DA 27 ANNI RUBA E UCCIDE IL DECANO DEI CLANDESTINI IN ITALIA: POCHI GIORNI FA UN ALTRO OMICIDIO
SI TRATTA DI UN TUNISINO CHE DAL 1982 E’ IN ITALIA SENZA PERMESSO … UN ANIDIRIVIENI IN CARCERE PER UNA DECINA D’ANNI, POI UN OMICIDIO… LIBERO CON L’INDULTO, FA UNA RAPINA… ANCORA LIBERO E ORA UN ALTRO OMICIDIO… 27 ANNI DI CLANDESTINITA’ E DI ORDINI DI ESPULSIONE MAI ESEGUITI
Ci sono notizie di cronaca che, se approfondite, sono più istruttive di tanti sermoni televisivi e di tante analisi di esperti che si alternano sui nostri schermi mediatici.
Iniziamo da una settimana fa, quando a Milano il 49 enne Chedly Ben Rebah, tunisino, ha ucciso un connazionale per questioni di droga. Dopo averlo accoltellato, è fuggito con il portafoglio e il cellulare della vittima.
La polizia lo ha rintracciato e arrestato nel suo appartamento dove sono stati rinvenuti trenta grammi di cocaina.
Chedly Ben Rebah è un esempio di come l’Italia conduce la lotta alla clandestinità , con particolare riferimento a chi delinque.
Il soggetto in questione è clandestino in Italia dal 1982, quando è stato fermato a Milano per il primo borseggio. Esattamente 27 anni fa.
Per diversi anni, in carcere ci è finito numerose altre volte, per borseggi, furti e rapine. Un andirivieni da san Vittore fino al 1990… Penserete: ” Ah, è stato espulso finalmente?”.
No, finisce in galera per omicidio, ci resta per 16 anni, perchè poi arriva l’indulto ed esce.
Dopo qualche tempo fa una rapina e torna in galera. Ricordate quando ci assicuravano che chi avesse commesso un reato dopo aver usufruito dell’indulto sarebbe marcito in galera per l’intera pena ?
Bene, viene nuovamente lasciato libero. Libero e clandestino, libero di uccidere.
Lo ha fatto, infatti, pochi giorni fa a Milano in mezzo ai binari del tram della centralissima piazza della Repubblica, accoltellando un altro tunisino dopo una lite.
Per ora fine della sua storia giudiziaria. Probabilmente solo per ora, visto che ci troviamo di fronte a un recordmen e a un esempio emblematico di come funziona la giustizia e la sicurezza in Italia.
E non fino a 10 anni fa, non fino a sei mesi fa, ma fino a ieri, fino a oggi e domani.
Un tunisino che da 27 anni è clandestino e ha ricevuto, salvo quando non era in galera, innumerevoli ordini di espulsione mai eseguiti, ripetiamo mai eseguiti. Mai un accompagnamento coatto, mai un calcio nel culo da bordo di un traghetto affinchè raggiungesse a nuoto le coste tunisine.
In compenso quanto è costato all’Italia questo soggetto? Quanti danni ha arrecato coi suoi reati? Quante persone ha danneggiato? Quanto è costato allo Stato italiano mantenerlo in carcere? Probabilmente centinaia di migliaia di euro, miliardi di vecchie lire.
E ancora ci costerà per vitto e alloggio, per processi, spese giudiziarie. Fino al prossimo permesso premio…
Diamo un’occhiata alla vicina Svizzera per una notiziola a margine, ma istruttiva, saprete valutare voi lettori.
L’8 febbraio gli elvetici vanno a votare su un referendum in cui dovranno esprimere il loro parere sull’estensione anche al loro Paese delle regole della libera circolazione di romeni e bulgari, dopo l’accordo di Schengen.
Le famose entrate in massa che hanno portato in Italia circa 650 mila romeni in due anni.
Il referendum è stato richiesto dall’estrema destra e dall’estrema sinistra elvetica, ma riscuote ampi consensi anche in ambienti variegati.
In ogni caso è una forma di vera democrazia, perchè si lascia decidere il popolo svizzero. In Italia non solo hanno deciso i partiti, senza alcuna ratifica popolare, ma i cittadini poi devono anche subire le conseguenze dell’incapacità dei partiti di tutelare la sicurezza degli italiani.
Cornuti e mazziati, si direbbe a Napoli.
Uno “Stato di diritto” dove il cittadino “deve solo votare per i partiti”, mai decidere nel merito di un problema.
Uno Stato che non riesce in 28 anni a far tornare al suo Paese un delinquente. Per una volta non facciamo commenti, basta la notizia.
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