Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
IL VIDEO NON SAREBBE STATO ALLEGATO AD ATTI INTERNI, IL CARABINIERE, DOPO AVERLO CUSTODITO PER 5 ANNI SOSTIENE DI AVERLO CONDIVISO GIORNI FA IN UNA “RISTRETTA CERCHIA DI PERSONE”… ORA QUALCUNO NE RISPONDERA’ DI COME E’ ARRIVATO A SALVINI
Sarebbe stato un carabiniere a girare il video che riprende il giudice Iolanda Apostolico a una manifestazione del 2018 al porto di Catania sui migranti.
Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, sarebbe stato lo stesso militare a riferire spontaneamente ai suoi superiori che cinque anni fa aveva girato quelle immagini con il cellulare senza alcuna finalità.
Video che non sarebbe mai stato allegato ad atti interni o a informative all’autorità giudiziaria e che, solo alcuni giorni fa, sarebbe stato condiviso con una ristretta cerchia di persone.
I superiori del militare hanno già informato l’autorità giudiziaria di Catania.
Nella mattinata di oggi, 7 ottobre, La Sicilia aveva ipotizzato che l’autore del video fosse un uomo appartenente alle forze dell’ordine e che, per la diffusione del filmato, sia stato sfruttato il collegamento con il deputato della Lega siciliano, Anastasio Carrà, a sua volta carabiniere, anche se in pensione. Carrà, tuttavia, ha smentito questa ricostruzione.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
VIDEO DI UN CARABINIERE, ALTRO VIDEO DI UN POLIZIOTTO. AGLI ATTI DAVVERO NON C’E’ NULLA? … CONSERVATI PER CINQUE ANNI PER POI COLPIRE UNA MAGISTRATA CHE HA APPLICATO LA LEGGE? E’ QUESTO NON E’ DOSSIERAGGIO?
Nei giorni scorsi, giornali e politica hanno sollevato dubbi sulla provenienza del video diffuso dal ministro Salvini, che ritrae la giudice Iolanda Apostolico in una manifestazione pro migranti a Catania, nel 2018. Il filmato- come ricostruito dal Fattoquotidiano.it – sembra essere stato girato da un uomo che si aggirava dietro al cordone di polizia.
Ma venerdì 6 ottobre la Questura del capoluogo etneo ha disconosciuto la paternità del materiale: “Si comunica che il video pubblicato non risulta tra gli atti d’ufficio relativi all’evento in questione”.
Ora c’è un nuovo filmato inedito che può aiuta a ricostruire la vicenda. L’autore è il giornalista e videomaker de La Presse Stefano Bertolino e mostra un agente di polizia, con il casco antisommossa, filmare da una posizione corrispondente all’inquadratura delle immagini diffuse.
E non c’è traccia di carabinieri in divisa o in borghese.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
OPPOSIZIONI CHIEDONO A TOTI DI RIMUOVERLO
Un consigliere comunale a Ventimiglia Roberto Parodi, rappresentante dei frontalieri, Roberto Parodi, in una discussione sui social sul Centro di permanenza e rimpatrio che dovrebbe essere realizzato in Liguria, secondo il piano del Viminale che prevede la realizzazione di un Cpr in ogni Regione, si è schierato dalla parte di chi non vorrebbe che la propria città ospitasse la struttura. Per esprimere con veemenza la propria contrarietà ha paragonato i centro per migranti a un bidone dell’immondizia.
“Vorrei vedere se fossero d’accordo, è normale – scrive Parodi riferendosi ai comuni che si sono già dichiarati contrari ad ospitare un Cpr -. Come se ti mettessero un bidone della spazzatura sotto la finestra per metterci l’immondizia di quelli di Vallecrosia. Questi non hanno problemi di immigrati, contrariamente a noi e porteranno i nostri”.
Poi, in un successivo post, ha scritto che i migranti che nelle scorse settimane hanno creato tensioni a Ventimiglia “sono rumente (spazzatura) che devono andarsene”.
Ma subito scoppia la polemica sui social. “Degli essere umani paragonati a bidoni della spazzatura, vi qualifica per ciò che siete” è uno dei commenti al post.
“Sono esseri umani per prima cosa” afferma Marco Caudano ex politico di centrosinistra a Ventimiglia. E il consigliere replica così: “Mi hanno detto di tutto, dal razzista al fascista, anche se non ho mai detto che i migranti sono spazzatura. Sono state estrapolate parole fuori da un contesto per il semplice gusto di strumentalizzarle in malafede, ma ora partiranno le querele”.
