ALTRA GRANA PER LA RAGGI: SI DIMETTE IL MINISINDACO M5S DEL MUNICIPIO DELLA GARBATELLA
ESPLODE LA GUERRA INTERNA TRA GLI ORTODOSSI DELLA LOMBARDI E I SEGUACI DELLA RAGGI
La notizia era nell’aria da qualche giorno e ora è divenuta ufficiale: nella Capitale, con la caduta della Giunta dell’VIII municipio (Garbatella e Ostiense), si è consumata la prima crisi politica conclamata dovuta alle divisioni interne a M5S.
Stamani infatti il minisindaco Paolo Pace ha deciso di gettare la spugna e di rassegnare le proprie dimissioni, in aperta polemica coi consiglieri “ortodossi” vicini alla deputata Roberta Lombardi, che in consiglio municipale avevano messo in minoranza i “governativi” fedeli al presidente e leali nei confronti della sindaca Virginia Raggi.
Un esito che la prima cittadina, consapevole delle ripercussioni che avrebbe potuto avere a livello cittadino e nazionale, aveva tentato in ogni modo di scongiurare, nominando una task-force di consiglieri capitanata dal capogruppo in Campidoglio Paolo Ferrara, con la missione di far siglare un compromesso alle parti, capace di riportare la situazione alla normalità .
Missione che, lungi dall’appianare le divergenze, ha ulteriormente esacerbato gli animi (si parla di contatti fisici e di strattoni nel corso del tentativo di mediazione la settimana scorsa nella sede del municipio) e ha portato Pace ad usare parole al vetriolo nei confronti degli ortodossi per motivare la scelta di dimettersi.
Pace ha parlato di “una maggioranza che si comportava costantemente da opposizione, controllando e criticando ogni atto della giunta prima ancora che venisse prodotto, effettuando veri e propri blitz negli uffici amministrativi e producendo così una indebita e inaccettabile ingerenza”.
Lo strappo tra la giunta e i consiglieri si è prodotto sulla questione dell’area degli ex-mercati generali, per la quale la giunta cittadina ha avallato il progetto di riqualificazione già approvato dalla giunta Marino.
Scelta a sua volta approvata dal municipio, contro cui però si sono schierati gli ortodossi, chiedendo che si ridiscutesse il tutto e si ripartisse da una consultazione dei residenti.
Ma al di là del casus belli, la situazione era apparsa complicata per l’incompatibilità delle diverse visioni e sensibilità messe in campo dalle due “correnti”: i consiglieri ortodossi erano arrivati a chiedere a Pace di non utilizzare il simbolo pentastellato nelle sue uscite pubbliche, e hanno mantenuto una linea aspramente critica sul progetto del nuovo stadio della Roma, tanto da appoggiare la contestazione in Campidoglio alla sindaca da parte del tavolo urbanistica del movimento, capeggiato da Francesco Sanvitto, che non a caso si è occupato anche dei mercati generali.
Ora che la crisi è deflagrata sul piano politico, su quello formale ci sono 20 giorni da far trascorrere nel caso vi fosse un ripensamento del presidente dimissionario, dopodichè la gestione del municipio passerà direttamente nelle mani della sindaca, che potrà decidere la data delle elezioni (si pensa ad un mini election-day assieme a Ostia).
Resta, in ogni caso, il vulnus all’amministrazione cittadina, e una situazione interna al Movimento preoccupante, se si considera che proprio in questi giorni si dovrebbe assistere al rush finale sul nuovo progetto di stadio a Tor di Valle, per il quale dovrà poi necessariamente giungere il via libera dell’aula Giulio Cesare, in uno scenario che a questo punto non risulta dei più rassicuranti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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