“SARDINE NELLE PERIFERIE, SFIDA A TUTTO CAMPO AL SOVRANISMO”: LA LINEA DOPO LA RIUNIONE ROMANA NEL SEGNO DI PAPA BERGOGLIO
“ANDREMO DOVE E’ NECESSARIO PORTARE UMANITA’ E UNA NARRAZIONE DIVERSA DALL’ODIO”… SANTORI: “DOVEVAMO CANTARE SOLO “COME E’ PROFONDO IL MARE” DI DALLA, E’ LA PIAZZA CHE HA SCELTO DI CANTARE ANCHE “BELLA CIAO”
Il loro manifesto politico si basa sul recupero della dimensione sociale, che è quella su cui il Partito democratico ha mostrato in questi ultimi anni molte carenze.
E in questo spazio disertato hanno deciso di nuotare le Sardine. Dopo il trionfo di piazza San Giovanni, quest’oggi a Roma si sono riuniti i rappresentanti di tutta Italia per stilare un documento.
Non c’è una scelta partitica, ma senza dubbio vi è una scelta di campo. Lì dove adesso il sovranismo, da queste parti definito “la bestia”, sta vincendo la sua sfida, questo nuovo movimento decide di andarlo a sfidare a sua volta
Ma non c’è solo questo. La scelta di riunirsi nello SpinTeam, il palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme dove il 12 maggio scorso di notte entrò l’elemosiniere del Papa per togliere i sigilli ai contatori e riattivare la luce, racconta un elemento importante di questo movimento.
Uno stato d’animo che lo ricollega al magistero di papa Bergoglio, il quale ai suoi interlocutori non fa che ripetere che le cose succedono nelle periferie perchè la storia è lì che si muove.
Da questi presupposti partono le sardine e la scelta dello SpinTeam non è affatto casuale. I centosessanta rappresentati delle Sardine arrivano alla spicciolata dalle nove del mattino. Nel frattempo in questo palazzo, che dà alloggio a centocinquanta famiglie, è un via vai di persone con le buste della spesa, con il cibo che viene portato ai bisognosi per il pranzo della domenica. Al piano inferiore, in una grande sala, sono riuniti i responsabili locali delle Sardine che per la prima volta si guardano in faccia per decidere cosa fare del loro futuro.
Mattia Santori, il leader di questo movimento, l’ideatore del primo falshmob insieme ad altri tre amici di Bologna, ascolta le istanze che arrivano dai vari territori.
Le Sardine si riuniscono anche in piccoli gruppi regionali per parlare delle prossime piazze, dei luoghi dove è necessario andare “per portare umanità ”, dicono, “per portare una narrazione che sia diversa da quella dell’odio”.
Ma ogni territorio è diverso, ognuno ha le sue esigenze, ogni città vede una realtà politica e amministrativa differente. Ed è anche per questo che davanti a situazioni così eterogenee, Santori frena sull’idea di un partito, nonostante qualche rappresentante durante la giornata abbia tirato fuori l’argomento.
A mezzogiorno arriva il pranzo. È il momento del brindisi con un bicchiere di vino e della foto di gruppo con uno striscione gigantesco con disegnate le Sardine in mare aperto.
Santori tira le somme con il suo gruppo ristretto di collaboratori. Il primo obiettivo è non fermarsi e tornare nelle piazze. Ovunque, soprattutto in quelle dimenticato.
L’altro traguardo — come dice durante la trasmissione ‘In mezz’ora in più’ su Rai3 — è superare il 25% dei consensi fra gli italiani: “Puntiamo a trovare un dialogo con la politica, non siamo ancora pronti a trovare i punti del dialogo nè interlocutore”.
“Non avevamo previsto di cantare Bella Ciao, dovevamo cantare solo Come è profondo il mare di Lucio Dalla. La piazza ha voluto cantare Bella Ciao”.
“Non credo nei sondaggi e per questo sono sceso in piazza. La gente ha bisogno di felicità e speranza. Se qualcuno vuole un selfie con me non lo nego a nessuno”, ha spiegato il capo sardina.
(da “Huffingtonpost”)
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