorni «scuse in mondovisione» da parte di Sangiuliano, per riequilibrare gli attacchi a suo dire subiti nell’intervista-fiume al Tg1 (che per la verità ha finito per accelerare il grottesco tragitto verso le inevitabili dimissioni). Senza quel passo, promette di continuare a dare battaglia. E l’ospitata a È sempre Cartabianca (stasera dalle 21.25) su Rete 4 – che ha già mandato su tutte le furie la premier, pare – è l’occasione perfetta.
La «virtù calpestata» e l’ombra della dittatura
«Non ho ancora ricevuto scuse ufficiali; anzi, sono stata più volte minacciata di denuncia. Per questo, per amore della Democrazia e della Repubblica, devo difendere con fermezza la mia onorabilità di donna e di cittadina repubblicana», prosegue l’imprenditrice. «È necessario, quindi, che io dimostri la verità della mia virtù offesa. Intendo provare che la mia virtù è stata brutalmente offesa in mondovisione e che il ruolo di Consigliera del Ministro, che ho svolto, mi è stato tolto ingiustamente, stracciando il decreto ministeriale di nomina per capriccio di donna». Lei, Meloni, s’intende.
Infine la stoccata politica più pesante: «Se il capriccio comanda l’azione di governo, allora siamo già al passaggio verso una nuova forma di governo: la dittatura. Il principio di conservazione della dittatura risiede appunto nel capriccio del dittatore». Che nel caso di specie sarebbe appunto, si suppone, sempre lei: Giorgia Meloni.
La sferzata social
«La potenza è nulla senza il controllo», aveva scritto poco prima in una story l’imprenditrice 41enne: queste parole, in rosso sbiadito, campeggiano davanti alla foto in bianco e nero di uno yacht. Sull’imbarcazione si legge il nome Invictus, mentre in sottofondo le note di «Io vagabondo» dei Nomadi accompagnano l’attacco.
Perché è difficile pensare, dopo giorni in cui le storie e i post Instagram di Boccia sono un continuo riferimento alle vicende che coinvolgono il Ministero della Cultura, che l’influencer abbia d’improvviso deciso di tornare alla vita privata.
È anzi facilmente decifrabile un attacco non troppo mascherato alla premier Giorgia Meloni.
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
PARLA L’AUTRICE, INSIEME A LUCA TELESE, DELLA INTERVISTA A BOCCIA
Dall’intervista a Liliana Segre a quella con Maria Rosaria Boccia, è stata un’estate intensa per Marianna Aprile e Luca Telese. Al di là degli ascolti, sempre alti, l’impressione è che l’edizione di In Onda conclusasi domenica 8 settembre sia stata la migliore finora. L’affiatamento vincente tra i conduttori è evidente, al punto da spingere i competitor a prendere contromisure, cercando di imitare – senza successo – la struttura a due.
A Fanpage.it, Marianna Aprile commenta: “Questa edizione è la foto del Paese. In due mesi abbiamo visto tutto il meglio e tutto il peggio”. Sul caso Sangiuliano-Boccia: “Lui è stato fregato dalla sua arroganza. Lei è molto preparata, sa quello che dice. Questa confidenza che ha con chi rappresenta le istituzioni mi ha stupito molto. Risponde alla presidente del Consiglio e la tagga. È un po’ il segno dei tempi, ma comunque suona strano”. In Onda tornerà a Natale, ma non c’è intenzione di trasformarlo in un format quotidiano invernale: “Siamo come i parenti, ci vediamo durante le feste e va bene così”.
Si è chiusa un’edizione di grande successo, piena di temi, iniziata con l’intervista a Liliana Segre e chiusa con quella a Maria Rosaria Boccia. Non è mancato nulla?
