Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
SOCIALISTI 34,5-38,5%, CENTRODESTRA 24,6%-28,6%
Il Partito socialista (Ps) di Antonio Costa stravince – secondo le prime proiezioni parziali e i primi exit-poll- le elezioni in Portogallo ma manca di un soffio la maggioranza assoluta.
E se i risultati saranno confermati dallo spoglio dei voti dovrà cercare da domani il (o i) partner con cui governare per i prossimi quattro anni il Paese.
Il partito del premier uscente avrebbe conquistato tra il 34,5% e il 38,5% dei voti contro il 32% del 2015.
I socialdemocratici (centrodestra) dell’ex-sindaco di Porto Rui Rio sono crollati dal 38,5% a una forbice compresa tra il 24,6%% e il 28,6%. A livello record l’astensione con un’affluenza prevista di poco superiore al 50%.
Le urne hanno premiato tutti e tre i partiti della gerinconà§a (letteralmente l’ammucchiata) l’alleanza di sinistra che ha governato il Portogallo dal 2015 portandolo fuori dalla crisi grazie a una politica che ha cancellato alcune delle misure imposte dalla Troika senza far saltare – grazie anche all’ottima congiuntura economica e al boom del turismo – gli equilibri di bilancio.
Il Bloco de Esquerda è accreditato di una percentuale tra il 7,7 e l’11,7 % dei voti (10,1% nel 2015) la coalizione tra comunisti e verdi sarebbe tra il 6% e l’8% (5% quattro anni fa). Buona ma inferiore alle attese la performance di Pessoas animais e natureza (Pan), il movimento ambientalista che cavalca l’effetto Greta, che sarebbe tra il 2,7% e il 4,7%, sotto il 5% delle ultime europee, ma con i suoi seggi potrebbe diventare l’ago della bilancia di un futuro governo.
La composizione reale del Parlamento si capirà solo a scrutini ultimati e seggi assegnati.
La delicata partita per la formazione del nuovo governo (se effettivamente il Ps non avrà la maggioranza assoluta) partirà già da domani. Costa ha ribadito di essere pronto a negoziare per la formazione di un governo di minoranza e non per una coalizione vera e propria. Lo stesso schema della scorsa legislatura che gli potrebbe consentire in qualche caso di cercare a destra i voti che non arrivavano da sinistra.
A voti contati e seggi assegnati si capirà se dovrà essere un tavolo di trattative a tre o se ai socialisti basterà allearsi con uno dei due ex alleati.
Il Bloco de Esquerda e la coalizione tra comunisti e verdi hanno comunque posto una serie di chiari paletti per dire di sì: un aumento degli investimenti pubblici e del salario minimo, una politica sociale seria per affrontare il tema della casa dopo l’impennata dei prezzi di affitti e e valore degli immobili più un’attenzione su salute ed educazione più accentuata di quella degli ultimi quattro anni.
La variabile impazzita – a seconda di quale sarà il dato reale dei seggi – è il Pan, il partito animalista nato sull’inda dell’effetto Greta. Andrè Silva, il leader, ha fatto sapere di essere pronto ad appoggiare un governo che si impegnasse a mettere i temi ambientali in cima alla sua agenda.
E Costa potrebbe essere tentato di imboccare questa strada, forse più semplice da gestire che quella dei rapporti a sinistra che negli ultimi mesi – sui temi degli aumenti di stipendio degli insegnanti e della riforma del lavoro – si erano surriscaldati.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
DA UN ANNO L’ONU AVEVA DENUNCIATO CHE IL CAPO DELLA GUARDIA COSTIERA DI ZAWYAH ERA UN TRAFFICANTE OMICIDA E L’ABBIAMO FATTO ENTRARE IN ITALIA CON TUTTI GLI ONORI
Quattro giorni dopo il meeting in Sicilia, Bija era ospite della Guardia costiera per un «incontro
formativo» Nei report Onu di un anno prima le notizie sulle uccisioni di profughi nel campo di Zawya
La foto ufficiale dell’incontro presso la Guardia costiera a Roma. Il quarto da sinistra è Bija. Il terzo, un delegato su cui stanno lavorando i pm (www.guardiacostiera.gov.it)
Se la visita delle delegazione libica al Cara di Mineo e in altri centri per immigrati in Sicilia non era mai stata resa pubblica prima delle rivelazioni di Avvenire, emerge ora una foto del 15 maggio 2017 a Roma, nel quartier generale della Guardia costiera italiana quattro giorni dopo il meeting in Sicilia.
