Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
L’ESILARANTE DECISIONE DEL COLLEGA ED EX GRILLINO COLLETTI, ANCHE LUI NO PASS… A QUANDO UN NUDISTA IN COSTUME ADAMITICO ALLA CAMERA PERCHE’ DEVE RAPPRESENTARE I NUDISTI?
La legge è uguale per tutti. Certe volte quasi per tutti.
Perché, almeno da qui al primo dicembre, uno dei provvedimenti considerati più rilevanti per la lotta al Covid non varrà per Sara Cunial.
Che potrà non esibirlo sul suo posto di lavoro, la Camera dei deputati. La parlamentare ex 5 stelle, sospesa per le posizioni sui vaccini e poi espulsa perché aveva definito la linea del Movimento sulla Xylella “uno scempio nome e per conto delle agromafie”, potrà entrare alla Camera senza farsi controllare il green pass.
Unica a ricevere questo trattamento tra 630 deputati.
Chi lo ha deciso? Un altro ex 5 stelle – espulso pure lui ma per altre questioni – oggi appartenente al gruppo di ex grillini L’Alternativa c’è: Andrea Colletti. Il parlamentare è presidente del collegio d’appello di Montecitorio.
Ed è anche un convinto no green pass, al punto che lo definisce “una misura coercitiva, concepita male e applicata peggio”, ma anche “subdola tessera verde della discriminazione a norma di legge”.
Con un atto monocratico – tutto di suo pugno – Colletti ha concesso a Cunial la sospensione della delibera con cui era stato introdotto l’obbligo del green pass per accedere alla Camera.
L’irriducibile no vax – salita anche di recente agli onori della cronaca perché a ottobre con Davide Barillari aveva occupato la sede della regione Lazio, salvo poi dover retrocedere dai suoi propositi nel giro di poche ore – potrà dunque entrare a Montecitorio come i suoi colleghi.
Anzi no, perché tutti gli altri il green pass dovranno mostrarlo. E alcuni di loro non sembrano particolarmente felici di dover condividere lo spazio con la parlamentare veneta. ”È una untrice, è inaccettabile. Il green pass è elemento di sicurezza, vale per tutti deve valere anche per il Parlamento”, si indigna Beatrice Lorenzin, ex ministra della Salute, deputata del Pd.
“Non trovo parole equilibrate per esprimere tutta la mia contrarietà, il disappunto, il biasimo verso la decisione presa dal mio collega”, afferma invece Marco Di Maio, di Italia Viva. Chissà se qualcuno di loro ricorda quando, agli inizi della seconda ondata Cunial tentò di dare un bacio a un giornalista, vantandosi apertamente di non usare mai la mascherina, o quando fu fermata dai vigili perché, mentre tutto il Paese trascorreva la Pasquetta in lockdown, lei andava al mare a Ostia.
Aveva fatto parlare di sé ai tempi, Cunial torna a farlo oggi.
Colletti nelle sette pagine di decreto sostiene che vietarle l’ingresso contrasta con la Costituzione perché in grado di “condizionare o rendere difficoltoso il mandato parlamentare (…) e l’esercizio della funzione legislativa”.
Il rischio per la salute, su cui si basa l’introduzione della certificazione, viene definito “meramente potenziale”. Seguono argomentazioni che ricordano come il vaccino non garantisca l’immunità totale dal virus e lamentano la disparità di trattamento nei confronti della deputata no vax. Che, però, con questo provvedimento viene trattata comunque diversamente dai colleghi.
Argomentando successivamente la sua decisione, Colletti sostiene che Cunial “ha il diritto di rappresentare una parte dell’elettorato”.
Ad Huffpost che lo ha raggiunto per chiedergli di spiegare meglio questa affermazione ha risposto: “Ogni deputato rappresenta quella parte di elettorato che ritiene di dover rappresentare”. Letto così somiglia a una specie di autoimposto mandato imperativo. Che forse un pochino stride con l’articolo 67 della Costituzione – che pure il deputato cita nel suo decreto – dove si afferma che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”.
L’impostazione portata a sostegno di Cunial fa sorridere Stefano Ceccanti, deputato del Pd e costituzionalista: “Se l’argomento del Presidente Colletti per consentire alla deputata Cunial di entrare senza green pass contro una normativa regolarmente approvata è che una parte di elettorato che la pensa come lei debba essere rappresentata, consentiremo anche ai parlamentari sostenitori dei nudisti di entrare nudi? Avevamo la senatrice Poretti nella XVI legislatura che difendeva i nudisti ma lei non lo chiese mai”.
Ricorso alla Corte Costituzionale in vista? Colletti non può farlo da solo, e lo sa bene. La scelta spetterebbe a un organo collegiale. E non è detto che reggerebbe: “Se la tesi è ‘io devo entrare alla Camera senza green pass perché rappresento quelli che, come me, non hanno la certificazione verde’ mi pare un po’ debole”, osserva ancora Ceccanti.
