Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
CI RIVEDIAMO GIOVEDI’ 2 NOVEMBRE
Come avevamo da tempo programmato, ci prendiamo una pausa per il ponte: il blog riprenderà le pubblicazioni giovedi 2 novembre.
Un grazie alle centinaia di amici, comunque la pensino, che ogni giorno visitano il nostro sito, anche dall’estero, gratificandoci del loro interesse.
Essere da 16 anni tra i primi blog di area in Italia, basando la nostra attività solo sul volontariato, con un impegno di aggiornamento costante delle notizie (20 articoli al giorno dal mattino a tarda sera, festivi compresi) è una sfida unica nel panorama nazionale che testimonia che non siete in pochi a pensarla come noi.
Orgogliosi di rappresentare una destra diversa, popolare, sociale, nazionale, antirazzista, solidale, legalitaria, attenta ai diritti civili.
Un abbraccio a tutti e a presto.
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
AL LIMITE SI METTERÀ UNA “PECETTA” PER FARLA SEMBRARE UNA QUOTA 103 E DA FDI SFOTTONO: “TOGLIAMO I SOLDI DAL PONTE?”
Più schiaffoni prendeva e più uomo di stato sembrava. Era di “stato” il Matteo Salvini che, al Senato, le ha ricevute, rispetto al Salvini che, per anni, le ha date alla professoressa Fornero. Il segretario della Lega, accanto a Giorgetti, si è infatti lasciato “gonfiare” da uno strepitoso Renzi. Il leader di Italia viva lo colpiva dove gli faceva più male. Diceva a entrambi: “Vi vedo insieme finché Fornero non vi separi” e ancora: “Vincerà Lotito”. Alla fine del question time, Salvini si complimentava, da sportivo, con questo guascone che ai giornalisti spiegava: “Ci farò la campagna elettorale”.
E’ troppo facile deridere il leader della Lega, ricordargli che il superamento della legge Fornero è oggi una promessa irrealizzabile e che “lo faremo quando saremo al governo” è una espressione che dovrebbe essere vietata. Ci sono parole che non dovrebbero essere mai pronunciate. Sono quelle che si dicono a letto, dopo la sbornia, per spacconeria
Al momento resta la riforma Fornero, Quota 104. Al ministero del Lavoro si studia una pecetta per farla sembrare una Quota 103. Spiegano i tecnici che in realtà, per paradosso, rischia di trasformarsi in una Quota 105 se si tiene conto dell’incrocio tra incentivi e disincentivi: 10 per cento in meno di pensione qualora si decide di lasciare il lavoro. Serve a mostrare che sulle pensioni Salvini non perde la faccia. Chi gli vuole bene dovrebbe garantirgli che non la perde, anzi, se la rifà morbida, e che dire ai giornali “prendiamo i soldi dalle banche con gli extraprofitti” è un disastro comunicativo.
Per calmare le banche, questa estate, è servita una marcia indietro. Riproporre quanto si è dovuto aggiustare è più una mossa da disperati che da statisti. E’ da giorni che Giorgetti ripete ai ministri che non ci sono soldi nel Bilancio e che non è possibile fare felice Salvini se non “a saldi invariati” ovvero togliendo da una voce di spesa quanto si destina a un’altra. Giorgia Meloni avrebbe confidato a Salvini che c’è un modo per cambiare la legge Fornero: “Togliamo i soldi dal Ponte. Cosa scegliamo?”. E’ difficile per tutti. Giorgetti di sponda con la premier ha aggiunto: “Non è che non voglio, è che non posso” e, ancora, che, se serve, la fa lui la parte del bruto.