Questa edizione è la foto del Paese. Ci ragionavo ieri sul fatto che in due mesi abbiamo visto tutto il meglio e tutto il peggio: con Liliana Segre abbiamo visto i rigurgiti di antisemitismo e di fascisterie varie in un’estate che ha sdoganato un linguaggio scivoloso e irrispettoso della storia. Quella intervista l’ho amata alla follia perché è venuta fuori non lo solo “la Segre” ma anche Liliana. Poi c’è stata l’intervista a Oliviero Toscani, sia quella fatta da Luca un mese e mezzo fa, sia quella che abbiamo fatto insieme nella quale ha parlato apertamente della sua malattia. In mezzo c’è stato il caos in Francia, l’attentato a Trump, le dimissioni di Biden, la cavalcata di Kamala Harris che adesso è il sol dell’avvenire degli Stati Uniti, i negoziati per il Medio Oriente, l’Ucraina che da invasa diventa invasore. Son successe tante di quelle cose che ci siamo trovati d’estate ad avere l’imbarazzo della scelta. Di solito, avviene quasi il contrario.
Qual è stata la tua impressione su Maria Rosaria Boccia?
L’avevo vista nell’intervista fatta a La Stampa e mi era sembrata una specie di cyborg. Diceva frasi brevi che sembravano mandate quasi a memoria e mi sono detta: “chi è questa?”.
Nella vostra intervista, invece, è venuta fuori un’altra persona.
Va riconosciuto a Luca di aver saputo costruire un rapporto di fiducia con lei. Quando è scoppiato il caso, sia io che Luca l’avevamo contattata e lui ha un modo molto dirompente di entrare nella vita delle persone. Nei giorni precedenti, lei era intervenuta più volte in diretta per commentare inesattezze o scorrettezze dette dagli ospiti nei suoi confronti. Quando ha visto che la sua voce veniva tenuta in considerazione e quando ha ritenuto che i tempi fossero maturi per parlare in una intervista televisiva, ha scelto noi e lo ha fatto solo dopo, il timing ce lo suggerisce, l’intervista rilasciata da Sangiuliano al Tg1. Lei è molto preparata, sa quello che dice e lo dice perché è stata tirata in mezzo dall’ex ministro: “Se lui non dice la verità, la verità la dico io”. Quello che ha detto Sangiuliano, per Maria Rosaria Boccia, non è la verità.
Come avete organizzato l’intervista?
Non avevamo preparato niente. Ci siamo seduti e abbiamo cominciato. Del resto, solo giovedì abbiamo avuto la disponibilità da Maria Rosaria Boccia. Abbiamo finito la puntata, siamo partiti nella notte verso Pompei e il giorno dopo, nel pomeriggio, abbiamo fatto l’intervista. Poi siamo scappati in redazione per tornare a lavorare. (qui, l’intervista integrale, ndr).
C’è stato un cambiamento anche nelle pubblicazioni social di Maria Rosaria Boccia. Penso al paragone del pugile che manca il colpo in riferimento a Giorgia Meloni.
Questa confidenza che ha con chi rappresenta le istituzioni mi ha stupito molto. Risponde alla presidente del Consiglio e la tagga. È un po’ il segno dei tempi, ma comunque suona strano. È però la modalità che lei ha avuto sin dall’inizio. I social sono stati il suo unico canale di comunicazione. Mi fa sorridere il fatto che una volta si chiamava l’Ansa e si dettava una nota. Ora si tagga. Ha più risultati così che con una nota. Fa sorridere ma anche riflettere perché, comunque la si pensi, Giorgia Meloni rappresenta Palazzo Chigi e il Governo e l’idea che sia una delle parti di una discussione che avviene via social, mi fa strano. Non so se mi piace.
Su Gennaro Sangiuliano, cosa ne pensi delle diciotto nomine come ultimo atto del suo ministero?
La considerazione che c’è da fare è su tutto quello che ha fatto prima. C’è una vena di arroganza nel modo in cui Sangiuliano ha gestito il suo ruolo di ministro, questo anche prima dell’affaire Boccia. Penso al suo rapporto con i giornalisti: una domanda ti può piacere o meno, puoi scegliere di rispondere o non rispondere, puoi rispondere con una supercazzola, puoi fare quello che vuoi però non puoi sottrarti ai ruoli. Sei il ministro e i giornalisti fanno le domande. Lui, invece, ha sempre risposto ribaltando la domanda sui colleghi.
Un esempio?
