CASO BATTISTI: IL BRASILE CI CONTESTA LE LEGGI SPECIALI DEGLI ANNI ’70
A DETTA DEL BRASILE ESSE NON RISPETTAVANO I DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UOMO… MITTERAND ACCOLSE MOLTI TERRORISTI SULLA BASE DELLA NON GARANZIA IN ITALIA DEL “GIUSTO PROCESSO”… IN BRASILE AL GOVERNO SONO SALITI ANCHE EX GUERRIGLIERI
Se per assurdo ma non troppo, Cesare Battisti fosse stato condannato come criminale comune e non come “terrorista”, probabilmente sarebbe da anni ospite delle patrie galere.
Certamente da omicida normale il Brasile ce lo avrebbe già consegnato, ma, come ci ricorda il ministro brasiliano Genro, il Battisti è stato condannato come un terrorista “che voleva sovvertire violentemente l’ordine economico e sociale dello Stato italiano, promuovere un’insurrezione armata e suscitare una guerra civile”.
Contro questo tipo di reato l’Italia aveva emanato negli anni ’70 delle leggi speciali, ricorda Genro, “dando alla magistratura tutta una serie di poteri di polizia”. Era “possibile l’arresto sulla base di semplici sospetti” e “la carcerazione preventiva fino a 10 anni e 8 mesi”.
Per il Brasile il problema non è se Battisti sia colpevole o innocente, ma se le leggi speciali italiane rispettassero i diritti fondamentali dell’uomo, un po’ come il “Patriot Act” americano e Guantanamo. Il ministro brasiliano Genro ricorda che la Francia con la “dottrina Mitterand” accolse i terroristi perchè rischiavano di non avere “un giusto processo” in Italia, da qui il fondato sospetto che Battisti sia perseguitato per “ragioni politiche”.
Pertanto non è come magari Frattini tende a sostenere che “il governo brasiliano ha tacciato l’Italia attuale di scarsa democrazia”, ma riferendosi a un periodo storico preciso, quello del terrorismo, delle Brigate Rosse, dei Nuclei armati proletari, delle leggi speciali, di ampi poteri a generali, ma anche delle stragi insolute di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia, degli strani intrecci tra servizi segreti e potere politico, tra settori non sappiamo quanto deviati dello Stato e i governi di unità nazionale che ne derivarono.
Troppi lati ancora oscuri, troppi sospetti, troppi casi insoluti, ancora tante domande senza risposte. Processi a senso unico finiti in una bolla di sapone, stragi “fasciste” che non hanno retto l’onere della prova, processi “costruiti ad arte” a uso politico di chi governava il paese, servizi segreti stranieri che tiravano ciascuno per la propria convenienza.
E tanti morti rimasti un colpevole.
Al di là del caso Battisti, perchè il governo italiano anni fa non pretese con la stessa fermezza l’estradizione dal Brasile di Achille Lollo per la strage dei fratelli Mattei a Primavalle? Esistono forse vittime di seria A e altre di serie B?
Fino a qualche anno fa evidentemente sì, inutile negarlo. Perchè quindi sentirsi feriti nell’amor proprio quando qualcuno ci rammenta leggi speciali e stragi impunite che la nostra “sana democrazia” non è riuscita a dipanare a distanza di anni?
Per noi Battisti è un delinquente e come tale va estradato, ma non diamo lezioni di democrazia ad altri, se prima non siamo certi di avere la coscienza pulita e per arrivare a questo di strada da percorrere ne abbiamo ancora molta se non riusciamo a fare chiarezza sul nostro di passato.
Il Brasile, poi, vive di una situazione complessa.
La numero due, dopo Lula, la signora Dilma Roussef, 61 anni, aspetto da massaia in carriera, master in teoria economica con annesso dottorato in economia monetaria e finanziaria, amata dagli imprenditori per la sua nota allergia alla burocrazia, alleata di Bush sul bioetanolo, ministro della Casa civile, dopo esserlo stata di Miniere ed Energia, sapete che passato ha?
Negli anni ’60 è stata guerrigliera coi nomi di battaglia di Estela, Luisa e Vanda, ha militato in gruppi come Politica Operaia, Avanguardia Popolare Rivoluzionaria e Comando di Liberazione nazionale.
L’azione più famosa che le è stata attribuita nel 1969 fu il furto di una cassaforte con 2,6 milioni di euro appartenente all’allora governatore di San Paolo.
Nel 1970 finì in carcere per tre anni e per 22 giorni la torturarono con scariche elettriche.
Situazioni del genere permettono al ministro Genro oggi di dire ” In Brasile abbiamo centinaia di militanti della lotta armata, come Fernando Gabeira che ha partecipato al sequestro dell’ambasciatore degli Stati Uniti durante la dittatura militare ed oggi è uno stimato deputato”.
Il Brasile non estrada neanche i militari accusati di crimini, la transazione alla democrazia in Brasile è stata fatta sulla base dell’amnistia, sia ai guerriglieri che ai militari accusati di torture.
Altrimenti non se ne sarebbe più usciti, sostengono.
Questa è la scelta per cui vedono le cose diversamente da noi. Ci avrebbero sicuramente consegnato Battisti se non ne avessimo voluto fare un “terrorista”: anche perchè, a differenza di altri, probabilmente Battisti non lo è mai stato, forse più adatta la definizione di “infame” che gli hanno attribuito i suoi ex compagni di lotta.
Certamente un assassino che ha saputo darsi una “copertura” politica per diversi anni.
Ma non prendiamocela troppo con il Brasile, se prima non sappiamo far venire alla luce certi intrecci ancora ignoti al popolo italiano su fatti di ormai 40 anni or sono.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra…
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