Parodi è nella maggioranza di centrodestra che sostiene il sindaco Flavio Di Muro (Lega), ma è rappresentante di una lista civica di frontalieri e non è schierato politicamente. “Il mio intento – ha affermato – era solo quello di paragonare due situazioni estreme”. Parodi ha annunciato che riferirà nel Consiglio comunale di Ventimiglia del prossimo 12 ottobre per affrontare la questione migranti.
Opposizione chiede a Toti di intervenire
L’opposizione di centrosinistra nel Consiglio regionale della Liguria ha chiesto al presidente Giovanni Toti di allontanare dalla Consulta regionale dei frontalieri “il consigliere del Comune di Ventimiglia e componente della Consulta Roberto Parodi” che ieri ha scritto sui social “paragonando i migranti alla spazzatura”.
Pd, M5s, Lc e Azione hanno scritto a Toti, “che l’ha indicato nella Consulta” perché “vengano prese le giuste misure a tutela delle istituzioni nei confronti di Parodi”. L‘annuncio lo ha dato il consigliere regionale del Partito democratico Enrico Ioculano, primo firmatario di una lettera presentata dai consiglieri regionali.
“La Giunta deve prendere provvedimenti e rimuoverlo dalla Consulta, Parodi non ha le caratteristiche per rappresentare un’istituzione importante, i comportamenti e il linguaggio sono fondamentali” ha rimarcato il presidente della commissione Pari opportunità e verifica attuazione delle leggi Fabio Tosi (M5s).
“Le espressioni usate – aggiunge il capogruppo di Linea condivisa, Gianni Pastorino – sono di una gravità inaudita. Il presidente Toti, che spesso cita la sua cultura liberale, dovrebbe dimostrarla rimuovendo Parodi dal ruolo che ricopre”. “Ancora una volta – ha sottolineato il consigliere di Azione Pippo Rossetti – ci troviamo di fronte a un rappresentante istituzionale che fa affermazioni gravi, che contribuiscono a fare del tema dell’immigrazione uno sterile ring”.
“Come si può pensare che una figura pubblica che si distingue per affermazioni così becere e razziste possa rimanere a ricoprire un ruolo istituzionale, peraltro nominato dalla Regione? La destituzione dal ruolo che ricopre è una questione di civiltà, di dignità e di decenza” ha detto il capogruppo Pd in Regione Liguria Luca Garibaldi.
(da Fanpage)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
SETTE ANNI FA BOCCIAVA L’OPERA
«Ci sono parecchi ingegneri che dicono che il Ponte sullo Stretto non sta in piedi. I soldi usiamoli per sistemare le scuole».
Queste parole sembrerebbero appartenere a un politico di centrosinistra o del Movimento 5 Stelle, ma non è così.
Invece sono state dette dall’attuale ministro dei Trasporti Matteo Salvini, quando al programma “L’Aria che tira” il 28 settembre 2016 criticava fortemente l’opera.
«Ci sono parecchi ingegneri che dicono che non sta in piedi, non faccio l’ingegnere e vorrei avere quelle rassicurazioni – aveva commentato –. E ricordo come molti siciliani mi hanno detto tra ieri sera e stamattina che oggi il 90% dei treni è a binario unico e che la metà viaggia a gasolio. Quindi non vorrei spendere qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare, quando poi sia in Sicilia che in Calabria i treni non ci sono».
E alla domanda «Quindi Ponte no?» risponde: «Quindi aveva ragione Renzi quando diceva: quei soldi usiamoli per sistemare le scuole. Sono d’accordo con lui».
(da La Stampa)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
I TAXI VENGONO PROMOSSI PER I PERCORSI, MA IL 30% DÀ UN VOTO INSUFFICIENTE PER QUANTO RIGUARDA I TEMPI D’ATTESA E I COSTI ECCESSIVI… SU ROMA LE PERCENTUALI DI VOTI POSITIVI CROLLANO
Taxi sostanzialmente ‘promossi’ dagli italiani, fatta eccezione però per i tempi di attesa giudicati troppo lunghi e per il costo delle corse, giudicato eccessivo. Alto gradimento, al contrario, per il percorso coerente con la destinazione, senza strade alternative per allungare la corsa e far salire il tassametro: è il quadro delineato da una ricerca di Emg Different per l’Adnkronos sulle auto bianche a Roma e nel resto d’Italia.
