IL POST-REDDITO DI CITTADINANZA NON ESISTE: POCHISSIME LE OFFERTE DI LAVORO, TUTTE PRECARIE E AL NORD
LA “RICETTA” CALDERONE GIÀ FALLITA: IN SICILIA 150 ANNUNCI DI OFFERTE A FRONTE DI 38.000 FAMIGLIE, IN CALABRIA 80 PER 14.000, IN CAMPANIA 340 PER 37.000
Il Siisl, la piattaforma che dovrebbe trovare lavoro agli “occupabili”, inizia a gettare la maschera, mostrando le sue falle evidenti.
La stragrande maggioranza di persone che stanno perdendo il Reddito di cittadinanza vive al Sud, ma oltre due terzi degli annunci di lavoro offerti loro dal governo, attraverso la nuova piattaforma, sono al Nord.
E tre quarti di questi annunci cercano precari e propongono contratti di pochi mesi.
Le assunzioni promesse agli ex beneficiari del sussidio saranno quindi quasi impossibili da realizzarsi nella pratica: i beneficiari del Supporto formazione lavoro, infatti, sono obbligati ad accettare offerte in tutto il territorio nazionale solo se sono a tempo indeterminato; ma come detto prevalgono nettamente quelle a termine, che vanno accettate obbligatoriamente solo a meno di 80 chilometri da casa.
I casi della Sicilia e della Campania sono emblematici.
Nell’isola solo ad agosto quasi 38mila famiglie hanno perso il Reddito di cittadinanza. Al momento gli annunci di lavoro contenuti sul portale sono meno di 150.
Caso molto simile a Napoli e dintorni: nella Regione sono quasi 37mila i nuclei con Rdc scaduto, e appena 340 offerte di lavoro sulla piattaforma. Bisogna ricordare che a volte una singola offerta prevede più di un’assunzione, quindi il numero di posti totali in palio è leggermente superiore, ma di qualche centinaia al massimo.
Insomma, se anche accettassimo l’inverosimile ipotesi di coprire tutte queste posizioni lavorative disponibili, al momento sarebbero comunque ampiamente insufficienti ad assorbire le persone che, rimaste senza Reddito di cittadinanza, potranno ora contare solo sui 350 euro al mese di Supporto formazione lavoro (per massimo un anno e solo per i periodi nei quali seguiranno corsi).
All’opposto di Sicilia e Campania, abbiamo il Veneto con 2.141 famiglie che hanno detto addio al Reddito ad agosto e ben 3.700 annunci di lavoro. In sostanza, mentre il 70% dei perdenti Rdc si concentra nel Mezzogiorno, il 65% delle offerte viene da aziende del Nord.
Meno del 7% le offerte da parte di imprese collocate al Sud, e tante di queste saranno impraticabili per il disallineamento tra competenze richieste e profilo dei candidati.
A Caivano (Napoli), cercano per esempio un “saldatore a filo continuo e montaggio parti in carpenteria”, con requisito di almeno tre anni di esperienza nella stessa mansione. Ad Avellino cercano carrozzieri industriali senior e consulenti tecnici addetti all’accettazione.
La ministra del Lavoro Marina Calderone aveva promesso che sulla piattaforma sarebbero stati pubblicati solo annunci di lavoro per livelli bassi, quindi abbordabili per una platea come gli ex percettori del Reddito di cittadinanza, solitamente con scarse competenze.
Le figure più richieste, in effetti, sono operai e magazzinieri – un migliaio a testa – ma di ricerche orientate verso mestieri più specializzati ce ne sono eccome. Abbiamo una ricerca per programmatore software, che richiede laurea quantomeno triennale in Ingegneria elettronica o Meccatronica. Considerando tutto il territorio nazionale, scrivendo “ingegnere” come parola chiave, vengono fuori quasi 400 risultati; altri 140 escono se si scrive “programmatore”. Malgrado la ristorazione lamenti da tempo scarsità di manodopera, le ricerche per camerieri si fermano a circa 300, poche decine in più per i cuochi e gli chef.
Insomma, a prescindere dalle poche possibilità di incrocio tra domanda e offerta per ragioni territoriali e di competenze che non combaciano, c’è il tema della generale scarsa qualità dei posti offerti.
Per questo sembra difficile che questa sproporzione di annunci a favore del Nord contribuisca a una migrazione dal Sud.
Al momento, gli annunci in tutta Italia sono poco meno di 21mila per circa 60mila posti totali. Ben 15.557 annunci – il 75,4% del totale – riguardano assunzioni a tempo determinato.
Solo 3.881 sono a tempo indeterminato, meno del 19%.
La gran parte dei più “fortunati”, quindi, andrà incontro al precariato, rischiando di tornare nella disoccupazione senza alcun sussidio. E sono molto rari gli annunci che riportano la retribuzione proposta.
Circostanza curiosa, visto che le offerte sono pubblicate dalle agenzie private per il lavoro, che dovrebbero conoscere quali informazioni vanno fornite quando si avvia una ricerca di personale.
(da Il Fatto Quotidiano)
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