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LO ZIG-ZAG DEL CAVALIERE DI LOTTA E DI GOVERNO: “DEVO TENERE APERTO UN CANALE CON BOSSI”

Novembre 28th, 2011 Riccardo Fucile

MA ANCHE LUI E’ CONVINTO CHE LA LEGISLATURA ARRIVERA’ AL 2013… VOCE GROSSA CONTRO I “COMUNISTI” DI GIORNO E TRATTATIVE DI NOTTE

Berlusconi di lotta, Alfano di governo.
È questa la spartizione dei ruoli che il Cavaliere ha in mente per i prossimi mesi, lo schema con il quale intende limitare i danni del sostegno a Monti.
È una partitura che ha iniziato a suonare ieri a Verona, chiamando a raccolta contro il pericolo di quegli stessi «comunisti» con i quali, di notte, Angelino Alfano tratta in gran segreto.
È un modulo molto rischioso con cui giocare, ne è prova la doccia fredda che ieri l’ex premier ha dovuto subire per bocca di Calderoli.
Un’umiliazione pubblica che in molti temevano e forse per questo – da Alfano a Cicchitto, da Letta a Bonaiuti – in fondo speravano (e consigliavano) che Berlusconi rinunciasse a intervenire al convegno di Giovanardi e rimanesse ancora un po’ «dietro le quinte».
A questa prudenza Berlusconi si è ribellato per una ragione che egli stesso ha spiegato in privato: «Deve alzare la voce contro il Pd e i tecnici, è l’unico modo per tenere aperto un canale con la Lega. Altrimenti il rapporto con Bossi è finito».
Un rapporto essenziale sia che si vada a votare con il Porcellum sia che riviva il Mattarellum dopo il referendum elettorale.
Senza la Lega, infatti, la speranza che il Pdl torni nell’area di governo resterebbe affidata unicamente a un’eventuale intesa con Casini.
Una prospettiva che fa rabbrividire l’ex premier. Berlusconi è tra l’incudine e il martello.
Ieri, alla tavolata allestita da Giovanardi al “Leon d’oro” di Verona dopo il comizio, il Cavaliere è parso immusonito, ancora sotto l’effetto delle dimissioni.
Niente «storielle» o barzellette, se ne è rimasto quasi sempre in silenzio.
Solo quando Gianfranco Rotondi, che in queste ultime settimane l’aveva spronato a non mollare, gli ha rinfacciato «l’errore » del passo indietro, Berlusconi si è scosso e ha risposto: «No, ti sbagli. Non potevo fare altro e poi così abbiamo accontentato Napolitano: il tempo ci darà  ragione. Se questo governo farà  le cose che deve fare bene, sennò… «.
Una frase lasciata in sospeso, per far capire a tutti che le elezioni anticipate restano un’arma a disposizione del Pdl e che Napolitano, se Berlusconi dovesse ritirare il proprio aver strappato al Quirinale il giorno delle dimissioni: «Mai nessuna maggioranza senza di noi in questa legislatura». Ma è una speranza a cui, in fondo, anche nel Pdl nessuno s’aggrappa.
«Per sciogliere il Parlamento serve un decreto firmato da due persone: Monti e Napolitano», osserva con realismo Guido Crosetto.
Nella cerchia stretta del Cavaliere sono in molti ormai rassegnati all’idea che l’attuale governo andrà  avanti fino a scadenza naturale. Anche perchè la malattia dell’euro è più grave del previsto e il lavoro di Monti è soltanto all’inizio.
Per questo Berlusconi oscilla. Tiene un comizio in stile ’48 ma poi spedisce Letta e Alfano a trattare.
Un comportamento altalenante figlio dell’incertezza su come muoversi. «Dal giorno delle mie dimissioni – ha rivelato ieri per giustificare i toni accesi del convegno – io mi considero in campagna elettorale, ma questo non vuol dire che faremo venire meno la nostra collaborazione leale al governo».
Monti tuttavia «deve renderci partecipi delle misure che intende mettere in campo, perchè sia chiaro, il nostro non è un sostegno a scatola chiusa. Il Pdl resta il partito di maggioranza relativa e non rinuncerà  a dire la sua su ogni provvedimento che contrasta con i nostri principi. Questo Monti non deve dimenticarlo ».
Voce grossa di giorno, accordi con «i comunisti» di notte.
È una tattica ad alto rischio, che può forse andar bene per qualche settimana ma sul lungo periodo le contraddizioni sono destinate a esplodere. «Se Monti va avanti fino al 2013 – confida Rotondi – l’asse con la Lega finisce. Questa fase può essere una parentesi solo se i tempi di Monti si accorciano».
Uno scenario che lo stesso Berlusconi, guardando alla crisi sui mercati, ritiene «purtroppo poco probabile».

