SIGNORI IN CARROZZA: STA PER PARTIRE IL SUPERTRENO DI MONTEZEMOLO CON POMICINO, MASTELLA E BOCCHINO
E’ LA TESI DI DAGOSPIA: FINANZIATORI SAREBBERO DELLA VALLE, GIANNI PUNZO, ALFREDO ROMEO E POMICINO CON LA SUA IMPRESA SPA… BOCCHINO LASCEREBBE FLI
Signori, in carrozza. Sta per partire il super treno che ci portera’ fin nel ventre della Terza Repubblica.
Confortevole, veloce, competitivo, proprio come l’Italo nazionale, inaugurato in pompa magna a fine aprile.
Ormai il leader maximo, il semprepallido Luca Cordero di Montezemolo, ha deciso di rompere gli indugi e scendere in campo aperto a un anno dal voto, subito dopo la batosta elettorale per la Casta alle amministrative di maggio e la stravittoria del partito dell’astensione (quasi 50 per cento) e dei grillini (gia’ sondaggiati al 15 per cento).
Sono i giorni in cui Silvio Berlusconi lancia in pista la «grande novita’» annunciata nei mesi scorsi, il «presidenzialismo alla francese», con un Cavaliere che, disarcionato dal governo, si allenerebbe dunque per la salita verso il Quirinale.
Con un “forse si'”, per ora, da parte dei montezemoliani.
Ma e’ il colossale vuoto politico che va presto riempito.
Un deserto di macerie: centrosinistra senza identita’, centrodestra annientato, terzo polo morto prima ancora di nascere.
«E’ dentro questa totale confusione – notano parecchi in Transatlantico – che si fa spazio l’Italia Futura di Montezemolo e company. Si tratta di un gigantesco minestrone politico e d’interessi spacciato per il nuovo che avanza, per l’innovazione attesa messianicamente dagli italiani, per la politica diversa perche’ dell’altra ne hanno le scatole piene».
Ed e’ cosi’ che ritroviamo un po’ tutti sotto lo stesso ombrello: pezzi di Pd con una serie di veltroniani ma anche ex dalemiani in testa, poi una bella manciata di tecnocarati, docenti e professori in perfetto stile Monti-Passera, quindi una sfilza di lib, di berlusconiani pentiti, anche di reduci della prima repubblica, che servono soprattutto per portare ossigeno alle finanze di una formazione che sta decollando.
Quindi che spazio politico occupera’ la “Cosa”?
Sara’ il neo Centro da sempre vagheggiato, la nuova Balena bianca storica aspirazione di tanti ex dc, berluscones e non solo?
Il partito della Nazione sognato da Pierferdinando Casini e abortito dopo il naufragio del Terzo Polo?
Oppure il Nuovo Partito Conservatore, i Tories de noantri, quindi il vero erede di una destra “illuminata” e mai nata, comunque a presidiare lo spazio politico ex Forza Italia-An, e poi Pdl?
O cosa, visto che la porta verso il centrosinistra (con tanti pezzi pd nel motore) e il gruppo De Benedetti non sembra del tutto chiusa?
L’AMICO BISIGNANI
Per adesso, ci sono tanti nomi e sigle in campo.
E la voglia matta di mister Cinzano (a quella poltrona lo aveva assegnato il nemico storico Cesare Romiti dopo le bufere di casa Fiat): guidare il motore Italia, stavolta non piu’ a bordo di una Ferrari o di un Italo, ma dalla poltrona piu’ alta di palazzo Chigi.
Una voglia che comincia da lontano, e matura un paio d’anni fa. La sua “celebrazione” durante un puntata prenatalizia di Che tempo che fa. Sotto l’albero di Natale, nel salottino di Fabio Fazio, ecco scendere in pista Elisabetta Canalis, Aldo Cazzullo e lui, Luca, a dettare il suo verbo: «non mi piace il modo di fare politica oggi».
Tutti da leggere i commenti a caldo, via telefono, con l’amico di sempre, Luigi Bisignani, l’uomo della P3 (le conversazioni fanno parte dei maxi fascicoli raccolti dalla procura di Napoli).
Bisignani lo accoglie con un «grande!». E lui, timido ma deciso: «Io ho fatto il 22 per cento, loro non erano mai andati oltre il 15-16 per cento».