Claudio Durigon, che è il professorone delle pensioni, della Lega, il sottosegretario al Lavoro, se ne sarebbe fatto una ragione. Agli amici scherzando dice: “Ma quanto è bello lavorare, lavora. Che cerchi la pensione? Alla tua età!”. Lo sanno anche i leghisti, Salvini, che il mondo è cambiato, che la vita si è allungata. Si fa ancora battaglia, dopo anni, intorno a una donna che l’Italia dovrebbe ringraziare e che invece si continua a bastonare, non ultimo Giuseppe Conte. Si tratta della professoressa Elsa Fornero che si diverte un mondo (scrive, rilascia interviste, dà pagelle) una donna che ha la sola colpa di aver fatto una riforma delle pensioni necessaria, certo dolorosa, ma necessaria.
Salvini ha perfino le attenuanti perché sulla riforma Fornero aveva costruito la sua fortuna elettorale. Ma come si permette Conte, che con il Superbonus ha sfasciato un bilancio, di irriderla, o ancora il gruppo Avs, Sinistra, Verdi che alla Camera voleva superare la Lega dicendo: “La SuperFornero va cancellata”? Spiegava Galeazzo Bignami, il viceministro delle Infrastrutture, che purtroppo non c’è scelta se vogliamo salvare “l’equilibrio finanziario”. E’ la stessa opinione di Tommaso Foti anche lui di FdI. Non si era deciso di non fare emendamenti e non era Salvini, a dire che l’iter doveva essere veloce? La manovra non è stata forse approvata da tutti, con il sorriso, in Cdm? […]
E’ una manovra che ha una “durata” di sei mesi, in un momento difficilissimo: il Mes da approvare, il 17 novembre altre agenzie di rating che devono valutarci. Oggi saperle prendere è meglio che saperle dare. E’ con questa manovra che Salvini verserà i suoi contributi per pensionarsi uomo di stato.
(da Il Foglio)
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
SU RETEQUATTRO SPAZIO ALL’ISTIGAZIONE A DELINQUERE: “L’OBIETTIVO È DISTRUGGERE GAZA, MALE ASSOLUTO”
“Ogni persona che minaccia un ebreo, che vuole uccidere un ebreo, deve morire. L’obiettivo è distruggere Gaza, questo male assoluto”. A leggere queste parole si potrebbe pensare siano i deliri di un esaltato islamofobo. Invece a pronunciarle due sere fa è stato Dror Eydar, ex ambasciatore di Israele in Italia dal 2019 al 2022.
L’ex diplomatico è intervenuto come ospite della trasmissione di Rete 4 Stasera Italia, condotta da Nicola Porro, e quando gli è stato chiesto di commentare le dichiarazioni del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha invocato, senza mezzi termini, nientemeno che la distruzione totale della Striscia di Gaza. Un dettaglio però deve essergli sfuggito: che in quel luogo, in più densamente abitato del pianeta, vivono 2,3 milioni di persone che in larghissima parte non hanno nulla a che fare con Hamas.
Mentre le bombe di Israele stavano facendo strage di civili, e mentre da tutto il mondo arrivavano gli accorati appelli per un “cessate il fuoco” o quantomeno una “pausa umanitaria”, l’ex ambasciatore non ha neppure tentato di apparire moderato e diplomatico. Al contrario, ha invocato la devastazione totale della Striscia di Gaza. Commentando il discorso pronunciato da Antonio Guterres a New York Dror Eydar ha detto: “Le sue parole appartengono al passato.
Fanno parte delle degenerazioni del mondo libero. Cercare di trovare una spiegazione dietro a ciò che è accaduto è come chiedersi perché gli ebrei sono stati uccisi nelle camere a gas”. E Poi: “Noi non siamo interessati a discorsi razionali. Ogni persona che minaccia un ebreo, che vuole uccidere un ebreo, deve morire. L’obiettivo è distruggere Gaza, questo male assoluto”.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
TOMMASO CIRIACO LE RISPONDE: “ERANO FONTI A LEI VICINE”
‘Posso approfittare per dirle che l’articolo che lei ha scritto stamattina era un tantino inventato. Io non ho fatto nessuna sfuriata a Salvini ieri, non so lei da dove abbia preso questa notizia, mi dispiace…’.
Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante il punto stampa dopo il vertice Ue a Bruxelles, al giornalista di Repubblica Tommaso Ciriaco, che ha firmato sul giornale di oggi un articolo titolato “Ira di Meloni su Salvini. ‘Basta con gli agguati, non mi farò logorare'”, nel quale si cita un “botta e risposta mentre la presidente del Consiglio era impegnata a Bruxelles”.
“Era basato su fonti a lei vicine”, la replica del giornalista di Repubblica. “Fonti a me vicine non possono dire una cosa che non è successa. Io non capisco se certi articoli vengano scritti per creare i problemi o per raccontarli”, ha ribattuto a sua volta la premier.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
MAGISTRATI INTIMIDITI, GIORNALISTI QUERELATI E AZIENDE ATTACCATE
È accaduto in questi giorni un fatto molto grave. Grave per una democrazia liberale e per una economia fondata sul libero mercato. Un fatto così grave che probabilmente meriterebbe l’attenzione delle competenti autorità di vigilanza. Diversi articoli di giornale hanno riportato la notizia di riunioni ristrette tenutesi a Palazzo Chigi per decidere di attaccare una importante azienda privata del nostro Paese, Mediaset. Ed effettivamente alcuni rappresentanti del governo e del partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia hanno effettuato dichiarazioni bellicose nei confronti di Mediaset.
Naturalmente, nei giorni successivi la quotazione del titolo di Mediaset sul mercato azionario ne ha risentito negativamente.
Qualsiasi azienda, d’altra parte, ne avrebbe risentito se fonti di governo avessero lasciato trapelare intenzioni ostili nei suoi confronti.
Quello che non era successo con la sinistra al potere, dunque, si è realizzato con la destra al governo.
Autorevoli esponenti della sinistra, come Massimo D’Alema e Luciano Violante, diedero pubbliche rassicurazioni che le aziende del loro principale avversario politico, Silvio Berlusconi non sarebbero state danneggiate, riconosciuto il valore per l’intera nazione di quelle aziende e in nome di elementari principi democratici. E, in effetti, così è successo, negli anni in cui la sinistra è stata al governo.
Evidentemente, e lo dico con rammarico, la destra oggi si riconosce meno della sinistra nei fondamentali principi democratici e liberali.
A questo punto, paradossalmente, occorrerebbe davvero una nuova legge sui conflitti di interesse ma per tutelare le aziende del Paese da possibili ritorsioni del governo. D’altra parte, il governo ha già dimostrato, da ultimo con il disegno di legge “Capitali” e i relativi emendamenti, la sua volontà di alterare le logiche del libero mercato, varando norme dirigiste in economia che finiscono inevitabilmente per favorire qualcuno e sfavorire qualcun altro.
Oggi il governo è guidato da un presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che vuole concentrare tutte le decisioni nelle sue mani, che si irrita se viene contraddetta, che si consulta esclusivamente con un piccolo gruppo di parenti e amici. Mentre il governo del Paese deve avere invece innanzitutto rispetto verso le opposizioni, la magistratura, la stampa e le televisioni e poi prendere decisioni collegiali, con i partiti della maggioranza e con il Parlamento, dopo una ampia consultazione di tutti gli attori sociali ed economici. Nulla di tutto ciò sta accadendo. Il presidente del Consiglio sbeffeggia le opposizioni in Aula, i magistrati sono pubblicamente intimiditi se bocciano norme del governo, i giornalisti vengono querelati e convocati in Commissione di Vigilanza, come è accaduto a Report, le aziende private subiscono pesanti attacchi.
