CASO BATTISTI: L’ENNESIMA BRUTTA FIGURA PER IL GOVERNO DEL “GHE PENSI MI”
IL PREMIER: “BATTISTI? UNA PERSONA ORRIBILE, STIA LA'”, POI LA RETROMARCIA…LA PAURA DI MANDARE IN FUMO GLI AFFARI CON IL BRASILE…ORA RICHIAMEREMO L’AMBASCIATORE PER FARE UN PO’ DI SCENA, LA RUSSA FARA’ LA VOCE GROSSA, POI TUTTI FARANNO FINTA DI NON ESSERSELO PRESO IN QUEL POSTO E AMEN
Il Cavaliere deve correre ai ripari, stavolta la diplomazia delle pacche sulle spalle non ha funzionato.
“Io e Lula siamo fatti allo stesso modo, ci capiamo al volo”, sparò Berlusconi nell’ultimo incontro con il presidente brasiliano a San Paolo.
Ma questa strategia del business e del sorriso alle telecamere rischia di andare in pezzi di fronte alla durezza del caso Battisti.
Per questo da ieri il governo italiano, in consultazione stretta con il Quirinale, ha iniziato ad alzare i toni, preparandosi a reagire al più sonoro degli schiaffi. Lo stesso Napolitano ha seguito personalmente la vicenda, dando la sua disponibilità a telefonare a Lula per fare pressioni.
Dopo aver sottovalutato il caso, Berlusconi si trova a dover gestire un affare scottante, politicamente doloroso soprattutto per gli ex An della maggioranza. L’ultima volta che il premier italiano vide faccia a faccia Lula fu alla fine di giugno, in occasione di un forum economico italo-brasiliano.
I presenti ricordano che non ci fu alcun accenno da parte del Cavaliere al caso Battisti. “Eravamo una decina e Berlusconi non gliene parlò – ricorda Adolfo Urso, allora viceministro – ma non posso escludere che gliene abbia parlato altrove, magari in ascensore”.
In realtà sembra che un segnale in quella occasione il premier lo mandò, ma in punta dei piedi.
La corte suprema brasiliana aveva già dato il via libera all’estradizione, mancava però la firma di Lula. Berlusconi, sottovoce, glielo fece presente: “Confidiamo che la decisione della vostra Corte suprema sia applicata”. Niente di più.
Così come, mesi prima a Washington, a margine del summit sulla sicurezza nucleare, Berlusconi andò all’ambasciata brasiliana per incontrare Lula e firmare l’accordo di partenariato strategico tra i due paesi.
Anche ad aprile, in quell’occasione, poche parole su Battisti. Il Cavaliere si limitò ad esprimere “fiducia” nei confronti delle autorità brasiliane. E Lula se la cavò senza prendere alcun impegno: “Aspettiamo le motivazione della sentenza sull’estradizione, vi terrò informati”.
Il fatto è che in ballo, tra Italia e Brasile, ci sono miliardi di commesse che interessano le più importanti aziende italiane.
A San Paolo insieme al premier c’erano 60 imprenditori, tra cui “big player” come Fincantieri, Finmeccanica, Piaggio, Ferrovie, Telecom, Impregilo.
Non a caso ieri a palazzo Chigi c’era chi commentava con una punta di fastidio la sparata di Ignazio La Russa sul possibile boicottaggio del Brasile a seguito di una decisione sfavorevole.
“A rimetterci saremmo soltanto noi: il Brasile può andare avanti senza l’Italia, ma le nostre imprese posso fare a meno di un’economia che galoppa a ritmi cinesi?”.
Ecco il vero cruccio del premier, l’idea che mesi di faticose trattative commerciali possano saltare per “colpa” di un ex terrorista riemerso dal bianco e nero degli anni Settanta.
“Battisti è un personaggio orribile – confidò Berlusconi a un ministro qualche mese fa – e non capisco perchè dovremmo fare i salti di gioia alla prospettiva di doverlo mantenere noi per anni nelle nostre galere”.
Quando a settembre, dietro il palco di Atreju, Giorgia Meloni gli presentò Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere ucciso nel ’79 da un commando dei Pac di Cesare Battisti, il premier non si sbilanciò ma promise un interessamento: “Conosco bene la vicenda, la stiamo seguendo da vicino”. Poi più nulla, a muoversi sono stati i diplomatici e gli avvocati.
Si tratta ora di approntare una linea di difesa per capire come fronteggiare l’emergenza.
La prima mossa sarà quella di richiamare a Roma “per consultazioni” l’ambasciatore d’Italia Gherardo La Francesca.
Un gesto per segnalare tutto il “disappunto” del governo e preparare il ricorso all’alta corte brasiliana.
Nel frattempo anche la politica non starà a guardare.
Ai primi di gennaio ci sarà una manifestazione sotto l’ambasciata brasiliana a piazza Navona e parteciperà lo stesso Torreggiani.
Forse anche La Russa. Sicuramente ci sarà Daniela Santanchè, visto che Torreggiani è un dirigente del suo “Movimento per l’Italia”: “Chiederò al presidente Berlusconi di incontrarlo”.
Più di questo, ammettono nel governo, non si può fare.
D’altronde seguire le procedure legali e rispettare il diritto sovrano brasiliano è sempre stata la linea impostata dai ministri Alfano e Frattini. Almeno finora. Perchè nel Pdl in molti già pensano a far saltare la ratifica dell’accordo Italia-Brasile in materia di difesa, quando a gennaio arriverà al voto della Camera.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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