L’altro gongola: «Mamma mia!». Lui: «Con sei, sei milioni di persone e la rete 3 e’ la prima volta di domenica che vince la serata, quindi bene anche come attenzione».
Dopo l’euforia per il botto da Fazio, entra in scena l’imprenditore sempre vigile, che cerca l’appoggio dell’ubiquo Bisignani per una faccenda che riguarda l’associazione degli industriali a Napoli: «Sai che ho un grande amico fraterno che si chiama Gianni Punzo. Li’ c’e’ uno, un mascalzone, che vuol fare il presidente degli industriali. Te la faccio breve, la Marcegaglia ha posto il veto su Punzo, allora sia lui che un altro molto bravo, proprietario della Ferrarelle, un altro proprietario della Yamamay, escono perche’ dicono che non accettano che ci siano veti sulle vicepresidenze. (….) Allora posso farti chiamare da Carlo Calenda per spiegarti la situazione, perche’ in questo momento, quello che noi vorremmo tutti…». E Bisignani lo anticipa: «… che questo si ritirasse…».
In un’altra conversazione, poi, si parla di Stefano Lucchini, responsabile per le relazioni esterne di Eni. Cosi’ spiega Montezemolo ai pm partenopei: «chiesi a Bisignani di chiedere al Lucchini quali fossero le posizioni dell’Eni in ordine al rinnovo delle cariche di Confindustria Napoli; lo chiesi perche’ era interessato il mio amico Punzo».
Punzo e Calenda, due grandi amici che si ritroveranno accomunati da un idem sentire imprenditoriale, in quel di Nola, con il rampante Calenda, manager ex Sky e Ferrari, a dirigere da un paio d’anni lo strategico Interporto Campano, creatura nell’arcipelago societario di Punzo e tassello-base nell’operazione Italo sulle piste arcimilionarie dell’Alta velocita’.
Li ritroveremo piu’ volte, Punzo e Calenda, nel racconto che segue, lungo la mappa della strategia targata Montezemolo per passare dagli ozi capresi (abusi edilizi compresi nella sua villa Caprile ad Anacapri) alle vette del Potere.
LE VECCHIE VOLPI
Ricordano ancora oggi al palazzo della Provincia di Avellino, storico feudo di casa Dc: «A inizio anni ’80, dopo il terremoto, i contatti di Ciriaco De Mita con Montezemolo erano frequenti. Lui era li’ li’ per essere candidato, poi non se ne fece piu’ nulla».
Ad opporsi fu l’avvocato Gianni Agnelli in persona e cosi’ quella candidatura, prevista per le elezioni del 1983, sfumo’.
Si potra’ riproporre adesso, a vent’anni esatti, e caso mai qualche pezzo da novanta di quella Balena bianca nel motore (o almeno nel poderoso think tank).
Un nome facilmente arruolabile – per rimanere in zona – e’ quello di Clemente Mastella che, perso per strada (e per alcune vicende giudiziarie) l’appeal politico, puo’ comunque contare sulle storiche “truppe mastellate” e sull’innata vocazione a fiondarsi sul carro del vincitore (da ministro del Lavoro – quello dei 100 mila posti promessi – con l’esecutivo Berlusconi, alla casacca di Guardasigilli nel governo Prodi, e causa della sua caduta).
Altro ingrediente-base, l’inossidabile amicizia che lega il leader di Ceppaloni con l’altro storico amico di Montezemolo (e terzo eccellente nell’avvetura Italo-Ntv), ovvero Diego Della Valle.
Passiamo ad un altro big, Paolo Cirino Pomicino.
E’ rientrato alla grande in politica con la maglietta Udc, organizza kermesse a tutto campo per impartire lezioni di politica economica a Tremonti prima e Monti poi, detta le nuove regole dell’urbanistica all’ombra del Vesuvio (riesumando i suoi vecchi arnesi da prima repubblica “Neonapoli” e “il Regno del Possibile”), pontifica sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno (diretto dall’amico Marco Demarco).
«Pomicino potrebbe giocare a breve un ruolo strategico – commentano a palazzo Partanna, sede della Confindustria partenopea – nel convincere Casini a seguirlo verso il progetto di Montezemolo, vista ormai la morte del terzo polo. Questo significa avere in gioco la forza economica del gruppo Caltagirone che non e’ poco».
Come del resto e’ piu’ che cospicuo il bottino, la “cassaforte” che potrebbe portare in dote lo stesso Pomicino.