In generale, il gradimento complessivo del servizio ottiene un voto da 8 a 10 per il 59% degli intervistati. Sufficienza con voto 6 o 7 per il 19% del campione, mentre il 29% assegna complessivamente un voto basso (da 1 a 5).
Secondo il sondaggio, realizzato tra il 3 e il 5 ottobre, il 30% del campione dà un voto insufficiente (da 1 a 5) per quanto riguarda l’aspetto dei tempi d’attesa per salire su un taxi. Il 54% a livello nazionale assegna una sufficienza stentata (tra 6 e 7) sotto questo aspetto, mentre per il 16% questo elemento non rappresenta un problema. A Roma la percentuale di voti positivi è minore rispetto al resto d’Italia, segno che l’elemento dei tempi d’attesa troppo lunghi è un problema più sentito nella Capitale.
Oltre la metà delle persone intervistate, il 59%, ha messo voti alti alla pulizia interna ed esterna dei veicoli. Un aspetto, questo, non apprezzato dal 27% dei votanti che ha dato un voto da 1 a 5. Molto apprezzato, con il 57% di preferenze medio-alte, il comfort della vettura, stessa percentuale per il rispetto del codice della strada. Appena un punto percentuale al di sotto, al 56%, la percentuale di voti alti per la cortesia del conducente, giudicata invece negativamente dal 15% delle persone interpellate.
Sorprendente, alla luce dei recenti disagi che hanno portato al confronto urgente tra governo e amministrazioni locali, insieme ai rappresentanti di categoria, la promozione a voti alti per quanto riguarda la facilità di prenotazione, apprezzata dal 54% delle persone, e l’adeguatezza dei canali di pagamento, graditi al 55% ma insufficienti per il 22%.
Ad esprimersi positivamente il 71% in tutta Italia. Per lo più donne, il 73%, tra i 35 e i 54 anni (79%), residenti in una città con oltre 30mila abitanti (72%). In cima alle preferenze, in linea con la Capitale, la cortesia del conducente (85%). Agli ultimi posti della graduatoria, sia pure in un quadro complessivamente positivo, i tempi di attesa delle vetture e il costo delle corse. La ricerca Emg Different per Adnkronos è stata effettuata attraverso un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne per sesso, età, regione, classe d’ampiezza demografica dei comuni e campione rappresentativo dei residenti nella città di Roma.
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
“E SE FOSSERO I TUOI CANI?”
A Milano era attesa una grande partecipazione e, almeno a colpo d’occhio, sono davvero migliaia le persone (le prime stime parlano di circa 5 mila) che hanno aderito alla manifestazione “Giù le mani dai santuari”, inizitiva promossa dalla rete dei Santuari di animali liberi in Italia dopo l’uccisione dei maiali del rifugio ‘Cuori Liberi’.
Dal Piemonte alla Sicilia, ma anche da Spagna, Belgio, Francia e Svizzera sono arrivati da molto lontano per esserci in una giornata dove attivisti e non vogliono che gli animali vengano rispettati (di qualunque tipo essi siano).
Già dal punto di partenza del corteo, previsto alle ore 14 sotto il Palazzo Lombardia, sede della Regione, in via Melchiorre Gioia angolo via Algarotti, all’altezza del civico 37, c’è stato un forte concentramento di persone: “Cuori (liberi) non prosciutti”, “Animali soggetti non oggetti”, “Avete ucciso i nostri figli”, “E se fossero i tuoi cani?” si legge sui tanti cartelli tenuti dai manifestanti mentre urlano a gran voce “Giù le mani dai santuari” e “Vergogna, vergogna”.
“È solo questione di tempo, tanto moriranno tutti ci hanno detto – racconta al megafono Sara d’Angelo, coordinatrice della Rete dei Santuari di animali liberi – . Noi quel tempo lo abbiamo chiesto. Abbiamo chiesto il tempo di stare con i membri della nostra famiglia: volevamo curarli, supportarli, accompagnarli ed eventualmente intervenire quando la sofferenza fosse diventata importante. Proprio come accade in qualunque famiglia dove cane o gatto vivono con noi. Ma neanche questo tempo è stato concesso. Questo perché gli interessi economici che ci sono in ballo sono troppo importanti: la peste suina africana non è una zoonosi, non si trasmette alle persone, è una malattia direi ‘commerciale’. L’unica cosa che interessa alle istituzioni è tutelare gli interessi della filiera zootecnica produttiva, di Coldiretti, di un’industria e di un sistema produttivo fondati sul maltrattamento, insostenibili ecologicamente, insostenibili economicamente. Sistemi che vivono solo grazie ai finanziamenti pubblici, soldi ancora una volta nostri. I veterinari di Stato, delle Asl, che sono arrivati lì ad uccidere e a colpire a morte gli ospiti del Santurario dovrebbero tutelare l’interesse collettivo e non essere servi di Coldiretti e della filiera produttiva. È un sistema questo che non sta più in piedi, non dobbiamo cercare il modo di sostenerlo, ma di traghettarlo, per convertirlo”.
