Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA SUL RICICLAGGIO DEI SOLDI SPARITI PORTA IN LUSSEMBURGO, CHIESTA OGGI UNA ROGATORIA
L’inchiesta della procura di Genova sui soldi della Lega segue anche la pista del riciclaggio.
Una parte dei rimborsi elettorali incamerati illecitamente dal partito tra il 2008 e il 2010, infatti, secondo l’accusa sarebbe finita in Lussemburgo.
Nel luglio del 2017 Umberto Bossi, Francesco Belsito e altri imputati sono stati condannati in primo grado per truffa allo Stato. Il Carroccio avrebbe presentato rendiconti irregolari in parlamento, ottenendo fondi pubblici “gonfiati” rispetto alle spese effettivamente sostenute
Il 13 giugno 2018 la Guardia di Finanza ha perquisito la banca Sparkasse di Bolzano, ipotizzando che abbia fatto da tramite per due operazioni sospette: un investimento da 10 milioni di euro alla fine del 2016 nel fondo Pharus e il rientro di 3 milioni di euro a gennaio del 2018.
Proprio dal Lussemburgo, su queste due operazioni, è arrivata una segnalazione alle autorità antiriciclaggio italiane.
Gli investigatori pensano che dietro questi flussi di denaro possa nascondersi una parte dei 49 milioni di euro che la Cassazione ha ordinato di sequestrare «ovunque si trovino».
Di quella somma, nelle casse del Carroccio, sono stati trovati soltanto 1,5 milioni e la Lega ha sempre giustificato il fatto dicendo che il resto è stato speso per finanziare l’attività politica del partito
L’ultima novità su questo filone dell’inchiesta, tuttavia, è emersa il 5 luglio
I pm hanno infatti chiesto di acquisire nuovi elementi con uno strumento particolare: la rogatoria testimoniale all’estero.
Ciò significa che, sul caso dei soldi “scomparsi”, esisterebbe un teste in Lussemburgo che la procura di Genova ha già individuato e che si prepara ad ascoltare.
Sullo sfondo ci sono anche le accuse del settimanale L’Espresso.
Secondo il periodico, dopo aver rimosso Bossi dalla segreteria, la Lega avrebbe usato i fondi al centro delle indagini per comprare obbligazioni di alcune delle più note banche e multinazionali al mondo come General Electric, Gas Natural, Mediobanca, Enel, Telecom, Intesa Sanpaolo e Arcelor Mittal.
«Dove sono finiti tutti questi soldi? Su quale conto corrente sono stati incassati una volta scadute le obbligazioni?
Sempre il 5 luglio, il procuratore di Genova che sta conducendo l’inchiesta, Francesco Cozzi, ha dichiarato: «Dobbiamo essere chiari: qui non c’è nulla di politico. È una vicenda tecnica e la procura agisce su profili tecnici. Dobbiamo aspettare il Tribunale del Riesame e poi che la decisione diventi definitiva. Solo a quel punto si potrà procedere con i sequestri. Noi stiamo operando come avremmo fatto con qualsiasi altro partito».
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
I RENDICONTI INTERNI AL PARTITO, UNA LETTERA DI DIFFIDA E UN FILE DEL SENATO: LE CARTE SMENTISCONO LA VERSIONE DEL MINISTRO
«È un processo politico, che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto». Matteo Salvini
si è difeso così dall’accusa di aver beneficiato dei quasi 50 milioni di euro frutto della truffa firmata Bossi e Belsito.
La tesi del ministro è quindi semplice: tutta colpa del vecchio leader, io non c’entro niente.
I documenti ottenuti da L’Espresso dimostrano invece che esiste un filo diretto tra la truffa firmata dal fondatore e i suoi successori.
Tra la fine del 2011 e il 2014, infatti, prima Maroni e poi Salvini hanno incassato e usato i rimborsi elettorali frutto del reato commesso dal loro predecessore.
E lo hanno fatto quando ormai era chiaro a tutti che quei denari rischiavano di essere sequestrati.
Il nostro giornale lo aveva già scritto in una lunga inchiesta nell’ottobre 2017. Qui sotto riprendiamo alcuni stralci di quell’articolo e pubblichiamo i documenti che dimostrano quanto da noi ricostruito già dieci mesi fa.
