TERMOVALORIZZATORE DI PARMA, RESPINTO IL RICORSO, NESSUN ABUSO EDILIZIO: BATOSTA PER LA GIUNTA GRILLINA
DOPO LE TANTE PROMESSE CHE AVREBBERO BLOCCATO L’INCENERITORE, ORA I CINQUESTELLE DOVRANNO RISPONDERNE AL PROPRIO ELETTORATO
Nessun abuso edilizio per la costruzione dell’inceneritore di Parma.
Lo hanno stabilito i giudici del tribunale del Riesame alla richiesta di sequestro preventivo dell’impianto avanzata dalla Procura di Parma dopo il primo “no” del giudice per le indagini preliminari.
Confermati, però, tutti gli altri capi d’accusa per ipotesi d’abuso d’ufficio, tranne per l’affidamento all’ex Amps della raccolta dei rifiuti, un reato che sarebbe comunque ormai prescritto.
Secondo il tribunale, inoltre, dovrebbe essere formulato il reato di corruzione per la classificazione dell’impianto come opera pubbica e per l’accordo di versamento degli oneri dall’ex Enìa (oggi Iren) al Comune e all Provincia.
BATOSTA PER LA GIUNTA
Strada in discesa, dunque, per l’accensione del termovalorizzatore targato Iren.
Il “no” dei giudici ha come ricaduta politica una decisa frenata al principale impegno del Movimento 5 Stelle in campagna elettorale.
I grillini, impegnandosi contro il forno inceneritore, si erano infatti accapparati il voto di chi, tra i parmigiani, non condivide la scelta di realizzare un inceneritore.
La costruzione del Polo ambientale integrato dunque va avanti e molto probabilmente, come affermato dai manager dell’utility, l’entrata in funzione avverrà a gennaio 2013. Si tratta della seconda doccia gelata in pochi giorni sulla Giunta a 5 Stelle: l’Agenzia regionale per i servizi idrici e i rifiuti ha infatti smentito la tesi del Comune definendo valida fino al 2014 la convenzione per la raccolta dei rifiuti gestita da Iren che il Comune intendeva scaduta dal 2011.
LE MOTIVAZIONI DEL NO
Secondo i giudici manca il “fumus” (cioè gli indizi) per sostenere l’esistenza del reato di costruzione irregolare dell’impianto. Non c’è per cui abuso edilizio.
Stessa conclusione anche per l’ipotesi di abuso d’ufficio circa l’affidamento diretto dello smaltimemto rifiuti fin dal 2004 prima dd Amps poi a Iren.
L’impianto accusatorio resta invece valido per gli altri capi di imputazione che riguardno l’abuso d’ufficio nell’iter di costruzione del Paip ma in ogni caso non sussiste alcun rischio che giustifichi il sequestro, sostengono i giudici.
Secondo Carlo Federico Grosso, legale di Iren “ci interessava soprattutto evitare il sequestro del manufatto e sia il gip che il Riesame hanno convenuto che la costruzione è avvenuta nella assoluta conformità alla legge”.
(da “la Repubblica“)
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