Accanto agli ufficiali italiani c’è Bija con gli altri emissari nordafricani tra cui, alla destra del trafficante di uomini, una figura su cui si stanno concentrando i legali di diversi migranti passati dai campi libici, testimoni chiave in alcune inchieste avviate nell’isola.
Grazie a Luca Raineri, ricercatore di Relazioni Internazionali e Security Studies presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, scopriamo che Bija era a Roma per una serie di «incontri di formazione».
Nella nota che, sul sito della Guardia costiera, accompagnava la notizia si legge: «Nell’ambito del progetto “Sea Demm — Sea and Desert Migration Management for Libyan authorities to rescue migrants”, coordinato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), il Comando Generale delle Capitanerie di porto — Guardia Costiera ha ricevuto in visita una delegazione composta da rappresentanti di diverse amministrazioni libiche e di funzionari dello stesso Oim».
Bija, in abito scuro, pettinatura impomatata e posa atletica, è tra i più eleganti.
L’appuntamento «si è dimostrato un’importante opportunità per trattare argomenti cruciali quali la ricerca e il salvataggio della vita umana in mare, il border control (il controllo dei confini, ndr), l’attuale divisione delle aree Sar (ricerca e soccorso, ndr) nel Mediterraneo Centrale e il progetto di cooperazione tra Italia e Libia, che si propone, attraverso il ricorso a finanziamenti europei, di istituire un efficiente Maritime Coordination Center in quest’ultimo Stato».
Era l’inizio della cooperazione che ha portato a delegare alla cosiddetta Guardia costiera libica la cattura dei migranti in mare.
Senza che mai, nonostante le promesse di tutti i governi italiani che si sono susseguiti da allora, vi sia stato un miglioramento dei diritti umani di base, tanto da far chiedere alle Nazioni Unite e anche all’Unione Europea, la chiusura di tutti i campi di prigionia, a cominciare da quello sotto il controllo di Bija e dei suoi complici.
Nelle ricostruzioni ufficiali sul resto del viaggio di Bija, peraltro, rimangono altre grandi zone d’ombra.
Le notizie pubblicate dal nostro giornale, infatti, hanno provocato varie reazioni. Dai servizi segreti italiani all’Unione europea. Bruxelles ha chiesto alla Guardia costiera libica di «affrontare il caso di Abdalrahman al-Milad», detto Bija, che «a quanto ci risulta è stato sospeso dal servizio». In altre parole, Bija non può essere considerato un referente delle guardie costiere dell’Ue.
Ma in realtà , come documentato più volte da Avvenire e altre testate internazionali, oltre che da indagini delle Nazioni Unite, le motovedette del boss di Zawyah sono ancora attive e rispondono alle chiamate della centrale di Tripoli, a sua volta allertata dalle Guardie costiere di Paesi come Italia e Malta.
L’Ue, dunque, non si assume responsabilità per quanto i singoli Stati fanno, ritenendo di avere dato indicazioni precise per stare alla larga da personaggi con pochi scrupoli.
Contattati dall’agenzia AdnKronos, i vertici dell’intelligence italiana hanno formulato una «smentita categorica» circa la presenza di funzionari del servizio segreto a Mineo. Con un distinguo.
Nella precisazione viene indicato che «nessun funzionario dell’Aise ha mai partecipato a quella riunione». L’Aise è l’agenzia per la sicurezza esterna. Curiosamente, non viene indicata l’assenza anche di uomini dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna. Tuttavia, come confermano diverse fonti, non c’è dubbio che l’intero viaggio sia stato seguito da funzionari del ministero dell’Interno, sia a tutela della delegazione estera, che per monitorare gli spostamenti e le mosse degli “ospiti libici”.
Rileggendo le denunce delle Nazioni Unite sui crimini contro i diritti umani commessi dalla Guardia costiera di Zawyah, divulgati precedentemente all’arrivo in Italia della discussa delegazione libica, si ha la conferma che qualcuno in quei mesi ha chiuso un occhio.