Peraltro la Consulta ha già in mano un dossier simile. Gianluigi Paragone, senatore, ha avviato con i deputati Michele Giarrusso e Carlo Martelli – anche loro ex 5 stelle – un conflitto di attribuzioni per chiedere alla Corte se ai parlamentari poteva essere imposto il green pass. La parola ai giudici delle leggi, anche loro – come tutti – sottoposti a quest’obbligo.
Nel mentre Sara Cunial – che ha definito la vaccinazione per i bambini “un genocidio gratuito” e che non ha più una pagina Facebook perché il social gliel’ha chiusa per il contenuto dei suoi post – può godersi questa piccola vittoria.
Almeno fino al primo dicembre, quando il Consiglio di giurisdizione di Montecitorio – qualcosa che somiglia a un tribunale ed è presieduto dal dem Alberto Losacco – prenderà la decisione definitiva.
(da Huffingtonpost)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
DIECI POSIZIONI SUL GREEN PASS, DISPETTI SU COLLE E UE
Solo due giorni fa Salvini si “rifiutava” di parlare di nuove restrizioni, ma dopo
l’incontro con Zaia, che qualche nuova restrizione la vuole, l’uno (il leader della Lega) evita l’argomento, l’altro (il governatore) chiede la stretta, ma non strettissima, nel senso di lockdown per i no vax.
Mentre Fedriga stavolta, che ha i problemi del porto di Trieste e degli impianti sciistici, è più severo sia di Zaia che di Speranza, anche se poi è costretto, nella sua veste di presidente della Conferenza delle Regioni a recepire una linea comune con gli altri governatori, un po’ più morbida ma che comunque chiede restrizioni per i non vaccinati.
Per dare l’idea del clima, Claudio Borghi solitamente loquace, chissà se per delusione o perché il leninismo mediatico in salsa verde impone di adeguarsi o tacere, non ha neanche tanta voglia di parlare.
Ne ha invece la Meloni che galoppa sulla prateria dell’insofferenza verso il Green Pass per come è e come sarà con grandissima abilità tattica, perché, leggete bene le dichiarazioni, è vero che picchia duro, soprattutto su Speranza assurto, non da oggi, a punching ball dei cazzotti sovranisti, ma invece sfoggia una certa prudenza nei confronti di Mario Draghi.
Il che può apparire solo apparentemente incomprensibile ma, a rifletterci più di tanto non lo è, con un occhio alla partita del Colle, perché, oltre una certa soglia di attacco diventerebbe poi difficile votarlo per il Quirinale.
Insomma, da notare la differenza di aggressività nel fare opposizione rispetto ai tempi di Conte e da mettere in relazione alla frase, non proprio una voce del sen fuggita, su Berlusconi al Quirinale, che tanto ha fatto dispiacere il Cavaliere convinto della sincerità del suo appoggio, promesso nel corso dell’ultimo vertice.
Mica male la mossa di Giorgia, proprio nel confronto col leader del Pd: si è smarcata sul Colle da Berlusconi, si è messa al centro dell’interlocuzione col centrosinistra e ha trovato una sponda sul mantenimento di questa legge elettorale, che dà un punto di vantaggio a una coalizione politica che, bastano queste poche righe per dare l’idea, non è più tale.
Lei, la Meloni, ha urgenza di segnalare un punto di vista diverso per arrivare al vero obiettivo – il voto – da raggiungere anche attraverso Draghi al Colle, offerta che del resto lanciò pubblicamente, proprio a Letta, all’indomani della debacle amministrativa.
Lui, Salvini, non può, almeno non ora, almeno non formalmente, scaricare Berlusconi perché questo gli serve a dare copertura alla sua permanenza al governo, pur covando il desiderio di liberarsi da questa trappola senza fare il Papeete.
Gli altri, Forza Italia che al governo è con maggiore convinzione, almeno una parte, sempre per ragioni di legge elettorale, e dunque di sopravvivenza, non hanno lo spazio per porre in essere quel cambio di schema che il solo Renato Brunetta ha esplicitato in termini politici: se cioè si sta con Draghi, con tutto quel che rappresenta, o con Salvini, con tutto quel che rappresenta.
Lei, lui e gli altri, che hanno nella legge elettorale quel cemento unificante che la politica non dà più, sono i protagonisti di una crisi che si rinnova, ai limiti del tafazzismo dopo la sconfitta alle amministrative, su questioni di fondo: dieci sfumature di Green Pass, cinque sull’economia, una recita a soggetto sul Quirinale, da De Gaulle a Berlusconi, tre collocazioni europee, altro set della competizione, tutta italiana, tra Salvini e la Meloni che, anche per questo e non solo perché guida il gruppo dei Conservatori, non vuole fare un gruppo come suggerito dalla Le Pen, idolo di entrambi.
Però, e questo non è un dettaglio, dove i nostri eroi governano, in fondo di distinguo se ne vedono pochi, tanto scandalo non viene menato, eppure Fratelli d’Italia è in tutte le giunte che chiedono misure draconiane verso i no vax, senza che nessuno minacci di fare le valigie in nome di quella libertà bandita come un maglio contro Speranza.