Anche Matteo Salvini ha usato i soldi rubati da Bossi
L’attuale leader della Lega e Bobo Maroni hanno utilizzato una parte dei 48 milioni di euro frutto della truffa orchestrata dal Senatur e dall’ex tesoriere. Lo dimostrano le carte del partito tra la fine del 2011 e il 2014 che abbiamo consultat
Per scoprire i retroscena di questo intrigo padano bisogna tornare al 5 aprile del 2012. E tenere a mente le date. Quel giorno, a poche ore dalla perquisizione della Guardia di Finanza nella sede di via Bellerio, a Milano, Bossi si dimette da segretario del partito. È la prima scossa del terremoto che sconvolgerà gli equilibri interni alla Lega.
A metà maggio diversi giornali scrivono che a essere indagato non è solo il tesoriere Francesco Belsito, ma anche il Senatùr.
Il reato ipotizzato è quello di truffa ai danni dello Stato in relazione ai rimborsi elettorali.
Il primo di luglio Maroni viene eletto nuovo segretario del partito. E quattro mesi dopo, il 31 ottobre, passa per la prima volta alla cassa.
Come certifica un documento inviato dalla ragioneria del Senato alla Procura di Genova, quel giorno l’ex governatore della Lombardia riceve 1,8 milioni di euro.
È il rimborso che spetta alla Lega per le elezioni politiche del 2008, quelle vinte da Berlusconi contro Veltroni. Il primo di una lunga serie
Da questo momento in poi a Maroni verranno intestati parecchi bonifici provenienti dal Parlamento.
A fine 2013, cioè al termine del mandato di segretario, Bobo avrà così ricevuto 12,9 milioni di euro in nome della Lega.
Tutti rimborsi relativi a elezioni comprese tra il 2008 e il 2010, quando a capo del partito c’era Bossi e a gestire la cassa era Belsito. Insomma, proprio i denari frutto della truffa ai danni dello Stato.
Che cosa cambia quando Salvini subentra a Maroni? Niente, se non le cifre.
A metà dicembre del 2013 Matteo viene eletto segretario del partito. L’inchiesta sui rimborsi elettorali intanto va avanti, e a giugno del 2014 arrivano le richieste di rinvio a giudizio: i magistrati chiedono il processo per Bossi.
Un mese e mezzo dopo, il 31 luglio, Salvini incassa 820mila euro di rimborsi per le elezioni regionali del 2010.
Lo dimostrano i mastrini, i registri contabili del partito che L’Espresso è riuscito a ottenere. Perchè allora il segretario della Lega continua a sostenere che lui quei soldi non li ha mai visti? E come poteva non sapere che erano frutto di truffa
Due mesi dopo aver incassato gli oltre 800 mila euro, Salvini e la Lega si costituiscono infatti parte civile contro i compagni di partito.
Si sentono vittime di un imbroglio, di una truffa che ha sfregiato il vessillo padano. E vogliono essere risarciti.
La nuova dirigenza è dunque consapevole della provenienza illecita del denaro accumulato sotto la gestione di Bossi.
Ma il 27 ottobre, solo venti giorni dopo l’annuncio di costituirsi parte civile, Salvini fa qualcosa che appare in netta contraddizione con quella scelta: ritira altri soldi.
Questa volta la somma è piccola, poco meno di 500 euro: l’ultima tranche di rimborso per le elezioni regionali del 2010.
Due giorni dopo l’ultimo prelievo, Salvini riceve persino una lettera (inviata anche al tesoriere Giulio Centemero) dall’allora avvocato di Bossi, Matteo Brigandì. «Ti diffido dallo spendere quanto da te dichiarato corpo del reato», si legge nella missiva con la quale la vecchia guardia lancia un messaggio chiaro al nuovo gruppo dirigente: voi ci accusate di aver rubato quattrini, allora sappiate che i soldi che avete in cassa sono il profitto della truffa, e usarli vuol dire diventare complici del reato.
(da “L’Espresso”)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
IL RAGAZZO NIGERIANO CHE CHIEDE L’ELEMOSINA DAVANTI AL “PRESTOFRESCO” DI TORINO HA DIFESO LA COMMESSA, EVITANDO LE COLTELLATE
Ha sventato una rapina e salvato la cassiera di un supermercato.
