ANCHE MEDIASET NELLA LISTA NERA: L’OSSESSIONE DI MELONI DI FARLA PAGARE A CHI NON SI ALLINEA
MAGISTRATI INTIMIDITI, GIORNALISTI QUERELATI E AZIENDE ATTACCATE
È accaduto in questi giorni un fatto molto grave. Grave per una democrazia liberale e per una economia fondata sul libero mercato. Un fatto così grave che probabilmente meriterebbe l’attenzione delle competenti autorità di vigilanza. Diversi articoli di giornale hanno riportato la notizia di riunioni ristrette tenutesi a Palazzo Chigi per decidere di attaccare una importante azienda privata del nostro Paese, Mediaset. Ed effettivamente alcuni rappresentanti del governo e del partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia hanno effettuato dichiarazioni bellicose nei confronti di Mediaset.
Naturalmente, nei giorni successivi la quotazione del titolo di Mediaset sul mercato azionario ne ha risentito negativamente.
Qualsiasi azienda, d’altra parte, ne avrebbe risentito se fonti di governo avessero lasciato trapelare intenzioni ostili nei suoi confronti.
Quello che non era successo con la sinistra al potere, dunque, si è realizzato con la destra al governo.
Autorevoli esponenti della sinistra, come Massimo D’Alema e Luciano Violante, diedero pubbliche rassicurazioni che le aziende del loro principale avversario politico, Silvio Berlusconi non sarebbero state danneggiate, riconosciuto il valore per l’intera nazione di quelle aziende e in nome di elementari principi democratici. E, in effetti, così è successo, negli anni in cui la sinistra è stata al governo.
Evidentemente, e lo dico con rammarico, la destra oggi si riconosce meno della sinistra nei fondamentali principi democratici e liberali.
A questo punto, paradossalmente, occorrerebbe davvero una nuova legge sui conflitti di interesse ma per tutelare le aziende del Paese da possibili ritorsioni del governo. D’altra parte, il governo ha già dimostrato, da ultimo con il disegno di legge “Capitali” e i relativi emendamenti, la sua volontà di alterare le logiche del libero mercato, varando norme dirigiste in economia che finiscono inevitabilmente per favorire qualcuno e sfavorire qualcun altro.
Oggi il governo è guidato da un presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che vuole concentrare tutte le decisioni nelle sue mani, che si irrita se viene contraddetta, che si consulta esclusivamente con un piccolo gruppo di parenti e amici. Mentre il governo del Paese deve avere invece innanzitutto rispetto verso le opposizioni, la magistratura, la stampa e le televisioni e poi prendere decisioni collegiali, con i partiti della maggioranza e con il Parlamento, dopo una ampia consultazione di tutti gli attori sociali ed economici. Nulla di tutto ciò sta accadendo. Il presidente del Consiglio sbeffeggia le opposizioni in Aula, i magistrati sono pubblicamente intimiditi se bocciano norme del governo, i giornalisti vengono querelati e convocati in Commissione di Vigilanza, come è accaduto a Report, le aziende private subiscono pesanti attacchi.
Addirittura, per la legge più importante, quella di bilancio, il governo vuole evitare persino che i parlamentari di maggioranza presentino emendamenti al testo varato dal Consiglio dei Ministri. La situazione attuale è difficile. Solo gli ultimi gravi eventi internazionali hanno probabilmente evitato che le agenzie di rating dessero giudizi ancora più negativi sull’economia del nostro Paese, declassandola. Un’economia oberata di un elevato debito pubblico che le scelte del governo hanno appesantito ancora di più. Ma le difficoltà della situazione nazionale e la complessità della situazione internazionale non possono essere sufficienti in eterno per giustificare un governo che non rispetta le regole basilari della democrazia.
(da Huffingtonpost)
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