Francesco Bei
(da “La Repubblica“)

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RICCARDO MUTI: “IO PAGO LE TASSE, MOLTI MIEI COLLEGHI RISIEDONO ALL’ESTERO E POI SPUTANO SULL’ITALIA”

Novembre 28th, 2011 Riccardo Fucile

IL DIRETTORE D’ORCHESTRA HA RICEVUTO IL PREMIO PAOLO BORSELLINO

«Non si può tenere la residenza fuori dall’Italia e poi sputare sul proprio Paese».
Il maestro Riccardo Muti, erede e massimo rappresentante della tradizione musicale italiana, si scaglia contro i suoi colleghi che polemizzano accodandosi a chi critica la classe politica, ma hanno residenza all’estero per risparmiare sulle tasse: «Ho la residenza in Italia e so che molti miei colleghi, direttori, registi e cantanti, non hanno la residenza in Italia – ha detto il direttore d’orchestra intervistato da Armando Torno su Radio24 -. È una loro scelta e ognuno è libero di fare quello che vuole. Però non sopporto chi poi polemizza contro la politica e i ministri».
Muti ha inaugurato la stagione dell’Opera di Roma dirigendo il verdiano Macbeth, trasposizione in musica della tragedia scespiriana.
Il teatro lirico della capitale qualche mese fa ha nominato Muti direttore onorario a vita del teatro.
Il maestro ha ricevuto in questi giorni il premio Paolo «Borsellino, eroe italiano», per «gli altissimi meriti artistici e morali».
Ed è stata questa l’occasione per discutere di chi rinuncia alla propria nazionalità  per pagare meno tasse: «È chiaro che questo premio verrà  tassato, ma sono comunque contento di avere la residenza fiscale in Italia».

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SARKOZY: “VI SOSTENIAMO, MA MANTENETE LE PROMESSE”

Novembre 28th, 2011 Riccardo Fucile

UN COMUNICATO DELLA PRESIDENZA FRANCESE TORNA, CON TONI DRAMMATICI, SULLA CRISI ITALIANA E RICORDA GLI IMPEGNI PRESI…ORE DECISIVE PER MONTI, DAL PDL ARRIVANO SEGNALI PREOCCUPANTI