Osahon, 27 anni, è un “richiedente asilo” nigeriano e spesso bazzica davanti al supermercato Prestofresco di via Mercadante 3, a Barriera di Milano, per chiedere qualche euro di elemosina. Ora la titolare della catena di market, Domenica Lauro, ammirata dal suo gesto, annuncia: “E’ stato coraggioso e intraprendente, gli offro subito un posto di lavoro”
Il bandito è fuggito a mani vuote. Uno dei clienti, di 75 anni, si è anche sentito male e ha avuto bisogno dell’assistenza del 118.
L’altra mattina Osahon è diventato l’eroe del supermercato, per il quale quella era la terza rapina nel giro di due settimane.
Il giovane nigeriano ha visto un uomo con un cappuccio scuro calato sulla testa entrare e andare deciso verso le casse. Era armato con un coltello e ha aggredito la cassiera. Voleva l’incasso.
Oshaon gli è piombato addosso e lo ha bloccato da dietro, schivando i colpi con cui il rapinatore cercava di ferirlo sotto gli occhi dei clienti.
Ora le indagini sono affidate ai carabinieri. Il pm Patrizia Caputo ha aperto un fascicolo sull’ultima rapina: gli investigatori hanno acquisito i filmati delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso la scena: nei video si vede Osahon che blocca alle spalle il rapinatore che aveva aggredito la cassiera e l’aveva colpita con un pugno al costato.
Osahon vive a Torino da qualche mese. È arrivato, come tanti, con gli sbarchi e ha ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari dalla questura di Cosenza. Subito dopo si è trasferito in Piemonte in cerca di un futuro.
Ora l’ha trovato, anche se in modo decisamente insolito.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
AUSTRIA E GERMANIA RIMANDERANNO I MIGRANTI IN ITALIA, ALLA FACCIA DELLA SOLIDARIETA’ TRA SOVRANISTI
L’11 luglio il ministro Salvini incontrerà l’omologo tedesco Horst Seehofer per parlare di immigrazione
alla vigilia del vertice di Innsbruck.
Oggi il ministro Seehofer è in visita a Vienna dove ha incontrato il primo ministro Sebastia Kurz e rilasciato alcune dichiarazioni che sicuramente non piaceranno al Viminale e nemmeno al presidente del Consiglio Conte, che giusto una settimana fa ha presentato la sua multilevel strategy sull’immigrazione al Consiglio Europeo.
Mentre in Germania il leader della CSU continua il braccio di ferro con la Cancelliera Merkel a Vienna Seehofer ha detto che Berlino non chiuderà le frontiere con l’Austria per impedire il transito dei migranti.
Di conseguenza Vienna non sarà obbligata a fare altrettanto al confine con l’Italia blindando il Brennero.
Una buona notizia? Non proprio, perchè al tempo stesso Seehofer ha fatto sapere che i profughi e i richiedenti asilo che si presenteranno alle frontiere austriache e tedesche saranno rimandati indietro. Ovvero in Italia e in Grecia.
Due giorni fa Salvini aveva detto che durante una telefonata con il ministro tedesco «Abbiamo discusso di soluzioni condivise per il contrasto dell’immigrazione clandestina anche tra un paese e l’altro dell’Ue e la protezione delle frontiere esterne dell’Europa».
Il piano di Seehofer era stato anticipato da una dichiarazione del segretario generale della CSu Markus Blume che sulla Sueddeutsche Zeitung aveva detto che l’Italia «deve sapere che se non firma un accordo per riprendersi i richiedenti asilo registrati in Italia, li respingeremo al confine tra Germania e Austria».
Gli austriaci hanno fatto sponda al gioco di Seehofer e così il rimpallo delle responsabilità fa finire i migranti in Italia.
In ossequio ai regolamenti europei quindi i migranti che si trovano in Germania, ma che sono stati registrati in Italia e Grecia, ritorneranno da dove sono venuti.
Vale a dire che saranno inviati a centri di transito e poi saranno rinviati a Roma o Atene «e questo sarà un contributo essenziale di Italia e Grecia per fermare la migrazione illegale».
Tutto è demandato ad un’intesa con Italia e Grecia ma se i negoziati dovessero fallire i tre Paesi dovranno pensare a nuove misure per fermare la migrazione illegale.