Avanti così, l’articolo potrebbe proseguire all’infinito sulle furbizie tattiche quotidiane, le incoerenze politiche, le mal celate divisioni che si nascondono all’interno di ciascun partito.
E anche il peso delle constituency, intese come “nord”, in nome dei cui interessi Salvini è stato trascinato al governo. Mettiamo un punto, parziale: la legislatura, percepita non a torto come una lunga attesa dell’arrivo del centrodestra al governo, che nel frattempo vinceva in Abruzzo, Basilicata, Sardegna è diventata una quotidiana fotografia delle sue contraddizioni e della mancanza di un’offerta politica degna di questo nome, registrata anche in ambito locale dalla sconfitta e dall’astensionismo: “Il centrodestra – ci dice Sofia Ventura – non c’è, non regge più come struttura, sta mostrando la totale assenza di pensiero dietro questi partiti, costruiti come la grancassa della retorica populista nella sua forma più banale, amico-nemico, immigrati, eccetera, ma dietro c’è il nulla”.
Più che l’avversario – e la sua capacità di acquisire consenso – ha potuto il nuovo contesto del governo Draghi, europeista, scientista, razionalista, prevedibile stress test per il populismo: “Sull’immigrazione – ci dice Alessandro Campi – si lucrava facilmente, ma ora non serve il poliziotto d’Italia, e occorrerebbe un grande sforzo progettuale che non c’è. Si stanno invece buttando a mare anche i 25 anni precedenti. Con tutti i suoi limiti, il centrodestra è stata la novità della Seconda Repubblica, un blocco socio-elettorale, con una capacità di durare; al di là delle diverse stagioni, – Bossi, Fini, eccetera – è stato un pezzo di Italia reale che Berlusconi è riuscito ad aggregare, rendere visibile, riconoscibile: l’Italia cosiddetta moderata”. L’Italia impaurita e rabbiosa della “grande crisi” ha alimentato il populismo, che ne ha assecondato gli umori peggiori, l’Italia del Covid è il classico interregno dove si verificano i fenomeni più morbosi, come lo è il sostegno parlamentare ad un governo – e che governo – senza che questo diventi una coerente agenda politico-sociale: “La realtà – prosegue Sofia Ventura – che è rilevante, sembra non esserlo nell’ambito di un gigantesco nonsense. I bambini, dice la Meloni, non vanno vaccinati, perché voi li volete vaccinare per far arrivare gli immigrati: questa frase, allucinante, dimostra che manca uno schema alternativo e se si staccano da quello schema non hanno un pensiero”. La legge elettorale però ce l’hanno ancora.
(da Huffingtonpost)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
PD E M5S: “ITALIA VIVA, LEGA E FORZA ITALIA DICANO SE APPOGGIANO ANCORA DRAGHI”
Caos al Senato nella maggioranza, che va sotto due volte durante la discussione del decreto capienze dei bus turistici. E la crisi di governo comincia ad aleggiare su Mario Draghi e il suo esecutivo perché i renziani e il centrodestra sembrano marciare sempre di più affiancati. Creando allarme ed apprensione nel centrosinistra. Al punto che Pd e M5S escono allo scoperto e chiedono a Italia viva, Forza Italia e Lega un chiarimento politico. Una presa di posizione a favore o contro Draghi.
Lo scontro questa volta nasce sul voto di alcuni emendamenti su cui il relatore e il governo avevano dato parere contrario. La prima modifica, presentata da Forza Italia, Lega e Partito democratico, porta al 100 per 100 la capienza degli autobus turistici. I dem, di fronte all’opposizione di Palazzo Chigi, hanno votato contro la loro proposta, mentre forzisti e leghisti hanno insistito. Il secondo emendamento, proveniente da Italia viva, alza a 68 anni l’età per la nomina di direttore generale di aziende sanitarie locali, ospedaliere e altri enti del servizio sanitario nazionale.
Subito dopo il voto la neo capogruppo del M5s Mariolina Castellone e quello di Fratelli d’Italia Luca Ciriani hanno chiesto la sospensione della seduta ma l’aula, in un clima di scontro con urla e insulti, ha respinto la richiesta. Nonostante l’intervento di Pier Ferdinando Casini favorevole alla sospensione dei lavori.
L’incidente si trasforma subito in fatto politico rilevante. A maggior ragione in vista della discussione sulla legge di Bilancio. Lo dice subito nel suo intervento in aula la capogruppo del Pd Simona Malpezzi. “È arrivato il momento che centrodestra e Italia viva chiariscano se hanno ancora fiducia nel governo Draghi – dice – Altrimenti non si spiega perché abbiano votato alcuni emendamenti con FdI nonostante il parere contrario dell’esecutivo. Sono convinta che serva davvero un metodo di lavoro condiviso in vista dell’iter parlamentare della legge di bilancio. Il Pd è al governo con serietà e responsabilità. Mi domando se anche Lega, FI e Iv si stiamo comportando nello stesso modo”.
