Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
PD PERDE 4 PUNTI, LA LEGA 2…. M5S 27,9%, PD 23,8%, FORZA ITALIA 15,5%, LEGA 13,5%, FDI 4,8%, MDP 3,3%, SIN. IT 2,7%, AP 2,1%
In un mese il Pd ha perso quasi 4 punti. Lo dice un sondaggio Ixè secondo il quale i democratici, ad oggi, hanno un consenso del 23,8 per cento degli intervistati.
Una cifra che sarebbe la più bassa mai registrata dal Pd durante le segreterie di Matteo Renzi e più bassa addirittura del risultato delle elezioni “non vinte” da Pierluigi Bersani nel 2013.
Secondo Ixè il 10 ottobre il Pd era al 27,4 per cento, un patrimonio dilapidato in parte a beneficio dell’area di sinistra.
In questo quadro il Movimento Cinque Stelle cresce di mezzo punto nello stesso mese, sfiorando ora il 28 per cento, ma lo stato di salute è dato dall’andamento degli ultimi 4 mesi, praticamente stabile tra il 27 e il 28.
E’ Forza Italia che effettua un balzo in avanti di quasi 2 punti e arriva al 15,5 con la Lega che invece ne perde 2 e si attesta al 13,5 (un travaso che comunque non indebolisce l’intera coalizione).
I Fratelli d’Italia crescono negli ultimi 4 mesi di quasi un punto e ora sfiorano il 5.
Il centrodestra, tutto insieme, raggiunge quasi il 34 per cento dei voti che comunque non è sufficiente per avere un numero di seggi che dia la maggioranza parlamentare.
Detto che Alternativa Popolare resta lontana dalla soglia di sbarramento, a sinistra Mdp e Sinistra Italiana prenderebbero insieme una cifra intorno al 6 per cento alla quale può essere aggiunta una parte del 4 per cento degli “altri di centrosinistra”.
Chi ha dichiarato di voler andare sicuramente al voto rappresenta il 54 per cento degli intervistati.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
L’ENNESIMA GAFFE GEOGRAFICA IN UNA DICHIARAZIONE AL TG1… A NATALE REGALATEGLI UN ATLANTE DE AGOSTINI
In un video tratto da un servizio del TG1 possiamo ammirare Luigi Di Maio che
spiega la politica estera del MoVimento 5 Stelle con un esempio molto calzante: “Noi non siamo una forza isolazionista. Siamo un Paese alleato degli Stati Uniti, ma interlocutore dell’Occidente con tanti Paesi del Mediterraneo come la Russia”.
Poco o niente di nuovo sul fronte occidentale: Di Maio negli USA è andato per dire che il M5S «non mette in discussione la nostra permanenza nella Nato» ma vuole «che la nostra voce venga ascoltata perchè le cose che non ci vanno bene sono molte e si possono cambiare».
Eppure una cosa è chiedere che la voce dell’Italia venga ascoltata all’interno degli organismi della NATO un’altra — e ben diversa — è voler presentare una proposta di legge al Parlamento italiano (e un referendum popolare) per ridiscutere i termini della partecipazione dell’Italia alla NATO.
Ma la brillante strategia pentastellata sull’Alleanza Atlantica è simile a quella sull’Euro.
Il MoVimento 5 Stelle è passato dal raccogliere le firme per un referendum per uscire dall’Euro a volerlo utilizzare come arma per “ridiscutere la posizione dell’Italia e i trattati europei”.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
“SONO COSTRETTI A VIVERE NELLE TENDE COME SE FOSSERO DEI RIFIUTI IN UNA DISCARICA, SE NE FREGANO TUTTI”… PROSEGUE LA MARCIA DIREZIONE VENEZIA
“Questi ragazzi stanno facendo quello che dovrebbero fare tutte le persone civili: protestare per ottenere un trattamento da esseri umani. Qui dovrebbero venire i partiti, il vescovo di Padova, la Charitas, tutte le persone civili. Invece non c’è nessuno, nessuno denuncia quello che sta accadendo, ovvero che gli extracomunitari vengono trattati in modo non degno per un Paese che si dichiara civile. E la nostra comunità sta subendo una violenza dallo Stato. Lo Stato ha scelto di trattare il problema degli extracomunitari con la stessa logica che applica per le discariche, i rifiuti vengono mandati lontano dal centro delle città , in campagna, dove il danno elettorale per il potere è minimo”.
