ELEZIONI MIDTERM, GLI STATI DOVE SI DECIDE IL DESTINO DI TRUMP
MOLTI STATI IN BILICO, AFFLUENZA RECORD
Le elezioni di midterm sono una sorta di incubo per i presidenti in carica, dal 1934 solo due presidenti hanno vinto l’appuntamento di metà mandato: Franklin Delano Roosevelt e George W. Bush.
Secondo i sondaggi lo stesso destino potrebbe toccare a Donald Trump.
Quello dell’anatra zoppa, quando il presidente si ritrova senza la maggioranza del Congresso che lo sostiene e quindi, vede attenuata la sua forza legislativa nel secondo biennio del suo mandato.
Al di là dei molteplici pronostici la cui attendibilità è dimostrabile solo a posteriori, l’esito della lunga notte elettorale americana è profondamente incerto.
I sondaggi raccontano una sfida a portata di mano per i democratici, ai quali più che l’efficacia della loro strategia elettorale (in un voto profondamente connotato a livello locale) viene in soccorso la matematica: il Senato, dove hanno più seggi da difendere tra i 35 che saranno rinnovati, dovrebbe restare nelle mani dei repubblicani; per il ragionamento opposto, alla Camera i dem sono dati in discreto vantaggio, perchè qui il partito del presidente Donald Trump ha molti più collegi da difendere (o da perdere).
Tendenza fisiologica, visto che in media chi governa perde circa trenta seggi alle elezioni di Midterm, e ai dem ne bastano 23 per capovolgere gli equilibri e azzoppare Trump.
Ma dove si giocano le sfide decisive?
Dalla California al Texas passando per il Midwest che tanto contribuì alla vittoria di Trump alle presidenziali di due anni fa: sono circa venti i duelli dove la posta in gioco è più alta, quelli definite “tossup”.
Si inizia dal Kentucky, primo Stato di cui si conoscerà l’esito elettorale: qui nel sesto distretto la sorpresa può arrivare dalla democratica Amy McGrath, nota per essere stata la prima donna pilota di un F18 in Iraq e Afghanistan, che si troverà di fronte un volto noto della politica locale, il senatore Andy Barr.
Due anni fa Trump ha vinto in scioltezza contro Clinton ma ora, oltre all’appeal ormai offuscato di Barr, può certamente giocare un ruolo la guerra commerciale avviata da Trump che ha avuto ripercussioni sul prezzo del bourbon e sui costi di produzione d’auto della Toyota. Se vincesse McGrath, sarebbe già un primo segnale dei dem a Trump.
Altro scontro importante è quello in Indiana, per il Senato: un seggio difficile ma non impossibile da difendere per i democratici guidati dal “conservatore” Joe Donnelly, contrapposto al repubblicano Mike Braun.
Qui il vicepresidente Usa Mike Pence è di casa, e alle presidenziali Trump distaccò la Clinton di 19 punti. Interessanti per il Senato le sfide, in bilico, per l’Arizona e Nevada, in cui è fortissimo il tema dell’immigrazione, ma nel 2016 nel primo vinse Trump, nel secondo Clinton.
Attenzione rivolta ovviamente alla Florida, per il Senato ma anche per la scelta del nuovo Governatore: il sindaco di Tallahassee, Andrew Gillum, se la gioca con il repubblicano Ron DeSantis, trumpista della prima ora.
Se i democratici riuscissero a spuntarla potrebbero dare allo stato dell’East Coast il primo governatore nero.
Gillum nei più recenti sondaggi ha un lieve vantaggio, all’interno però del margine di errore. Ma la Florida, insieme ad altri, è swing state per eccellenza, e i repubblicani sognano di sottrarre la poltrona di senatore all’uscente Bill Nelson, grazie a Rick Scott.
In bilico è anche il settimo distretto per la Camera in Virginia: repubblicano da decenni, questa volta è considerato a rischio per il partito di Donald Trump rappresentato da David Brat, al suo secondo mandato.