La Malpezzi spiega anche perché il suo gruppo ha votato contro l’emendamento sulla capienza dei bus che aveva condiviso. “Sull’emendamento dei bus turistici c’era un accordo precedente condiviso da tutti i gruppi. Ma il governo ha detto che con i casi che stanno aumentando non era possibile dare parere favorevole e noi ci siamo adeguati, insieme a M5s e Leu, mettendo al primo posto la tutela della salute. Riteniamo che la gradualità nelle riaperture, la precauzione siano elementi che ci aiutano a non richiudere”, dice. “Però – insiste nel puntare il dito contro leghisti, forzisti e renziani – ci sono forze politiche che in questo caso sono Iv, Lega e FI che decidono di segnare un goal per visibilità e rispondere a richieste di categorie”.
Parole molto dure a cui fa eco la capogruppo grillina Castellone. “Il voto contrario, avvenuto rispetto al parere del governo, da parte di alcune forze di maggioranza al Senato è un fatto estremamente grave e chi ne è stato protagonista ne deve rendere conto. Il centrodestra e Iv, che con questo ennesimo atto proseguono nella manovra di avvicinamento reciproco, hanno deciso di votare contro l’esecutivo e i loro stessi ministri. Se vogliono chiudere con l’esperienza del governo e aprire una crisi, se ne assumano la responsabilità e lo dicano. I cittadini devono sapere se chi guida il Paese in questa fase così critica è affidabile o meno”. Fonti del Movimento fanno sapere che avrebbe votato contro il parere del governo anche il ministro leghista per le Disabilità Erika Stefani
Poco dopo questa idea che Renzi trami come l’esecutivo viene messo in chiaro da Stefano Patuanelli. “Mi sembra evidente che Renzi voglia provocare la seconda crisi di governo dell’anno”, dice il ministro grillino delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, capodelegazione M5S al Governo, “Ormai Italia Viva è uscita dal campo riformista per entrare in quello del centro destra”.
Preoccupato anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando. “Sono preoccupato, tenendo conto che arriverà una fase in cui dovremo prendere provvedimenti sulla pandemia e di attuazione del Pnrrr. Credo che con una maggioranza così larga credo che dovremmo esibire stabilità. Se questa non c’è credo sia un problema per il Paese”, dice. “Questi incidenti rischiano di mettere in discussione un prestigio del governo che è anche internazionale”, conclude il ministro.
Anche l’ex capogruppo dem Andrea Marcucci esprime tutte le sue perplessità sui voti di Italia viva e centrodestra.”Oggi in Senato centrodestra ed Italia Viva hanno mandato sotto il governo su tre emendamenti. Non so se sia un messaggio e che messaggio sia, ma indebolire Draghi non ha comunque senso”, scrive su Twitter. Marcucci scrive di tre sconfitte della maggioranza. Si riferisce ad un altro emendamento, proposto dalla Lega, che vincola l’incremento del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, nel triennio 2021-2023, solo ed esclusivamente per i 3.000 posti di accoglienza di richiedenti asilo che arrivano dall’Afghanistan. Il governo comunque non aveva dato indicazioni e si era rimesso all’aula.
Molto preoccupata anche Loredana De Petris, Leu, capogruppo del Misto a Palazzo Mdama. “Serve un chiarimento nella maggioranza e anche col governo” – dice la De Petris. “Con questi numeri – dice – diventa difficile anche per la legge di Bilancio”. Alla fine il decreto Capienze è stato approvato con 17a voti a favore e 20 contrari e passa alla Camera che ha tempo fino al 7 dicembre per convertirlo in legge.
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
PAOLO PETRECCA E’ STATO CAPOREDATTORE POLITICO DEL CANALE… MA NON ERA LA MELONI CHE VOLEVA LIBERARE LA RAI DAI PARTITI? (TRANNE IL SUO)
Un appello per Berlusconi capo dello Stato, retweet e lodi sperticate a Giorgia Meloni,
riferimenti culturali dell’estrema destra.
Si trova tutto questo facendo un giro sui social di Paolo Petrecca, neo-direttore di RaiNews24, la casella destinata a Fratelli d’Italia nell’ultimo giro di nomine alla tv di Stato.
Una poltrona di notevole peso specifico, visto che a breve la struttura all news – finora diretta da Andrea Vianello passato al Gr – gestirà anche il nuovo sito d’informazione della Rai. Petrecca, 57 anni, in Rai dal 2000, è stato caporedattore politico di RaiNews e poi vicedirettore del canale. E non ha mai nascosto i propri riferimenti politici. Già nel 2013, a un tweet di Giorgia Meloni che scriveva “Mia candidatura alla Regione Lazio? Non lo escludo”, rispondeva candido: “Sarebbe anche ora!“.
