NOMINATO CAVALIERE DELLA REPUBBLICA IL SEGRETARIO REGIONALE DELL’UDC LIGURE VICINO AL BOSS DELLA ‘NDRANGHETA
ROSARIO MONTELEONE, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE, COMPARE IN DIVERSE INCHIESTE… DALLE INTERCETTAZIONI EMERGONO I SUOI RAPPORTI CON MIMMO GANGEMI, AL CUI APPOGGIO SAREBBE RICORSO PER OTTENERE AIUTO ELETTORALE
Due giugno, festa della Repubblica, è il giorno in cui vengono nominati i cavalieri della Repubblica.
E fra i nominati ieri da Giorgio Napolitano figura anche Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale della Liguria.
Ma Monteleone, politico dell’Udc con una parentesi nella Margherita, compare nelle indagini che hanno portato all’inchiesta ‘Maglio’ e in alcuni passi dell’indagine ‘Crimine’, come ha denunciato oggi la Casa della Legalità di Genova.
Monteleone non è indagato ma dagli atti emergerebbe una sua vicinanza con Mimmo Gangemi, il fruttivendolo di San Fruttuoso accusato di essere il capo della ‘ndrangheta in Liguria, a cui sarebbe ricorso più volte per ottenere appoggio elettorale.
Nell’inchiesta ‘Crimine’, nel mezzo della lotta che oppone Gangemi a Domenico Belcastro per le candidature da sostenere, Belcastro si lamenta con Giuseppe Commisso perchè Gangemi vorrebbe sponsorizzare “un finanziere, uno sbirro.
Cinque anni fa ha detto che lui che è sbirro questo qua, che è un infame, adesso ha voluto appoggiare a Monteleone, lui lo potete appoggiare.
Uno vale l’altro, appoggiamo a Monteleone”.
La ragione di questa scelta, spiega ancora Belcastro, risiede nel fatto che il politico avrebbe promesso un posto di lavoro al genero di Gangemi.
Ma l’intercettazione rivela anche che i rapporti fra Monteleone e la consorteria non sono sempre stati pacifici e lineari.
In particolare, dalle indagini che hanno portato all’operazione Maglio (ma che non sono confluite nell’Ordinanza di misure cautelari) emerge che Monteleone si sarebbe servito dell’appoggio del clan già nelle elezioni del 2005.
Una volta eletto, però, non avrebbe mantenuto i patti convenuti, provocando così una rottura con il sodalizio che, in spregio, lo avrebbe soprannominato “il lardone”.
“Allora lo facciamo sto armistizio, la facciamo sta spaghettata?”, propone ancora Monteleone all’alba delle elezioni del 2010, in un tentativo di ricucire i rapporti con il clan.
L’intercettazione è riportata in un rapporto del Ros in cui si evidenzia “come gli amministratori locali (alcuni di origine calabrese) ben conoscessero i caratteri organizzativi della struttura ‘ndranghetistica, rivolgendosi a personaggi inseriti nel locale del capoluogo di Regione, per far giungere richieste di appoggio elettorale alle strutture periferiche”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Monteleone, nel 2005 incassò l’appoggio della ‘ndrangheta per le elezioni regionali. Molteplici furono gli incontri presso il negozio di GANGEMI ed al bar vicino.
Poi ebbe dallo stesso gruppo facente capo al boss GANGEMI un bel pacchetto di tessere per vincere il congresso di partito.
Poi non mantenne la “parola” data agli ‘ndranghetisti che quindi lo consideravano un traditore, ribattezzandolo in senso dispregiativo “il lardone”. Alle ultime elezioni regionali è stato ricandidato.
Ha cercato di “ricucire” il rapporto con gli ‘ndranghetisti, come certificato dalle più recenti indagini del ROS (nell’immagine un estratto del loro rapporto alla Dda).
La “spaghettata” che proponeva per fare la pace ed incassare i voti non convince il Gangemi e gli altri componenti del “locale” della ‘Ndrangheta di Genova.
Monteleone viene rieletto in Regione, nella coalizione di Burlando (la stessa appoggiata fortemente anche da un altro affiliato della ‘ndrangheta, a quanto risulta dagli Atti, alias Vincenzo “Enzo” Moio).
Poi viene nominato Presidente del Consiglio Regionale della Liguria.
Per festeggiare la sua rielezione, dopo le elezioni del 2010, Monteleone ha pensato bene di fare una cena nel ristorante del noto boss “Gianni” (Giovanni) Calvo, esponente storico di Cosa Nostra a Genova, già dagli anni Novanta ed indicato chiaramente in due inchieste “pesanti” recentissime (una del ROS di Genova sulle attività di usura del boss ‘ndranghetista Garcea Onofrio con il riesino Abbisso Giuseppe (legato al Calvo; l’altra della DDA di Firenze).
Oggi, 2 giugno 2012, in occasione della Festa della Repubblica Rosario Monteleone, è stato formalmente nominato — per decisione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – “Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana”, nell’ambito delle onorificenze che venivano ufficialmente consegnate in occasione della Festa della Repubblica.
Non solo non si è dimesso dal Consiglio Regionale… ma gli viene data anche l’onorificenza della Presidenza della Repubblica.
(da “Casa della Legalità “)
Commento del ns. direttore
A proposito del Terzo Polo in Liguria, ricordiamo che Rosario Monteleone, in qualità di segretario regionale dell’Udc ligure, è stato l’artefice dell’operazione di inserimento nella Lista Musso, per le comunali di Genova, di uomini dell’Udc.
Il listone unico, voluto dal suo partito e dal segretario regionale di Futuro e Libertà , Enrico Nan, alla fine ha determinato l’elezioni di 3 consiglieri Udc su 4 e nessuno di Fli.
I fatti sopra indicati e ben noti da tempo avrebbero dovuto sconsigliare la dirigenza di Fli, partito che nel Manifesto programmatico fa della trasparenza e della legalità una bandiera, dal “confondersi” con personaggi di tale fatta.
Non a caso avevamo sostenuto, ovviamente inascoltati, la necessità che Fli si presentasse con il proprio simbolo, per tenere ben distinte le due liste.
Ma a Roma vige notoriamente la regola delle tre scimmiette: chi non vede, chi non sente e chi non parla.
E qualcuno vorrebbe il Terzo Polo in Liguria?
Con Monteleone e Nan?
Auguri.
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