Dicembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
EFFETTI SU 50.000 DOCENTI, QUELLI TRASFERITI POTRANNO CHIEDERE SUBITO IL RIENTRO… LA MINISTRA “NON LAUREATA” HA DIMOSTRATO PIU’ BUON SENSO DI TANTI SOLONI
Accordo raggiunto, tra quasi tutti i sindacati della scuola e il ministro dell’Istruzione, sulla mobilità degli insegnanti nell’anno scolastico 2017/2018.
Un’intesa realizzata velocemente, visto il pochissimo tempo da cui il nuovo ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, si è insediata.
E probabilmente a facilitare il raggiungimento dell’accordo è stato anche il fatto che la nuova titolare dell’istruzione sia una ex sindacalista.
L’intesa riguarda dunque la spinosa questione del trasferimento dei docenti, uno dei capitoli più controversi della legge 107 (Buona Scuola).
E si tratta di un accordo “politico”, come sottolinea il Miur: la firma del contratto integrativo di mobilità del personale docente avverrà nel mese di gennaio.
A siglare sono stati oggi Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal. Non ha firmato la Gilda, che non si è ritenuta soddisfatta dall’accordo. Riserve sono state espresse anche dall’Anief.
“Quella siglata oggi è un’intesa a favore della scuola. Abbiamo avviato un percorso di responsabilità e serietà che mette al centro il funzionamento del nostro sistema di istruzione” ha commentato il ministro.
“Abbiamo tutti collaborato avendo come obiettivo il miglioramento delle condizioni della scuola, pensando a chi a scuola lavora e a chi la frequenta” ha aggiunto Fedeli. Ci sono state, ha detto, anche “una qualità e un’assunzione di responsabilità nei tempi di chiusura dell’accordo, che dimostrano la serietà di chi si è seduto attorno al tavolo: del decisore politico, dell’amministrazione, delle rappresentanze dei docenti”.
Soddisfatti i sindacati firmatari, che sottolineano il “cambio di metodo coerente con l’accordo firmato lo scorso 30 novembre tra Governo e Sindacati per la ripresa di corrette relazioni sindacali e un riequilibrio del rapporto tra leggi e contrattazione a favore di quest’ultima” nonchè “l’atteggiamento di attenzione e apertura al dialogo” del ministro.
Interviene anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che parla di “un bel segnale” e “un buon accordo che dimostra quanto sia utile e conveniente, per tutte le parti e per l’interesse generale, valorizzare il confronto con le parti sociali”.
Ma quali sono le novità ?
Sarà previsto per tutti i docenti lo svincolo dall’obbligo di permanenza triennale nel proprio ambito o nella propria scuola. Si tratta di una misura straordinaria: resta fermo infatti l’obiettivo prioritario, indicato dalla legge 107, della continuità didattica.
La mobilità avrà un’unica fase per ciascun grado scolastico.
Il personale docente potrà esprimere fino a 15 preferenze: potranno essere indicate, oltre agli ambiti, anche scuole, per un massimo di 5.
Questo varrà sia per gli spostamenti all’interno che fuori dalla provincia. Quanto all’individuazione dei docenti per competenze, i criteri saranno identificati in un accordo separato, che sarà sottoscritto insieme al contratto sulla mobilità .
La Gilda, che non ha firmato l’intesa, spiega che “pur in presenza di aperture quali la deroga al vincolo triennale per tutti e la possibilità di esprimere alcune preferenze su scuola per tutti, non si possa accettare che la maggior parte dei docenti venga collocata negli ambiti territoriali e sottoposta alla individuazione per competenze ovvero alla chiamata diretta”.
Rifiuta i “facili trionfalismi” l’Anief, che parla di “solo un passo in avanti, ma non certo la vittoria finale contro le norme ingiuste e discriminanti, focolaio di tensioni tra il personale, introdotte con la cosiddetta Buona Scuola del 2015”.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
UN’OLANDESE, DA PIU’ DI 20 ANNI A LONDRA, ORA RISCHIA L’ESPULSIONE… E CON LEI TRE MILIONI DI CITTADINI EUROPEI
Sposata con un inglese, madre di due figli nati in Inghilterra e residente nella capitale britannica
da 24 anni: sembrerebbe abbastanza per ottenere il diritto a restarci per sempre.
Ma quando Monique Hawkins, un’olandese che lavora a Londra nel settore del software, ha inviato al ministero degli Interni la richiesta per un permesso di residenza, primo passo per la cittadinanza del Regno Unito, le è arrivato l’ordine di lasciare immediatamente il Paese o rischiare la deportazione.
Finchè la Gran Bretagna ha fatto parte dell’Unione Europea, la signora non si sentiva costretta a prendere una seconda nazionalità : poteva vivere in qualunque paese Ue. Dopo la vittoria della Brexit nel referendum del giugno scorso, tuttavia, le era venuto qualche dubbio.
Il governo di Theresa May assicura i 3 milioni di europei qui residenti che potranno rimanere indefinitamente, nel quadro di un accordo con Bruxelles che dia lo stesso diritto al milione e mezzo di britannici residenti negli altri 27 paesi dell’Unione: ma la questione sarà oggetto di negoziato e Monique aveva pensato di cautelarsi avviando subito le pratiche di naturalizzazione.