Quella cassaforte – come vedremo piu’ avanti – le cui chiavi sono condivise con l’altro partner “d’oro”, Italo Bocchino.
Era destinata a ossigenare le casse di Fli, e visto che Fli fa flop, ecco che – magicamente – tutto puo’ tornare in gioco per il dream team di Montezemolo. In questa ottica, con un Pomicino capace di catalizzare significativi pezzi Udc (e ex Dc), Bocchino portera’ con se’ un consistente pezzo di Futuro e Liberta’, lasciando al suo destino l’ex capo Gianfranco Fini.
LA SPONDA MONTIANA
Continuiamo lungo il versante “politico”. Per scoprire che una parte dell’esecutivo vagheggiato da monsieur Cinzano e’ gia’ all’opera alacremente sotto i vessili del premier-tecnocrate Monti.
A cominciare dall’uomo forte, il superministro Corrado Passera, il mega banchiere-finanziere prestato alla politica, il grande finanziatore del sogno che e’ appena diventato realta’, il Treno della Cuccagna, Italo, capace di produrre milioni a palate senza aver staccato il primo biglietto ferroviario.
Meraviglie della finanza creativa dei tremontiani? No, anche dei Montiani piu’ ferrei.
A cominciare da Passera, per i quali i bookmaker di Montecitorio preconizzano un SuperTicket proprio con lui, il pupillo dell’Avvocato.
«E’ per questo che Passera sta prendendo lezioni di “sinistra” – commentano in Senato – pare addirittura abbia chiesto consigli a Roberto Saviano, per rappresentare il volto progressista del tandem, con un Luca moderato». Fantapolitica? Staremo a vedere.
Pezzo forte del team governativo con un occhio (anzi due) al dream di Montezemolo e’ Piero Gnudi, attuale ministro per il turismo, lo sport e gli affari regionali. Altro pedigree, il suo, chilometrico: ex vertice Enel, membro del cda di Unicredit, amicizie politiche trasversali, da Romano Prodi a Casini (per restare in ambito bolognese), fino a lui, il leader maximo futuro, Luca.
Si sono ritrovati insieme (e con un altro felsineo doc, Gaetano Maccaferri), nella compagine della Manifatture Sigaro Toscano spa, comprata dal colosso statunitensa BAT (il quale, a sua volta, aveva acquisito dalle privatizzazioni di casa nostra l’Ente Tabacchi Italiani).
Restiamo ancora in casa Monti ed eccoci al ministro per le politiche sociali Andrea Riccardi, storico fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio, cattolico di lungo corso e da sempre vicino alla fondazione Italia Futura. E poi al vice ministro per il Lavoro (il numero due di Elsa Fornero), Michel Martone, figlio di Antonio, l’ex presidente dell’Anm (il cui nome ha fatto capolino nelle pagine dell’inchiesta sulla P4): docente di diritto del lavoro all’universita’ di Teramo e alla Luiss di Roma, avvocato cassazionista nonostante la giovane eta’, Michel e’ oggi fra i promotori-fondatori di Italia Futura.
«E’ proprio quel milieu universitario, bocconiano, louissiano – ricostruiscono in ambienti politici romani – di docenze in economia oppure storia, scienze politiche o giuslavorismo che rappresenta uno dei terreni su cui lavora Montezemolo, per accreditare un’aura di rinnovamento, di gioventu’, di diverso rispetto alla vecchia offerta politica».
E sono un copia-incolla i curricula di molti tra i fondatori di Italia Futura.
Come quello di Mauro Bussani, docente in universita’ di mezzo mondo e a Trieste di diritto comparato; dell’economista Luca Di Mauro; del docente di scienza e comunicazione politica alla Luiss e alla San Pio V° di Roma Angelo Mellone (collabora a Radio Rai e si definisce «un giornalista che dice qualcosa di destra»), in passato molto vicino a Fini; del direttore dell’istituto di Igiene alla Cattolica Walter Ricciardi; del docente di storia all’universita’ di Bergamo Adolfo Scotto di Luzio; di Irene Tinaglia, docente di «innovazione, creativita’ e sviluppo economico» (letterale dal curriculum) prima alla Carnegie Mellon Univesity di Pittsbourgh e poi alla Carlo III° di Madrid; di Marco Simoni, docente di capitalismo comparato alla London School of Economics and Political Science; di Andrea Romano, che piu’ modestamente insegna storia contemporanea all’Universita’ Tor Vergata di Roma.