Per il momento la Germania non riterrà l’Austria responsabile per profughi di cui non è responsabile. E dal momento che la responsabilità è in gran parte di Italia e Grecia è facile capire dove finiranno i migranti.
Sul piatto della trattativa Seehofer ha messo la regolamentazione dei movimenti secondari dei migranti da un Paese di primo ingresso verso gli altri Stati dell’UE. Movimenti che devono essere fermati.
A dirlo è stato anche il presidente Conte, che ha inserito la regolamentazione dei movimenti secondari intra-UE nei dieci punti della sua proposta.
Vista dall’Italia non si tratta però di un’idea rivoluzionaria, perchè il blocco degli spostamenti tra i paesi UE significa che i migranti rimarranno dove sono (per altro un rifugiato politico gode a tutti gli effetti dei diritti di un cittadino europeo, ivi compresa la libertà di movimento).
E dal momento che arrivano in Italia e vengono registrati in Italia è pacifico che questo significa nessuna solidarietà .
Eppure Conte all’indomani del Consiglio Europeo aveva detto che il vertice era stato un successo all’80% (al 70% secondo Salvini).
Alla luce di queste dichiarazioni si capisce come mai il governo italiano, quello che ha promesso di essere forte in Europa stia facendo pressioni sulla Libia affinchè trattenga il maggior numero di migranti possibile.
A questo servono le motovedette cedute alla guardia costiera libica e la guerra senza quartiere alle Ong.
Questa è la parte che l’Italia sta facendo per contrastare l’immigrazione illegale. La storia delle frontiere italiane che diventano frontiere europee e del “chi sbarca in Italia sbarca in Europa” è pura propaganda.
A nessuno in Europa interessa. Proprio oggi il commissario europeo ai diritti umani ha criticato l’atteggiamento di quegli stati che cercano di contrastare l’operato delle organizzazioni non governative chiedendo che i singoli stati mettano i diritti umani al centro delle loro politiche migratorie.
Salvini intanto ha fatto sapere che va tolto l’embargo alla Libia, «perchè i trafficanti di esseri umani e di armi si disinteressano dell’embargo». E sarebbe bello sapere di quale Libia sta parlando il ministro dell’Interno, visto che non c’è uno stato unitario.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
STORE DI ORDINARIE RAZZISMO NELL’ITALIA GIALLOVERDE
«Per i clandestini la pacchia è strafinita», così parlò il ministro dell’Interno Matteo Salvini a pochi giorni dalla nascita del governo del cambiamento.
I migranti la pacchia non l’hanno mai vista nè vissuta; l’invasione tanto temuta non esiste; la sostituzione etnica è solo un complotto. Ma guai a dire che in Italia c’è qualcuno — men che meno gli elettori di Lega o M5S — che ce l’ha con gli stranieri.
Ci spiegano che il razzismo in Italia non esiste, al massimo ci sono tante persone stanche. Ma stanche di cosa? Del buonismo dei vari Boldrini e Saviano. Delle politiche dell’accoglienza a tutti i costi sulla pelle degli italiani. Dell’arroganza e della prepotenza degli stranieri che — diciamolo — il razzismo (che non esiste!) ce lo strappano dalle mani a forza.
Ma più che altro quello che chiedono gli italiani è il rispetto delle regole. Per definizione i clandestini sono “illegali” quindi queste regole non le rispettano.
Poi, d’accordo, succede che quando c’è da prendersela con uno straniero casualmente abbia la pelle nera.
Poco importa che sia un immigrato regolare. Nessuno a quanto pare ha ancora spiegato ai nostri eroi come distinguere un negro in possesso di un regolare permesso di soggiorno da un clandestino; un immigrato irregolare da un rifugiato. Tocca improvvisare.
Il risultato è nella cronaca: episodi di razzismo (sì, quella cosa che non esiste in Italia), di intimidazione, di discriminazione.
Una ragazza nigeriana picchiata in Sardegna mentre faceva la fila al bancomat. Un bambino di 5 anni cacciato dal parco al grido di «fai schifo, sei nero».
Un profugo del Darfur (lì c’è la guerra per davvero) aggredito a Mirafiori da alcuni non-razzisti italiani che prima di picchiarlo hanno cercato di capire se fosse una risorsa oppure no chiedendo «Perchè sei qui, negro di merda?».
