GIANNI ALEMANNO NON SI RASSEGNA ALLA PENSIONE E VUOLE LANCIARE IL SUO PARTITO: COINVOLTI EX MISSINI, MILITARI VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO, IL COMUNISTA MARCO RIZZO E CATENO DE LUCA
A 65 ANNI, L’EX SINDACO DI ROMA PUNTA A RACCOGLIERE IL MALCONTENTO DEI DESTRORSI FILO-PUTINIANI
Gianni Alemanno, 65 anni, fa il suo partito. Ragione sociale: rompere le scatole a Giorgia Meloni. Vi riuscirà? È difficile decifrarlo. Persino per i vecchi camerati di un tempo rimane un mistero. È filo Putin e filo palestinese, anti capitalista, anti Mes, anti sistema, troppi amici di una stagione lontana a cui doveva qualcosa. Ora è soprattutto anti Fratelli d’Italia, e spero di racimolare, alle Europee, il presunto malcontento che c’è per la destra che si è fatta governo. “Fratelli d’Italia – tuona – è un partito conservatore, liberista, ultra atlantista. Mi fa rimpiangere la Dc di Fanfani e di Moro”.
Sabato rivelerà il nome e il simbolo della sua creatura all’Hotel Midas, nel congresso di fondazione che farà dell’attuale movimento Forum dell’Indipendenza italiana un partito.
Il simbolo del nuovo soggetto lo ha disegnato Massimo Arlechino, il padre dell’effigie di Alleanza nazionale. “Siamo qui per raccogliere lo scontento”, ammette Arlechino, “per fermare la guerra in Ucraina siamo andati persino dal Papa, ma non è servito. E così proviamo a farci movimento politico”.
Attesi 427 delegati da tutta Italia. Non si capisce se Marco Rizzo, il comunista più vanitoso al mondo, sarà della partita. Di certo parteciperà alla tavola rotonda del Midas, domenica mattina. Alemanno e Rizzo come Bush e Gorbaciov. Di sicuro ci sarà Fabio Granata, ex finiano, un altro eretico di destra (è stato assessore in giunte di sinistra), che fu il vice di Alemanno ai tempi del Fronte della Gioventù. Tutto, nella vecchiaia, si tiene.
“Le elezioni saranno anticipate, la legislatura morirà prima del suo tempo”, scruta l’orizzonte Alemanno, facendo melina sulla partecipazione alle Europee (“non abbiamo ancora deciso”).
E allora perché fare il partito? In realtà il dado è tratto. La scorsa primavera lo si poteva incontrare alle lezioni pubbliche di Alessandro Orsini [“Poi hanno scritto che avrei fatto una cosa con Pillon, poi con Vannacci, ora con Rizzo”, fa finta di indignarsi “contro il teatrino della politica”, ma si capisce che questa attenzione gli piace.
“Non è vero che siamo di destra estrema, siamo fuori dagli schemi, in Argentina ero contro Milei, troppo liberista, e in Israele critichiamo Netanyahu: quello che sta facendo non può essere condiviso”. Né di destra né di sinistra. Come compagno di viaggio c’è un altro fuoriuscito di An, come il napoletano Marcello Tagliatela, che punta sulla questione sociale. È partita la corsa a chi è più sovranista nella destra italiana.
(da agenzie)
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