“ACCUSO REPORT E LA RAI DI DIFFAMAZIONE ALLE ONG”: IL VOLONTARIO ITALIANO A BORDO DELL’ACQUARIUS CONTRO I TAROCCHI DELL’INFORMAZIONE MINNITIANA
“MAI COLLABORATO CON I TRAFFICANTI, MAI RICONSEGNATO GIUBBOTTI O BARCONI, MENTONO SAPENDO DI MENTIRE”
Io sottoscritto, Stefano Bertoldi, volontario a bordo della nave Aquarius dall’8 settembre 2017 al 20 ottobre 2017 (6 settimane) e impegnato direttamente come membro del SAR Team (Search and Rescue) nel salvataggio e assistenza insieme ai colleghi di Medici senza Frontiere dei migranti, senza impegnare in nessun modo la ONG sopra citata ma assumendomi personalmente la responsabilità di quanto dichiaro, ACCUSO LA RAI (RADIOTELEVISIONE ITALIANA) e in particolare i giornalisti della redazione di Report del reato di DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA in quanto:
1) non corrisponde al vero che l’organizzazione con cui ho lavorato ha in qualche modo attuato forme di collaborazione con presunti trafficanti di esseri umani libici nè durante le operazioni di salvataggio nè prima nè tantomeno dopo accogliendoli deliberatamente a bordo oppure concordando con loro checchessia.
Questa insinuazione, accompagnata dalla pretesa assurda, ventilata dalla giornalista di Report, di dover individuare questi ultimi a bordo quasi in veste di pubblici ufficiali, è falsa e tendenziosa in quanto i migranti, nella quasi totalità , navigano a bordo di gommoni usa e getta che loro stessi guidano.
I trafficanti si guardano bene dal salire a bordo di un gommone che non è fatto per navigare e che imbarca acqua non appena il mare comincia a ingrossarsi soprattutto quando il tratto di mare da percorrere dopo i famigerati accordi con le ONG è salito a circa 50km dopo i quali, forse, si può incontrare una nave soccorritrice, sempre che la guardia costiera italiana o libica riesca ad intercettarla.
In quel mare, con quel tipo di gommoni e con quel carico (da minimo 70/100 fino a 190, ovvero 8 migranti per metro quadro) 50km di navigazione significa almeno 20h di navigazione ininterrotta ma si sa che per motivi di cambio dei serbatoi e conseguenti spegnimenti del motore, rotture dei tubolari o rallentamenti per l’acqua imbarcata, anche con mare calmo, 20h possono diventare giorni.
Il rischio della vita è reale, concreto, sia perchè le imbarcazioni già in partenza sono al limite dell’affondamento sia perchè, una volta imbarcata acqua (cioè quasi sempre), stipati in oltre cento persone in gommoni di 10mt si può morire affogati anche all’interno in un mix letale di acqua e benzina.
2) NON corrisponde al vero che i giubbotti di salvataggio dei migranti vengono rigettati a bordo perchè sostituiti con quelli della ONG in modo tale che possano essere usati nuovamente, primo perchè questo non avviene in quanto spesso i migranti hanno i loro giubbotti e quindi perchè i giubbotti vengono dati a chi non ne è in possesso o è in possesso di un giubbotto rotto e poi perchè il gommone viene affondato con tutto il suo carico di oggetti abbandonati, compresi i giubbotti e il motore.
3) L’affondamento dei gommoni con tutti i vari oggetti abbandonati a bordo, peraltro testimoniato e filmato per qualche secondo sullo sfondo proprio dal servizio di Report viene effettuato proprio per garantire l’impossibilità assoluta di riutilizzo di quelle sottospecie di natanti e viene effettuato o dalla guardia costiera libica o dagli stessi operatori della ONG Sos Mediterranee.
4) I giubbetti di salvataggio dei migranti che ne sono già in possesso vengono invece portati a bordo proprio perchè da loro indossati e se non sono omologati o se sono rotti gettati al primo porto di arrivo mentre nei casi di trasferimenti di migranti da una nave all’atra, se sono riutilizzabili, vengono marchiati con il logo di SOS Mediterranee tramite degli stencil
Questo è quanto posso testimoniare personalmente in quanto direttamente coinvolto nelle operazioni SAR ma posso aggiungere il mio personale rammarico per le vergognose insinuazioni e ammiccamenti giornalistici, concepiti ad arte dalla successione tendenziosa delle domande e dal montaggio che ha decontestualizzato le risposte nei confronti del presidente di SOS Mediterranee che secondo la giornalista dovrebbe farsi carico di fare pressione presso il governo francese affinchè questi faccia maggiori sforzi sul piano dell’accoglienza, nelle sue vesti di imprenditore influente: ovvero secondo la giornalista dovrebbe farsi carico di far prendere delle decisioni allo Stato francese su di un tema delicato ed epocale come il governo dei flussi migratori che l’Europa intera non è in grado o meglio non vuole governare in modo solidale e umanitario !
Non sta a me poi replicare rispetto a tutte le altre illazioni e fumo negli occhi il cui risultato, tra gli altri, è stato certamente quello di mettere tutti in uno stesso calderone di “colpevoli” e conniventi, diretti e indiretti, trafficanti (ufficiali ed “ufficiosi”), ONG, governo italiano-Minniti, UE, UNHCR, IOM, in un quadro complessivo di cinica volontà di NON accoglienza ma soprattutto di torbidi accordi.
Mi è difficile capire, invece, o meglio andare al di là di qualche ipotesi, il motivo di un attacco così diretto ad una delle pochissime ONG che ancora riesce a salvare delle vite umane: l’unico dato di fatto reale, in assenza del quale, ci sarebbero ulteriori morti in mare che vanno ad aggiungersi alle altre migliaia tra deserto e centri di detenzione.
Stefano Bertoldi
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