Ma basta aprire Facebook per trovare altri racconti simili, fatti da italiani che hanno assistito a scene di ordinaria xenofobia.
Come quello di due italiani che in treno si divertono ad insultare una ragazza nera chiamandola «zozza, troia, negra di merda, scimmia» e che invariabilmente se la prendono con la zecca di turno che prende le difese della vittima.
Storie del genere, raccontate su Facebook per sfogarsi e per cercare di capire il senso di questi atteggiamenti e le loro radici profonde (che affondano direttamente nella propaganda politica della Lega) a volte diventano articoli di giornale.
Altre volte sono i diretti interessati a denunciare i soprusi. §
In un modo o nell’altro le storie diventano notizie. Difficile dire se i casi di razzismo siano aumentati dopo la nascita del governo Conte. Di sicuro i razzisti ci sono sempre stati. La differenza è che prima non avevano la possibilità di riconoscersi in un partito che è azionista di peso del governo del Paese.
La differenza è che prima il ministro degli Interni non parlava di “pacchia”. E non c’era nemmeno un vicepremier che in diretta televisiva tesseva le lodi dell’operato della guardia costiera libica e spiegava che rimandare i migranti in Libia era la cosa più giusta.
In Libia: un paese che non ha nemmeno un governo e che non ha ratificato la Convenzione di Ginevra e che non riconosce pienamente i diritti dei rifugiati.
Quelli che “non esiste il razzismo” commentano le notizie spiegandoci che — ad esempio — la ragazza nigeriana picchiata sicuramente avrà fatto qualcosa per meritarsi l’aggressione. Qualcosa oltre ad essere negra, s’intende. Si sa che i nigeriani sono “strafottenti”.
La colpa quindi è della vittima, tutti sanno che i nigeriani sono prepotenti, rozzi e maleducati «se la giocano con i Rom», commenta un utente.
Mentre qualcuno dice che se si è arrivati a tanto è per colpa della “politica piddiotina” portata avanti negli ultimi anni.
L’obiettivo, rivela il commentatore, era proprio quello di esasperare gli italiani e la gente per bene. Tutta colpa dei buonisti, dei sinistronzi e dei sinistroidi che ci hanno riempito di idee da “orsetti del cuore”.
C’è poi il filone cospirazionista, quelli che non credono che le aggressioni o le discriminazioni siano davvero avvenute.
La storia è troppo bella per essere vera (detto magari da chi ha abboccato a bufale ben peggiori sui crimini degli immigrati), segno che c’è una regia occulta per “cercare di spodestare questo governo”.
C’è chi parla di un “atteggiamento mafioso contro Salvini” proprio ora che il ministro “sta pestando qualche piedino” a chi sull’immigrazione ci mangia.
Lo Stato dovrebbe fare piazza pulita di tutti questi extracomunitari, altrimenti è ovvio che “sono i privati che finiscono per farlo”.
E c’è anche chi non giustifica il gesto perchè “una donna non si tocca” ma che dice che in fondo non è colpa degli italiani se i nigeriani “godono di una cattiva nomina [nomea NdR]” e che la povera ragazza si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma per carità , non chiamateli razzisti altrimenti si offendono.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’INPS NON HA DETTO NULLA DI NUOVO, SONO DATI CERTIFICATI
Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha detto ieri che «avere immigrati regolari ci permette di avere flussi contributivi significativi».
Boeri non ha detto nulla di nuovo, lo stesso concetto lo aveva espresso lo scorso anno, sempre in coincidenza della presentazione del Rapporto annuale dell’Istituto di previdenza.
Oggi però al potere c’è il governo del cambiamento e Matteo Salvini — forse distratto dalle vicende giudiziarie della Lega — ha risposto a muso duro a quella che è una semplice constatazione dei fatti fondata sui dati elaborati dall’Inps (ma non solo).
Boeri ha detto che «abbiamo bisogno di immigrati regolari che fin da subito paghino i contributi».
Salvini ha prontamente replicato dando del “fenomeno” al presidente dell’Inps: «C’è ancora qualche fenomeno, penso anche al presidente dell’Inps, che dice che senza immigrati è un disastro. Ma ci sarà tanto da cambiare anche in questi apparati pubblici».
