VIAGGIO TRA GLI “INVISIBILI” DELLA CITTA’, DIMENTICATI DALLE FESTE
A MILANO SONO QUASI TREMILA, LA MAGGIOR PARTE UOMINI
È sempre lì, giorno e notte, da anni. Un’”istituzione” ai piedi della stazione centrale, che tutti conoscono e salutano. Dorino, romeno di 56 anni, in strada da 12, è uno degli invisibili che popolano Milano.
«Sono tra i 2500 e i 2800, secondo i censimenti più recenti. Per il 68 per cento stranieri e per il 32 italiani, soprattutto uomini», dice l’assessore comunale alle politiche sociali, Pierfrancesco Majorino.
«Un numero cresciuto negli anni, come quello dei posti letto messi a disposizione nei 13 dormitori sparsi in città : da 1248 nel 2011, si è passati a 2780».
Ma, come Dorino, in almeno 400 preferiscono dormire sotto le stelle. «Ho provato ad andare in un dormitorio, ma non tornerò: sono stato derubato non posso più perdere i documenti. A gennaio torno in Romania per qualche giorno, da mia sorella e mia nipote».
Un grande cappello di lana copre il volto di Dorino, segnato dagli anni e dal freddo. Parla l’italiano perfettamente. Dice di conoscere anche l’inglese, il francese e il serbo. Faceva il cameriere prima di diventare un passeur e girare l’Europa.
Una scelta che gli è costata 8 mesi di galera e la famiglia: da allora la ex, che abita a Verona, lo ha allontanato dalla figlia, oggi 21enne. Rimasto senza futuro, vive qui, si scalda con un bicchiere di vino e una coperta, tra una chiacchiera e l’altra con passanti e tassisti. Alle 13.30, due signore gli portano un panino: «Non sono le sole: in tanti mi danno una mano».
Gli «irriducibili» in strada di notte sono 125 solo tra il duomo e San Babila, sotto le vetrine dei negozi addobbati a festa, tra la gente che corre a cercare gli ultimi acquisti per Capodanno.
Altre zone “calde” sono Lampugnano, Garibaldi e la stazione centrale.
Bobby ha 50 anni e viene dalla Bulgaria. In Italia faceva il manovale fino al 2008, «poi la ditta è fallita e sono finito qui. Chi mi fa lavorare alla mia età ?».
È avvolto in un piumino celeste a pochi passi dalla Rinascente. «Ogni tanto un volontario mi porta un the caldo e una brioche, ma nei dormitori non metto piede. Passo la notte a San Babila con 5 amici: nessuno mi ruba i documenti e ci guardiamo le spalle a vicenda».
Ad assegnare i posti nei dormitori è il Centro aiuto stazione centrale (Casc), che interviene su segnalazione dei cittadini (al numero di telefono 0288447645/6/7/8/9) e delle unità di strada delle associazioni, o su richiesta degli interessati.
C’è poi qualche centro diurno che accompagna gruppi ristretti di persone nel reinserimento sociale, come quello gestito da Ronda carità e solidarietà in via Picozzi, zona Casoretto, con 25 posti assegnati soprattutto a giovani e minori non accompagnati, selezionati dai servizi sociali.
«Nel 2017, a esclusione di chi ha abbandonato il percorso, 16 dei nostri ospiti hanno provato a rimettersi in gioco, con tirocini e borse-lavoro», dichiara la presidente Magda Baietta.
Ci sono anche centri aperti h24, come il «Progetto futuro» di via San Marco, in Brera, gestito dalla Fondazione Arca che accoglie 24 clochard: «Uno spazio autogestito dagli utenti, che si occupano di tutto, dalla cucina alle pulizie, per costruire il proprio futuro».
E anche qui i risultati ci sono, spiega il responsabile Stefano Galliani: «Più di un terzo di queste persone ha trovato una collocazione: 2 nella casa di famiglia, da cui erano state allontanate, qualcuna in altre strutture o nei nostri alloggi di housing sociale, dove provare a completare il percorso di reinserimento».
Certo, centri di questo tipo sono ancora pochi rispetto al numero dei possibili utenti che, senza un sostegno concreto, difficilmente avranno un’altra possibilità .
(da “La Stampa”)
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