Una domenica milanese per Mario Monti.
Un ritorno a casa, dopo 16 giorni vissuti a Roma (con le parentesi delle trasferte europee a Bruxelles e Strasburgo). Il barbiere   – che ha aperto per lui il negozio stamattina – assicura di averlo visto “sereno”.
Ma è improbabile che questo, per il professore, sia stato un weekend tranquillo.
Con le nubi che si addensano sul quadro politico interno e le nuove prove da superare a livello internazionale.
A partire da un richiamo imprevisto che arriva dall’Eliseo: “Se c’è un problema italiano,
il cuore della zona euro è stato raggiunto”, dice con una nota la presidenza francese. “L’impegno di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel per sostenere l’italia è molto forte”, continua il comunicato.
Poi il monito: “Spetta all’italia fare quello per cui questo paese si è impegnato. Gli impegni di Roma non sono messi in dubbio da nessuno”.
Insomma, formalmente una dichiarazione di fiducia ma – di fatto – un nuovo richiamo a fare presto.
Nelle vesti di ministro dell’economia, Monti è atteso a Bruxelles per l’eurogruppo di martedì e l’ecofin di mercoledì.
Ma potrebbe partire anche con qualche ora di anticipo, per un contatto anticipato con le delegazioni francesi e tedesche.
Sul piatto c’è il piano segreto voluto dalla cancelliera Merkel – e appoggiato da Sarkozy – per un nuovo Patto di stabilità  dell’Ue.
Lo scenario è quello di una moneta comune a due velocità , con un gruppo di Paesi virtuosi e uno di Paesi periferici.
A Monti, che ha saputo del progetto nella trilaterale di Strasburgo, tocca il difficile compito di mediare per evitare che le nuove regole della governance possano spaccare l’Europa e per avere voce in capitolo sugli impegni e le sanzioni per i Paesi inadempienti.
Sul fronte internazionale, ci sono anche le indiscrezioni che filtrano da Washington, dal Fondo monetario internazionale.
Si parla di un piano da 600 miliardi di euro per l’Italia se la situazione dovesse peggiorare.
Gli aiuti avrebbero tassi fra il 4-5%”, condizioni assai migliori rispetto ai mercati”.
Il retroscena, rivelato dalla Stampa, si arricchisce di altri particolari: il nostro Paese avrebbe 12-18 mesi di tempo per fare le necessarie riforme e ci sarebbe già  stata almeno una conversazione telefonica tra Monti e il direttore del fondo, Christine Lagarde.
Una conferma, comunque la si voglia guardare, della preoccupazione con cui le autorità  finanziarie e monetarie internazionali guardano alla nostra crisi.
Il segretario del Pdl ha annunciato – ospite di Fabio Fazio – di aver ricevuto una telefonata da Mario Monti: un invito a incontrarsi per esaminare le linee guida economiche del nuovo governo.
Offerta fatta anche a Casini e Bersani. Il segretario del Pdl ha spiegato che intende avere incontri “separati” anche con Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani e “con coloro i quali sostengono il governo”.
Insomma, è finita la stagione degli incontri segreti e dei passaggi nei tunnel.
Sul piano interno, non è rassicurante per il premier il Berlusconi da campagna elettorale che ha preso la parola a Verona.
Il Cavaliere – oltre al consueto attacco contro il centrosinistra definito “comunista” – ha messo nel mirino una delle possibili misure anti-crisi , cioè l’abbassamento della soglia di tracciabilità , definendola una misura da polizia tributaria.
Resta da capire, tra l’altro, quale potrà  essere l’atteggiamento del Pdl nei confronti della minipatrimoniale cui pensa il premier, per il primo pacchetto di misure da approvare nel consiglio dei ministri del 5 dicembre.
Dovrebbe trattarsi di una tassazione, probabilmente temporanea, sulla casa.
Casa che verrà  toccata sicuramente anche con il ritorno dell’Ici sulla prima abitazione: rafforzata con l’Imu federale e con un aggiornamento delle rendite catastali.
Nel pacchetto entreranno sicuramente anche le pensioni, con un anticipo della riforma-Fornero e un possibile aumento dell’età  pensionabile, probabilmente a 63 anni già  dal prossimo anno.
Come se non bastasse, tra domani e martedì il governo dovrà  sciogliere il nodo dei sottosegretari: la trattativa è in gran parte risolta, ma restano alcuni scogli: la delicata delega alle comunicazioni e il ruolo di Vittorio Grilli, che Monti vorrebbe come vice all’economia ma che dovrebbe così rinunciare all’incarico, assai meglio retribuito, di direttore generale del Tesoro.