Addirittura, per la legge più importante, quella di bilancio, il governo vuole evitare persino che i parlamentari di maggioranza presentino emendamenti al testo varato dal Consiglio dei Ministri. La situazione attuale è difficile. Solo gli ultimi gravi eventi internazionali hanno probabilmente evitato che le agenzie di rating dessero giudizi ancora più negativi sull’economia del nostro Paese, declassandola. Un’economia oberata di un elevato debito pubblico che le scelte del governo hanno appesantito ancora di più. Ma le difficoltà della situazione nazionale e la complessità della situazione internazionale non possono essere sufficienti in eterno per giustificare un governo che non rispetta le regole basilari della democrazia.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
CRESCONO I COMPORTAMENTI A RISCHIO
Gli studenti vogliono l’educazione alla sessualità e all’affettività come materia scolastica obbligatoria.
È quanto fotografa una ricerca condotta da Skuola.net e Durex con EbiCo, una cooperativa sociale ONLUS riconosciuta come Spin-Off Accademico dell’Università di Firenze a cui hanno partecipato nel 2023 oltre 15mila giovani tra gli 11 e i 24 anni.
La consapevolezza e le informazioni con cui ragazze e ragazzi approcciano alla sessualità risultano essere parziali, con conseguenze sui loro comportamenti e abitudini.
Il 62,5% degli intervistati, infatti, dichiara di affidarsi al coito interrotto come metodo contraccettivo e oltre il 39,3% – nonché il 3,6% in più rispetto al 2022 – lo definisce (erroneamente) efficace contro gravidanze indesiderate o infezioni e malattie sessualmente trasmissibili. E le percentuali più alte si posizionano nella fascia d’età 11-13 anni.
L’educazione sessuale come materia scolastica
Il tema è particolarmente caldo. In politica qualcosa sembra smuoversi, ma a fatica. Ieri, 26 ottobre, deputati della maggioranza e dell’opposizione si sono scontrati in un duro botta e risposta sull’emendamento del Movimento 5 Stelle alla proposta di legge sulla violenza sessuale, che prevede di finanziare interventi a favore dell’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Per la Lega è «una porcheria», come dichiarato da Rossano Sasso, e «sinonimo di degrado pensare di insegnare l’educazione sessuale ai bambini».
Una visione che si scontra con quella dell’opposizione, certa della necessità di offrire supporto e strumenti ai più giovani e alle loro famiglie sul tema. Stando a quanto emerge dai dati, il dialogo in famiglia e a scuola non è considerato un’opzione ancora consolidata da molti. Motivo per cui il 93,7% degli intervistati crede che l’educazione alla sessualità e all’affettività andrebbe inserita come materia nel curriculum scolastico.
L’imbarazzo di parlarne o chiedere aiuto
Il 38,7% degli intervistati afferma di aver avuto il primo rapporto sessuale tra i 17 e i 18 anni, in aumento rispetto al 2022 quando la fascia era 15-16 anni. Non manca, però, chi riferisce di aver avuto la sua prima esperienza prima dei 13 anni (11,6%). Un dato in crescita del 4,1% rispetto all’anno scorso.
Il 45,3% degli intervistati dichiara di fare affidamento a Internet per chiarire i dubbi in ambito affettivo e sessuale. Tra questi il 31,6% lo fa perché ha imbarazzo a rivolgersi a qualcuno e il 18,8% perché non saprebbe proprio a chi far riferimento.
Coloro che parlano con i genitori sono solo il 9,3%, con percentuali in calo negli ultimi tre anni. Il 5,9% chiama il medico, il 12% gli amici. I motivi? «Imbarazzo e vergogna».
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
LA NORMA SI ASSOCIA AL BLITZ DI SALVINI SUL CANONE (RIDOTTO DA 90 A 70 EURO), E SAREBBE UN BEL CETRIOLONE PER IL BISCIONE, MA ANCHE PER LA7 DI URBANO CAIRO
Se ne parla nella maggioranza, se ne parla a viale Mazzini: il governo sarebbe pronto a rivedere il tetto pubblicitario dei canali Rai. Al momento l’emittente pubblica, sostenuta dal canone, non può trasmettere più del 6 per cento di pubblicità ogni ora dalle 6 alle 18, fino al 12 per cento nella fascia serale dall’access prime time (la fascia oraria dopo il tg) alla prima serata. Per le tv commerciali, anche nelle ore diurne, il massimo è invece del 20 per cento.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso sta considerando attentamente la possibilità di rivedere il limite. Magari sotto forma di emendamento in manovra.
