GIUSTIZIA SOCIALE, L’ITALIA E’ QUART’ ULTIMA IN EUROPA
ANCORA TROPPI GIOVANI SENZA LAVORO…ABBIAMO PERSO UNA POSIZIONE RISPETTO A UN ANNO FA
In Europa cresce non solo l’economia, ma anche la giustizia sociale, che sta per uguaglianza, partecipazione dei cittadini, accessibilità .
Il divario Nord-Sud però resta e l’Italia si posiziona negli ultimi posti della classifica. È quanto emerge dal rapporto 2017 che sarà presentato oggi, giovedì 16, al Social Summit di Goteborg, stilato dall’Istituto Bertelsmann Stiftung.
Sui 28 Paesi dell’Ue, l’Italia è 25esima, perdendo una posizione rispetto a un anno fa e sono soprattutto i giovani “a risentire — si legge nel rapporto — di chiari svantaggi strutturali”. In cima alla classifica ci sono ancora una volta i Paesi scandinavi, al fondo dopo di noi Bulgaria, Romania e Grecia. L’indice della disuguaglianza sociale tiene conto di sei aree, salute, coesione sociale e non discriminazione, accesso al mercato del lavoro, educazione, povertà , equità intergenerazionale.
Nell’Ue le opportunità di partecipazione dei cittadini alla vita sociale migliorano e ciò è dovuto principalmente alla ripresa del mercato dell’occupazione, cresciuto in 26 su 28 stati rispetto a un anno fa. Il tasso di disoccupazione dell’Ue è sceso all’8,7 per cento. Nel 2013, apice della lunga crisi sociale, era ancora all’11 per cento. Fanno meglio anche i Paesi più in difficoltà , ma i loro dati restano preoccupanti: in Grecia i giovani senza lavoro sono il 47,3 (nel 2013 erano il 58,3), la Spagna è passata dal 26,2, al 19,7.
Ma la ripresa va a due velocità , e nei Paesi in crisi del Sud, bambini e adolescenti sono a rischio povertà ed emarginazione. Si registrano miglioramenti anche nel rischio di povertà (23,4 la media Ue, 28,7 la media per l’Italia, che sale se consideriamo i bambini e i giovani il 33,5). E nell’opportunità di istruzione, con il calo dell’abbandono scolastico, anche se gli autori del rapporto si dicono preoccupati da stati come “Ungheria e Polonia dove i governi della destra populista esercitano una forte influenza sul sistema d’istruzione, annullando i successi precedenti”.
I progressi, in Italia, sono ancora troppo cauti. Il settore in cui si piazza meglio è la salute (19esima), ma in media l’aspettativa di vivere senza limitazioni e malattie si è ridotta a 62,7 anni, due in meno rispetto al 2006. E la sanità nel Sud Italia arranca con lunghe liste d’attesa e una qualità minore rispetto al Nord e al Centro.
Buoni alcuni risultati sul piano delle misure ambientali, con la percentuale di energia da fonti rinnovabili crescita dall’8,3 per cento del 2006 al 17,5 (l’Italia è al 13° posto), il rovescio della medaglia è che abbiamo il maggior numero di auto procapite “anche per la scarsità del trasporto pubblico” e “l’inquinamento avrebbe bisogno di una strategia politica più forte”.
Lievi miglioramenti sul mercato del lavoro, con la disoccupazione giovanile calata di 4 punti dal 2014, ma ancora al 37,8 per cento, quasi il doppio della media Ue. Il tasso di occupazione in Italia continua a essere il terzo più basso di tutta l’Unione, il 57,2, contro ad esempio il 76,2 della Svezia.
Queste gravi carenze sono uno dei motivi principali degli scarsi risultati nella prevenzione della povertà (24° posto). Come se non bastasse, l’Italia è il Paese demograficamente più vecchio e in termini di “giustizia intergenerazionale” siamo terzultimi. Investimenti in ricerca e università “restano troppo bassi e il governo Renzi non ha invertito la rotta”.
I giovani spesso dipendono dagli aiuti famigliari al contempo il debito pubblico è altissimo: “Questa situazione — conclude il rapporto — è una gravosa ipoteca sul futuro”.
(da agenzie)
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