Il ministro dell’Interno ovviamente aveva in mente gli immigrati che delinquono e i clandestini.
Il problema è che Boeri non ha mai parlato di clandestini ma di immigrazione regolare. Ovvero di stranieri che vengono nel nostro Paese per lavorare e che hanno un regolare permesso di soggiorno.
Tra questi, è bene ricordarlo, non ci sono solo i lavoratori stranieri che provengono dall’Africa ma anche cittadini europei e persone che provengono da altri paesi.
Una volta dato per assodato che Boeri non ha parlato di clandestini — che al massimo possono lavorare in nero e quindi non versano contributi — cerchiamo di capire perchè Boeri ha detto che l’Italia ha bisogno di lavoratori immigrati per sostenere il nostro sistema pensionistico.
La questione invece che essere derubricata con insulti e battute (Salvini ha detto «Boeri dove vive, su Marte?») è di primaria importanza soprattutto per chi nell’attuale governo si accinge ad andare a “superare” (o abolire) la legge Fornero di riforma sulle pensioni.
Boeri inoltre non ha detto che servono più immigrati da sottopagare per fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare perchè è evidente che i contributi versati (ammesso e non concesso che a chi viene pagato due euro all’ora vengano anche versati i contributi) non sarebbero in ogni caso sufficienti.
I dati ci dicono che la popolazione residente nel nostro Paese (ma anche gli altri stati della UE non stanno messi meglio) sta inevitabilmente invecchiando.
Al tempo stesso il calo demografico mette a serio rischio la possibilità che in futuro i nuovi nati italiani possano sostenere il sistema previdenziale: «Se noi tagliamo il numero di coloro che arrivano nel nostro Paese e cominciano a pagare i contributi e abbiamo il calo delle nascite, noi abbiamo seri problemi nel finanziamento del nostro sistema di protezione sociale e del nostro sistema pensionistico».
Il problema è che per invertire la tendenza negativa delle nascite ci vorranno decenni, e altrettanti ce ne vorranno prima che i nuovi nati (di oggi) possano diventare lavoratori e contribuenti.
Nel frattempo il buco dei conti pubblici dell’Inps continuerà ad allargarsi.
Boeri ha quindi proposto una soluzione: «Per ridurre l’immigrazione clandestina, serve aumentare quella regolare per quei lavori che gli italiani non vogliono più fare, come colf e badanti: nel lavoro manuale non qualificato oggi è impiegato il 36% di stranieri, solo l’8% italiani».
Secondo Boeri «azzerando l’immigrazione perderemmo 700 mila persone con meno di 34 anni nell’arco di una legislatura».
È evidente quindi che per Boeri il problema sono le quote stabilite dal “decreto flussi” (che per il 2018 hanno consentito l’accesso a 18.000 lavoratori stranieri tra stagionali e non) non sono sufficienti.
Anche perchè «c’è una forte domanda di lavoratori immigrati», domanda non da parte dei buonisti ma da parte dei datori di lavoro.
E questo è l’unico modo per entrare regolarmente in Italia e poter lavorare.
Si potrebbe pensare ad una regolarizzazione degli immigrati irregolari già presenti in Italia. Ipotesi probabilmente sgradita a Salvini che però dimentica quando, proprio in occasione dell’approvazione della Bossi-Fini il governo di Centrodestra (con dentro la Lega Nord) regolarizzò 200 mila immigrati clandestini.
A maggior ragione se si vuole intervenire abbassando la soglia dell’età pensionabile arrivando alla famosa “quota 100” l’apporto dei contributi dei lavoratori immigrati diventa fondamentale.
Perchè se la misura vuole essere sostenibile senza scaricare il peso unicamente sulle spalle delle future generazioni “italiane” è necessario ampliare la platea dei contribuenti.
E non è sufficiente aumentare il livello degli occupati italiani, servono altri lavoratori. A dirlo non è solo Boeri, sono anche le proiezioni della Ragioneria generale dello Stato, della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale.
Tutte grossomodo concordano nell’individuare un picco della spesa pensionistica entro il 2040.
A fine giugno la rivista Science Advances ha pubblicato uno studio macroeconomico sull’effetto dell’immigrazione e dei flussi migratori, in particolare dei richiedenti asilo.