Quasi ogni trimestre, nei due anni precedenti, le Nazioni Unite hanno denunciato il dramma dei migranti.
Il 16 aprile 2016, in uno dei dossier del Consiglio di sicurezza, viene descritta la situazione del centro di detenzione ancora oggi sotto il controllo di Bija e del suo clan. «L’1 aprile a Zawiyah, quattro detenuti dalla struttura di detenzione di al-Nasr, che è gestito dal Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale (presso il governo di Tripoli, ndr), sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco e 20 altri sono rimasti feriti a seguito di un apparente tentativo di fuga. Anche una guardia è stata ferita. Il caso ha mostrato la seria preoccupazione in corso riguardo alla terribile situazione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Libia, comprese le condizioni relative a il loro trattamento e la detenzione prolungata».
Il 5 aprile 2017, un mese prima della visita in Italia, la più importante agenzia fotografica del mondo pubblicava un servizio proprio su Bija, ritratto a cavallo, a corredo di una serie di inchieste giornalistiche nelle quali è indicato come perno del network del traffico di esseri umani. Davanti a questi documenti è anche solo difficile ipotizzare che un esponente proveniente da quell’area, ripetutamente indicato per nome e immagini dalla stampa italiana e internazionale, potesse ottenere un salvacondotto per entrare in Italia con la garanzia di poter ripartire senza conseguenze.
(da “Avvenire“)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
I DATI DI OPEN PARLAMENTO
Domani la Camera sarà chiamata al voto per il famoso tagliapoltrone, quel progetto proposto e portato avanti dal Movimento 5 Stelle per cancellare (dalla prossima legislatura) ben 345 tra senatori e deputati della Repubblica.
Un giorno storico (anche dopo l’apertura del Partito Democratico) che viene celebrato dai pentastellati pubblicando sul loro blog la classifica dei parlamentari assenteisti di questa legislatura. E i nomi sono di spicco al vertice di questa graduatoria tra Montecitorio e Palazzo Madama.
«Ci sono deputati che sono stati eletti dai cittadini per rappresentare i loro interessi in Parlamento e che invece in Aula non ci sono quasi mai. Non lo diciamo noi, ma i dati disponibili su Openparlamento, che assegna il podio per il maggior numero di assenze alla Camera a Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia, con il 98.21% assenze — scrive il Movimento 5 Stelle sul suo blog -. Ciò significa che la Brambilla ha partecipato solo a 78 votazioni su 4.353».
E i dati citati dal Blog delle Stelle sono confermati proprio dai numeri delle presenze (o assenze) dei vari parlamentari riportati dal sito OpenParlamento.
In prima posizione, in questa poco esaltante classifica degli assenteisti alla Camera dei deputati, c’è proprio la parlamentare di Forza Italia, seguita dal collega di partito (e imprenditore) Antonio Angelucci e da Vittorio Sgarbi.
Dietro di loro l’altro forzista Guido Della Frera e subito dopo, al quinto posto, Giorgia Meloni.
Alle loro spalle, però, troviamo anche un deputato del Movimento 5 Stelle, Leonardo Salvatore Penna, seguito a ruota dal Presidente del Pd Paolo Gentiloni fino a scendere negli altri partiti e nel gruppo misto. E il discorso a Palazzo Madama (escludendo di Senatori a vita) è simile.
Tommaso Cerno, Nicolò Ghedini e Ignazio La Russa sono stati tra i meno presenti a Palazzo madama nel corso delle votazioni dell’ultima legislatura, ma il loro essere assenteisti è più ridotti rispetto ai colleghi di Montecitorio.