Con Simoni e Romano approdiamo al terzo “terreno” in cui vuol affondare radici e far proseliti la Montezemolo band.
E’ la prateria del fu centro sinistra. Gia’ editorialista per l’Unita’, giovane promessa veltroniana, Simoni e’ oggi tra gli uomini macchina di Italia Futura; il cui timone e’, pero’, nelle mani di Romano, gia’ dalemiano convinto, livornese, un pallino (in comune con Simoni) per «i giovani precari», pronti a sfornare una ricetta per loro (sarebbe poi la Rossi-Ichino).
Ed eccoci al big che viene dal Pd, l’economista che sussurava al leader Maximo D’Alema le misure da adottare, le terapie anticrisi per lo sviluppo, Nicola Rossi, al timone dell’Istituto Bruno Leoni, altro think tank del pensiero lib, avamposti a Torino e Milano.
Non e’ finita.
Perche’ a “sinistra” s’e’ fatto le ossa (sic) Giuliano Da Empoli, gia’ al timone di Marsilio Editore, nel curriculum la presenza nel cda della Biennale di Venezia, oggi assessore alla cultura nella giunta Renzi che governa Firenze. Allo stesso rottamator Matteo – sembra – piaccioni i progetti «innovativi», «per una politica diversa» e bla bla continuando dei Monteprezzemolo boys (e il Comune di Firenze ha dato disco verde ai lavori per il tram veloce di un’impresa che potra’ portar propellente al Nuovo Progetto).
Dalla Toscana al Lazio il salto non e’ poi cosi’ lungo, ed eccoci alla provincia di Roma guidata da Luca Zingaretti, Pd, che ha pensato bene di stanziare mezzo milione di euro circa di fondi per la “formazione professionale” delle nuove leve che dovranno lavorare nell’Italo superveloce del futuro. Potra’ mai mancare, last but not least, una blogger doc, una conduttrice germogliata rigogliosa alla corte di Michele Santoro?
Certo che no.
E’ Giulia Innocenzi, segretario giovanile Pd mancato: e’ addirittura tra i pochi, selezionatissimi fondatori di Italia Futura.
Passiamo all’organizzazione, alla macchina. Due uomini li abbiamo gia’ visti, gli ex pd Romano e Simoni.
Ma ecco gli altri pezzi forti. Numero uno e’ il gia’ ricordato Carlo Calenda, l’uomo ora fifty fifty tra Montezemolo e Punzo, il sigillo dell’amicizia fraterna tra ‘o pannazzaro Punzo e il pupillo dell’Avvocato.
A lui sono affidate le redini del movimento che in quest’anno dovra’ spiccare il salto verso l’appuntamento poltico del 2013.
Gli potranno dare una grossa mano Simone Perillo (si occupa dello sviluppo territoriale del movimento) e, sotto il profilo delle “pubbliche relazioni”, una sorta di Gianni Letta in salsa montezemoliana, Alberto Stancanelli.
Pezzo da novanta del Palazzo, ex consigliere alla presidenza del consiglio dei ministri, capo di gabinetto alla Funzione pubblica quando era ministro Luigi Nicolais (napoletano, pd, da alcuni mesi al vertice del Cnr), anche Stancanelli ha dovuto occuparsi dei problemi di Napoli, in particolare la monnezza: ai tempi di Guido Bertolaso commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, infatti, venne designato dall’ex capo della Protezione civile (e ora coordinatore in pectore delle truppe berlusconiane da riorganizzare dopo lo tsunami elettorale) per mettere ordine nella giungla di consorzi mangiasoldi: una mission fallita, perche’ ancor oggi i cittadini della Campania hanno sotto gli occhi quello sfascio ambientale ed economico, con la camorra a farla, come al solito, da padrona, e i partiti a spartirsi le poltrone, in un’orgia di sperperi milionari.
Gran consigliori di Italia Futura sara’ infine un altro big dell’establishment amministrativo-finanziario: Mario Ciaccia, per anni braccio destro di Passera al vertici di Imi-Intesa San Paolo, trascorsi come vicecapo di gabinetto del ministro delle Poste nel primo governo Prodi del 1996, l’avellinese Antonio Maccanico.
