E’ FLOP DEL POS “OBBLIGATORIO MA NON TROPPO”: IN REGOLA MENO DEL 50%
ALTRO BUCO NEL’ACQUA DEL GOVERNO TRA MANCANZA DI SANZIONI E FAVORI ALLE BANCHE
Meno del 50% dei negozi è in regola.
È quanto sostiene un articolo pubblicato sul quotidiano il Messaggero a proposito dell’obbligo di dotarsi di pos, da parte degli esercenti, per i pagamenti superiori ai 30 euro.
La riforma voluta dal governo Renzi è entrata in vigore da poco più di un mese.
Ma non pare decollare.
Solo 6-700 mila esercenti, tra quelli chiamati a farlo, si sono dotati del Pos Mobile che consente di accettare le carte di credito e debito operanti sui circuiti internazionali MasterCard, Visa e Maestro.
E questo significa che sui 5 milioni di operatori che dovrebbero essere coinvolti nell’operazione appena 2-2,2 milioni sono in regola.
Dunque secondo le stime di Confesercenti e Cna siamo ben al di sotto del 50%.
E se si scende nella platea dei negozianti al dettaglio la percentuale crolla ancora.
Palazzo Chigi è convinto che la riforma funzionerà .
Ma intanto i numeri parlano di un flop. Che è frutto essenzialmente di due problemi: il fatto, non da poco, che non sono previste sanzioni per chi trasgredisce e il fardello dei costi per l’installazione e la gestione dei Pos che affligge in particolare gli esercenti di medio-piccola grandezza.
Si può arrivare fino a mille e cinquecento euro di spesa nell’arco di un anno per un’azienda con un volume di transazioni bancomat o carta di credito da 50 mila euro. Vale a dire i 150 euro necessari per l’installazione l’attivazione, più i costi di gestione mensili che possono arrivare fino a 80 euro.
E infine il carico finale da circa mille euro delle commissioni sulle transazioni.
Di regola, con le banche si negozia un’aliquota dell’1,5-2% in favore di queste ultime sul volume degli incassi.
Ma ci sono anche formule, alternative, che prevedono una commissione di 0,25-0,40 euro sulla singola transazione.
Proprio i costi sono lo scoglio contro il quale rischia di infrangersi la diffusione della moneta elettronica.
(da “Huffingtonpost“)
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