La norma risponderebbe a interessi incrociati: piacerebbe alla Rai, privata di 20 milioni dal bilancio dopo il mini-taglio al canone inserito in manovra. Dispiacerebbe a Mediaset: e all’interno dell’azienda è forte la sensazione che i fuorionda di Striscia la notizia sull’ex compagno della premier non siano ancora stati espiati.
Fra i parlamentari di Forza Italia l’ipotesi viene sussurrata come un timore: una ritorsione che tocchi gli introiti pubblicitari, la linfa di qualsiasi emittente privata. Del resto nessuno nella maggioranza giudica esaurito il caso Giambruno: Giorgia Meloni e i suoi non hanno mai creduto fino in fondo a un’iniziativa individuale da attribuire al pur potente Antonio Ricci.
I vertici di Cologno Monzese potevano non sapere del primo fuorionda, ma di certo non hanno fermato (o non sono riusciti a fermare) il secondo audio […] con le battute volgari dell’ex conduttore di Diario del giorno Andrea Giambruno, padre della figlia della premier.
Se in Rai sono pronti a festeggiare [su un altro fronte la guerra non è mai finita. Poi, c’è lo scontro fra la politica e Report, colonna di Rai3. Dopo la puntata su Berlusconi, il conduttore Sigfrido Ranucci è stato convocato in audizione davanti alla Vigilanza Rai, il 7 novembre.
Ma non sarebbe l’unica iniziativa contro il giornalista. Secondo un’indiscrezione di Dagospia, Forza Italia starebbe spingendo sul governo per togliere la copertura legale alla trasmissione d’inchiesta. La voce circola anche fra i corridoi di viale Mazzini. «Falsità assolute, se lo sarà inventato Ranucci per fare la vittima», smentisce e attacca Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e membro della Vigilanza Rai. Un dato è certo: il pressing non avrebbe possibilità di successo: Ranucci è un dipendente del servizio pubblico e in quanto tale non può essere privato delle tutele legali dall’azienda.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
SIGFRIDO RANUCCI SI CONFESSA A “OGGI”: “STAVAMO BENE ANCHE DOVE ERAVAMO PRIMA. STIAMO SULLE 176-177 QUERELE, OGNI SETTIMANA NE ARRIVANO DUE”,,, “SONO UNA FOGLIA DI FICO NELLA RAI MELONIANA? NEL CASO UNA CON LE SPINE”
«Quando Milena Gabanelli se n’è andata, mi ha detto: “Ti lascio Report e l’insonnia”. In effetti dormo tre-quattro ore a notte». Sigfrido Ranucci, che dal 2017 conduce il programma d’inchiesta più famoso d’Italia, ora affronta la sfida della domenica sera: un’arena che vede Report contrapporsi non solo a fiction, quiz e partite, ma anche a In onda su La7 e all’ex gioiellino di Rai 3, Che tempo che fa di Fabio Fazio, traslocato sul Nove.
Chi ha voluto lo spostamento di Report dal lunedì alla domenica?
«La Rai aveva un problema dopo l’addio di Fazio. E ha pensato che la carta migliore per occupare quello spazio fosse Report. Su questo mi sento anche gratificato. È stata la soluzione migliore per noi? Forse stavamo bene anche dove eravamo prima. Ma non abbiamo perso spettatori. E, anche se nessuno se n’è accorto, facciamo 40 minuti in più. Non di fiction, non di chiacchiere, ma di inchieste».
Questa nuova collocazione vi penalizza o no?