Tre anni dopo, il 30 settembre 2016, condivideva sul profilo Facebook (pubblico) il link a un gruppo dal nome “Vogliamo Silvio Berlusconi presidente della Repubblica“. Il 14 settembre 2017 ecco un meme satirico a proposito del disegno di legge Fiano contro la propaganda fascista, approvato due giorni dopo dalla Camera: “Legge Fiano, primo arresto. Arrestato giardinere di Predappio per aver fatto di tutta l’erba un fascio“, si legge su una finta schermata di Televideo.
Arriviamo al 16 maggio scorso, quando l’account Twitter di Fratelli d’Italia chiede ai follower “Avete seguito Giorgia Meloni a Mezz’ora in più (il talk della domenica su Rai 3, ndr)? Come è andata, vi è piaciuta?” e l’allora vicedirettore di Rainews risponde postando una foto del libro “Io sono Giorgia“, autobiografia della leader, con il commento “una giornata ben spesa“.
Ancora, appena un mese fa – il 23 ottobre – il giornalista ritwittava un video di Meloni che mostra studenti ungheresi cantare “Avanti ragazzi di Buda“, l’inno contro l’occupazione sovietica in Ungheria fatto proprio dai movimenti di estrema destra italiana, tra cui gli ultras della Lazio (di cui Petrecca è tifosissimo).
E due giorni dopo, con la leader FdI ancora ospite a Mezz’ora in più, ecco un nuovo complimento: “Intervista senza peli sulla lingua e ricca di contributi“, le scrive. Nel mezzo, frecce tricolori, altari della patria e motti dannunziani come “Memento audere semper“, altro ritornello della destra radicale.
Il centrodestra, insomma, potrà vantare un altro direttore “militante” oltre a Gennaro Sangiuliano, confermato al Tg2 e vicinissimo a Matteo Salvini (tanto da postare sui social foto insieme al leader leghista con la didascalia “amici”). Con buona pace della Rai libera dai partiti.
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
“PIU’ DIGNITOSO ANDARSENE CHE FARE I CAMERIERI”… “QUESTO E’ IL FALLIMENTO PIU’ CHIARO DI DRAGHI”
“Fuortes diceva ‘i partiti non bussano alla mia porta’? In effetti è vero. In questi mesi è andato lui a bussare alla politica“.
A dirlo, intervistato da il Foglio, è Pier Luigi Celli, ex direttore generale della Rai ed ex direttore della Luiss.
Il giorno dopo le proposte di nomina per i Tg Rai e in attesa di capire cosa succederà in cda, il manager critica le scelte esplicitamente figlie di una lottizzazione della tv pubblica che non si è mai interrotta e che, anche sotto l’esecutivo dell’ex presidente della Bce, viene riconfermata.
“Le persone dignitose in questi casi si dimettono”, è il commento di Celli secondo cui Fuortes si è limitato a eseguire i desiderata dei partiti. Perché, continua, “è più dignitoso andarsene che fare i camerieri”.
Così mentre le offerte televisive intorno cambiano ed evolvono, la Rai resta uguale a se stessa e schiava delle dinamiche interne delle forze politiche: “Questo è il fallimento più chiaro di Mario Draghi, ma io non mi facevo illusioni per la verità”, dice ancora Celli. “La carcassa va spolpata fino all’ultimo pezzo”.
Eppure, solo a fine ottobre, Fuortes intervistato da Repubblica aveva sentenziato: “I partiti non bussano alla mia porta”. E ancora: “Sceglieremo i direttori in base alle competenze”. Dichiarazioni che erano cadute nel vuoto e che già stridevano con la realtà dei fatti: infatti, proprio nelle ultime settimane l’ad è stato avvistato in giro per i palazzi, tra la Farnesina e Palazzo Chigi, senza dimenticare la partecipazione al compleanno dell’esponente Pd Goffredo Bettini con vari politici bipartisan.
E il risultato di quegli incontri privati e non è sotto gli occhi di tutti, con tanto di spaccature del fronte giallorosso e rischi di effetti a lungo termine sul governo. I perdenti delle trattive sono sicuramente i 5 stelle: il Movimento perde il Tg1 senza una vera compensazione (anche per colpa del fuoco amico di Luigi Di Maio) e Giuseppe Conte annuncia l’Aventino e il rifiuto di partecipare ai programmi della tv pubblica.
“Vent’anni fa stavo al suo posto. A capo dell’azienda”, ricorda sempre al Foglio Celli rievocando le sue dimissioni a febbraio 2001, quando accusò il centrosinistra di voler schierare l’azienda contro Berlusconi.
“Al settimo piano di Viale Mazzini. I partiti cominciarono a mangiarmi la pappa in testa. E io me ne andai. Anche Antonio Campo Dall’Orto si è dimesso, più di recente. È più dignitoso andarsene che fare i camerieri, specie se come Fuortes hai strombazzato la tua indipendenza. Specie se ti trovi a gestire una situazione tragica come quella attuale della Rai e poi finisce com’è finita”.
Ma secondo Celli il problema va oltre le questioni politiche e dimostra una grave miopia sul futuro dell’azienda. “La Rai rischia il fallimento. Il mondo è cambiato. Ci sono Netflix, Amazon, Disney+ e questi in Rai che fanno? Si spartiscono le direzioni di quattro tg che invece andrebbero accorpati come sta facendo persino Mediaset che non è precisamente un’azienda moderna”.