Matteo Salvini non compare ai vertici di questa graduatoria per ovvi motivi: il suo essere ministro dell’Interno (fino al mese scorso) gli permetteva di essere in missione e di non essere contato tra gli assenti nelle votazioni.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
IL SINDACALISTA CISL BENTIVOGLI: “DI MAIO ERA STATO INFORMATO DALL’AZIENDA, MA HA TENUTA NASCOSTA LA NOTIZIA PER DUE MESI PER FINI ELETTORALI”
“Il ministro Di Maio ha mentito ai lavoratori. La Whirlpool mi ha detto di aver comunicato al
Mise le sue intenzioni dagli inizi di aprile, ma Di Maio lo ha annunciato solo il 31 maggio, dopo le elezioni europee”: Marco Bentivogli della FIM CISL ai microfoni di In 1/2 ora in più su Rai3 certifica quello di cui ci si era già accorti sul sito di Napoli che l’azienda americana vuole vendere: l’allora ministro del Lavoro sapeva già delle intenzioni di Whirlpool ma ha tenuto nascosta la notizia.
Whirlpool ha deciso da tempo di vendere la divisione di Napoli a Passive Refrigeration Solutions SA (PRS), società anonima con sede legale in Svizzera, a Lugano, in Ticino, che da sempre fa capo a imprenditori italiani.
La vertenza in corso sarà oggetto di incontro tra sindacati, vertici societari e il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi mercoledì prossimo.
Ma le parti sembrano lontanissime dalla possibilità di raggiungere un accordo visto che l’attuale ministro che ha ereditato il dossier, Stefano Patuanelli, chiede all’azienda di recedere dalla decisione mentre Whirlpool non pare averne, ad oggi, la minima intenzione.
Quello che invece è chiaro a tutti è che, nonostante chi lo faceva notare venisse insultato, la questione di Whirlpool è stata tenuta nascosta sotto il tappeto per ragioni elettorali.
Oggi il ministro agli Affari europei Enzo Amendola ricorda: “Whirlpool ha preso benefici, ci sono stati anche gli ammortizzatori sociali e ora ha il dovere di rispettare gli impegni”. Forse maggiore serietà nell’affrontare il dossier avrebbe aiutato ad essere più credibili quando si fa la faccia cattiva.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
IL 36% DEGLI ARRIVI VIA MARE PROVIENE DALLA TUNISIA, IL 26% DALLA LIBIA, IL 21% DALLA TURCHIA, IL 10% DALL’ALGERIA
Secondo i dati dell’Unhcr, aggiornati a fine agosto, i tunisini rappresentano per il 2019 la percentuale più alta tra le varie nazionalità che raggiungono il territorio italiano via mare. Un paese, il nostro, in cui, come ricorda il capo della Polizia Franco Gabrielli, «non esiste una modalità di accesso lecito»
Secondo i dati dell’Unhcr, aggiornati a fine agosto, i tunisini rappresentano per il 2019 la percentuale più alta tra le varie nazionalità che raggiungono il territorio italiano via mare
Tra il 1 gennaio e il 31 agosto 2019, secondo i dati Unhcr, sono arrivate in Italia dal mare 5,135 persone.
Il numero più alto di arrivi via mare per il 2019 è stato registrato ad agosto: 1,268 persone hanno raggiunto le coste italiane, a fronte delle 1,531 nello stesso mese del 2018.
Nei primi otto mesi del 2019, il 26% delle persone arrivate sulle coste italiane è di nazionalità tunisina. Segue Pakistan (16%), Algeria (10%), Costa d’Avorio (10%), Iraq (8%), Bangladesh e Sudan (4%), Iran (3%), Marocco e Guinea (2% rispettivamente).
Solo ad agosto, 460 tunisini sono stati registrati nei porti di sbarco, soprattutto a Lampedusa, rispetto ai 270 del mese precedente.
Al secondo posto l’Algeria, con poco meno di 200 persone sbarcate soprattutto in Sardegna. Al terzo posto il Pakistan, con 185 persone arrivate sulle coste soprattutto di Puglia e Calabria: mentre solo due pachistani sono arrivati via mare nei primi tre mesi dell’anno, il numero degli arrivi è cresciuto da aprile scorso in avanti, con un picco nei mesi estivi, spiega ancora l’Unhcr.
E mentre gli arrivi degli ivoriani ad agosto erano meno che nei mesi precedenti — 97 a fronte dei 193 di giugno e i 162 di luglio — il loro numero resta significativo: l’8% degli arrivi mensili via mare.