«Fare il paragone con Fazio non ha senso, lui fa infotainment, noi inchieste, abbiamo budget diversi. Sarebbe come metterci in competizione con Sanremo. A me spiace che uno bravo come lui abbia abbandonato l’azienda. Gli faccio i complimenti perché non era facile ottenere questi risultati. Spero li faccia anche lui a me».
Come si trova nella Rai meloniana?
«I rapporti con i dirigenti sono buoni, improntati al rispetto. Se con questa domanda si riferisce alla libertà, continuiamo a mantenerla».
Non teme di essere una foglia di fico?
«Una foglia di fico con le spine, nel caso».
Ha mai ricevuto offerte da altre reti?
«Sì, e sarebbero state anche interessanti dal punto di vista economico. Ma amo la Rai, sono nato lì dentro, apprezzo che mi abbia fatto sentire libero: per un giornalista d’inchiesta non ha prezzo. Non ci sono molti editori disponibili a mandare in onda Ranucci per poi farsi togliere per un’inchiesta 6 o 7 milioni di pubblicità. La Rai può permetterselo perché ha il canone. Ora lo vogliono tagliare. Ma attenzione, questo è il modello che ha disgregato il sistema sanitario nazionale. Tagli, tagli, tagli e poi ti rivolgi al privato. Nel nostro campo è pericoloso, infili il virus della disinformazione e della mancanza di approfondimento».
Quante querele avete ricevuto?
«Stiamo sulle 176-177. Ogni settimana in media ne arrivano due. Ma il sottoscritto e la redazione di Report non hanno mai perso una querela per calunnia o diffamazione. Questo lo dico a Ignazio La Russa e ai colleghi giornalisti che lo hanno ospitato senza contraddittorio dopo la nostra puntata».
Perché lei ha la scorta?
«A causa di un progetto di omicidio. È stato individuato un soggetto in carcere che aveva preso contatti con dei killer stranieri per uccidermi. Stiamo parlando di un narcotrafficante, con legami con l’estrema destra e la ‘ndrangheta».
Per lei, è peggio fare un’inchiesta e avere grane, oppure vedere che il giorno dopo cade nel vuoto, non accade niente?
«Lo scopo di un’inchiesta è quello di illuminare le zone d’ombra. Non è vero che dopo le nostre inchieste non accade nulla. Certo, c’è un senso di frustrazione nel vedere sempre gli stessi personaggi che ruotano, gli stessi meccanismi. Però continuo a credere che si possano migliorare le cose, altrimenti non sopporterei le pesanti ricadute di questo lavoro che resta il più bello del mondo».
Ha rapporti con i politici?
«Nascono perché scatta la sindrome di Stoccolma. Qualcuno che hai toccato in passato, poi sente la necessità di comunicare con te. Ho sempre cercato di ascoltare, di capire».
C’è una parte politica a cui si sente affine?
«Qualcuno scambia la politica con l’astuzia, per la capacità di galleggiare. Per me la politica è amore per il bene comune. Ho incontrato anche persone che prima di entrare in politica erano animate da questi sentimenti. Poi sono usciti diversi, c’è qualcosa là dentro che non funziona».
Mi faccia qualche nome.
«No, poco importa il nome, conta la trasformazione».
Dicono che siete faziosi.
«Non esiste una trasmissione che ha fatto inchieste su tutti, come noi. Dicono che siamo vicini ai 5 Stelle, ma abbiamo fatto puntate su Casaleggio, sulle mascherine che riguardavano il Presidente Conte. Abbiamo fatto inchieste che riguardavano la sinistra, ho avuto una denuncia da Vincenzo De Luca».
Com’è stata la sua gavetta?
«Da giovane avevo provato a entrare nei corsi di giornalismo della Luiss. Mi bocciarono, dissero che non ero adatto a fare il giornalista».