E’ un fiume in piena Alberto Panfilo, il sindaco di Cona, eletto nel 2014 con una lista civica vicina al centrodestra.
E’ da anni che la sua voce (assieme a quella del sindaco di Bagnoli, Roberto Milan) si leva nel deserto dell’indifferenza. E adesso che circa 200 extracomunitari stanno marciando su Venezia racconta un dramma che nessuno sembra avere intenzione di affrontare.
Le proteste si ripetono ciclicamente da mesi. Perchè?
Nel tempo le cose non sono cambiate, 1500-1600 persone continuano a vivere in una tendopoli. Possono dire che qui c’era una base missilistica, ma la realtà è che questa gente viene costretta a vivere dentro le tende. Quando si riempiono, la comunità che ha in gestione l’accoglienza pianta un’altra tenda. E tutto questo avviene nell’oblio più completo.
Di chi?
Della politica, della comunità civile. I prefetti si limitano a utilizzare un pallottoliere, con i numeri degli arrivi e delle partenze.
La protesta è giusta?
Sacrosanta, perchè gli extracomunitari sono stati lasciati soli. Gli unici che li stanno seguendo in questo momento sono gli attivisti del sindacato di base. Questa mattina stavano firmando decine di fogli di adesione all’Usb.
Ci racconta l’escalation di questi quattro giorni?
Tutto è cominciato lunedì 13 novembre a Conetta, davanti alla base. Martedì erano in 150 e la tensione cresceva. Per allentare il clima che si stava surriscaldando, ho invitato i manifestanti in municipio. Sono venuti a Pegolotte di Cona e sono rimasti un paio d’ore. All’improvviso qualcuno ha pronunciato la parola ‘Venezia’. E hanno deciso che dovevano andare a Venezia per dire di persona al prefetto quello che ripetono da mesi. Vogliono condizioni più umane di vita.
E così si sono messi in cammino
Di forze di polizia ce ne sono state sempre a iosa, per controllarli. Mentre un gruppo si è messo in cammino lungo una strada che costeggia un argine, altri hanno bloccato la base. E martedì sera c’è stato il morto perchè la strada è stretta. Un ragazzo che stava andando in bicicletta è stato investito da un’auto. Sono anni che diciamo che bisogna dare giubbotti catarifrangenti agli extracomunitari. Perchè su queste strade di morti ce ne possono essere tre ogni sera. Ma la cooperativa se ne frega. E così quando escono in bicicletta rischiano ogni volta la vita.
Poi sono arrivati a Codevigo, dove il parroco ha aperto la chiesa.
La prima notte hanno dormito per terra. All’aperto. Solo la seconda notte, mercoledì, il parroco li ha fatti entrare. Questa mattina hanno ripulito tutto e sono ripartiti. Questa sera si fermeranno a Mira. Ribadisco che siccome nessuno sta facendo nulla per loro, fanno l’unica cosa che possono fare: protestare. La tendopoli è una specie di magazzino dove centinaia e centinaia di persone vengono ammassate. Non c’è un progetto, non c’è un programma. E’ una violenza continua contro di loro e contro la nostra piccola comunità nella campagna”.
In una parola, esseri umani trattati come rifiuti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
RESPINTA LA RICHIESTA DEI LEGALI DELLA LEGA DI DISSEQUESTRARE 2 MILIONI DI EURO
La Lega è una sola, anche se negli ultimi tempi si è federata, costituendo le varie
Leghe nelle diverse regioni italiane. Per questo, i sequestri effettuati nei vari conti sparsi in tutta Italia sono legittimi.
