LO SHOW DI SILVIO FRA I MALATI: SFIDA I GIUDICI E LICENZIA SEEDORF
IL PRIMO GIORNO DA VOLONTARIO DI BERLUSCONI
Unico segno di nervosismo, il continuo accavallare le gambe.
È in camice bianco, Silvio Berlusconi, in questo suo primo giorno da «volontario» per condanna penale.
È seduto all’ombra del giardinetto interno al reparto San Pietro, davanti alla signora Giuliana Mura, responsabile del gruppo Alzheimer.
Ed è un inconsueto, indefinibile, incerto Berlusconi questo che ascolta nel piccolo cortile, mentre intorno a lui, appena poco più in là , separati da una siepe, ci sono 130 giornalisti, le tv araba, americana, tedesca, francese.
Una situazione che ha spinto il giudice Beatrice Crosti, del tribunale di Sorveglianza, a chiamare ieri mattina al telefono i responsabili della Sacra Famiglia: «Avevo già detto tramite assistente, sociale, che le cose vanno fatte con la massima discrezione. Quindi, niente giornalisti. Vi ho dato disposizioni precise, di tenere il profilo bassissimo, della massima riservatezza all’interno struttura…».
Da venerdì prossimo, la stampa potrebbe restare fuori dall’intero perimetro della Sacra Famiglia.
Così come fuori resterebbero la candidata alle Europee di Forza Italia che ha preso il treno da Bergamo, il disturbatore che grida «Silvio in galera», l’imprenditore che assicura di essere «il fratello gemello di Silvio, basterebbe fare il Dna».
La giornata di Berlusconi in camice era cominciata con un piccolo giro tra i reparti. Dopo avergli chiesto di levarsi la giacca, con il simbolo di Forza Italia, è entrato in una stanza con quattro ospiti, riuniti nel dopo colazione. Un impatto morbido.
Poi è stato portato nella palestra, dove si fa la riabilitazione fisica, e anche là ce n’erano pochi, cinque.
Terza tappa, il salone. Più affollato, per quella che si chiama «socialità ». È là che si tiene un ballo degli anziani: cioè si mette la musica e ci si muove, per favorire le articolazioni, per interagire, per «rispondere».
Sono questioni e situazioni delicate: possono apparire molto tristi, ma umanissime; molto faticose, ma anche ricche di possibilità . Possono prestarsi a facili ironie? Anche, «ma è difficile se si pensa ai malati».
Quando Berlusconi s’è sfilato il camice, ha preso alcuni fogli sull’Alzheimer come compiti a casa e ha rimesso la giacca blu.
Ha stretto mani, salutato, dietro alle transenne affollate come al Giro d’Italia: «Andata bene. Mi chiedono di non fare alcuna dichiarazione », ed è andato via, abbracciato, oltre il cancello, da un’altra sostenitrice.
«Dentro» la Sacra Famiglia Berlusconi era sembrato a tutti, senza eccezioni, «compreso» nel ruolo: come se fosse un tutt’uno con la pena da scontare attraverso il servizio sociale.
«Fuori» di qui, però, sono bastate poche ore di relax e i riflettori di uno studio televisivo, quello di Telelombardia, per rimettere Berlusconi in trincea.
E per spararle grosse: persino sulle ore trascorse al Padiglione San Pietro.
Qualche distinguo, certo, lo fa: «La cosa che mi ha colpito di più è stata la dedizione delle persone che sono a contatto con questi malati di Alzheimer».
Ma le elezioni incalzano, bando all’etichetta: «Diversi pazienti mi hanno riconosciuto, una signora mi ha baciato, un’altra mi ha abbracciato. Molte persone mi hanno chiesto di raccontare la mia storia. Io mi sono messo a disposizione, non so se vorranno usufruire della mia esperienza»: usufruire della sua esperienza chi? I malati di Alzheimer?
«Abbiamo parlato tanto di Milan, e la prossima volta porterò anche degli orologi del Milan », aggiunge, come se avesse dimenticato la delicatezza, i «piccoli passi», con cui è stato portato nel reparto: «Sono state quattro ore e un quarto intensissime. Questa mia prima giornata — ha evidenziato — è stata anche un disturbo per loro. Spero di recuperare la prossima volta ».
Recuperare in quale modo, se Cesano Boscone viene «berlusconizzato »?
«Ero a Cesano per cercare facce nuove per il mio partito», dice.
E, rispondendo ad una domanda sul futuro di Clarence Seedorf sulla panchina del Milan, si consente questa frase: «A Cesano Boscone ho incontrato tante persone che potrebbero tenere in mano lo spogliatoio del Milan».
Qualsiasi argomento, insomma, può essere gettato in campo, perchè «Sento — spiega Berlusconi — siamo in un punto di svolta storico del nostro Paese, questo è l’ultimo tentativo che io faccio per cercare di diventare un “padre della patria”, come ho avuto già modo ironicamente di dire».
Il «padre della patria», ironia o meno, è dunque al «la va o la spacca».
E se ha ancora ri-annunciato quanto annuncia spesso e invano dall’anno scorso, e cioè la revisione tra Brescia e Bruxelles del suo processo per frode fiscale, un sussulto ce l’ha quando spiega la sua condizione: «Il Tribunale di Sorveglianza ha eseguito una sentenza politica infondata».
Si sente «perseguitato », una «vittima» dei magistrati. E patisce il decreto del giudice Crosti: «Non sono solo le quattro ore al settimana, sono sottoposto a tutta una serie di limitazioni. Non mi sento bene ad affrontare questa situazione che mi ha limitato molto. È una situazione per me molto negativa».
È solo agli inizi, le conclusioni a febbraio 2015.
Piero Colaprico
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