E ancora: “Persino Mediaset, che non è un’azienda moderna, si sta ristrutturando. E comunque Mediaset ha una prospettiva”, dice ancora Celli. “Può essere venduta. Ma la Rai? La Rai non la vendi. La Rai non è un’azienda qualsiasi. La Rai diventa un’altra Alitalia. Solo che è più grande di Alitalia, dunque è un disastro sociale più grosso. E inoltre forse è anche molto più importante di Alitalia, perché in teoria avrebbe una funzione sociale. La Rai è l’immaginario di questo paese, ammesso che questo paese abbia ancora un immaginario”.
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
E NEANCHE GLI INCENTIVI FUNZIONANO
La crescita c’è ma dev’essere inclusiva. Mentre una crescita trainata da un lavoro che
non è stabile certo non lo è.
Con queste parole il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, aveva commentato, due mesi fa circa, il proliferare di contratti precari che gonfiano i dati della ripresa del mercato del lavoro.
E oggi a distanza di due mesi la situazione non è cambiata. Report vari e rilevazioni Istat ci dicono che la ripresa c’è ma è a tempo parziale. L’ultimo campanello d’allarme lo suona l’Inapp.
Dopo oltre un anno e mezzo dall’inizio pandemia, l’Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche ci dice che nel primo semestre del 2021 l’occupazione nel nostro Paese è ripartita ma è sempre più “part time” che è il più delle volte “involontario”, non richiesto cioè dal lavoratore o dalla lavoratrice per esigenze previste dalla legge, ma proposto come condizione contrattuale di accesso al lavoro dalle imprese.
A giugno di questo anno, dei 3.322.634 contratti complessivamente attivati (di cui 2.006.617 a uomini e 1.316.017 a donne), oltre un milione e 187 (il 35,7%) sono part time.
SENZA RITEGNO
Sempre Tridico cercando di spiegare il boom dei contratti precari aveva puntato il dito sulla sospensione del Decreto dignità fino al settembre 2022 decisa dal Governo dei Migliori. Quel decreto è stato scardinato, per la gioia di Confindustria, con un emendamento al Decreto Sostegni bis del luglio scorso. Che ha smantellato il provvedimento approvato dal Conte I e che come rivendicato dall’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio “licenziava il Jobs Act”.
E che aveva avuto il merito di porre un freno al moltiplicarsi di contratti precari.
Il Sostegni bis consente di prorogare i rapporti a termine senza indicare causali. E, fino al 30 settembre 2022, di stipulare nuovi contratti a tempo determinato di durata superiore a 12 mesi anche con lavoratori che la stessa azienda abbia già impiegato a termine per due anni.
Il decreto Dignità stabiliva invece che i contratti a termine potessero durare massimo 12 mesi. Poi, per essere rinnovati, bisognava indicare una causale specifica. E anche in quel caso si potevano prorogare al massimo altri 12 mesi. E gli effetti di questa cura anti-dignità di Draghi si vedono tutti negli ultimi dati istat.
I NUMERI.
A settembre il mercato del lavoro ha rialzato la testa ma sono tuttavia i lavoratori con contratto a tempo determinato quelli che aumentano di più: +97mila (+3,3%) mentre si registrano 11mila (-0,1%) dipendenti permanenti in meno, rispetto al mese precedente. Nell’arco dei dodici mesi il boom dei dipendenti a termine risulta ancora più evidente: +353mila (ovvero +13,2%) a fronte di un aumento degli ‘stabili’ pari a 69mila (+0,5%). Sempre in calo, invece, gli autonomi: -28mila (-0,6%) sul mese e -150mila (-3%) sull’anno.
“La ripresa dell’occupazione in Italia rischia di non essere strutturale perché sta puntando troppo sulla riduzione dei costi tramite la riduzione delle ore lavorate”, ha spiegato Sebastiano Fadda, presidente di Inapp. Part time e precarietà, peraltro, non sono ridotte dalla presenza di un incentivo alle assunzioni. Nel I semestre dell’anno le assunzioni con diverso tipo di agevolazione, dice l’Inapp, sono state complessivamente 780.128, corrispondenti al 23,5% del totale delle assunzioni. E si ripropone il noto squilibrio di genere: il part time si abbatte soprattutto sulle donne. Delle 291.548 assunzioni agevolate di donne, quasi il 60% sono state a part time. Delle 488.580 assunzioni agevolate di uomini è a part time solo il 32,5%.
(da La Notizia)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
PD 20,3%, FDI 19,5%, LEGA 18,6%, M5S 16,2%, FORZA ITALIA 7,5%
La fotografia della Supermedia AGI/Youtrend di questa settimana evidenzia una flessione della destra con Fratelli d’Italia e lega in calo. Al contrario la sinistra in leggera crescita con il Pd e il M5s
L’indice di gradimento politico sta virando verso sinistra: questo è quello che evidenzia il risultato dell’ultimo sondaggio.