Penso alla domanda sull’antifascismo: “tu sei anticomunista?”, rispose. Ora, a parte l’insofferenza nei confronti dei giornalisti, su Maria Rosaria Boccia – comunque siano andate le cose – non bisogna mai dimenticare che tra i due l’istituzione era lui. La gestione della notizia è stata fallimentare, totalmente, perché dettata solo da arroganza. Il portavoce dice “non la conosco”, il capoufficio dice “non la conosco”. Tutte cose che hanno vita brevissima oggi, che però lasciano trasparire che tu ti senta in diritto di dire qualsiasi cosa. Il ruolo imponeva una maggiore continenza anche nelle reazioni. Il punto è quindi questo: Sangiuliano è stato fregato dalla sua arroganza.
Durante questa edizione c’è stato un siparietto tra te e Massimo Magliaro nella quale alludevi di essere stata cacciata dalla Rai.
Luca dice che sono “mormonica” su questo. Io, però, sono puntigliosa sulle cose perché se cambiamo la parola cambia il timbro di tutto. Io a Magliaro non ho detto di essere stata cacciata. Parlando dei volti che la Rai aveva perso, lui mi risponde: “Intendi dire quelli che sono andati via spontaneamente?” Perché la contronarrazione la conosciamo, ormai: “sono andati via tutti per soldi”. Io quindi ho fatto presente che ci sono anche quelli che sono andati via meno spontaneamente. Lui replica: “fammi un nome” e io ho indicato me.
Parliamo di Forrest, quindi.
C’è chi obietta che il mio contratto era scaduto ma è facile obiettare che i contratti radiofonici vanno a stagione. In quella precedente, Forrest era stato rinnovato perché funzionava (ancora oggi mi fermano per chiedermi: quando torna Forrest?) ma né io né Luca Bottura abbiamo mai fatto un plissé sul mancato rinnovo. È il modo che però ci ha colpito. Con noi lavoravano tanti interni della Rai che fino al giorno prima ci chiedevano: ma quindi? Al direttore Pionati avevamo chiesto, sia via mail e sia via radio, che cosa sarebbe stato di Forrest ma volevamo saperlo non solo per rispetto nei nostri confronti, ma soprattutto per chi lavorava con noi e per gli ascoltatori. La risposta è arrivata solo una settimana dopo la fine delle trasmissioni.
Tornando a In Onda, per rivedervi insieme dobbiamo aspettare un’altra estate?
Ci vediamo a Natale. Noi siamo come i parenti, ci facciamo le vacanze e le feste natalizie. Ritorniamo nel periodo in cui Otto e mezzo si ferma.
Considerati i risultati ottenuti, non ti piacerebbe di tornare un po’ prima? Magari da ‘titolare’?
Allora, penso che La7 è il solo posto in cui a qualsiasi ora del giorno accendi, ci trovi un ragionamento. È un palinsesto ricco di cose che funzionano, fatta da gente brava. Non è che ci siano grandi spazi per immaginarsi cose e credo che sia una fortuna, non un limite. Avere uno spazio come quello di In Onda in una rete forte che si afferma e costruisce un pubblico durante l’anno, va già bene così. Poi, funzioniamo, siamo bravi e ci mettiamo il sangue e alla fine sarebbe stupido dire ‘abbiamo fortuna’. La nostra fortuna ce la costruiamo giorno dopo giorno, ma va riconosciuto che se va così bene è anche perché La7 va bene. In Onda funziona anche per questo e io non sono neanche così sicura che il clima che c’è in estate, possa funzionare anche in un quotidiano d’inverno. Quindi, siamo contenti così.
(da Fanpage)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
LA CONDUTTRICE: “MARIA ROSARIA BOCCIA? “QUESTA PERSONA” HA UN NOME E UN COGNOME”
Secondo Lilli Gruber quella che abbiamo appena vissuto è stata «l’estate più calda della storia». Come ha certificato Copernicus. «Ricordiamolo ai negazionisti del riscaldamento climatico e a chi dice che l’allerta è solo una questione ideologica», dice oggi in un’intervista al Corriere della Sera. Anche se la politica ha contribuito a innalzare la temperatura. Con il caso Sangiuliano, che oggi approda in un’indagine in procura mentre Maria Rosaria Boccia fa arrabbiare Giorgia Meloni con un’ospitata a Mediaset: «Il mix tra arroganza e stupidità è sempre letale». La conduttrice che ritorna in video con Otto e Mezzo dice che il governo Meloni con l’intervista dell’ex ministro al Tg1 ha tentato di manipolare l’opinione pubblica.