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STRETTA SULLE PENSIONI, NIENTE PATRIMONIALE: IL PIANO DEL GOVERNO

Novembre 28th, 2011 Riccardo Fucile

ALLO STUDIO ANCHE LA RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE PER FAVORIRE LE ASSUNZIONI, ASSEGNI SENZA INDENNITA’ INFLAZIONE, ICI PROGRESSIVA E RITOCCO IVA

Blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita; riduzione del cuneo fiscale sul lavoro; niente patrimoniale finanziaria, ma più imposte sulla casa con la revisione delle rendite catastali e un’Ici progressiva; nuovi aumenti dell’Iva.
Sono queste le novità  emerse ieri dalla lunga riunione al ministero del Tesoro tra il presidente del Consiglio, Mario Monti, e i ministri economici per preparare la manovra di aggiustamento dei conti pubblici e per la crescita che verrà  approvata dal governo al più tardi lunedì 5 dicembre.
Per ora sono stati individuati i capitoli sui quali intervenire per far fronte all’emergenza.
La manovra si limiterà  a 15 miliardi, forse anche meno, se la prossima settimana la Commissione europea concederà  all’Italia, ma anche agli altri Paesi, lo sconto sulla misura dell’aggiustamento, cioè di considerare il ciclo economico avverso.
In caso contrario servirebbero almeno 25 miliardi per centrare il pareggio di bilancio nel 2013.
Pensioni
Il premier e ministro dell’Economia fa molto affidamento su questo capitolo per recuperare risorse fin dal 1° gennaio.
Svariati miliardi si potrebbero risparmiare bloccando la cosiddetta «perequazione automatica» delle pensioni, cioè l’adeguamento al costo della vita che scatta a gennaio di ogni anno. Considerando che solo nel pianeta Inps (escluse quindi le pensioni del pubblico impiego) ogni punto di inflazione vale un paio di miliardi di spesa per la perequazione e che quest’anno l’inflazione si avvicinerà  al 3%, la misura può valere molto.
Un assegno di mille euro perderebbe, a seconda di come si fa il decreto, da pochi euro a 30 euro al mese in caso di blocco totale.
Già  un provvedimento del governo Berlusconi – come in passato avevano fatto con decisioni simili i governi Prodi e Amato – ha previsto per il biennio 2012-2013 un blocco completo della perequazione per le quote di pensione ricche, quelle eccedenti 5 volte il minimo (2.304 euro) e parziale per quelle tra 3 e 5 volte il minimo (1.382-2.304 euro) che saranno rivalutate al 70%.
Il decreto potrebbe colpire queste ultime e anche le pensioni di importo inferiore salvaguardando solo quelle fino al minimo (circa 460 euro) o due volte il minimo.
Un’altra ipotesi per far cassa prevede il blocco dei pensionamenti d’anzianità , ma sembra avere meno chance.
La riforma
Altre misure per far fronte all’emergenza potrebbero riguardare l’anticipo al 2012 dell’aumento dell’età  pensionabile per le donne del settore privato e di quota 97 (62 anni d’età  e 35 di contributi oppure 61+36) per la pensione d’anzianità , che a legislazione vigente scatterebbe nel 2013.
Il pacchetto di provvedimenti urgenti sarebbe comunque accompagnato dal varo della riforma strutturale «per l’equità » messa a punto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che introdurrebbe dal 2012 il calcolo della pensione col metodo contributivo pro rata per tutti e la fascia d’età  pensionabile flessibile tra 63 e 68-70anni.
Il fisco e la crescita
Non ci sarà  la patrimoniale finanziaria perchè, è convinzione del governo, alla fine i grandi capitali e gli evasori la farebbero franca, il gettito sarebbe minimo e gli svantaggi superiori ai benefici.
I patrimoni immobiliari verranno invece colpiti con l’Ici progressiva e la rivalutazione delle rendite catastali.
Altre risorse potrebbero arrivare da un ritocco dell’aliquota Iva del 10% e forse di quella già  portata al 21% mentre l’evasione fiscale dovrebbe essere combattuta con una riduzione del tetto all’utilizzo del contante.
Le maggiori entrate andrebbero a finanziare un taglio di qualche punto del cuneo fiscale sulle imprese, forse attraverso maggiori sgravi Irap sul costo del lavoro.
Questa misura dovrebbe favorire le assunzioni e la crescita dell’economia insieme col pacchetto infrastrutture (project financing, cioè coinvolgimento dei privati), liberalizzazioni (professioni, esercizi commerciali) e dismissioni.

Enrico Marro

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