Pd e M5s in leggera crescita, viceversa FDI e Lega in flessione.
Nel complesso l’alleanza di centrodestra lascia sul terreno l’1,4%, scendendo al 46,5%, il peggior risultato da due anni a questa parte, a causa della quasi totale “sparizione” dai radar dei soggetti minori centristi (Toti-Brugnaro-Lupi).
Questa la fotografia della Supermedia AGI/Youtrend di questa settimana.
Pd 20,3 (+0,2), Fdi 19,5 (-0,4), Lega 18,6 (-0,3), M5s 16,2 (+0,2), Forza Italia 7,5 (+0,2), Azione 3,6 (=), Italia Viva 2,5 (+0,1), Verdi 2,0 (+0,1), Sinistra Italiana 2,0 (-0,1), Art.1-MDP 1,9 (-0,1), +Europa 1,7 (+0,1)
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
“LO CHIAMO IL GREEN PASS DEI PICCOLI CIRCUITI SOCIALI”
Pier Luigi Lopalco, epidemiologo, ordinario di Igiene, che Natale sarà?
«Sono moderatamente ottimista. Se tutti ci comporteremo bene, vaccinandoci e rispettando l’uso della mascherina, non ci saranno chiusure».
Shopping condizionato dal virus?
«Ricordiamo che la mascherina è indispensabile, sempre. Basta quella chirurgica nei negozi. Se passeggiamo all’aperto indossiamola in caso di strade affollate».
Muoversi con i mezzi pubblici?
«Sì, previa igienizzazione delle mani prima di entrare e dopo essere scesi. È una buona regola ovunque».
Toccare oggetti che intendiamo acquistare?
«Va bene. Non diventiamo paranoici».
I misuratori della febbre sono ancora una valida sentinella?
«Sono meno importanti rispetto a quando costituivano una delle poche misure a disposizione, all’inizio della pandemia. Oggi è difficile che qualcuno si azzardi ad andare in giro con la febbre».
Invitare ed essere invitati in case private per cene tra amici?
«Le dico come gestisco la mia vita. Lo chiamo green pass dei piccoli circuiti sociali. Se invito da me, i non vaccinati non entrano. Se sono io ad essere ospite, mi accerto che i convitati siano muniti di passaporto verde, altrimenti mi dispiace, non vado. Così facendo ho la presunzione di fare pressione, di far sentire i no vax fuori luogo, la loro presenza sconveniente. Un po’ come succedeva con l’introduzione del divieto di fumo».
Quali i suoi consigli?
«Questo, appunto. Non entrate nelle case di chi non è immunizzato».
Abbracci, baci e strette di mano. Sì o no?
«Il rischio zero non esiste ma fra persone che si frequentano è sì. Mai invece la stretta di mano a uno sconosciuto anche se la porge e, non restituendo il gesto, passiamo da maleducati. Se non si può evitare, teniamo la boccetta di igienizzante in tasca. Dal Covid abbiamo tratto una lezione. Comportamenti ossessivi no, buona igiene sì».
(da agenzie)
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Novembre 18th, 2021 Riccardo Fucile
FEDERICO FOSCHI: “NON C’E’ NESSUNA DITTATURA SANITARIA, LAVORO 12 ORE AL GIORNO”
La Germania è stata investita dalla quarta ondata di contagi. Lo dicono i numeri, che nelle ultime 24 ore sono impietosi e parlano di 68.366 nuovi contagi e 266 morti.
Ma per ogni numero ci sono storie, vite di uomini e donne che spesso devono ingaggiare una vera e propria battaglia contro il virus per sopravvivere.
Federico Foschi è uno dei medici che li aiuta a vincerla: ha 35 anni, è originario di Civitavecchia ma dal 2016 lavora all’Ospedale Universitario della Charité, la facoltà di medicina dei due maggiori atenei di Berlino nonché uno dei più prestigiosi policlinici universitari d’Europa.
Vi è arrivato come medico specializzato in medicina interna, ma attualmente vi lavora come specializzando in Rianimazione e da maggio del 2020 è quotidianamente impegnato nella lotta al Covid.
Ha curato centinaia di pazienti, a molti di loro ha permesso di sopravvivere ma per molti altri non c’è stato niente da fare e oggi, in un raro giorno di riposo, ha raccontato a Fanpage.it la “prima linea”, quella del reparto di Terapia Intensiva investito dalla quarta ondata, che gli esperti hanno definito la “pandemia di non vaccinati”.
Federico, raccontaci del tuo lavoro.
Da cinque anni lavoro all’Ospedale Universitario della Charité di Berlino: vi sono arrivato come medico specializzato in medicina interna ma mi sto formando anche come rianimatore. Ho lavorato durante la seconda e terza ondata nel reparto di pneumologia e malattie infettive poi lo scorso settembre sono stato trasferito in terapia intensiva e sono uno degli addetti alla macchina “cuore-polmoni”, la cosiddetta ECMO.