Lo ha deciso il tribunale di Genova che nei giorni scorsi ha respinto le richieste degli avvocati del Carroccio di dissequestrare i circa due milioni di euro trovati sui conti finora. Il sequestro era stato disposto dopo la sentenza di primo grado nei confronti di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la truffa allo Stato sui rimborsi elettorali da circa 49 milioni.
Intanto oggi, il tribunale del Riesame si è riservato di decidere sull’appello presentato dalla procura per chiedere di estendere il blocco anche alle somme che arriveranno in futuro.
Il pm Paola Calleri aveva deciso di impugnare la decisione dei giudici di fermare il sequestro al denaro trovato sui conti in tutta Italia per fare chiarezza, in maniera definitiva, sulla vicenda e su casi analoghi che potrebbero verificarsi in futuro.
L’orientamento giurisprudenziale, a oggi, è sempre stato quello di continuare a sequestrare somme di denaro alle persone giuridiche beneficiarie del frutto del reato commesso da un altro soggetto fino al raggiungimento di quanto previsto dalle sentenze. Nelle scorse settimane, invece, il tribunale genovese ha invertito la tendenza stabilendo che il blocco si ferma a quanto trovato al momento dell’esecuzione del provvedimento.
I sequestri erano scattati a settembre quando la Guardia di finanza aveva bloccato il denaro nei conti sparsi in tutta Italia.
Era stata la stessa Procura a chiederlo dopo che il tribunale, a luglio, aveva disposto la confisca di quasi 49 milioni di euro in seguito alla condanna di Umberto Bossi, dell’ex tesoriere Francesco Belsito e dei tre ex revisori contabili.
(da “il Secolo XIX”)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEGLI AVVOCATI DELL’ASGI: “ILLEGITTIMI QUEI 2,5 MILIONI”
I soldi che dovevano essere impiegati nella cooperazione e nello sviluppo dei Paesi africani sono stati usati per rimettere in sesto le motovedette della Guardia Costiera Libica, consegnate nelle mani di uomini che torturano e uccidono, violando norme nazionali e sovrannazionali.
Se il video choc della Cnn sulla vendita all’asta di migranti come schiavi pone questioni di carattere morale (ieri l’alto commissario Onu ha definito «inumano» l’accordo siglato da Italia e Ue con la Libia), ora il governo dovrà rispondere anche dell’accusa di aver finanziato illegittimamente le autorità di Tripoli.
L’Asgi, associazione di avvocati che si occupa di immigrazione, ha depositato un ricorso al Tar del Lazio in cui contesta la spesa di 2,5 milioni di euro sostenuta dal ministero dell’Interno per rimettere in sesto quattro motovedette libiche da utilizzare nel controllo delle frontiere.
«Quel denaro non poteva essere destinato a queste attività per svariati motivi» afferma Giulia Crescini, uno dei legali che ha preparato il ricorso dopo che l’associazione ha ottenuto l’informazione grazie a un accesso civico al ministero degli Affari Esteri.
Il ricorso affronta vari temi.
Primo: il denaro è stato prelevato dal Fondo Africa, destinato a finalità di altro genere.
Secondo: le motovedette sono state affidate a soggetti coinvolti in una guerra civile «che molto spesso si rendono responsabili di condotte illegittime e di gravi violazioni dei diritti fondamentali dei migranti».
Terzo: si tratta di attrezzature militari, il che violerebbe il regolamento Ue del 2016 sulla restrizione all’esportazione di materiale militare utilizzabile a fini bellici.
Quarto: la finalità indicata nel provvedimento è di controllo delle frontiere. Ma questo violerebbe i diritti dei rifugiati che devono poter scappare dall’inferno libico (l’Italia è già stata condannata in passato). Si violerebbe inoltre il divieto di respingimento con un respingimento delegato alla Libia per conto dell’Italia.
Infine queste motovedette vengono usate dalle autorità libiche anche per attaccare osservatori internazionali.