Tra il 1 gennaio e il 31 agosto 2019, sono arrivati sulle coste italiane soprattutto uomini: rappresentano il 73% del totale, dice ancora l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati . Seguono i minori non accompagnati (14%), le donne adulte (8%) e i minori accompagnati (5%). Sono 737 gli unaccompanied and separated children (UASC) che hanno raggiunto le coste italiane dall’inizio dell’anno: 218 arrivati solo ad agosto.
La maggior parte di loro ha nazionalità tunisina: 252 minori di 18 anni. Segue il Pakistan (136), l’Iraq (56), il Bangladesh (51), e la Costa d’Avorio (50).
Per i minori stranieri non accompagnati (nel gergo legislativo Msna) vige una protezione speciale: dal 29 marzo 2017, con l’approvazione di quella che è conosciuta come la legge Zampa, i minori stranieri che arrivano in Italia senza genitori o figure adulte di riferimento non possono essere respinti e sono tutelati da un sistema di protezione e di inclusione uniforme.
Nei primi otto mesi del 2019, il 36% degli arrivi totali via mare in Italia — 1,828 persone — è partito dalla Tunisia, seguito dal 26% — 1,354 persone — partito dalla Libia, 21% (1,103 persone) dalla Turchia, 10% (499 persone) dall’Algeria, e 7% (350 persone) dalla Grecia.
I luoghi più comuni di partenza in Tunisia sono Sfax, Zarzis e Mahdia. Chi parte dalla Libia si imbarca soprattutto a Zuwarah e Zawiya, mentre le persone che partono dalla Turchia lo fanno imbarcandosi soprattutto da Bodrum, e in misura minore da Izmir, spiega ancora l’Unhcr.
Ad agosto la maggioranza di arrivi via mare — 607 persone, il 48% del totale degli arrivi del mese — veniva dalla Tunisia, spiega ancora l’Unhcr. 248 tra rifugiati e migranti — circa il 20% degli arrivi via mare di agosto — veniva dalla Libia.
Altre 192 persone — ovvero il 15% degli arrivi via mare di agosto — sono partite dalla Turchia. Le partenze da Algeria e Grecia corrispondono rispettivamente al 14 e al 4 per cento degli arrivi del mese di agosto.
Come spiega a Open Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr — l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati — per il Mediterraneo Centrale, in Tunisia ci sono oggi circa 2.847 persone tra rifugiati e richiedenti asilo: è il numero totale delle persone che hanno una procedura con l’Unhcr. Vengono dalla Siria, dalla Costa d’Avorio, dall’Eritrea, dalla Somalia e dal Sudan. Procedura avviata quest’anno per 1,245 di loro — a fronte delle 591 registrate per lo scorso anno.
La Tunisia ha firmato la Convenzione di Ginevra, ma non ha mai implementato una legislazione nazionale per permettere alle persone di richiedere l’asilo politico e ottenere protezione internazionale.
«Non sono le autorità tunisine a decidere se una persona ha diritto allo status di rifugiato o meno. Lo fa qui l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e lo stesso accade in Marocco, Algeria, Egitto», spiega a Open Vincent Cochetel «In tutti i paesi del Nord Africa la situazione è questa: siamo noi a valutare se quella persona ha o meno diritto a ottenere lo status di rifugiato».
Il numero di richiedenti asilo in attesa dello status di rifugiato «continua a crescere, nonostante sia stata migliorata la capacità del personale», spiega l’Unhcr. E anche l’accoglienza dei nuovi arrivati resta una sfida, in Tunisia.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
COME SALVINI, CON LA SUA BUFALA, E’ RIUSCITO A FAR FARE BELLA FIGURA PERSINO A SIBILIA… E OGGI IL CAPITONE CAMBIA DISCORSO
Grazie alla sua uscita-bufala sulla circolare di ridistribuzione immigrati a Terni, Avellino e
Ancona, Matteo Salvini riesce in un piccolo record: riesce a far fare bella figura persino a Carlo Sibilia.
Dopo la nota del Viminale con cui la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha raccontato che le ricollocazioni di immigrati si sono sempre fatte, anche durante l’Epopea del Capitano, il sottosegretario grillino ha voluto maramaldeggiare su Facebook nei confronti dello smemoratissimo leader della Lega.