Il ministro in tv
«Sangiuliano da ministro inetto e colpevole è apparso al Tg1 come un uomo qualunque, contrito e pentito. Ecco fatta l’operazione “è solo una questione personale, di gossip”», dice Gruber. Che poi se la prende con il “questa persona” pronunciato dalla premier a proposito dell’imprenditrice ed ex amante dell’ex responsabile della Cultura: «“Questa persona” intanto ha un nome e cognome, Maria Rosaria Boccia. Meloni è sempre pronta a parlare di quello che una donna dovrebbe o non dovrebbe fare. Attendiamo che ci dica con altrettanta chiarezza qual è la sua idea di come un uomo si ritaglia, e debba ricoprire, il ruolo di ministro. Il senso delle istituzioni, ovvero disciplina e onore, è tra i requisiti?». Boccia in tv secondo lei se la cava «molto bene direi, anche perché dall’inizio ha saputo approfittare di tutte le debolezze ed errori dei parvenu del potere».
«Sì, sono di parte»
Gruber parla dell’accusa che le ha fatto Meloni: «Sì, sono di parte: dalla parte della Costituzione, della legalità, del giornalismo che si basa sui fatti». E chiede alla premier di venire in trasmissione: «In passato è sempre venuta. Ora che è presidente del Consiglio sarebbe più interessante per tutti». Dice anche la sua sulle elezioni Usa: «Seguo costantemente la campagna elettorale e i quotidiani sondaggi. Sono sicura di una cosa: Trump non solo è imputato di 34 reati, è anche colui che disprezza la Costituzione americana e le sue istituzioni, e che per la sua propaganda utilizza sistematicamente bugie e menzogne. Tutto questo promette bene, secondo lei?».
Gruber e Mentana
Gruber parla anche della lite con Enrico Mentana : «Con Mentana non mi risulta che ci sia un dissidio personale». L’ultima battuta è sulla tv generalista: «Otto e mezzo continua da anni la sua crescita, la scorsa stagione è stata la migliore di sempre. Stanno cambiando i mezzi di fruizione. Ma penso che programmi di qualità abbiano ancora un futuro».
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
LE API CUSTODITE SUL TETTO DEL MINISTERO PER IL PROGETTO “APINCITTA'” STERMINATE DA ALTRI INSETTI LA SCORSA SETTOIMANA… IRONIA E PRESAGI SULL’EX COGNATO D’ITALIA CHE NON TROVA UN COMUNICATO
Migliaia di api dentro tre arnie con i colori dell’Italia – ovviamente – sterminate da sciami di vespe orientalis e calabroni. E’ la sorpresa, non proprio al miele, con la quale ha dovuto fare i conti Francesco Lollobrigida la scorsa settimana, quando l’attività del suo ministero è rientrata nel vivo. Gli alveari si trovavano sul tetto del ministero in via XX Settembre e facevano parte di un progetto – “primo in Europa” – che prevedeva la creazione di un apiario. “Tuteliamo le api. Per noi, per la natura, per le future generazioni”, aveva detto lo scorso 20 maggio in occasione della giornata mondiale dedicata all’insetto operoso. “E’ come il simbolo del mio ministero”, aveva aggiunto Lollobrigida mostrando un vasetto di miele “Masaf”. Qualcosa però è andato storto all’ex compagno di Arianna Meloni.
Per motivi che imbarazzano lo staff del ministro, tra fine agosto e i primi di settembre, chi è salito sul tetto del dicastero si è trovato davanti alla scena che si è prestata a maligne interpretazioni politiche. Tutte le api erano morte – c’è chi parla addirittura di 50 mila esemplari – e intorno alle arnie svolazzavano, satolli e minacciosi, vespe e calabroni. A dimostrazione della natura che aveva fatto il suo corso. Non si capisce se le api avessero terminato il loro ciclo vitale, però la sorpresa è stata grande dalle parti del ministero. Soprattutto quando, con un po’ di scompiglio e senza mettere i manifesti, è stato dato ordine agli uomini di “Lollo” di accoppare gli altri insetti predatori che volavano sul tetto del ministero, con una certa comprensibile ansia per tutti i dipendenti.