È solo di qualche giorno fa l’episodio capitato alla Sea Watch, Ong tedesca, che in acque internazionali è incappata in una nave della guardia costiera libica (testimoni oculari la identificano come una di quelle della Guardia di Finanza italiana cedute alla Libia) che non solo ha impedito l’intervento di salvataggio ordinato dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma non rispondendo alle richieste dell’Ong e della Marina Italiana, ma ha attaccato i soccorritori con lancio di oggetti.
Nel corso dell’episodio, i migranti tirati a bordo della motovedetta libica venivano picchiati sotto gli occhi di italiani e tedeschi, oppure non salvati. Alla fine il disastroso salvataggio ha visto 50 dispersi e il recupero di 5 salme, tra le quali quelle di un bimbo di 2 anni.
(da “La Stampa”)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
LA MOGLIE AVREBBE FATTO RIMUOVERE FUNZIONARI OSTILI…IL VOTO DI SCAMBIO SI RIFERISCE ALLE POLITICHE 2013
Indagato, per tentata concussione voto di scambio dalla Procura di Benevento, il
sottosegretario Umberto Del Basso De Caro.
Gli avvisi di garanzia sono stati firmati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto Francesca Saccone e l’indagine è diretta dal Procuratore Aldo Policastro. Diverse le ipotesi di reato: quella di tentata concussione è contestata al sottosegretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti, per il quale viene prospettata poi, in concorso con la moglie Ida Ferraro, dirigente amministrativo del Rummo, e Rita Cardone, dipendente della stessa azienda ospedaliera, anche un’ipotesi di voto di scambio.
La notifica degli avvisi di garanzia è giunta a chiusura indagine, ora gli indagati hanno 20 giorni per controdeduzioni e poi la Procura deciderà se chiedere il rinvio a giudizio.
I fatti risalgono al 2013, alla vigilia delle elezioni politiche, e rappresentano uno stralcio dell’inchiesta sui Servizi sociali del Comune, sfociata nel rinvio a giudizio di quattro persone.
Nel mirino degli inquirenti sono finite alcune conversazioni intercettate all’epoca dalla Squadra Mobile di Benevento.
La presunta tentata concussione sarebbe stata ravvisata nel tentativo che Del Basso De Caro avrebbe fatto sul dirigente generale del Rummo dell’epoca, Nicola Boccalone, perchè rimuovesse o trasferisse alcuni funzionari che la dottoressa Ferraro riteneva a lei ostili.
La seconda imputazione, quella relativa al presunto voto di scambio, farebbe invece riferimento ad un possibile pacchetto di voti riferito a Rita Cardone, allora impiegata Asl aggregata al Rummo, dove sarebbe stata trasferita a distanza di tempo.
Anche questa accusa deriva da intercettazioni poi verificate dalla Mobile.
(da “il Mattino”)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
CRESCE IL NUMERO DI CHI HA DIFFICOLTA’ A CURARSI, IN PARTICOLARE GLI UNDER 18
Nella spesa sanitaria si è creato ormai un divario imponente tra i più poveri e il resto della popolazione. Se mediamente una persona consuma 695 euro all’anno per curarsi, tra i più poveri la cifra scende drammaticamente, fino a 106 euro.
E l’accesso a visite, esami o medicinali sta diventando un problema anche per gli italiani “non poveri”: il 10% di loro, infatti, non può permettersi il ticket per visite mediche ed esami del sangue e il 23% non ha potuto acquistare farmaci.
Questo è la fotografia del fenomeno della povertà sanitaria nazionale, fornita dal rapporto annuale dell’Osservatorio donazione farmaci — l’organo scientifico della Fondazione Banco farmaceutico onlus
I RISULTATI DEL RAPPORTO 2017
In Italia, la povertà sanitaria registra un nuovo aumento: quest’anno la richiesta di medicinali da parte di 1722 enti assistenziali — impegnati ad assistere le persone più in difficoltà – è cresciuta del 9,7% (contro l’8,3% del 2016 e l’1,3% del 2015). Tra i poveri assistiti aumentano gli stranieri (6,3% in più) e gli under 18 (in crescita del 3,2% in un anno), un aumento importante questo visto che i minorenni rappresentano il 21,6% degli utenti.