Le è andata male. E quando ha cercato di parlare con il ministero degli Interni per chiedere ragioni, non è riuscita a comunicare con nessuno: “Una situazione degna dei film satirici di Monty Python”, commenta.
La sua storia, finita ieri sul Guardian, non è unica.
Le lamentele degli europei che risiedono nel Regno Unito si ripetono dal giorno dopo il referendum.
“Vivo nell’incertezza e nella paura”, dice Sylvie Kilford, dottoranda polacca, anche lei sposata con un inglese, dopo avere scoperto di non essere qualificabile per il permesso di residenza perchè non si è mai fatta un’assicurazione sulla salute.
“Mi sento triste, tradito e senzacasa”, le fa eco l’ingegnere francese Charles Noblet.
“Il mio livello d’ansia è tale che mi sono decisa a farmi rappresentare da un avvocato “, protesta l’italiana Paola Rizzato.
In realtà l’olandese Monique Hawkins non teme di essere forzatamente separata da marito, figli e rispedita in continente: “In qualche modo, alla fine spero che il problema si chiarirà “.
Ma non è semplice: il formulario per richiedere il permesso di residenza è lungo 85 pagine e fitto di richieste assurde, come la consegna di documenti anche scaduti per dimostrare da quanto si è nel Regno Unito.
E’ già sorta un’associazione, “The 3 million campaign”, per proteggere gli interessi degli europei (fra i quali 600 mila italiani). E il governo sta sperimentando un formulario online per facilitare la procedura.
Potrebbe non essere sufficiente: una think tank calcola che, se tutti i 3 milioni di residenti europei chiedessero la cittadinanza britannica, lo stato impiegherebbe 47 anni a esaminare le richieste.
Della Brexit, questo è certo, continueremo a discutere a lungo.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 30th, 2016 Riccardo Fucile
FANNO DISCUTERE LE OPERE DI “TILER”… “COSI’ VOGLIO SPINGERE LE PERSONE A RIFLETTERE”
Tutti in città almeno una volta hanno visto una sua opera, ma nessuno conosce la reale identità di Tiler, «il piastrellista», l’artista di strada i cui lavori appesi per le strade di Genova hanno fatto il giro del web, suscitando domande e curiosità .
Tiler, apparentemente un giovane sulla trentina, non svela il proprio nome, si nasconde sotto una maschera da scimmia e agisce quasi sempre di notte, come Banksy, il writer celebre per le opere pungenti e per la segretezza in cui è avvolta la sua vita.
L’artista genovese con le sue installazioni oniriche mira a catturare l’attenzione, a mettere un pizzico d’arte dove il brutto sembra prendere il sopravvento e per questo non rinuncia a denunciare il degrado.
«I miei lavori sono un modo per accompagnare chi si muove per Genova per andare al lavoro, a scuola o per una passeggiata. Scelgo muri degradati, cerco di regalare del colore con le mie piastrelle, in modo da rendere più piacevole il passaggio: voglio che le persone tornino a guardarsi intorno e non a camminare come automi. Credo nel loro sguardo — racconta – ed evito i muri delle abitazioni private perchè l’arte non va imposta. I luoghi che scelgo possono essere l’unica denuncia che mi permetto di fare. Un esempio: in corso Gastaldi, fra il quartiere della Foce e quello di San Martino, ho attaccato un lavoro per evidenziare l’abbandono dell’ex Inam, una struttura ambulatoriale meravigliosa, lasciata all’incuria».
I suoi quadri murari, composti con piastrelle su cui vengono applicate delle fotografie, si possono trovare nel centro storico, ma anche nella centrale Galleria Mazzini, alla stazione di Brignole, fra i caruggi della zona di Sottoripa, vicino al Porto Antico.
«In piazza del Carmine ho attaccato un enorme lavoro dedicato a don Gallo, difeso dal quartiere negli Anni 70, quando il cardinale Siri voleva trasferirlo — continua Tiler -. Ultimamente ho anche realizzato un’installazione nei vicoli che è stata male interpretata: rappresentava una donna con dei fiori in mano e con il viso coperto da una maschera di Spiderman. Il significato andava ricercato nella differenza fra gli eroi di oggi e quelli di una volta. Purtroppo qualcuno ha distrutto tutta la parte del volto: penso che l’opera sia stata vissuta come un’offesa religiosa».
In tanti sui social network provano a scovare un’interpretazione delle installazioni, che spesso hanno soggetti surreali come una donna con ali da pollo, un poliziotto trasformato in una marionetta o un cane astronauta.
«Le mie immagini hanno uno scopo: farsi osservare e far nascere un pensiero — conclude —. I messaggi che ricevo sulla mia pagina Facebook sono la mia gratifica, il mio applauso. Se riesco a far voltare una testa, a regalare un attimo di curiosità a chi sembra averla persa, mi sento realizzato».
Claudio Cabona
(da “La Stampa”)
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