Un incidente, di cui nessuno vuole parlare, che segna forse la fine di un progetto nato nel 2023 e ripetuto appunto lo scorso maggio. Con una serie di metafore e simbologie spiegata dal fautore dell’alveare ministeriale. Di “come la politica deve dare l’esempio per essere operosa”, si vede in un video Instagram che termina con la bella cucchiaiata di miele assaggiata da Lollobrigida. Il ministro di Fratelli d’Italia da quando l’ex compagna e sorella della premier ha annunciato la loro separazione a questo giornale è scomparso dai radar. Pochissime uscite pubbliche, zero interviste a giornali e tv. E’ concentrato, anima e core, sul G7 dell’Agricoltura che si svolgerà dal 21 al 29 a Siracusa e che sarà aperto da Giorgia Meloni. Chi conosce le dinamiche del partito di Via della Scrofa, però, registra come atipico il silenzio di “Lollo”, fino a luglio uomo immagine, nel bene e nel male, del governo e per estensione della famiglia più importante, politicamente, d’Italia. In verità i problemi sembrano non mancare all’ex cognato d’Italia, come lo chiamano i detrattori. Il primo riguarda proprio la comunicazione, componente fondamentale di chi governa. E sulla quale anche Meloni si è soffermata durante l’ultimo esecutivo di Fratelli d’Italia.
Bene, da quando lo scorso 11 giugno si è dimesso – senza tergiversare e con un tempismo non banale visti casi ben più eclatanti – il capo ufficio stampa Paolo Signorelli non si trova più chi vuole sostituirlo.
La casella, lasciata libera dal giornalista per vecchissime chat con l’ex narcocapo ultras Diabolik, continua a essere vuota. Ed evidentemente anche gli sviluppi politici personali di Lollobrigida non sembrano attirare professionisti della comunicazione. Uno stallo che ha spinto il ministero ad appaltare all’esterno la gestione mediatica del G7 all’esterno. Alla società specializzata in consulenze strategiche e relazioni istituzionali per le aziende “Comin & partners”. Il contratto è stato firmato ieri. Per il G7 dell’Ambiente, organizzato dal ministro di Forza Italia Gilberto Pichetto Fratin, la stessa società si è occupata della comunicazione istituzionale del coordinamento informativo per un impegno di spesa, si legge nel decreto consultato dal Foglio, “di 146.400 euro più Iva”. Per Lollobrigida si è trattato di una scelta obbligata, quella di rivolgersi all’esterno, in attesa di trovare figure interne che si vogliano occupare della sua comunicazione. Lavoro non semplice e molto impegnativo, se si ripercorrono questi due anni, vissuti pericolosamente dal ministro di Fratelli d’Italia. Costretto a districarsi fra veleni gratuiti, gaffe, pochi cucchiai di miele e sicuramente un’ape regina. Ecco al ministero ieri prendevano questa storia dell’alveare finito male con una certa ironia scanzonata, ma molto romana. Anche se adesso con il G7 dell’Agricoltura per il ministro, alle prese con dosi massicce di ripetizioni di inglese, si prospetta l’operazione rilancio. Parla solo di questo evento e ci vuole arrivare in forma, al contrario di quanto capitato al collega Gennaro Sangiuliano. Lollo vuole tornare a volare. A essere operoso come un’ape e non farsi mangiare dalle vespe orientali che a Roma, si sa, non fanno prigionieri.
(da ilfoglio.it)
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Settembre 10th, 2024 Riccardo Fucile
“DIO, PATRIA E FAMIGLIA” RIPETEVA ANCORA MELONI, URLANDO, QUALCHE TEMPO FA
“Dio, Patria e Famiglia!”, ripeteva ancora Meloni, urlando, qualche tempo fa; e se sui primi due meglio soprassedere, dalle parti della destra conservatrice italiana la Famiglia se la passa malissimo.