Cos’è?
Si tratta della ExtraCorporeal Membrane Oxygenation, una tecnica di circolazione extracorporea utilizzata da anni nei reparti di rianimazione per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave, ma che ha avuto la sua “consacrazione” con la pandemia. Per dirla in parole povere, la macchina fa il lavoro dei polmoni che il Covid danneggia e rende inservibili. È l’ultima spiaggia, l’ultima speranza prima della morte dei pazienti: molti, comunque, purtroppo non ce la fanno. Vi hanno accesso, dopo una valutazione preliminare in fase di triage, per lo più giovani: la macchina, infatti, richiede un’attenzione costante da parte dei medici ed è molto dispendiosa a livello di personale. Se per qualche ragione smette di funzionare e non si interviene immediatamente il paziente perde la vita. Nel nostro reparto ci sono 26 posti letto, durante la prima ondata ogni giorno moriva la metà dei pazienti e ancora oggi uno o due al giorno non sopravvive
Quindi in terapia intensiva finiscono anche pazienti giovani e non solo anziani?
Certo. Vi racconto una storia a lieto fine: qualche mese fa abbiamo ricoverato in rianimazione una ragazza incinta di 34 anni. Aveva contratto il Covid mesi fa durante una festa in famiglia e, non essendosi vaccinata, le sue condizioni sono rapidamente precipitate. Ha portato avanti la gravidanza attaccata alla macchina ECMO, ha avuto molte complicazioni, una dopo l’altra, ma siamo comunque riusciti a farle dare alla luce un figlio sano. Dopo il parto è rimasta in terapia intensiva ancora un mese e mezzo per un totale di 4 mesi in rianimazione ed è stata dimessa dall’ospedale solo una settimana fa in condizioni accettabili. Le conseguenze della malattia però si faranno sentire per gli anni a venire perché ha perso il 30 per cento della capacità polmonare. E le è andata anche bene, perché è potuta tornare a casa.
Ora qual è la situazione nell’ospedale in cui lavori?
C’è stata una breve tregua estiva, come in Italia; in Germania si è vaccinato il 67% della popolazione e circa 20 milioni di persone non hanno ricevuto neppure una dose; tra loro il virus all’inizio dell’autunno ha potuto circolare liberamente. Oggi in ospedali arrivano per lo più pazienti non vaccinati e quelli che finiscono in terapia intensiva sono quasi esclusivamente No Vax, eccezion fatta alcuni vaccinati, circa il 10% del totale, con alle spalle gravi immunodeficienze, ad esempio trapiantati, malati di HIV e chemioterapici. Il più giovane che abbiamo curato aveva 31 anni: abbiamo dovuto intubarlo, ma visto che non bastava dopo 24 ore abbiamo dovuto collegarlo alla macchina ECMO. È tuttora in reparto, se riuscirà a sopravvivere avrà trascorso circa tre mesi in Terapia Intensiva: quando lo dimetteremo non avrà più massa muscolare, avrà perso il 40% del suo peso e avrà serie complicazioni neurologiche. È un No Vax: quelli come lui presentano quadri clinici molto gravi e muoiono tra le 10 e le 30 volte di più dei vaccinati.
Ti sono mai capitati No Vax pentiti?
È raro che me ne accorga perché quando arrivano da noi non hanno più neanche un filo di fiato per parlare. Molti muoiono e non sapremo mai se si sono pentiti della loro scelta. Qualche tempo fa però è arrivato in rianimazione un uomo di 55 anni, un convinto No Vax che aveva solo un po’ di diabete e ipertensione: per un mese l’abbiamo tenuto in vita collegandolo alla macchina cuore-polmoni, poi ha dovuto sostenere un altro mese di riabilitazione polmonare in tracheotomia respirando autonomamente solo poche ore al giorno e avvalendosi del ventilatore polmonare per il resto del tempo. Siamo riusciti a salvarlo e il giorno che è uscito dal nostro reparto siamo andati a salutarlo, come facciamo con tutti quelli che ce la fanno: era seduto su una sedia a rotelle, è scoppiato a piangere e si è scusato per la quantità di lavoro che ci ha dato per tanti mesi. Anche a lui è andata bene, non dovrà servirsi di un ventilatore polmonare per respirare per il resto della sua vita
Perché, secondo te, molti non si fidano della scienza e dei medici?
Non so, ma noto che i No Vax hanno un modo di comunicare molto efficace. Procedono per aneddoti, raccontano i casi di conoscenti che dopo il vaccino sono stati male e così terrorizzano le persone. Le autorità sanitarie invece parlano solo di dati e statistiche che non sempre bastano per convincere le persone della bontà del vaccino. Vorrei far capire a tutti i pazienti che noi lavoriamo dalla loro parte. Non esiste nessuna dittatura sanitaria; se ci fosse guiderei una Porsche, invece lavoro come un dannato 10/12 ore al giorno sei giorni su sette e vado in giro in bicicletta.
(da Fanpage)
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