E’ proprio in quegli anni (siamo nel ’98) che Passera va ad occupare una poltrona che conta, amministratore delegato di Poste (forte, a quei tempi, l’influenza dei finiani, con il bocchiniano Antonio Pezzella nel motore). Consigliere della Corte dei Conti, Ciaccia diventera’ poi capo di gabinetto anche col centro destra berlusconiano (al ministero dei beni culturali con Guliano Urbani). Intanto, il posto di Ciaccia al fianco di Maccanico era stato preso da Antonio Catricala’, ora braccio destro di Mario Monti nel governo dei tecnocrati.
OCCHIO ALLA CASSA
E passiamo alla “polpa”. Alle casse, ossia all’ossigeno che potra’ vitalizzare Italia Futura e, soprattutto, dar forza e gambe a quel “Cantiere per il 2013” che dovra’ portare sul palcoscenico elettorale le truppe targate Montezemolo. Per metter su le fondamenta, ci vuol poca fantasia, provvedono i soci-amici di Luca nell’avventura del super treno (per ora fortunatissima, capace di produrre una montagna di utili prima ancora di entrare in concorrenza con le Frecce Rosse di Mario Moretti): ossia le grandi liquidita’ di Mister Tod’s Diego Della Valle e di Gianni Punzo ‘o pannazzaro.
Poi, ci saranno i tanti “amici” coltivati ai tempi della presidenza in Confindustria, caso mai oggi vogliosi di mettersi in mostra dopo l’elezione – non gradita, ma comunque digerita – di Giorgio Squinzi al vertice di viale dell’Astronomia (i fans di Luca tifavano per Alberto Bombassei).
Un folto gruppo, quindi, seguira’ i primi gia’ folgorati sulla via di Italia Futura: come Anna Maria Artoni, a capo del gruppo leader nei settori di trasporti e logistica; Massimo Ferrarese, impegnato nel mattone, molto attivo in Confindustria e anche in politica (al timone della Provincia di Brindisi); il gruppo Monsurro’ (pasta) e quello che fa capo alla Coelna (gruppi elettrogeni industriali e marini) di Stefania Brancaccio; quello, armatoriale, riconducibile al salernitano Agostino Gallozzi, per anni al vertice della locale autorita’ portuale.
Passiamo alla banca “amica”. Si tratta della Banca Popolare di Sviluppo, non a caso quartier generale a Nola (sede di Cis e Interporto), creatura di Punzo.
Luca Cordero Di Montezemolo e Caterina Balivo – Copyright PizziLuca
Ha appena presentato il suo bilancio (utile netto per il 2011 a quota 635 mila euro), i 300 nuovi soci (per un totale che arriva a 2.600), le entre’e di peso, i progetti ambiziosi.
Un “pannazzaro” in forma smagliante, orgoglioso dei suoi gioielli coltivati in tempo di vacche magre e critico verso le autorita’ locali e il numero uno di Confindustria Napoli, Paolo Graziano («il prossimo anno invece di investire in locomotive proporro’ ai miei amici di organizzare una corsa campestre», nota malizioso a proposito della America’s Cup).
Antonio Ferraioli (La Doria, grosso gruppo alimentare); Diego Pacella (per il gruppo armatoriale Grimaldi); Carlo Pontecorvo (presidente del gruppo Ferrarelle, che negli ultimi anni ha fatto man bassa di sigle del settore e non solo); l’avvocato Raffaele Ferola.
Dulcis in fundo, l’ex procuratore generale del tribunale di Napoli Vincenzo Galgano, una toga prestigiosa fresca di pensione, come si conviene per le compagini a’ la page.
ADDA VENI’ POMICINO
Ma eccoci alle indiscrezioni sul futuro ormai prossimo. Risulta che buona parte della “cassa” e’ in arrivo dalle falde del Vesuvio.
Non solo quella made in Punzo (la creatura per il commercio al dettaglio, il Vulcano Buono partorito dal compasso di Renzo Piano), ma soprattutto quella targata Paolo Cirino Pomicino, del resto amico storico di Punzo.
La cassaforte si chiama Impresa spa, gia’ destinata a finanziare Fli, e ora pronta ad essere riconvertita sulla via del progetto di Italia Futura.