La categoria degli anziani assistiti è invece diminuita rispetto allo scorso anno (-5,2%), costituita prevalentemente da italiani (20,2%, contro il 9,2% di anziani stranieri).
Oltre la metà dei beneficiari degli enti assistenziali resta la fascia degli adulti (59% italiani, 68,9% stranieri), che non se la passano per niente bene: secondo un’indagine di Doxa Pharma condotta su un campione rappresentativo di utenti, una persona su tre è stata costretta a rinunciare almeno una volta all’anno all’acquisto di farmaci o all’accesso a visite, terapie o esami — il 16% ha cumulato tutte le tipologie di rinuncia. Rinuncia soprattutto chi ha un titolo di studio basso, chi ha più figli e chi vive al Sud. Ma anche casalinghe, pensionati e specialmente lavoratori atipici.
Quasi la metà di chi ha rinunciato a farmaci, per “effetto domino”, ha dovuto ridurre in modo molto consistente anche visite, terapie ed esami.
Il rapporto dell’Osservatorio donazione farmaci di quest’anno conferma la necessità di compiere un ulteriore sforzo per sostenere il Ssn, che copre il 62,9% della spesa totale.
Secondo l’Osservatorio sui medicinali (OsMed) di Aifa, infatti, le spese farmaceutiche totalmente a carico delle famiglie sono ammontate, nel 2016, a 8 miliardi 165 milioni di euro, ovvero il 37,1% della spesa totale (22 miliardi 58 milioni di euro).
“In una fase storica tanto complicata, caratterizzata dal persistere degli effetti della crisi, il terzo settore e il mondo della solidarietà hanno bisogno di strumenti e competenze sempre più affinati per poter assolvere alla propria vocazione. L’Osservatorio donazione farmaci, organo di ricerca di Banco farmaceutico, nasce per fornire un contributo di conoscenza a chi si occupa degli ultimi, ovvero gli enti assistenziali. Il nostro contributo è a disposizione delle istituzioni e costituisce per esse un elemento di sostegno — in termini di dati, analisi e previsioni — all’elaborazione delle politiche socio-sanitarie e degli strumenti necessari per soccorrere la popolazione più fragile”, afferma Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco farmaceutico onlus.
LA FILIERA DELLE DONAZIONI COORDINATA DAL BANCO FARMACEUTIC
Il Banco farmaceutico da anni si impegna per limitare l’impatto dei fattori socio-economici sullo stato di salute degli italiani e lo fa devolvendo farmaci a oltre un migliaio di enti assistenziali nazionali, impegnati a fornire farmaci a coloro che sono in povertà assoluta.
Dietro c’è una grande filiera di donazione dei farmaci che fa leva sulla collaborazione di numerose aziende farmaceutiche (che garantiscono un approvvigionamento di farmaci per tutto il corso dell’anno), la giornata nazionale del farmaco grazie al contributo dei cittadini e delle farmacie e il recupero di farmaci validi non scaduti. Complessivamente, gli enti aiutati dalla rete del Banco farmaceutico hanno fornito farmaci a oltre 580mila utenti, un numero di assistiti che rispetto all’anno precedente ha fatto un balzo del 4%. Gli utenti assisti però rappresentano soltanto il 12% dei poveri assoluti italiani, percentuale che sale al 21% al Nord.
“A preoccupare ancora di più – sottolineato Mario Melazzini, direttore generale dell’Aifa – è il divario che si è creato tra il livello di spesa media e quello delle persone indigenti
Non dobbiamo mai dimenticare che dietro ai numeri e alle statistiche ci sono persone e si nascondono disuguaglianze nell’accesso ai farmaci, problemi di aderenza ai trattamenti, scarse informazioni e un generale peggioramento delle condizioni di salute”.
