L’EVENTO DEL SOVRANISTA DIEGO FUSARO ACCESSIBILE SENZA GREEN PASS E PAGANDO IN NERO
IL SERVIZIO DI ZONA BIANCA LO METTE ALLE STRETTE
È andato particolarmente in difficoltà Diego Fusaro nel corso della puntata di ieri sera di Zona Bianca su Rete4: un servizio realizzato sotto mentite spoglie dall’inviata della trasmissione Sonia Bedeschi ha mostrato le falle nell’organizzazione di un evento che lo scorso 21 gennaio ha visto protagonista il turbofilosofo, che presentava il suo ultimo libro in un ristorante non meglio specificato.
Per accedere sarebbe dunque obbligatorio esibire il Super Green Pass, alla giornalista impegnata per Giuseppe Brindisi e al suo accompagnatore non viene richiesto.
Inoltre, entrambi versano una quota da 35 euro in nero, senza ricevere fattura né scontrino, prima di essere ammessi nel locale.
All’interno li aspetta un posto con il loro nome, e un convegno di filosofia, religione e turbosupercazzole tenuto da Fusaro.
L’iter per arrivare a sedere di fronte al “filosofo” è stato altrettanto losco: un messaggio Whatsapp avvisava la giornalista che la serata si sarebbe tenuta il 21 gennaio “ma nome e indirizzo della location verranno comunicati il giorno stesso”. Poi un’altra comunicazione: “Chiaro che il titolare del ristorante controllerà i Green Pass all’ingresso. Chiaro anche che non chiederà la carta d’identità abbinata…”.
Un modo per sottintendere che si potesse accedere con il certificato di qualcun altro?
Al rientro in studio, Fusaro viene messo alle strette dal conduttore Brindisi e dagli ospiti. “Come mai tutte queste irregolarità?”, gli viene chiesto.
“Dovete chiederlo agli organizzatori, io ho semplicemente parlato di filosofia. Se si organizza una serata a casa non è richiesta la tessera verde, se la si fa in un locale pubblico allora sì”.
Più volte incalzato dai presenti, che gli hanno chiesto se si dissociasse da quanto visto nel servizio, Fusaro ha risposto: “Io sono dissociato nel momento in cui non sono associato. Non sono io che devo controllare. Ho ricevuto un regolare rimborso spese”. Lapidario – e adirato – il commento di Cecchi Paone: “Allora se li scelga meglio i collaboratori, esiste una cosa chiamata etica”.
(da NetQuotidiano)
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