Lo studio, realizzato da un’èquipe di ricercatori francesi della à‰cole d’èconomie di Parigi analizza i dati economici raccolti da Eurostat e dall’OCSE sui flussi di migranti e richiedenti asilo nei paesi dell’Unione Europea (Italia compresa) dal 1985 al 2015. Nell’arco di trent’anni è emerso come l’arrivo dei rifugiati non costituisca un peso per il bilancio degli stati che li accolgono perchè la maggiore spesa causata dall’arrivo dei richiedenti asilo è più che compensata dall’aumento degli introiti fiscali.
Non appena i richiedenti asilo ottengono lo status di rifugiati (ma questo vale anche per coloro ai quali vengono riconosciute la protezione umanitaria o sussidiaria) diventano immigrati regolari e quindi oltre ad avere un permesso di soggiorno (permanente, nel caso dei rifugiati) possono anche lavorare.
Secondo i ricercatori francesi quando i richiedenti asilo ottengono la concessione del permesso di soggiorno il loro impatto macroeconomico diventa positivo.
I risultati dell’analisi secondo i ricercatori mostrano come non è affatto probabile che la cosiddetta crisi migratoria attualmente percepita in Europa sia in grado di provocare una crisi economica.
Anzi, secondo lo studio il flusso di migranti e di richiedenti asilo potrebbe tramutarsi in un’opportunità economica e di crescita. Certo, per farlo bisogna iniziare a non parlare degli immigrati come un peso e smettere di associare l’immigrazione alla delinquenza. Difficile che Salvini lo faccia.
Soprattutto finchè continua a fare di tutta l’erba un fascio confondendo immigrati irregolari con i clandestini e dicendo che questi ultimi sono tutti delinquenti.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
TRA MICROCREDITO E OBOLO A CASALEGGIO QUALCUNO COMINCIA A INCAZZARSI: “MA COSI’ CI PERDIAMO”
Il nuovo meccanismo delle restituzioni del MoVimento 5 Stelle sta facendo arrabbiare i parlamentari,
che evidentemente non avevano fatto bene i conti all’inizio ma adesso hanno capito che con le nuove norme e regole andranno a perderci molti soldi.
Scrive oggi Repubblica:
Una settimana fa il blog ha pubblicato le nuove regole e proprio in questi giorni i parlamentari si trovano a fare i primi versamenti. Che per gli ultimi tre mesi sono forfettari: 6500 euro al fondo per il microcredito e 950 euro a Rousseau, l’associazione presieduta da Davide Casaleggio (da luglio, invece, ci saranno delle cifre fisse per diaria e spese di vitto e alloggio, oltre a rendicontazioni più vincolanti e 300 euro al mese per Rousseau).
In fila in banca per pagare, con le “prove” dei versamenti effettuati da girare all’ufficio comunicazione che poi dovrà allestire il nuovo sito Tirendiconto (“Gli attivisti ci stanno col fiato sul collo”, confessava qualche settimana fa la deputata Fabiana Dadone) non pochi parlamentari hanno cominciato a fare calcoli.
E a lamentarsi: «Così ci perdiamo».
E quindi c’è già chi è preoccupato per un tenore di vita che dovrà necessariamente cambiare, a partire dagli affitti a Roma:
All’Adnkronos, il senatore Franco Ortolani, professore di geologia in pensione, dice: «Sto facendo fare le opportune valutazioni a un paio di miei amici commercialisti. Voglio capire cosa mi succederà con la prossima dichiarazione dei redditi. E come me stanno facendo altri colleghi».
La preoccupazione dei parlamentari-professionisti, esattamente come cinque anni, è che salga molto la tassazione, tanto da erodere il guadagno
«A me interessa una sola cosa — continua Ortolani — il contributo che sono stato chiamato a dare voglio poterlo fornire in tutta trasparenza senza avere ripercussioni negative dal punto di vista economico».
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
ORA IL M5S A PAROLE FA FINTA DI ESSERE CONTRARIO MA NON HA LE PALLE PER VIETARLO
“I 6 miliardi che arrivano nelle casse dello Stato dal gioco sono una cifra molto importante. Coloro che vivono il gioco con distacco e diffidenza devono rendersene conto. Anche i sindaci che vorrebbero limitarlo”.