(da “La Repubblica”)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
ANCORA TROPPI GIOVANI SENZA LAVORO…ABBIAMO PERSO UNA POSIZIONE RISPETTO A UN ANNO FA
In Europa cresce non solo l’economia, ma anche la giustizia sociale, che sta per
uguaglianza, partecipazione dei cittadini, accessibilità .
Il divario Nord-Sud però resta e l’Italia si posiziona negli ultimi posti della classifica. È quanto emerge dal rapporto 2017 che sarà presentato oggi, giovedì 16, al Social Summit di Goteborg, stilato dall’Istituto Bertelsmann Stiftung.
Sui 28 Paesi dell’Ue, l’Italia è 25esima, perdendo una posizione rispetto a un anno fa e sono soprattutto i giovani “a risentire — si legge nel rapporto — di chiari svantaggi strutturali”. In cima alla classifica ci sono ancora una volta i Paesi scandinavi, al fondo dopo di noi Bulgaria, Romania e Grecia. L’indice della disuguaglianza sociale tiene conto di sei aree, salute, coesione sociale e non discriminazione, accesso al mercato del lavoro, educazione, povertà , equità intergenerazionale.
Nell’Ue le opportunità di partecipazione dei cittadini alla vita sociale migliorano e ciò è dovuto principalmente alla ripresa del mercato dell’occupazione, cresciuto in 26 su 28 stati rispetto a un anno fa. Il tasso di disoccupazione dell’Ue è sceso all’8,7 per cento. Nel 2013, apice della lunga crisi sociale, era ancora all’11 per cento. Fanno meglio anche i Paesi più in difficoltà , ma i loro dati restano preoccupanti: in Grecia i giovani senza lavoro sono il 47,3 (nel 2013 erano il 58,3), la Spagna è passata dal 26,2, al 19,7.
Ma la ripresa va a due velocità , e nei Paesi in crisi del Sud, bambini e adolescenti sono a rischio povertà ed emarginazione. Si registrano miglioramenti anche nel rischio di povertà (23,4 la media Ue, 28,7 la media per l’Italia, che sale se consideriamo i bambini e i giovani il 33,5). E nell’opportunità di istruzione, con il calo dell’abbandono scolastico, anche se gli autori del rapporto si dicono preoccupati da stati come “Ungheria e Polonia dove i governi della destra populista esercitano una forte influenza sul sistema d’istruzione, annullando i successi precedenti”.
I progressi, in Italia, sono ancora troppo cauti. Il settore in cui si piazza meglio è la salute (19esima), ma in media l’aspettativa di vivere senza limitazioni e malattie si è ridotta a 62,7 anni, due in meno rispetto al 2006. E la sanità nel Sud Italia arranca con lunghe liste d’attesa e una qualità minore rispetto al Nord e al Centro.
Buoni alcuni risultati sul piano delle misure ambientali, con la percentuale di energia da fonti rinnovabili crescita dall’8,3 per cento del 2006 al 17,5 (l’Italia è al 13° posto), il rovescio della medaglia è che abbiamo il maggior numero di auto procapite “anche per la scarsità del trasporto pubblico” e “l’inquinamento avrebbe bisogno di una strategia politica più forte”.
Lievi miglioramenti sul mercato del lavoro, con la disoccupazione giovanile calata di 4 punti dal 2014, ma ancora al 37,8 per cento, quasi il doppio della media Ue. Il tasso di occupazione in Italia continua a essere il terzo più basso di tutta l’Unione, il 57,2, contro ad esempio il 76,2 della Svezia.
Queste gravi carenze sono uno dei motivi principali degli scarsi risultati nella prevenzione della povertà (24° posto). Come se non bastasse, l’Italia è il Paese demograficamente più vecchio e in termini di “giustizia intergenerazionale” siamo terzultimi. Investimenti in ricerca e università “restano troppo bassi e il governo Renzi non ha invertito la rotta”.