Poi la coordinatrice della Rete dei Santuari di animali liberi delinea scenari preoccupanti su quanto potrebbe accadere anche agli animali domestici: “Noi da quel giorno non ci sentiamo più al sicuro e nessuno può esserlo: oggi è stata la peste suina africana, domani può essere la brucellosi dei cani e verranno a casa nostra ad aprire e buttare giù le porte e portarci via i nostri ‘familiariì’. Tutto questo non è possibile e non deve essere mai più tollerato. Mai più! Dovremo continuare a essere vigili e attenti, perché se no potrà accadere ancora, ancora e ancora”
I motivi della manifestazione
La manifestazione è stata annunciata a seguito dei fatti avvenuti lo scorso 20 settembre nel rifugio Cuori Liberi a Sairano (PV), dove 9 maiali – Bartolomeo, Carolina, Crosta, Crusca, Dorothy, Mercoledì, Pumba, Spino, Ursula, questi i loro nomi – , venuti in contatto col virus della peste suina africana ma in buono stato di salute, sono stati uccisi dalle autorità sanitarie.
“L’obiettivo della manifestazione è di ottenere che quello che è avvenuto a Sairano, sia nei confronti dei maiali che dei manifestanti, non succeda mai più – spiega Sara d’Angelo -. Il 20 settembre a Pavia i diritti civili sono stati calpestati, ci ha colpiti una violenza senza precedenti davanti a cui non intendiamo arretrare di un passo. Vogliamo che tutti gli animali ospiti nei rifugi in Italia ottengano, sia dal punto di vista giuridico che attuativo, uno status privilegiato che li metta definitivamente, e senza eccezioni, al riparo dalle dinamiche economiche che purtroppo regolano la vita degli animali allevati a scopi alimentari”. Con decreto del 7 marzo scorso, il Ministero della salute ha infatti riconosciuto come non equiparabili ad allevamenti i rifugi permanenti per animali non Dpa, ovvero non destinati al consumo umano.
“I rifugi sono il simbolo di una convivenza diversa e possibile con le altre specie – spiega ancora l’associazione -, un luogo di riscatto dove agli animali sottratti allo sfruttamento dell’industria alimentare o alla sperimentazione scientifica viene concessa una nuova vita, serena. Rappresentano l’opposizione netta, di una fetta sempre più consistente di società civile, allo sfruttamento sistematico di migliaia di corpi animali sacrificati nei macelli e nei laboratori, per mero profitto”.
Il Tar e il ricorso accolto
Il 5 ottobre scorso il Tar si sarebbe dovuto esprimere sulla richiesta di sospensione dell’ordinanza di abbattimento dei maiali nel rifugio “Progetto Cuori Liberi” di Zinasco (Pavia) ma, grazie con l’intervento delle forze dell’ordine dello scorso 20 settembre, i veterinari hanno già soppresso 9 capi, attuando così l’ordinanza di Ats Pavia. Il Tribunale amministrativo lombardo ha comunque accolto il ricorso integrativo presentato dalla “Rete dei santuari di animali liberi d’Italia” per valutare quanto è avvenuto, a partire dai fatti del 20 settembre. Nell’udienza si è stabilito di integrare il ricorso per motivi aggiuntivi: verrà quindi valutato l’operato del commissario della peste suina, del Ministero della salute e di Regione Lombardia. Tre interrogazioni parlamentari, per fare luce sulle responsabilità di quanto avvenuto, sono state presentate alla Camera da parte di Eleonora Evi e Devis Dori (per Alleanza Verdi e Sinistra) e dall’ex ministro Sergio Costa (per il Movimento 5 Stelle). La vicenda sta avendo anche eco internazionale con proteste spontanee organizzate in Messico, Stati Uniti, Spagna e Svezia.
