“ROMA NON SI CHIUDE”: RESISTERE AL PIANO DI SGOMBERI NELLA CAPITALE, INTERVISTA A ZEROCALCARE
SABATO CORTEO CONTRO IL PIANO SALVINI: “MINACCIATO UN PATRIMONIO ENORME DI ESPERIENZA, INTEGRAZIONE E SOLIDARIETA'”
Michele Rech, stavolta, l’animale che fa da “spirito guida” al suo alter ego Zerocalcare nelle famose vignette, preferisce lasciarlo in pace.
Su “Roma non si chiude” e la situazione che fa da sfondo all’iniziativa, il fumettista consegna ad HuffPost idee precise, pensieri molto chiari.
Per il corteo “per una città aperta, solidale e contro gli sgomberi”, in programma per sabato 22 giugno, ha disegnato la locandina e alle 16 sarà in piazza Vittorio, accanto agli attivisti di associazioni, comitati, centri sociali – che frequenta dall’adolescenza – per dire che “no”, appunto, “Roma non si chiude”.
Zerocalcare, perchè ha aderito a “Roma non si chiude”?
“Perchè Roma è la mia città e io qua ci devo vivere, e tutto quello che me la rende vivibile e che negli anni ha fatto sì che io mi sentissi a casa rischia di essere cancellato. La lista degli sgomberi minaccia un patrimonio enorme di esperienze culturali, politiche, di partecipazione, di solidarietà , animate da migliaia di persone che hanno reso questa città accogliente e vivace; punti di riferimento per quartieri dove non esistono servizi o spazi di aggregazione che non siano quelli occupati strappati all’abbandono e al degrado con l’autogestione, e casa per centinaia di famiglie in emergenza abitativa che attraverso queste esperienze hanno trovato un tetto e una comunità su cui contare. Io non so cosa farei oggi, di sicuro non i fumetti, se nella mia vita non avessi incontrato quel mondo che è stato l’unico stimolo negli anni della mia adolescenza e anche dopo”
“La resistenza della Roma solidale”, così l’hanno definita gli organizzatori, è stata pensata per protestare contro la chiusura di edifici occupati, centri sociali, presidi culturali e importanti luoghi di aggregazione della Capitale – gli spazi autogestiti “Acrobax” e “Strike”, la Casa delle donne “Lucha y Siesta”, il Nuovo Cinema Palazzo, per citarne alcuni – disposta in una lista di immobili da sgomberare con urgenza.
Frutto, secondo i promotori del corteo di sabato, di “politiche reazionarie e di esclusione” dell’attuale Governo, con la Lega, che “vuole a tutti i costi conquistare il Campidoglio” e “il Ministro dell’Interno Matteo Salvini intenzionato “a iniziare la campagna elettorale attaccando le esperienze di autogestione, i movimenti per il diritto all’abitare e in generale contro qualsiasi forma di attività solidale”.
In piazza “ci saranno associazioni, comitati, centri sociali e le cittadine e i cittadini che vogliono riaprire le porte di una città che ogni giorno vengono chiuse un po’ di più”, ha detto un’attivista lunedì mattina durante blitz di presentazione dell’iniziativa dinanzi al Viminale, nel quale è stato anche srotolato uno striscione con il disegno realizzato per l’occasione da Zerocalcare, che già in passato non ha lesinato critiche ai propositi annunciati dal Governo su immigrazione, sicurezza, sgomberi. A partire da Roma, la sua città .
Gli sgomberi – piazza Indipendenza e ex Penicillina, per tutti – poi la rivolta contro i rom a Torre Maura e Casal Bruciato, quindi l’aggressione ai ragazzi del Cinema America. Roma sta diventando intollerante, razzista?
“A Roma le aggressioni razziste e xenofobe ci sono da sempre, non è che siano una novità dell’ultima ora. Anche un diffuso razzismo in certe borgate c’è sempre stato, di sicuro lo spostamento a destra di tutto il discorso pubblico, trasversalmente a tutto l’arco parlamentare, è stato benzina sul fuoco. Se poi aggiungiamo che questa è una città in cui 30 sciacalli neonazisti vengono lasciati precipitarsi di quartiere in quartiere, dovunque emerga una criticità , per cercare di aizzare pogrom razzisti, e che i media continuano ad amplificarli e a buttare sotto i riflettori qualsiasi mitomane facendolo assurgere a rappresentante dei “cittadini indignati”, mi pare che che è tutto un copione già scritto”.