I giovani spesso dipendono dagli aiuti famigliari al contempo il debito pubblico è altissimo: “Questa situazione — conclude il rapporto — è una gravosa ipoteca sul futuro”.
(da agenzie)
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Novembre 16th, 2017 Riccardo Fucile
FEROCEMENTE ANTI-GAY E ANTI-MUSULMANO, RAY MOORE INCASTRATO DA SEI MINORENNI… ORA RISCHIA DI PERDERE LE ELEZIONI IN ALABAMA
Rischia di trasformarsi in una nuova dèbacle per i repubblicani, e per l’amministrazione Trump, il caso di Roy Moore.
L’ex-giudice, candidato del G.O.P. al seggio senatoriale dell’Alabama, è infatti travolto da una serie di accuse a sfondo sessuale.
Mitch McConnell e altri esponenti di primo piano del partito repubblicano gli chiedono di ritirarsi, ma Moore resiste. In gioco non c’è soltanto il seggio in Alabama, ma più in generale il controllo repubblicano del Senato; quindi, il futuro della stessa amministrazione Trump.
Roy Moore ha dato, sinora, parecchi problemi alla leadership repubblicana. Settant’anni, Moore fu eletto alla guida dell’Alabama Supreme Court nel 2001, ma rimosso due anni dopo, per essersi rifiutato di rimuovere un monumento ai Dieci Comandamenti dal cortile del tribunale.
Rieletto alla Corte nel 2013, è stato ancora una volta sospeso dopo la mancata applicazione della sentenza che legalizza i matrimoni tra persone dello stesso sesso. L’esuberante Moore — che ha tra l’altro fondato la “Foundation for Moral Law”, un gruppo che ritiene Dio “fonte sovrana della nostra legge” — ha in questi anni trovato anche il modo di presentarsi per due volte alle elezioni per governatore dell’Alabama, dove ha chiarito come la pensa.
Ferocemente anti-gay (ha paragonato l’omosessualità alla “bestialità “), anti-musulmano (ha chiesto che i musulmani non vengano fatti servire nell’esercito), nemico della teoria dell’evoluzione, sostenitore della teoria che soltanto i cristiani debbano godere della protezione del Primo Emendamento, Moore ha coltivato rapporti molto stretti con gruppi di suprematisti bianchi.
La sua “Foundation for Moral Law” ha promosso una storia della Guerra Civile simpatetica con la causa confederata.
Non è dunque strano che Moore non abbia mai raccolto le simpatie dell’establishment repubblicano. Troppo radicalmente conservatore, troppo estraneo alle tradizioni più moderate del partito, l’Ayatollah dell’Alabama, come è stato definito, non ha ricevuto alcun incoraggiamento dalla leadership del G.O.P.; nè lui, a dire il vero, l’ha mai cercato.
E’ successo anche quest’anno, quando Roy Moore ha lanciato la sua candidatura alle elezioni per il seggio lasciato vacante al Senato da Jeff Sessions (nominato attorney general nell’amministrazione Trump).
Il candidato ufficiale del partito repubblicano era Luther Strange. Con una campagna che ha riproposto gli accenti più duri, populistici, anche folkloristici di Donald Trump, Moore è però riuscito a battere Strange ed è diventato il nominato ufficiale del G.O.P. alle elezioni per il seggio di Sessions, che si terranno a dicembre (Trump, che in un primo tempo aveva appoggiato il moderato Strange, si è presto riposizionato, esaltando la “fibra morale e politica” di Moore).-
Si pensava che lo scontro restasse in ambito politico e che i leader repubblicani di Washington dovessero ingoiare l’ennesimo boccone amaro — e assistere all’ascesa di un altro candidato che sino a qualche mese fa sarebbe stato confinato ai margini e che invece oggi, nell’epoca di Trump, occupa il centro della scena. Non è andata così.
l Washington Post, con un pezzo del 9 novembre, ha messo in prima pagina le accuse di una donna, Leigh Corfman, che afferma che Moore la molestò quando lei aveva 14 anni (e Moore 32).
