DISOCCUPAZIONE RECORD, MA GLI ARTIGIANI NON TROVANO LAVORANTI
IL 25% DELLE IMPRESE ARTIGIANE HA DIFFICOLTA’ A REPERIRE PERSONALE: SU 93.410 POSTI DISPONIBILI, NE SONO RIMASTI VUOTI BEN 23.466…LE PICCOLE AZIENDE NON TROVANO PERSONALE SPECIALIZZATO: OCCORRE UNA RIFORMA DELL’APPRENDISTATO…IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DEGLI UNDER 25 E’ SALITO AL 23,5%
Da un lato si legge che la disoccupazione è a livelli record, dall’altro si deve constatare che nel 2009 una impresa artigiana su quattro ha avuto difficoltà a reperire personale.
Contraddizioni del nostro Paese: in piena recessione, sono rimasti vuoti 23.446 posti di lavoro su un fabbisogno occupazionale complessivo di 93.410.
Il saldo complessivo dell’occupazione, tra assunzioni, mancate sostituzioni e licenziamento di personale, ha registrato un calo di 4,4 punti percentuali.
Un quarto delle offerte di lavoro non stagionali, con picchi del 28% nel settore dei servizi e del manifatturiero, è rimasto vacante.
La spiegazione è nella difficoltà delle imprese artigiane a trovare personale specializzato.
Un fenomeno accentuato dai costi elevati dei contratti di formazione che rendono sempre più difficile il ricorso allo strumento da parte delle piccole aziende.
Lo ha evidenziato Confartigianato, nel corso di un convegno tenuto giorni fa a Roma.
C’è un costo di formazione a carico delle imprese “che è il valore del tempo sottratto alla produzione”: dal 2006 al 2009 sono state 64 milioni le ore dedicate alla formazione, con un investimento medio di 1,8 miliardi l’anno.
Malgrado questo, nel 2008 gli apprendisti nelle imprese artigiane erano 218.344, circa un terzo rispetto ai 640.863 delle aziende italiane.
Un dato rilevante se si considera che il 53% dei giovani, concluso il periodo di formazione, ha poi continuato a lavorare nell’azienda.
Secondo Confartigianato, “occorre rilanciare l’apprendistato, l’unico istituto a causa mista: quella del lavoro e quella dell’apprendere”.
Nella speranza di riempire presto i posti vacanti, un lusso che il nostro Paese non si può più permettere, vista la crescita del tasso di disoccupazione nel 2009 degli under 25 dal 19,5% al 23,5%.
Percentuale peggiore in Europa, dopo Spagna e Grecia.
L’Italia detiene anche il record negativo del tasso di occupazione dei giovani sotto i 29 anni: siamo al penultimo posto tra nove Paesi Ue, con una percentuale del 39,3%, rispetto alla media europea del 51,2%.
Sotto questo profilo, dovrebbe far riflettere in generale il dato di come sia sempre più difficile e precario trovare un’occupazione per un giovane sotto i 30 anni in Italia, finendo per porre ai margini del sistema produttivo in’intera generazione che sopravvive tra lavoro nero, impieghi precari sottopagati e aiuti della famiglia. In uno stato di perenne insicurezza e impossibilità a fare scelte di vita.
Giovani senza futuro in un sistema Paese con poche speranze.
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