RISCHIA DI SALTARE L’ACCORDO SUL TEDESCO: SCOPPIA LA FAIDA INTERNA AL M5S, ORTODOSSI CONTRO DI MAIO, RENZI CERCA DI MEDIARE
MONTA LA RIVOLTA: DA UNA PARTE DI MAIO E TONINELLI, DALL’ALTRA FICO E TAVERNA: “DOVE SONO FINITE LE PREFERENZE, VOGLIONO UN MOVIMENTO DI NOMINATI PER FARCI FUORI”
A metà pomeriggio Matteo Renzi è al Nazareno, alla prima riunione della nuova segreteria. “Senza i Cinque stelle — è il senso del ragionamento – salta tutto. Non possiamo andare avanti col tedesco solo con Forza Italia. Stiamo a vedere, di qui a lunedì si capirà in commissione”.
Qualcosa già si capisce. Dalla Camera, Ettore Rosato aggiorna in tempo reale: “Lì dentro c’è casino, sono divisi.
Da un lato c’è Di Maio, dialogante, insieme a Toninelli, dall’altro c’è Fico. Vediamo se reggono”. Il segretario invita ad “essere flessibili”, aiutando l’ala dialogante del Movimento. Altrimenti, addio voto.
Il “casino” nei Cinque stelle, in verità , è infernale. Monta col passare delle ore, sin dalla riunione di ieri sera alla Camera, con l’aria condizionata che sembrava un frigorifero. E le urla, degli ortodossi: “Dove sono finite le preferenze? Qua c’è la logica del Porcellum”. È un “mega-Porcellum”, dice la pasionaria Paola Taverna. Parte dagli ortodossi, con una fila di parlamentari che si rivolge a Roberto Fico (leggi qui dichiarazioni di Fico), che arroventa la chat interna.
Un parlamentare la mostra all’HuffPost. Leggendola si capisce che “non reggono”. Uno sfogatoio: “Che facciamo, rinneghiamo le nostre battaglie?”, “occhio che con i collegi uninominali e il listino corto molti di noi rischiano di rimanere fuori”.
C’è di tutto in questo “inferno”.
Principi, calcoli, convenienze, la faida interna perchè, se saltasse tutto, sarebbe una botta seria per Di Maio.
È il vicepresidente della Camera che, ospite di In Mezz’ora, aprì al modello tedesco in nome dell’urgenza della legge elettorale, sottolineata da Mattarella. Posizione che, senza alcun testo, è stata benedetta da un mini plebiscito sul blog di Grillo.
Al momento, la linea è: “Se la legge resta così come è, non la votiamo”, dicono un po’ tutti, ortodossi e dialoganti, perchè la logica del Porcellum sarebbe una tomba.
Al Pd fanno trapelare “stupore”, ma la verità è che la vedono nera, nerissima. Il grande patto “teutonico”, ora che si è passati dalle parole ai testi scritti, vacilla.
E vacilla proprio sul punto cruciale che cementa il patto con Berlusconi, la logica dei capolista bloccati (leggi qui il Porcellinum).
Toninelli propone un emendamento per il cosiddetto voto disgiunto, che renderebbe il sistema più simile alla Germania . Parlando con i giornalisti al Quirinale, Renzi si mostra disponibile senza entrare troppo nel merito: “Siamo flessibili, vediamo… anche sul voto disgiunto… Però parlatene bene con Rosato. Se ne occupa lui” dice il segretario del Pd.
Calma, calma e gesso. Ci sono due punti fermi, al Nazareno, in questa complessa trattativa. Primo: provarci, fino in fondo, perchè sennò si chiude la finestra elettorale. Secondo: se salta l’accordo coi Cinque Stelle, salta il tedesco.
Perchè andare al Senato solo puntando sull’asse con Forza Italia significa predisporsi al più classico dei Vietnam. Il pallottoliere suggerisce di evitare: senza Cinque Stelle, centristi di Alfano e a quel punto anche Mdp è difficile che qualcosa possa passare: “Al Senato — ragionano in segreteria — ci cappottiamo”. E poi sarebbe devastante, a livello di immagine, tentare una forzatura con Forza Italia e basta.
In serata, Ettore Rosato fa sapere in via riservata a tutti gli ambasciatori che “se salta tutto si riparte dal Rosatellum”, vero strumento di minaccia agli occhi dei Cinque Stelle. Con quanta convinzione, non è dato sapere.
Ma assieme a questa legge elettorale che ha numeri al Senato ancora più scarsi, torna lo schema dell’Incidente, come unica via per andare al voto e interrompere questa legislatura.
(da “Huffingtonpost“)
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