“È positivo che il Tar, pur non potendosi pronunciare sulla domanda cautelare di non abbattimento, essendo gli animali, purtroppo, già stati uccisi, abbia convenuto di farci integrare il ricorso per motivi aggiuntivi e di fissare un’udienza, in data ancora da stabilire, per valutare l’operato delle istituzioni – ha dichiarato Sara d’Angelo, coordinatrice della ‘Rete dei santuari di animali liberi’ -. Abbiamo una possibilità di ottenere giustizia per i maiali del rifugio ‘Cuori liberi’ e per questo sarà importante essere tantissimi sabato 7 ottobre alla manifestazione in programma a Milano: l’obiettivo è ottenere che quello che è avvenuto a Zinasco, sia nei confronti dei maiali che dei manifestanti, non succeda mai più”.
(da La Stampa)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
L’ESPERTO GEOPOLITICO: “ECCO PERCHE’ E’ L’INIZIO DI UN NUOVO CONFLITTO”
Il bilancio del conflitto che si è aperto questa notte tra Palestinesi e israeliani, con un attacco a sorpresa da parte dei terroristi di Hamas, ha proiettato nuovamente il Medio Oriente in un contesto di guerra. Andrea Margelletti, esperto analista geopolitico spiega come sia stato possibile che le forze palestinesi siano state in grado di cogliere di sorpresa i servizi israeliani.
Professore, Israele che ha uno degli eserciti più forti al mondo e servizi tra i più preparati e addestrati è stata colta letteralmente di sorpresa, come è stato possibile?
«Partiamo da un presupposto: quando i problemi non sono risolti non è che se ne vanno via da soli. Era inevitabile che le tensioni si ripresentassero e che il conflitto riesplodesse. Quanto a ciò che è accaduto questa notte la questione è semplice: abbinando effetto sorpresa ad un’attenta pianificazione, il risultato è stata un’altra Pearl Harbor o, per citare un altro esempio, un altro 11 settembre. In sintesi: le tensioni mancavano da tempo, ci sarà stata una naturale rilassatezza dei controlli e dall’altra parte una pianificazione dettagliata che è stata preparata con largo anticipo. Non hanno inventato nulla, accade dalla notte dei tempi».
Ora chi farà la prossima mossa? Che cosa prevede che accadrà?
«Questo è molto interessante da capire, nei prossimi giorni e settimane vedremo come si muoveranno le parti. Ma qui il problema è soprattutto politico: Israele ha un esercito tra i più potenti al mondo, volendo potrebbe spazzare i palestinesi in un attimo ma non dimentichiamoci che l’esercito israeliano non può ignorare determinate restrizioni, tipiche dei paesi democratici. Gli uomini di Hamas, invece, sono terroristi e per loro non valgono le regole tipiche della democrazia».
Come è stata studiata la pianificazione di Hamas nell’attacco odierno?
«Studiando attentamente, per anni, i ritmi delle sentinelle israeliane, i vari ruoli, lo scenario in maniera attenta e cercando, ovviamente, i punti deboli da usare».
Perché proprio adesso?
«Le motivazioni che hanno portato i terroristi ad attaccare sono diverse, ma la più importante, a mio avviso, è legata agli accordi di Abramo, una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, raggiunta il 13 agosto 2020 e che portano a normalizzare i rapporti e le relazioni diplomatiche tra Israele e un gruppo di Paesi Arabi. Un eventuale duro attacco anti-sciita farebbe il gioco, ad esempio, dell’Iran, paese vicino ad Hamas e che, non a caso, avrebbe fornito ai terroristi i razzi usati in questo attacco. E se Israele agisse contro la popolazione sunnita in modo massiccio, a questo punto, porterebbe alcuni paesi arabi a rimettere in discussione gli accordi firmati».
(da La Stampa)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
LANDINI: “TENIAMO IN PIEDI IL PAESE, IL GOVERNO CI ASCOLTI”
Sta avendo luogo a Roma la manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil, alla quale stanno partecipando oltre cento associazioni, laiche e cattoliche. «La via maestra, insieme per la Costituzione»: questo lo slogan scelto per la giornata. «Il messaggio che noi vogliamo mandare con la via maestra è che quei diritti fondamentali sanciti della nostra Costituzione debbano essere attuati e quindi siamo contrari a qualsiasi idea di modifica della Costituzione: per questo chiediamo al governo di cambiare le politiche economiche e sociali e anche di riforma istituzionale», ha spiegato il segretario generale Maurizio Landini.