Contro di lui i dem hanno schierato una donna, ex agente della Cia, Abigail Spanberger, capace nelle settimane di campagna elettorale di risvegliare la base democratica con battaglie progressiste su immigrati e assistenza sanitaria.
Se nel 14esimo distretto di New York la partita pare già vinta da colei che la stampa americana ha battezzato come il nuovo astro democratico, Alexandria Ocasio-Cortez, più incerto è lo scontro per il Senato in West Virginia.
Al senatore dem Joe Manchin l’arduo compito di difendere il seggio dal candidato repubblicano Patrick Morrissey, un nome forse debole in uno Stato, però, che ha visto la schiacciante vittoria di Trump solo due anni fa. §
In Michigan, nell’undicesimo distretto storicamente rosso, la sfida è tra due donne alla prima esperienza nell’agone politico, almeno da protagoniste: la dem Haley Stevens contro Lena Epstein, i sondaggi danno leggermente in vantaggio la prima.
Occhi naturalmente puntati sul Texas, Stato tradizionalmente ‘rosso’. Per la Camera, da osservare il settimo distretto, un tempo roccaforte Gop, vinto di un soffio da Hillary Clinton nel 2016: il repubblicano John Culberson se la vede con la democratica Lizzie Fletcher.
La corsa per il Senato vede a confronto un vecchio leone repubblicano, l’uscente Ted Cruz, nel passato anche candidato alla Casa Bianca, e il democratico Beto O’Rourke, astro nascente del Partito democratico che potrebbe diventare il primo senatore dem del Texas da decenni.
La corsa è molto ardua ma se per caso ce la facesse per i democratici vorrebbe indicare che è partita l’onda lunga.
In Georgia, dove si vota anche per il Governatore (la dem Stacey Abrams spera di diventare la prima governatrice afroamericana ma se la dovrà vedere con il segretario di Stato della Georgia Brian Kemp) è interessante anche la corsa per il seggio alla Camera, dove la repubblicana Karen Handel, che l’aveva spuntata per un soffio in un’elezione speciale nel 2017, se la vede con una donna che lotta per una delle battaglie storiche dei progressisti americani, il maggiore controllo delle armi: Lucy McBath ha visto un figlio morire per una lite causata da musica troppo alta.
Nel settimo distretto alla Camera in New Jersey corrono il repubblicano Leonard Lance, che rappresenta l’area dal 2008, e il democratico Tom Malinowski.
E’ un duello importante per i democratici che ci sperano (Malinowski nei due sondaggi della scorsa settimana era in entrambi davanti) così come sperano anche in Pennsylvania: alla Camera, il repubblicano Brian Fitzpatrick se la vede con il democratico Scott Wallace, che ha speso ingenti somme per la sua campagna, in particolare con la sua fondazione filantropica, la Wallace Global Fund.
Una volta chiusi anche i seggi in Colorado, Louisiana, Nebraska, New Mexico e Wisconsin, se ancora non sarà chiaro l’esito del Midterm si dovrà guardare al Minnesota: alla Camera il repubblicano Erik Paulsen sfida il democratico Dean Phillips nel sobborgo di Twin Cities, dove Clinton vinse di nove punti.
A questo punto (alle 4.00 ora italiana) l’esito dello scontro dovrebbe essere chiaro.
Più tardi chiudono i seggi in Iowa e in Nevada, e poi la California, dove nel decimo distretto della Camera il navigato Jeff Denham si troverà di fronte un giovane democratico, Josh Harder, che potrebbe dargli parecchio filo da torcere.
Alle sei chiuderanno gli ultimi seggi, quelli delle Hawaii e dell’Alaska. Ma a quel punto Donald Trump avrà già capito con quale passo, se spedito o claudicante, correrà verso le presidenziali del 2020.
(da “Huffingtonpost”)
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