LA REGIONE LIGURIA TAROCCA LA FOTO DEL 25 APRILE
SUI MANIFESTI AFFISSI IN CITTA’ VIENE MOSTRATA UNA FOTO DI PARTIGIANI INTENTI A PIANIFICARE UN’AZIONE, MA QUALCUNO HA TOLTO PISTOLA E BOMBA A MANO CHE C’ERANO NELLA FOTO ORIGINALE…. PAURA DI DARE UN’IMMAGINE TROPPO AGGRESSIVA DEI LIBERATORI? … ANCHE L’ORIGINALE ERA UNA POSA CINEMATOGRAFICA, IL 25 APRILE ERA GIA’ PASSATO… IMBARAZZO DELLA GIUNTA DI SINISTRA
Chi è causa del suo mal pianga se stesso: la Regione Liguria guidata ( talvolta contromano come la sua auto) dal governatore ex diessino Claudio Burlando riesce a farsi del male da sola, in una manifestazione di autolesionismo più unica che rara.
Vediamo i fatti. La Regione fa affiggere migliaia di manifesti per celebrare il 25 aprile e decide di immortalare il comandante partigiano Aldo Gastaldi, alias “Bisagno”.
Qualche collaboratore trova la foto adatta: intorno a un tavolo ecco seduti, intenti a qualche piano strategico, i partigiani “Santo”, “Lesta”, “Bill” e “Chino”, di “Bisagno” neanche l’ombra, pazienza, tragico errore.
Sul tavolo spiccano una Colt 45 americana e una bomba a mano a pigna britannica. Qualcuno ritiene forse che la presenza delle armi getti una cattiva luce sulla combriccola e ha una brillante idea: facciamole sparire con un trucco fotografico.
Si arriva all’affissione dei manifesti per le strade e le armi non ci sono più.
Ma qualcuno che aveva visto la foto originale pubblicata su qualche rivista segnala la cosa alla sede genovese de “il Giornale” e l’amico Diego Pistacchi, grande segugio, va a fondo sulla vicenda e realizza lo scoop di cui tutti parlano in città .
La Regione imbarazzata risponde che non ne sapeva nulla della foto taroccata e che in fondo non è poi cosi gravi.
Insorgono tutti: il centrodestra che accusa la Regione di avere la coda di paglia nel non voler ammettere di aver dato l’imput al taroccamento della foto, le associazioni partigiane che si sono sentite censurate, quasi a dover negare o nascondere di aver fatto uso delle armi durante la lotta di liberazione, i cittadini normali che si chiedono a che punto sia arrivata una certa politica se deve anche taroccare le foto.
Ma non è finita: il Secolo XIX intervista il “Santo”, uno dei partigiani presenti nella foto, che rivela che in realtà l’istantanea è stata scattata il 28 aprile, a Liberazione già avvenuta.
Qualcuno doveva fare un servizio sulla guerra partigiana e loro si erano resi disponibili.
Parole del Santo: “Quella foto è una sorta di rappresentazione cinematografica, c’erano alcuni giornalisti e qualche fotografo”.
Insomma si sono pure messi in posa a Villa Brignole, una frazione di Rezzoaglio, in val d’Aveto.
“Fu Chino che era anche giornalista a convincerci a ricostruire la scena con la mappa cartografica e le armi” dichiara il Santo.
Quindi anche la foto non è uno scatto originale di un’azione vera, ma pure essa un tarocco. Tanto per finire in bellezza.
Resta l’errore, o “ingenuità “, come dice il presidente Burlando.
Selezionata da un collaboratore, l’immagine sarebbe poi stata scelta da altri, nessuno si vuole assumere la responsabilità politica del fattaccio.
Chi abbia fatto sparire la pistola e la bomba a mano non si saprà mai, come nei migliori gialli senza colpevole.
Resta la figuraccia di non aver saputo neanche riprodurre sul manifesto ufficiale della Regione un’immagine vera e reale, ma il peggior tarocco di una foto già taroccata.
La Giunta del “bianchetto” ha finito per scontentare tutti, centrodestra, sinistra, partigiani e malpensanti: come se si volesse non far vedere che i partigiani sparavano e che magari fosse meglio farli apparire come a una riunione condominiale.
Già che c’erano potevano aggiungere, da maghi del fotoritocco, un bicchier di vino, un mazzo di carte, fave e salame, così avrebbero reso l’ambiente ancora più dopolavoristico.
Ma dalla Giunta ligure ci si può sempre aspettare anche l’imprevedibile.
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