Spiegando la sua assenza dal Salone del libro di Torino, prima che si decidesse di escludere lo stand di AltaForte, ha parlato di una “presenza da non normalizzare”; poi a Lingotto “liberato” ha esultato “i nazisti stanno a casa!” e, ancora, “Sta roba prima non sarebbe mai successa?”. Prima di cosa? Tira aria di neofascismo?
“Non tira aria di neofascismo, visto che questi continuano a prendere lo 0,3 alle elezioni. Però “prima” non sarebbe mai successo che un ministro dell’Interno pubblicasse un libro con una casa editrice di fascisti, diretta espressione di un gruppo neofascista che cerca di accreditarsi negli ambiti della cultura a Torino mentre nelle stesse ore sequestra una famiglia rom legittima assegnataria di una casa popolare a Roma”.
Prima di cosa?
“Prima che questo governo si prestasse a queste operazioni, prima che il governo precedente facesse propri i rimpatri in Libia e la guerra a chi salva le vite in mare, prima che i media e i talk show si mettessero a invitare nazisti di ogni risma elettoralmente irrilevanti e a fare da megafono a posizioni barbare
Il 25 maggio dell’anno scorso Salvini l’ha annoverata tra i suoi “tanti nemici”. Lei aveva detto, anche in riferimento a quanto annunciato dal Governo, sul fronte delle occupazioni: “Le cose in materia di sicurezza, immigrazione e galera mi fanno accapponare la pelle” auspicando fossero slogan da campagna elettorale, “che non troveranno mai applicazione”. Un anno dopo più di qualche applicazione si comincia a vedere.
“Avevo parlato di sicurezza, immigrazione e galera, e mi pare che leggendo il decreto Salvini bis la parola chiave sia l’ultima, “galera”, come risposta alle prime due e a praticamente tutti i conflitti di questo paese. Ma la cosa che mi spaventa è che da queste leggi non torneremo mai indietro, perchè non è che in questo paese esista una cultura alternativa a questa della galera come risposta a tutto. Non vedo quale maggioranza futura potrebbe mettere in agenda l’abrogazione di tutta questa roba”.
Intanto Salvini, vedi le ultime Europee, cresce nei consensi. Nel comunicato stampa di presentazione di “Roma non si chiude” si legge: “La Lega vuole a tutti i costi conquistare il Campidoglio e la sindaca Raggi e il M5S sembrano ostaggio dell’alleato di governo”. È così secondo lei?
“Boh, a me non mi appassionano le beghe di palazzo su chi è ostaggio di chi, e comunque gli ostaggi di solito hanno una pistola puntata alla testa. Se non ci sta quella, significa che ognuno sta nella posizione in cui sta perchè si fa i suoi calcoli e le sue valutazioni di convenienza”.
Hanno scritto di lei: “il ribelle che piace ai radical chic”. Le piace come definizione?
“Io non sono un ribelle perchè non stiamo nella galassia di “Star Wars”, e radical chic è un termine coniato da un dandy di destra americano e introdotto in Italia da Indro Montanelli per insultare una giornalista che difendeva Pinelli ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana. Non ho mai conosciuto una persona intelligente usare queste parole qua in buona fede”.
Più volte ha espresso stupore e preoccupazione per il disinteresse dell’opinione pubblica rispetto a quanto sta accadendo – i porti chiusi, le rivolte contro i rom, i tanti sgomberi. “Roma non si chiude” può essere considerata il segnale di un’inversione di tendenza?
“Per ora “Roma non si chiude” è stata costruita e lanciata da tutti quei pezzi di città che di sicuro non sono stati disinteressati, anzi sono quelli che più si sono spesi, e che continuano a farlo. Se sarà un segnale di inversione di tendenza immagino si capirà da come andrà quella giornata e quanto riuscirà ad allargarsi”.
Perchè è importante essere a piazza Vittorio il 22 giugno?
“È importante perchè tutti quelli che sono stati anche solo una volta a un concerto a 5 euro, a mangiare in un centro sociale, ad usufruire di un doposcuola o di una palestra popolare, a rivolgersi ad uno sportello per la casa o per il lavoro, a fare le prove col loro gruppo di teatro o con la loro band, ad una presentazione di un libro o alla proiezione di un film, dovrebbero rendersi conto che adesso sono loro che possono restituire qualcosa, difendendo quelle esperienze. E anche chi non c’è stato ma si rende conto di che valore hanno, dovrebbe stare lì”.
Lei ci sarà ?
“Io ho un debito così grande verso quel mondo che mi sentirei un parassita ingrato a non esserci”.
Con buona pace dell’Amico Armadillo.
(da “Huffingtonpost”)
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