“Mi aspetto le scuse ai cittadini di Terni, Avellino e Ancona da parte dello smemorato di Milano, un politico in decadenza, per aver inutilmente allarmato su un trasferimento ordinario di 30 migranti”, ha scritto Sibilia su FB. Ovvero un “Trasferimento ordinario che lui da Ministro ha messo in atto più volte e con numeri ben superiori. Il 5 luglio ne ha movimentati 2000 ad esempio. 14 mesi non sono proprio serviti per imparare. Qualche volta è più dignitoso il silenzio”.
Il figurone di Salvini era comunque nell’aria, visto che la bufala elettorale postata sulla pagina facebook del Capitano mostrava una circolare del 24 settembre scorso mentre lui nello status chiamava alle armi molto probabilmente fuori tempo massimo: ”Siamo pronti a schierarci con i sindaci della provincia di Terni per impedire il ritorno dell’invasione. Il governo non pensi di riempire l’Italia di clandestini, facendo ripartire un business miliardario, alle spese dei cittadini. Sindaci e governatori della Lega diranno di no”.
Sibilia aveva spiegato prima della nota del Viminale dove fosse l’inghippo nella dichiarazione di Salvini: “Chi pubblica documenti ministeriali che redistribuiscono migranti spacciandoli per un evento tragico e incolpando il governo Conte, dovrebbe essere certo che tale procedura non si sia mai verificata quando al Ministero c’era lui. E se fosse successo perchè si tratta di movimenti ordinari? Che figura farebbe? Io so per certo che redistribuzioni del genere accadevano anche mesi fa”
Lamorgese poi aveva chiuso i conti con la nota che riepilogava i trasferimenti di Salvini che il Capitano aveva “dimenticato”:
“Nessuna novità in merito alla ridistribuzione dei richiedenti asilo sull’intero territorio nazionale. La decisione del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno di trasferire 90 migranti da Agrigento ad Avellino, Terni ed Ancona rientra nella ordinaria attività amministrativa di alleggerimento di quei centri di accoglienza in cui si registra un numero eccessivo di presenze”.
“Analoghe operazioni di trasferimento sono state effettuate il 21 giugno 2018 da Siracusa (67 migranti), il 6 agosto 2018 da Agrigento (50 migranti), il 27 agosto 2018 da Crotone (58 migranti), il 25 luglio 2019 (70 migranti) e il 6 agosto 2019 (50 migranti) da Agrigento. Interventi di ridistribuzione hanno riguardato anche il Friuli Venezia Giulia, da dove, il 5 luglio 2019, sono stati trasferiti in altre regioni 2.000 migranti
Ma non è tutto: oggi è toccato persino a Luigi Di Maio fare bella figura blastando Salvini sulle circolari ministeriali di ridistribuzione degli immigrati: “Sul dislocamento dei migranti seguiamo semplicemente il suo metodo da ministro degli Interni. Nei 14 mesi di Governo ha ridistribuito i migranti che arrivavano in tutti i centri sul territorio nazionale. È bene che in questi casi si taccia invece che fare propaganda”.
E poi, maramaldeggiando anche lui: “Durante i 14 mesi del precedente governo arrivavano continuamente barchini e imbarcazioni e sbarcavano migranti. Le Ong erano il 10%, il 90% erano piccole imbarcazioni. E come è sempre accaduto in questi 14 mesi chi sbarcava veniva ridistribuito nelle diverse regioni d’Italia”.
E il povero Capitano? Dopo le parole di Di Maio il buon Matteo ha dettato una nota furiosetta alle agenzie di stampa parlando del voto in Umbria: ” “Di Maio? Poverino, è disperato. I grillini che si alleano con chi ha mal governato l’Umbria per cinquant’anni, che si alleano con chi hanno fatto arrestare, con chi ha affossato ospedali ed aziende, hanno perso ogni dignità . Il 27 ottobre sarà un voto degli Umbri per gli Umbri, il 27 ottobre sarà una festa di orgoglio e libertà ”.
Avete notato? Nel merito della questione non ha più replicato.
Quando fa così di solito è perchè si è accorto di non avere più niente da replicare.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
MESI FA LA MAGGIORANZA LEGA-M5S AVEVA BOCCIATO IL LORO ACCESSO AL SUSSIDIO… GIA’ ALLORA SOSTENEMMO CHE ERA UNA VERGOGNA
Il reddito di cittadinanza è una misura che il precedente governo ha voluto introdurre, su spinta del Movimento 5 Stelle, per contrastare la povertà .