A parlare così, nel 2009, è il portavoce del Movimento 5 Stelle e del premier Conte, Rocco Casalino, nella trasmissione “Betting Blog” (che conduceva su Betting Channel, canale tv di proprietà di un concessionario di gioco).
Oggi invece il Movimento 5 stelle è stato in prima linea nel promuovere lo stop alla pubblicità di scommesse e giochi con premi in denaro.
Il decreto dignità voluto dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio prevede che l’azzardo non potrà più essere sponsorizzato in alcun modo: nè in tv, nè sui giornali o durante le partite della serie A.
Una pagliacciata perchè se non serve a disincentivare il gioco d’azzardo che rovina milioni di famiglie in Italia.
Un governo coerente dovrebbe avere il coraggio di vietarlo e basta, rinunciando ai dieci miliardi che procura alle casse dello Stato biscazziere.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2018 Riccardo Fucile
COME AL SOLITO NON HANNO CAPITO UN CAZZO, MA NON E’ UNA NOVITA’
Oggi la rivista di musica e tendenze Rolling Stone Italia ha pubblicato la copertina del nuovo numero
annunciando di essersi schierata — assieme a numerosi intellettuali e artisti — contro le politiche del ministro Matteo Salvini sull’immigrazione e le Ong. Una critica legittima, in uno stato democratico; dove la stampa ha il diritto al dissenso e il dovere di stigmatizzare le decisioni del governo, soprattutto quando non fanno altro che causare morte e sofferenza.
Nonostante Salvini sia un politico navigato preferisce continuare a fare il bullo.
Non è una novità , ieri il ministro aveva definito il presidente dell’Inps un “fenomeno”. Oggi Salvini ha chiamato a raccolta i quasi tre milioni di follower della sua pagina Facebook contro Rolling Stone.
Qualcuno potrebbe obiettare che un ministro che ad ogni critica risponde con una flame war non è degno di rappresentare il paese. Ma in fondo la strategia dei social media manager di Salvini non è nuova.
È la stessa utilizzata da Donald Trump (e dallo stesso Salvini) che ad ogni Tweet cerca di alzare sempre più il livello dello scontro.
Leonardo Bianchi su Vice si chiedeva qualche settimana fa se ora che il Segretario del Carroccio è diventato ministro avrebbe cambiato la sua strategia comunicativa. La risposta è no.
I follower di Salvini sono andati in crisi.
In mezzo a decine di commenti contro i radical chic, i milionari che portano i soldi in Svizzera (quelli della Lega invece chissà dove sono finiti) e gli artisti sinistronzi che non sanno cosa voglia dire vivere in un paese invaso da milioni di stranieri perchè fanno la bella vita al sicuro in un attico a Nuova York molti hanno pensato che Salvini ce l’avesse con la band di Mick Jagger e Keith Richards: i Rolling Stones.
C’è chi sostiene sia una fake news, perchè i Rolling Stones non sanno nemmeno dove sta l’Italia, figuriamoci se sanno chi è Salvini.
Qualcuno sicuramente li avrà imbeccati per attaccare il Capitano. Altri invece promettono il boicottaggio: non ascolteremo più le vostre canzoni, cari Rolling Stones.
*C’è chi è più hipster e confessa che i Rolling Stones gli facevano cagare prima che attaccassero Salvini.
Al contrario c’è chi li apprezza come artisti ma non come politici trovandoli: arroganti e antidemocratici.
Chissà come si è formata questa opinione la commentatrice, visto che i Rolling Stones non hanno espresso alcun giudizio pubblico sul Salvini e che in ogni caso la critica è il sale della democrazia.
Qualcuno rimpiange invece di quando su Rolling Stone (la rivista finalmente!) c’erano le foto di Joh e Yoko nudi, o di Jim Morrison o quelle di Andy Warhol. Insomma Rolling Stone era meglio quando c’erano le figure
E alla fine si torna sempre sul prodotto italico (ma con residenza e cittadinanza svizzera) Rita Pavone, perchè è una “nazionalista”.
Chi invece manifesta pensieri e azioni contro la nazione italiana deve essere processato.
E anche oggi dal paese reale, quello in contatto con Salvini e non con l’intellighenzia, è tutto.
(da “NextQuotidiano”)
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