I patrioti, che hanno preso i voti promettendo un’anacronistica difesa della tradizione e della famiglia naturale da tutte le insidie del demonio progressista, distruggono la loro con destrezza da pop-star.
Meloni, Sangiuliano, Lollobrigida, Santanchè: tutti separati, conviventi more uxorio, divorziati, cornificanti/ti, con la specifica che la capa del governo ha mollato via social network il compagno giornalista Mediaset, obiettivissimo conduttore di un programma di politica e attualità oltre che gentleman, col probo Berlusconi che le fiatava sul collo alludendo a possibili licenziamenti; che uno di questi, ministro, s’è appena separato dalla moglie, incidentalmente sorella della Meloni, che è capo della segreteria del partito per evidenti meriti; che un altro di questi, sempre ministro, s’è messo a brigare per far entrare al ministero la sua partner in adulterio quale “Consulente per i Grandi Eventi”, tra i quali va forse annoverato l’inopinato evento della consumazione, diciamo, dell’atto; menzione speciale per Santanchè, che porta ancora il cognome del primo marito e adesso sta con uno a cui ha rifilato la sua società inguaiata e che millanta titoli nobiliari, ciò che ha costretto gli eredi Asburgo-Lorena a diffidarlo.
A onor del vero, i politici di questa destra non vanno ai Family Day, come invece facevano i beghini miracolati da Berlusconi, che ci andava lui stesso con sprezzo del ridicolo e del principio di realtà, nel tempo lasciatogli libero dal bunga bunga.
Ma l’ipocrisia non difetta nemmeno a questa destra meno bacchettona, ancorché più furba (ha voglia Meloni a dire che “Dio, Patria e Famiglia” è un motto mazziniano: lei sa a chi parla).
Dalle Tesi di Trieste, manifesto ideologico di Fratelli d’Italia (preso dal sito personale di Giorgia Meloni): “La nostra priorità è difendere la natalità e la famiglia naturale, quale architrave della nostra società e il primo nucleo di solidarietà”. Per carità, bellissime parole, anche se non sfugge che quel “naturale” non vuol dire tanto “sotto l’egida del matrimonio canonico”, ma “tra uomo e donna biologici” e, come disse a Porta a Porta la nipote del Duce (che oggi si ricicla quale paladina dei diritti civili e il cui marito fu coinvolto in uno scandalo con prostitute minorenni), “meglio fascista che frocio”. “Difendere la famiglia e la nostra identità vuol dire anche difendere i nostri figli dall’aggressione dell’ideologia gender che vorrebbe cancellare la differenza tra uomo e donna e imporre nella nostra società l’assurda utopia del neutro e la follia delle adozioni per le coppie omosessuali”, infatti. A quanto pare a minacciare la famiglia non erano tanto l’ideologia gender e l’utero in affitto, quanto le “influencer del wedding” campane.
E la Famiglia della Sacra triade? In realtà è proprio degli uomini e delle donne della destra più retriva il desiderio di normare la vita e le abitudini dei popoli richiamandosi alla tradizione e intanto farne più di Carlo in Francia, e non c’è niente di più piccolo-borghese dell’immischiarsi della vita sessuale dei vicini mentre si fanno le corna alla moglie. Del resto la Storia testimonia della fedeltà coniugale di Mussolini, che con voracità priapesca ha sedotto un intero popolo avendo sempre in bocca Dio, la Patria violata e appunto la Famiglia, in teoria sacra, in realtà tradita, abbandonata, spezzata. (Ah: di tutta la vicenda Sangiuliano, l’aspetto più antropologico e diciamo culturale è il pathos per quella moglie pianta in Tv, “una persona eccezionale”, figura di sfondo, paziente di fronte alle intemperanze del maschio).
Come al solito, il problema non è la famiglia tradizionale, che nessuno minaccia a parte chi la usa per farne carne da propaganda nostalgica; ma il rapporto che i politici hanno col potere, usato per favorire i componenti della propria famiglia o per sfasciarla promettendo favori pubblici a chi elargisce sollazzi privati.
(da Il Fatto Quotidiano)
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