Eppure da questo sussidio rimangono esclusi proprio i più poveri, coloro che non hanno neanche una casa: i senzatetto. Una situazione a cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sembra voler porre rimedio.
Confermando quanto già affermato negli scorsi mesi dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: un annuncio a cui, però, non seguirono atti politici concreti. La volontà di Conte è quella di portare avanti un progetto per il contrasto alla povertà con la collaborazione tra il governo e l’istituto di previdenza.
Il progetto viene spiegato da Conte ad Assisi, in occasione delle celebrazioni di San Francesco: “Non è la povertà a bussare alle porte del governo ma sono le istituzioni a intercettare e a contrastare sul campo la povertà ”. Per questo motivo, riferendosi proprio al reddito di cittadinanza, il presidente del Consiglio aggiunge: “Faremo ancora di più, affiancandoci all’Inps, abbiamo elaborato un progetto: andremo in sei città dove ci sono 50mila persone senzatetto che non usufruiscono del reddito di cittadinanza pur avendone diritto. Sono persone invisibili, le vogliamo rendere visibili aiutandole concretamente”.
Il progetto verrà presentato ufficialmente lunedì 14 ottobre.
Le sei città coinvolte — con in totale, secondo i dati di Conte, circa 50mila senzatetto da raggiungere — dovrebbero essere Roma, Milano, Torino, Napoli, Bari e Bologna. L’iniziativa potrebbe essere simile a quella già annunciata negli scorsi mesi dall’Inps con i camper che sono andati in giro per le stazioni e i punti nevralgici delle città italiane per informare i cittadini — soprattutto quelli come i senzatetto — sulle iniziative dell’istituto di previdenza esistenti per aiutarli.
Eppure la volontà politica di permettere ai senzatetto di ricevere il reddito di cittadinanza finora è mancata.
Sulla base dei requisiti richiesti per accedere al sussidio è necessario avere una residenza. Che, ovviamente, manca a un senzatetto. Sulla questione, dopo gli annunci di Tridico, era intervenuto per provare a porre rimedio alla carenza legislativa il deputato di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto. Che aveva presentato un emendamento al decreto Crescita per estendere il reddito ai senzatetto.
L’emendamento fu dichiarato inammissibile. E l’estensione ai senzatetto fallì. Con quella norma Rizzetto puntava a eliminare l’impedimento della mancata residenza dando la possibilità ai senzatetto di dichiararne una fittizia o una in base al luogo di nascita.
La maggioranza — allora formata da M5s e Lega — si era detta d’accordo, ma poi la commissione dichiarò inammissibile l’emendamento. Rizzetto, comunque, ci riproverà e, come anticipa a Fanpage.it, presenterà nuovamente l’emendamento nella prossima legge di Bilancio. Magari puntando su un cambio di sensibilità con la nuova maggioranza, anche in seguito alle parole di Conte.
(da Fanpage)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
ALTRI 274 CASI SONO SOTTO INCHIESTA DEI PROBIVIRI
Cento espulsi e 274 sotto inchiesta: mentre Casaleggio parla all’ONU l’arma di distruzione di
massa del MoVimento 5 Stelle — i probiviri — ha cacciato un centinaio di colpevoli di chissà cosa in nome della Democrazia Diretta da Grillo e Di Maio e ne tiene altri sulla graticola.
Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera fa il conto:
Circa cento tra addii volontari ed espulsioni dall’inizio dell’estate ad oggi. Il Movimento cambia pelle, i probiviri lavorano sottotraccia per risolvere – anche in modo drastico – i casi irrisolti. Segno delle tensioni che serpeggiano tra la base e che si sviluppano in molte Regioni. Il 3o giugno i tre probiviri, in un post, davano il la alla stretta.
«Le segnalazioni pervenute dall’1 dicembre 2018 ad oggi sono 1.822, di queste 274 hanno evidenziato possibili violazioni dello statuto e/o codice etico e sono state prese in carico dal Collegio», scrivevano, annunciando l’avvio di «109 procedimenti disciplinari, di cui 81 nei confronti di consiglieri comunali, municipali e parlamentari».
