CERTO DI MORIRE PER MANO DI PUTIN
OMICIDIO NEMTSOV, I SUOI TIMORI IN UNA INTERVISTA: “MI VUOLE UCCIDERE”
Boris Nemtsov, oppositore irriducibile di Vladimir Putin ucciso ieri notte in un agguato, ha continuato fino all’ultimo secondo a criticare il governo di Mosca. Quando i sicari lo hanno freddato con almeno quattro colpi di pistola, il leader dell’opposizione stava tornando a casa con un’amica dopo aver partecipato a un programma radiofonico per L’Eco di Mosca.
Nella sua ultima intervista, il 55enne si è dimostrato combattivo e critico come al suo solito nei confronti delle autorità moscovite.
Il suo ultimo appello, rivolto a tutti gli abitanti di Mosca, era di partecipare alla marcia contro la guerra che si terrà domani, primo marzo. “Se siete per la fine della guerra russa con l’Ucraina, se sostenete la fine dell’aggressione di Putin, venite alla marcia di Primavera”.
Per lui non ci sarà più nessuna marcia e nessuna Primavera.
“Temo che Putin voglia uccidermi”, aveva dichiarato in una recente intervista, rilasciata il 10 febbraio scorso al quotidiano Sobesednik.
Di minacce ne riceveva giornalmente: arrivavano nella sua casella email, o tramite i social media. Ma lui non ha mai smesso di attaccare Putin, considerandolo una rovina per la Russia e i suoi abitanti.
Un passaggio della sua ultima intervista. “Pensiamo che, per rimettere in piedi il nostro Paese e superare la crisi, siano necessarie riforme politiche. In particolare, è necessario portare avanti delle elezioni oneste con la partecipazione delle opposizione, cancellando la censura e fermando questa propaganda bugiarda e assolutamente miserabile che ha rigirato e mangiato le menti del popolo russo”.
E ancora: “È chiaro che abbiamo bisogno di riforme politiche in questo paese. È evidente che, quando il potere è concentrato nelle mani di un’unica persona, e questa persona comanda sempre, tutto finisce in un modo assolutamente catastrofico”.
Il presidente Putin si è affrettato a condannare il delitto come “un crudele assassinio”, ma allo stesso tempo ha parlato di “provocazione”, annunciando una immediata consultazione con i vertici della sicurezza e il suo “diretto controllo” sulle indagini, come se questo fosse una garanzia per l’individuazione dei veri mandanti.
In queste ore pressochè tutti i leader mondiali, da Obama a Merkel, stanno chiedendo al Cremlino di “fare di tutto” per “assicurarsi che su questo assassinio sia fatta luce e che i responsabili siano chiamati a risponderne” (parole della cancelliera).
Peccato, però, che la storia recente russa sia ricca di esempi che lasciano presagire il contrario.
La morte di Nemtsov, infatti, ricorda da vicino quella di altre figure scomode della vita pubblica russa.
Ed è forse l’omicidio più clamoroso – anche per le inevitabili reazioni in Occidente e i sospetti che è destinato a generare – dall’agguato che il 7 ottobre 2006, sempre a Mosca, costò la vita alla giornalista Anna Politkovskaia.
Fisico di formazione, padre di quattro figli, Boris Iefimovic Nemtsov era stato indicato nella seconda metà degli anni ’90 come un possibile delfino di Boris Ieltsin per la successione al Cremlino. Alto, bruno, affascinante, buon oratore, era emerso come una delle figure più spendibili e meno impopolari fra gli allora “giovani riformatori” della leva ieltsiniana postsovietica.
Già governatore di Nizhni Novgorod, era arrivato a Mosca nel 1997 per ricoprire l’incarico di primo vicepremier nel governo guidato da Viktor Cernomyrdin. Ma quando la crisi del ’98 aveva spazzato via gran parte dei giovani liberali, la sua stella aveva cominciato a declinare lasciando spazio a quella che nel giro di un anno sarebbe stata la repentina ascesa di Vladimir Putin, uscito dai ranghi dei servizi segreti.
Fu in quella fase che Nemtsov diede vita all’Unione delle Forze di Destra, una formazione liberale capace ancora di entrare alla Duma. Ma fin da subito si differenziò dagli altri cofondatori, l’ex premier Serghiei Kirienko e l’altro ex vicepremier Anatoli Ciubais, ponendosi in forte e aperta critica nei confronti di Vladimir Putin. Un atteggiamento divenuto sempre più radicale negli ultimi anni, sullo sfondo di una polemica sempre più dura con il presidente in carica, da lui accusato di autoritarismo e bellicismo.
Oppositore dichiarato in questi mesi anche della politica ucraina del Cremlino, Nemtsov aveva aderito all’ormai imminente manifestazione anti-Putin del primo marzo, convocata fra gli altri dal blogger Andrei Navalni.
(da “Huffingtonpost“)
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