«Ci sono tanti segnali – commentano a Palazzo Partanna – che portano in questa direzione. Pomicino vuole un suo spazio, l’Udc non gli sta piu’ bene, e quindi e’ lui che puo’ dettare le regole, anche a Casini. O vieni con me da Montezemolo, o resti li’ da solo, col tuo centro che non nascera’ mai».
Cos’e’ Impresa ? Una sigla sbocciata con prepotenza pochi anni fa e diventata in brevissimo tempo una delle star del mattone a livello nazionale e non solo. «Come fece Icla col dopo terremoto – viene ancora osservato – una sfilza di maxi appalti tutti dovuti ai buoni uffici di ‘o ministro che garantiva i flussi prima come presidente della commissione bilancio, ‘o sportello, e poi dal ministero stesso del Bilancio. Tutto facile, appalti a go go per le imprese amiche, le portappalti, come in primo luogo l’Icla».
Stesso copione, ora, per Impresa, ma ancor piu’ “rombante” – per la quantita’ di lavori in portafoglio, nonostante la crisi – e piu’ “manifesta” che un tempo. Se una volta Icla era affidata ai due “amici” Agostino Di Falco e Massimo Buonanno, due geometri che improvvisamente si trasformano in imprendotori multimiliardari, ora Impresa fa direttamente capo a lorsignori: Raffaele Raiola (il mattonaro che a fine anni ’80 ribattezzo’ la Sorrentino Costruzioni tanto cara a Pomicino, levandola e “lavandola” delle custodie giudiziarie dopo i sequestri per camorra), Ludovico e Maria Grazia Greco (rampolli di Vincenzo Maria Greco, l’uomo ovunque di ‘o ministro da sempre), Domenico Chieffo, commercialista di fiducia di Italo Bocchino.
Tra i tanti appalti, come detto prima, Icla s’e’ aggiudicata anche quello – arcimilionario – per il tram veloce che colleghera’ l’aeroporto di Peretola con il cuore antico di Firenze.
Non e’ finita qui. A quanto pare altri bocconi si sono in fase di “cottura” sempre a Napoli.
Dove lo stesso Pomicino e’ tornato in sella, alla guida di Tangenziale spa, con grossi progetti per l’area occidentale e non solo (vedi articolo a pagina 28).
Luca Cordero Di Montezemolo insieme a Umberto Agnelli a metà anni settanta – Umberto stava per essere senatore della DCLuca Cordero Di Montezemolo insieme a Umberto Agnelli a metà anni settanta – Umberto stava per essere senatore della DC
Nell’area opposta, quella orientale, sono ormai cantierati i lavori per Naple’st, la creatura di Marilu’ Faraone Mennella e di Antonio D’Amato, storici amici di Pomicino (il padre, Salvatore D’Amato, fondatore della Seda, era tra i finanziatori piu’ assidui della rivista pomiciniana Itinerario negli anni ’80) ed habitue’ anacapresi con la loro villa Damecuta, a un passo dalla maison di Luca.
Del resto, l’ex presidente di Confindustria D’Amato, a poche settimane delle elezioni dello scorso anno, sbalordi’ tutti scoprendosi un cuor bolscevico e invitando a votare De Magistris contro il collega industriale (e coinquilino di palazzo Partanna) Gianni Lettieri.
La torta, per la coppia dorata, si arricchisce dei faraonici progetti – a quanto pare in fase di start – non solo per il costoso restyling del vecchio stadio San Paolo (a proposito, uno degli sperperi dovuti alla gestione allegra del Col per i Mondiali ’90, guidato da Montezemolo), ma anche per la realizzazione del nuovo impianto in partnership con il patro’n del Napoli calcio Aurelio De Laurentiis (che e’ socio di Della Valle e Luigi Abete nella Italian
Dulcis in fundo, i “progetti” di Alfredo Romeo – l’uomo ovunque nella gestione dei patrimoni immobiliari pubblici – per l’area “antica” e fronte porto di Napoli, la cosiddetta “Insula”: Romeo e’ stato il protagonista dell’inchiesta Global Service, finita in flop, nella quale sono stati coinvolti pezzi grossi della Casta, a cominciare dal suo principale referente politico Francesco Rutelli.
Ma l’amico del cuore, comunque, resta sempre lui, ‘o ministro.
E ora – tutti insieme – cosi’ come scoprono un cuore prima bolscevico, poi arancione, sono pronti – armi e bagagli – a catapultarsi sul’Italo che sta sfrecciando a tutta birra.
da Dagospia
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