«Questa – ha aggiunto Landini – è una grande manifestazione. Il messaggio di oggi è unire questo Paese e chiedere che il mondo del lavoro, che tiene in piedi il Paese, sia messo nella condizione di poter discutere e definire il futuro facendo le riforme di cui c’è bisogno, a partire da un lavoro che non sia precario, da una riforma fiscale degna di questo nome e soprattutto attuando la Costituzione». Il segretario generale del sindacato ha affermato che «non esclude» lo sciopero generale, sebbene voglia «discutere anche con le altre organizzazioni sindacali e verificare la condizione di prendere delle decisioni insieme».
I temi e i partecipanti
Tanti i temi per cui si marcia: dal lavoro alla lotta contro la precarietà, passando per il contrasto alla povertà e alla guerra. E ancora: aumento dei salari e delle pensioni, sanità e scuola pubblica, tutela dell’ambiente, difesa e attuazione della Costituzione contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della Repubblica parlamentare. Attesi in piazza la segretaria del Pd Elly Schlein, una delegazione del M5s (non ci sarà il presidente Giuseppe Conte, impegnato a Foggia per una serie di iniziative), il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Mancheranno Azione, Iv e Più Europa.
La condanna agli attacchi di Hamas
In testa al corteo, partito da Piazza della Repubblica, ci sono i movimenti pacifisti. Nel corso della manifestazione non è mancata nemmeno la condanna per gli attacchi di Hamas verificatisi nella mattina di oggi, 7 ottobre: «Condanniamo in modo esplicito quello che ha fatto Hamas contro il popolo israeliano, ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi forma di guerra. Colgo l’occasione per esprimere la vicinanza e il cordoglio alle famiglie delle vittime di questo attacco», ha affermato Landini. «E siccome continuiamo a pensare che la pace vada costruita, crediamo che sia necessario sviluppare un negoziato e che tutta la comunità internazionale affronti anche il tema che riguarda due popoli, due Stati, la libertà del popolo palestinese e l’autonomia».
(da agenzie)
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Ottobre 7th, 2023 Riccardo Fucile
IL “MALE OSCURO” AUMENTA TRA CHI VIVE IN CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE SVANTAGGIATE… IL PROBLEMA È CHE MOLTE DI QUESTE PERSONE NON CHIEDONO AIUTO
Circa il 6% degli adulti riferisce di soffrire di depressione e i sintomi sono più frequenti all’aumentare dell’età e tra chi vive in condizioni socio-economiche svantaggiate, mentre tra gli anziani la stima è del 9% ma arriva al 30% tra quelli con difficoltà economiche. Tra gli over 65 i sintomi depressivi raggiungono il 14% dopo gli 85 anni e il 19% tra chi riferisce due o più patologie croniche. Inoltre una discreta quota di persone con sintomi depressivi non chiede aiuto: 28% tra gli adulti e 38% tra gli anziani, e chi lo fa si rivolge soprattutto ai propri familiari o amici.
E’ quanto emerge da un’analisi dei dati delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità e raccolti nel biennio 2021-2022, in occasione della Giornata mondiale della Salute Mentale, il 10 ottobre. Passi e Pda raccolgono in continuo informazioni sulla popolazione adulta (18-69) e anziana (65+) circa molteplici aspetti come salute, qualità di vita e fattori di rischio comportamentali e attraverso interviste telefoniche indagano molteplici aspetti che riguardano anche i bisogni di cura e assistenza.
Entrambe le sorveglianze definiscono le persone con sintomi di depressione coloro che nelle due settimane precedenti l’intervista hanno sperimentato sintomi di umore depresso e/o di anedonia (perdita di interesse nelle attività della vita di tutti i giorni) in modo duraturo. In entrambe le popolazioni, avere sintomi depressivi è maggiormente frequente tra i gruppi più vulnerabili per condizioni di salute e tra chi riporta uno svantaggio socio-economico. Tra gli adulti, i sintomi depressivi arrivano all’8% fra le donne, all’11% tra le persone che hanno un basso livello di istruzione, al 17% tra chi riporta difficoltà economiche e al 9% tra chi vive una condizione precaria in ambito lavorativo. Tra le persone affette da patologia cronica la stima raggiunge il 12%.
(da agenzie)
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