LA LEGA HA “GRATTATO” IL FONDO: PIAZZA IL SUO LOGO SUL GRANA PADANO PER FARE PROPAGANDA A PIACENZA
UNA FETTA DI FORMAGGIO OMAGGIO CON L’INVITO A VOTARE PER IL CARROCCIO… LA DENUNCIA DEL CONSORZIO GRANA PADANO
La propaganda che, dopo aver scavato, gratta sul fondo. Anzi, gratta il formaggio.
In vista delle prossime elezioni Amministrative, la Lega a Piacenza ha iniziato a distribuire ai cittadini dei pezzi di Grana Padano. Il tutto condito da un bollino con l’invito a votare per il Carroccio il prossimo 12 giugno. Un’iniziativa non autorizzata e che ha portato il Consorzio (di fama mondiale) a dissociarsi da questa iniziativa.
Come riportato dal quotidiano piacentino “Libertà“, il consorzio Grana Padano ha rilasciato una breve dichiarazione – attraverso le parole di Lorenzo Marini, amministratore delegato della Lattegra, componente del Consorzio – in cui ha criticato e condannato il comportamento della Lega Piacenza: “Ci dissociamo dall’utilizzo del nostro formaggio per fare propaganda politica, si tratta di un fatto sgradevole. Il formaggio non è né di destra né di sinistra. È di tutti”.
Una polemica che, però, sembra non aver colpito il Carroccio. Il consigliere provinciale della Lega, Giampaolo Maloberti, ha rivendicato quell’iniziativa (puramente elettorale, sfruttando un marchio senza ottenere prima l’autorizzazione), difendendola: “Tutto è stato regolarmente acquistato da un produttore locale siamo orgogliosi della nostra provincia: è la quarta in Italia per la produzione di Grana Padano che è, assieme a pancetta, coppa e salame, una delle nostre Dop. Noi saremo sempre per la tutela e promozione dei nostri prodotti locali”.
Insomma, spallucce anche di fronte alla reprimenda pubblica arrivata direttamente del Consorzio Grana Padano. E nella storia della Lega ci sono molti altri esempi di questo tipo. Come quando, nell’estate del 2020, i canali social del Carroccio utilizzarono la fotografia simbolo della pubblicità dei biscotti “Ringo” e, nonostante Barilla (il gruppo che produce quei dolciumi) si fosse dissociata spiegando di non aver mai dato l’autorizzazione, quel post è ancora (a due anni di distanza) online.
(da NextQuotidiano)
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