LAVORO NERO, AL SUD E’ LA NORMALITA’: IN CALABRIA SONO IRREGOLARI 27 POSTI DI LAVORO SU 100
SECONDO L’ISTAT, LA DISOCCUPAZIONE FEMMINILE HA SUPERATO IL 50% E ABBIAMO IL SECONDO INDICE DI VECCHIAIA IN EUROPA: OGNI 100 GIOVANI, SONO 143 GLI ANZIANI…IN CALO I LAVORATORI IRREGOLARI, MA AL SUD SONO ANCORA IL 20%…META’ DEGLI ITALIANI HA SOLO IL DIPLOMA DI TERZA MEDIA, QUART’ULTIMI IN EUROPA
La fotografia scattata dall’Istat nel dossier “Noi Italia, cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, presentato due giorni fa alla stampa, mette in evidenza alcuni aspetti tipici della nostra penisola, sui cui è opportuna una seria riflessione.
Secondo l’Istat, l’Italia è “come un calabrone che vola sfidando ogni teoria ingegneristica, ma che alla lunga, non investendo, potrebbe avere seri problemi di sostenibilità “.
In questa luce le statistiche sono elemento di conoscenza e anche di democrazia, permettendo a chiunque di trarre le conclusioni che ritiene più opportune sulla base di dati certi.
Dallo studio emerge un’Italia sempre più vecchia, con una crescita a due velocità tra Nord e Sud, un Mezzogiorno dove il lavoro irregolare dilaga e dove tutte le regioni sono costrette ad importare perchè non producono abbastanza. Esaminando i dati sul lavoro nero, emerge che i lavoratori irregolari in Italia sono in calo, ma al Sud uno su cinque resta ad operare in nero.
Il record negativo spetta alla Calabria, dove la quota di irregolari tocca il 27,3%. Nel mercato del lavoro permangono notevoli differenze di genere: le donne occupate sono il 47,2% della popolazione di riferimento, mentre gli uomini toccano il 70,3% di occupati.
Se guardiamo l’età della popolazione, le noti dolenti si accentuano: ogni 100 giovani in Italia ci sono 143 anziani.
Il che colloca il nostro Paese al secondo posto in Europa, preceduti solo dalla Germania per quanto riguarda l’indice di vecchiaia.
La regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania.
Passando al capitolo imprenditoriale, la dimensione delle imprese italiane resta molto piccola: circa 4 addetti per azienda, in Europa superiore solo a Grecia e Portogallo, una caratteristica che, statisticamente ed economicamente è dimostrato, non aiuta certo lo sviluppo di una nazione.
Al capitolo educazione, emerge poi un altro dato estremanente negativo, ovvero che metà della popolazione media adulta italiana ha come titolo di studio più alto, il diploma di scuola media.
Anche in questo caso, ci collochiamo nei gradini più bassi d’Europa, ovvero al quart’ultimo posto.
Piccola chiosa finale: che le statistiche in Italia non sempre siano gradite ai governi è noto, perchè mettono in luce aspetti che il potere politico spesso vorrebbe celare.
Non vorremmo che dietro alla mancanza di fondi finora non assegnati all’Istat per il censimento generale del 2011, ci fosse qualche motivo “politico”.
Se così non fosse, sarebbe il caso che il governo stanziasse i 500 milioni necessari, visto che finora ha fatto orecchie da mercante.
Gli italiani le verità vogliono conoscerle, non che vengano celate.
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