“A RISCHIO INDAGINI SU MAFIA E CRIMINALITA'”: CANTONE CRITICA LA STRETTA INTERCETTAZIONI
L’ALLARME DEI MAGISTRATI, MA NCD NON VUOLE CAMBIARE
È a rischio l’efficacia delle indagini sulla criminalità organizzata, sulla mafia e sul terrorismo.
L’allarme giunge dall’Autorità Nazionale Magistrati (Anm) e da Raffaele Cantone, magistrato oggi presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione.
Raffaele Cantone, in un’intervista al Corriere della Sera, dice che “molte volte la captazione nascosta di colloqui tra le persone ci è servita per individuare dei fatti gravi e colpire, di conseguenza, la criminalità organizzata. Ecco, vorrei che si tenesse conto di questo dato nella formulazione della futura norma”.
Secondo Cantone il tema “impatta certamente sulla privacy delle persone ed anch’io trovo giusto che ci siano limiti alla divulgabilità delle intercettazioni”, ma quante volte, spiega, “vittime di estorsioni, penso a tanti imprenditori, sono andati all’appuntamento coi loro aguzzini con un registratore nascosto. È proprio grazie a quei colloqui rubati che è stato possibile inferire dei colpi seri alla criminalità organizzata. È uno strumento invasivo, può danneggiare immagini e reputazioni. Ma intanto l’estorsore è finito in cella”.
Su Repubblica Rodolfo Maria Sabelli, presidente dell’Anm, afferma che sono “a rischio tutte le grandi indagini per terrorismo, mafia, corruzione. Un’inchiesta come Mafia capitale, con questa norma, non sarebbe stata possibile”.
Il magistrato precisa che “non difendo chi danneggia gli altri con la diffusione di registrazioni fraudolente, anche se mi chiedo se sia proprio una norma necessaria visto che nel codice ci sono già due articoli per punire condotte di questo tipo. Mi riferisco alla diffamazione e all’interferenza illecita nella vita privata”.
Secondo Sabelli poi “il diritto all’informazione va assolutamente salvaguardato. Quindi le strade possibili sono due: prevedere un’aggravante nella diffamazione per chi offende utilizzando registrazioni fraudolente. Oppure dire espressamente che l’attività del giornalista è esclusa, secondo la nota giurisprudenza in tema di rapporto tra reato di diffamazione e diritto di cronaca e di critica”.
Sul Fatto quotidiano spazio alle dichiarazioni del carabiniere Pietro Campagna, che grazie alle registrazioni nascoste ha scoperto gli assassini di sua sorella Graziella, uccisa dalla mafia a soli 17 anni.
“Con la legge bavaglio non avrei mai trovato i killer” dice Campagna.
“Cominciai a indagare da solo – ricorda – dopo che avevano insabbiato tutto. Giravo sempre con un registratore e alla fine riuscii a registrare la cognata di un boss del luogo, che copriva i latitanti”.
E conclude: “Se una persona è onesta, che cosa deve temere? Mi creda, le registrazioni servono, eccome. una norma del genere sarebbe un vero disastro”.
Sul fronte parlamentare, l’autore del provvedimento contestato come “legge bavaglio” sui giornalisti, il deputato di Area Popolare Alessandro Pagano, in un’intervista alla Stampa, afferma che “l’impianto del mio emendamento resta così com’è”. Infatti il diritto all’informazione resta garantito: “è punito chiunque diffonda registrazioni fraudolentemente effettuate al fine di recare danno alla reputazione o all’immagine altrui. Se uno fa giornalismo vero di certo non potrà essere punito”.
Tuttavia “sulle pene siamo pronti a confrontarci. Non sono un dogma. Ma bisogna restare dentro questa logica. L’alternativa è la logica dei Cinque stelle, mentre questa è una battaglia di civiltà . Non si può tornare indietro”.
Pagano riflette poi sulle dichiarazioni del ministro della Giustizia: “siamo rimasti molto sorpresi dalle parole del ministro Orlando. Credo che dovrebbe chiarire il senso delle sue parole, ma innanzitutto a se stesso. La maggioranza è una. Il governo è uno”.
(da “Huffingtonpost“)
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