L’allora giovane uomo di legge avrebbe approcciato la ragazza fuori del tribunale e in due occasioni avrebbe tentato di baciarla e l’avrebbe toccata nelle parti più intime. “Volevo solo che la finisse e mi portasse a casa”, ha spiegato Corfman, la cui versione è stata confermata dalla madre.
Un’altra donna, Beverly Young Nelson, è venuta allo scoperto qualche ora più tardi, accusando Moore di averla assalita sessualmente quando aveva 16 anni. Nelson accettò un passaggio in macchina da Moore, che le saltò addosso e cercò di spingerle il capo verso il suo pene. Di fronte alle resistenze di Beverly, Moore si fermò, ma le disse: “Sei solo una bambina, io sono il district attorney. Se cercherai di dirlo a qualcuno, nessuno ti crederà ”.
Da allora, sono saltate fuori almeno altre quattro donne, oggi adulte, che accusano Moore di averle assalite sessualmente quando avevano tra i 16 e i 18 anni.
E sono emerse diverse testimonianze di colleghi di lavoro, tra il 1982 e il 1985, che affermano di aver saputo della passione dell’allora giovane uomo di legge per le teenager.
Moore avrebbe anche regolarmente frequentato il Gadsen Mall, un grande centro commerciale, alla ricerca delle sue vittime. Diversi residenti dicono che a Moore, dopo una serie di lamentele da parte delle famiglie delle ragazze, fu inibita l’entrata al Mall.
Alle accuse, Moore ha replicato negando vigorosamente. In realtà , le cose si sono complicate ulteriormente. Il suo avvocato, Trenton Garmon, in una trasmissione televisiva di MSNBC, ha accennato al fatto che in “altre culture” non è poi così strano frequentare ragazze di 14 anni.
Una parte consistente dei suoi elettori, con dichiarazioni e raccolte di firme, ha preso posizione a suo favore, così come ha fatto il partito repubblicano dell’Alabama. Lo state auditor dello Stato, il repubblicano Jim Ziegler, si è lanciato in un paragone piuttosto impegnativo, spiegando che “Maria era una teenager e Giuseppe un falegname adulto. Diventarono i genitori di Gesù”.
La polemica, ovviamente, si inserisce nell’ondata di rivelazioni e accuse seguite al caso di Harvey Weinstein; e rivela il fondo di esplicito e violento sessismo che domina ancora in certe zone del Sud.
In questo caso, però, è in gioco qualcosa di diverso. Mitch McConnell, leader repubblicano del Senato, ha immediatamente chiesto a Moore di ritirarsi dalle elezioni che si terranno a dicembre per il seggio di Sessions.
Lo stesso hanno fatto altri autorevoli esponenti del partito e personalità del mondo conservatore, come l’anchorman di Fox News Sean Hannity. Trump si è mantenuto più sul vago, affermando che Moore dovrebbe lasciare “se le accuse sono vere”.
L’ex-giudice, però, non ha alcuna intenzione di abbandonare. Continua a professare la sua innocenza, parla di un complotto di Washington Post e democratici contro di lui. Il suo futuro politico appare però incerto.
Un sondaggio del National Republican Senatorial Committee lo mostra indietro di 12 punti rispetto al candidato democratico, Doug Jones.
La sconfitta in un seggio un tempo sicuro per i repubblicani, come quello dell’Alabama, potrebbe essere il triste preludio alla perdita di altri seggi al Senato alle elezioni di midterm del novembre 2018.
Senza più maggioranza al Senato, con forti perdite alla Camera, e con Donald Trump asserragliato alla Casa Bianca scossa da scandali e sconfitte, per i repubblicani potrebbe iniziare un periodo molto difficile.
Roy Moore, per il G.O.P., potrebbe essere solo l’inizio.
(da “La Repubblica”)
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