CANDIDARSI COME CONCLUSIONE DI PERCORSO POLITICO, NON COME SCELTA ESTEMPORANEA O DI INTERESSE
TROPPE CANDIDATURE SONO DI SERVIZIO O DETTATE DA VANITA’ E AMBIZIONI
Negli ultimi 5 anni sono stati tantissimi gli amici e le amiche “d’area” che hanno sentito il bisogno di candidarsi…Non avendo (più) una “casa comune” nella quale farlo, di volta in volta hanno scelto la “collocazione” che ritenevano (o che s’appalesava essere la) più “consona” ed anche allorchè risultasse, di fatto, distante “anni ed anni luce” dagli ideali propugnati da sempre..
C’è chi lo ha fatto perchè immaginava di poter fare “del bene alla gente”; ovvero per vanità , per ambizione, perchè si sentiva un “leader in provetta” o il “potenziale salvatore della Patria” ovvero, ancora, perchè immaginava che uno stipendio sicuro per 5 anni fosse una cosa per la quale valesse la pena battersi (ed anche “perdendo la faccia”, nel caso)..
La politica mi ha sempre affascinato come “dimensione”.
Una candidatura personale, però, non l’ho mai presa seriamente in considerazione, perchè ho sempre immaginato che quella specifica azione dovesse avere un senso preciso.
Che dovesse essere la conclusione di un iter, di un percorso specifico e l’inizio di uno nuovo; perchè ho sempre pensato che quel gesto dovesse valere – e significare – un segno tangibile d’amore per il proprio Paese e non una scelta estemporanea, consumata alla “meno peggio”, peraltro…
Certe frasi sono belle. Sono dannatamente ad effetto
Dire che si vorrebbe “fare del bene alla gente”, che ci si vorrebbe occupare della res pubblica, che ci si vorrebbe battere per i meno fortunati, per i bisognosi, per gli “afflitti”, per gli “ultimi”, per i “diversi”, sono cose che riempiono la bocca e (il più delle volte, falsamente, anche) il cuore..
Ma quanto c’è di vero in quelle frasi? Quanta autentica dimensione valoriale v’è in chi sostiene certi assunti. E, poi, davvero la politica, prima, e lo Stato, poi, devono occuparsi di fare “del bene alla gente”? In tutta onestà , penso proprio di no
Un’azione politica seria e credibile è quella che si batte per lo Stato. Quella che lo immagina sempre più efficace ed efficiente. Quella che, da un lato, laddove la sua presenza (proprio) non serve, ne propugna un ridimensionamenrto sostanziale, mentre, dall’altro, laddove si “discuta”, per esempio, di “potere d’imperio territoriale”, di amministrazione della giustizia, di formazione/istruzione e di “salute” delle persone, ne postula una presenza “asfissiante”, massiccia ed esclusiva (senza dimenticarsi di garantire gli spazi di libertà necessari al rispetto dell’inziativa economica privata, ovviamente, almeno in materia di istruzione e salute)..
E’ giusto “prendersi cura” di chi è rimasto indietro. E’ eticamente valido dare una mano a chi, da solo, non ce la fa! Ma ci sono modi e modi per farlo e “l’assistenzialismo ricattatorio”, quello che crea “dipendenze funzionali”, soggezione a chi gestisce le clientele, a chi dispensa favori in cambio di voti, è deciamente quello peggiore, indegno ed eticamente inaccettabile…
Il tema è chiaramente complesso. Involge questioni, principi e riflessioni di natura etica, filosifica, politica e giuridica: condensarlo in poche righe sarebbe oltremodo riduttivo oltre che poco efficiente.
Comunque sia, un giorno – che auspico vicino – quando finalmente “troverò una casa politica” che rifletta il mio cuore, la mia anima e le mie ragioni; quando finalmente potrò sentirmi davvero “parte” di un progetto politico-folosofico lungimirante ed appassionante; quando potrò dare il mio piccolissimo, ma accorato, contributo di idee e di passione in modo pieno e compiuto, allora sì che ci metterò (ancor di più) la faccia, candidandomi.
E non lo farò per vanità , per ambizione o perchè penserò di essere il migliore. La vita è ricca di sfumature, di colori, di sostanza. C’è l’amore, l’amicizia, la passione per la bellezza…
Ma c’è anche, almeno in alcuni, l’amore per il proprio Paese, per la propria terra e per determinati ideali. Forse sono proprio quelle, le cose che bisognerà ritrovare, ed anche in fretta… Comunque sia, il prossimo 4 marzo, voteremo.
Quella alla quale stiamo assistendo, diciamocelo – e pur riconoscendo l’esistenza di qualche piccolissima eccezione – è la più brutta campagna elettorale che io ricordi, satura di promesse irrealizzabili, di giochi al ribasso; priva, il più delle volte, di una autentica visione. Votare è sì, un dovere, ma è soprattutto un diritto. E, allora, se proprio dovessi esortare gli amici e le amiche in un senso o nell’altro, lo farei sempre allo stesso modo. Insomma, chi andrà a votare, che lo faccia perchè davvero “ci crede in quello specifico voto”. Diversamente, che si astenga. Che lo faccia anche “col sangue agli occhi”. Che si incazzi pure come “un pinguino”, se così sente.
Ma dal 5 marzo, però, cerchiamo, ricerchiamo e cerchiamo ancora.
Immaginare il futuro è sempre una cosa meravigliosa. Quel futuro, però, passa (e passerà , sempre) attraverso il presente, lo studio e l’applicazione sincera, appassionata, appassionante e dirompente.
Creare “massa”. Creare un “senso critico diffuso”. Determinare una piattaforma condivisa dalla maggioranza delle persone, è sempre “cosa tosta”.
Ci vuole passione sincera, capacità di saper arrivare, sia alla testa che al cuore degli altri, e, soprattutto, studio, studio ed ancora studio, unito ad un grande sogno, ed i sogni non sono sempre irrealizzabili.
Basterà volerlo davvero, però, perchè, “volendo”… “Noi siamo la rivoluzione, e la rivoluzione” (quella delle idee incendiarie; quelle che diventazioni azioni democraticamente irriverenti ed innovatrici) “non si può fermare”…
Salvatore Totò Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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