(da Oggi)
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Ottobre 27th, 2023 Riccardo Fucile
“LA DESTRA HA UN PROBLEMA. IL PERSONALE È QUELLO CHE È. HA FATTO UN CANCAN PER LIBERARE DALLE ORDE ROSSE (FUORTES, FIGURIAMOCI) LA RAI E I NUOVI TENUTARI COLLEZIONANO UNA CAPORETTO DOPO L’ALTRA”… “LASCIATELI GOVERNARE, CHE SIA IL PAESE O LA BIENNALE NON CAMBIA. SE NON FUNZIONANO, NON SARÀ PERCHÉ SONO FASCISTI. MA PERCHÉ SONO SCARSI”
Soprattutto, evitare gli opposti isterismi. La Biennale non era un accampamento di cosacchi e non diventerà un bivacco di manipoli. Giorgia Meloni le elezioni le ha vinte e, pare, senza distribuire olio di ricino agli avversari, e il suo governo ha il diritto di assegnare le poltrone culturali, comprese le poltronissime come quella veneziana, agli intellettuali “d’area”
Pietrangelo Buttafuoco non è un analfabeta, ha scritto dei libri, alcuni perfino belli, è un uomo colto, e se a Giorgia, che non è solo una donna, una madre ma anche una cristiana, come ha strillato in numerose occasioni, non disturba che si sia convertito all’Islam, figuriamoci a noi laici. Insomma, non sembra scandaloso che venga scelto per presiedere la Biennale.
E qui, forse, la destra di governo che continua a comportarsi come se fosse ancora di lotta un problema l’ha.
Il personale è quello che è: per le gerarchie culturali, non c’è davvero l’imbarazzo della scelta, e talvolta le scelte suscitano imbarazzo. Per esempio: ha fatto tutto questo cancan per liberare dalle orde rosse (Carlo Fuortes, figuriamoci) la Rai che, come si dice sempre, è la principale industria culturale del Paese, il che forse spiega come sia ridotto il Paese, e i nuovi tenutari collezionano una Caporetto dopo l’altra.
Tutta questa battaglia culturale per vedere Nunzia De Girolamo e Pino Insegno? Il punto è che la destra di intellettuali presentabili ne ha sempre avuti pochi, e questo spiega per esempio la sovraesposizione continua di Vittorio Sgarbi, la cui bulimia di cariche e incarichi, prestazioni e presentazioni serve a coprire la scarsità di nomi spendibili, oltre a mettere il governo in imbarazzo, adesso che si scopre che il Vittorio continua a comportarsi come prima e più di prima anche ora che ha un ruolo istituzionale.
Se Meloni e Sangiuliano pensano davvero che fare una politica culturale significhi mettere alla testa delle relative istituzioni degli uomini “loro” o commissionare qualche fiction su personaggi presunti amici come Oriana Fallaci, come disse il ministro appena insediatosi salvo scoprire che la fiction già era stata fatta, allora qualcosa non funziona.
In campo culturale, come tutto il resto, questo centrodestra che è sempre più destra e sempre meno centro deve decidere se crescere, maturare, diventare grande, smetterla di avere il complesso dell’underdog o continuare a urlare e insomma a stare al governo come stava all’opposizione
Moderazione, understatement, perfino qualche nomina bipartisan non sono di destra o di sinistra: sono solo comportamenti ragionevoli. Ma questo è difficile perché anche questa destra ha beneficiato dell’ondata populista e qualunquista. Invece uno non vale uno, specie in campo culturale dove qualche competenza, un minimo d’uso di mondo e di congiuntivo, la lettura di qualche libro e magari perfino in una lingua che non sia la propria sono necessari.
Poi non resta che vedere come andrà a finire. Ma il fuoco di sbarramento preventivo è un errore. Lasciateli governare, che sia il Paese o la Biennale non cambia. Se non funzionano, e in effetti dopo un anno i pronostici non sono fausti, non sarà perché sono fascisti. Ma perché sono scarsi.
(da La Stampa)
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