Al momento, appunto, circa un centinaio di persone non fanno più parte dei Cinque Stelle e il percorso di valutazione degli altri casi si dovrebbe risolvere in tempi rapidi.
Il resoconto grillino fa anche il nome di Davide Barillari, che è l’animatore dei Grillini Anonimi che vogliono più democrazia nel M5S e nessun vincolo dei due mandati (casualmente, ovvio).
Attriti, espulsioni, richieste che arrivano proprio nella settimana che precede la Kermesse Italia 5 Stelle, l’appuntamento annuale di ritrovo degli esponenti pentastellati.
La manifestazione si terrà a Napoli sabato e domenica prossimi, a «inaugurarla», tra i primi appuntamenti un incontro alle u con i soci dell’Associazione Rousseau (Davide Casaleggio, Massimo Bugani, Enrica Sabatini e Pietro Dettori).
Sul web si sono aperte le iscrizioni per partecipare ai vari incontri in calendario ma fino a ieri alcune aree tematiche avevano ancora numerosi posti liberi.
A Napoli dovrebbe esserci anche Beppe Grillo, mentre probabilmente nel giorno conclusivo sul palco ci sarà (come già accaduto a Roma lo scorso anno) una staffetta tra il capo politico pentastellato, Di Maio e il premier Giuseppe Conte.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO L’AUTOSOSPENSIONE DA FORZA ITALIA IN QUANTO NON CONDIVIDE LA LINEA PRONA A SALVINI
Neanche 24 ore dopo l’annuncio di essersi autosospesa da Forza Italia, venerdì 4 ottobre la deputata Renata Polverini è andata a sentire in prima fila l’intervento di Matteo Renzi alla convention “Festival delle città ”.
Organizzata dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci, vedeva anche la partecipazione, in qualità di ex sindaco di Pavia, del parlamentare forzista Alessandro Cattaneo che ha provato a spegnere le polemiche: “L’ho invitata io, così la levo dall’imbarazzo”, ha detto.
Non è bastato però a frenare le ricostruzioni, tanto che la stessa Polverini, intercettata a margine, ha ribadito il disaccordo con la linea più sovranista della coalizione e si è detta interessata a quello che gli scissionisti dem di Italia viva hanno da dire: “Le mie posizioni sono sempre quelle, non sono io che mi avvicino a Italia Viva ma è Forza Italia che si distanzia sempre di più da quelle che erano le sue posizioni”, ha dichiarato.
“Le parole d’ordine che Renzi ha messo in campo con il suo movimento arrivano dritte a quello che è l’elettorato di Forza Italia più moderate. Non possiamo sottovalutarlo nè respingere gli elettori che non si ritrovano nelle posizioni sovraniste e populiste, spero di poterli mantenere in Forza Italia”.
Proprio nelle ore in cui si consumava lo strappo di Italia viva con il Partito democratico, erano state tante le voci che davano esponenti di peso di Forza Italia diretti verso il nuovo progetto di Matteo Renzi.
L’unica ad aver fatto il salto, fino a questo momento, è la senatrice, ormai ex Fi, Donatella Conzatti. Polverini ha annunciato la sua autosospensione il 3 ottobre scorso e lo ha fatto denunciando il comportamento del suo stesso partito in commissione Affari costituzionali.
La responsabile forzista del Dipartimento politiche del lavoro e sindacali ha dichiarato di aver “subito un grave atto di ostruzionismo da parte del capogruppo di Fi Francesco Sisto che non ha consentito, con una banale scusa che nasconde una evidente ostilità verso l’iniziativa, l’abbinamento d’ufficio, come sempre accaduto, della mia proposta di legge sullo Ius-culturae a quella della onorevole Boldrini sullo Ius-soli”.
Quindi la nota concludeva: “È la prima volta che accade una cosa simile. A questo punto ritengo di dovermi autosospendere dal gruppo di Fi anche per avviare una serena riflessione sulla possibilità di continuare le battaglie che hanno sempre caratterizzato la mia attività politica e professionale in un partito che sembra aver smarrito lo spirito liberale e riformista delle origini”.
(da agenzie)
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