ADOTTATA CERCA MADRE NATURALE: PER LA PRIMA VOLTA IL GIUDICE ORDINA DI RINTRACCIARLA
DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA, IL TRIBUNALE DE MINORI DI FIRENZE PRECEDE IL PARLAMENTO
“Finalmente la stanno cercando la mia mamma», dice Mariagnese con un filo di voce. E da una borsa mostra un documento.
È l’ordinanza del tribunale dei minori di Firenze nella quale si delega «il giudice relatore a disporre, con le dovute cautele, le necessarie ricerche».
Un atto giudiziario rivoluzionario che, di fatto, scardina la legge 184 del 1983 e rende nullo l’articolo 28, quello che imponeva il divieto ai figli non riconosciuti alla nascita (il così detto parto in incognito) di conoscere il nome dei genitori.
Un’ordinanza che segue la sentenza della Consulta che alcuni mesi fa ha giudicato incostituzionale la legge 184, ma che anticipa le nuove normative (ci sono quattro proposte di legge) in discussione in Parlamento.
Non è soltanto una storia di giurisprudenza quella di Mariagnese Bellardita, 59 anni, una casa a Pontassieve (non lontana da quella del premier Matteo Renzi), quattro figli e due nipoti.
Perchè il cuore e i sentimenti s’intrecciano con le carte bollate e rendono questa vicenda unica nella sua incredibile verità .
Mariagnese, quando nasce nel 1955, appartiene a quell’esercito numerosissimo di bambini di madre sconosciuta.
Viene affidata a un istituto religioso nel Bergamasco e adottata a dieci mesi da una coppia siciliana. Il padre e la madre adottivi decidono di non raccontarle niente, nè da bambina nè da adulta.
«La verità la conoscerò solo dopo la morte di mio padre da una zia – racconta Mariagnese -. Verità parziale, però. Prima la zia mi dice che sono stata abbandonata davanti a una chiesa. Anni dopo, finalmente, mi svela che i miei genitori naturali erano due ragazzini di 16 e 14 anni. Non hanno mai saputo di avere una figlia in vita perchè gli raccontarono una terribile menzogna: “Vostra figlia è morta durante il parto”»
Mariagnese ha un attimo di commozione. Poi continua: «La rivelazione è sconvolgente. Eppure in un primo momento non ho sentimenti. Sono fredda, insensibile. Scatta un meccanismo di rimozione, di rifiuto. Poi cresce la voglia immensa di cercare quei due ragazzini che forse non mi hanno neppure abbandonata. Faccio appelli ovunque, ma inutilmente. La legge mi osteggia, vieta che io sappia la verità . Poi, finalmente, arriva la sentenza della Corte Costituzionale. Torna la speranza».
Siamo nel dicembre 2013. Grazie al sostegno di Emilia Rosati, fondatrice insieme ad Anna Arecchia del Comitato nazionale per il diritto alle origini biologiche, un’associazione che si batte per il diritto alla conoscenza dei genitori naturali, parte l’istanza al tribunale di Firenze patrocinata dall’avvocato Roberto Continisio.
Nel documento si chiede il diritto di conoscere il nome della madre biologica negato dalla legge 184 ma ritenuto incostituzionale dalla Consulta
«Il risultato è straordinario e per la prima volta un tribunale accoglie pienamente la nostra richiesta – spiega Emilia Rosati -. Il tribunale di Firenze dice sì, si muove personalmente per avviare la ricerca anche se la limita alla volontà dell’eventuale madre naturale a conoscere la figlia»
Mariagnese ha uno strano presentimento. Da quando sa che è iniziata la ricerca è convinta di essere vicina alla verità .
«Non so se mia mamma è ancora in vita e se lo è mio padre – spiega Mariagnese -. Erano giovani, quando sono nata, ma sono passati 59 anni e sono tanti. Però spero di ricostruire comunque un pezzo della mia vita, di riuscire a capire da dove sono arrivata. Mi piacerebbe raccontare un giorno ai miei nipoti una favola a lieto fine. C’era una volta una bambina che oggi è una nonna felice”.
Marco Gasperetti
(da “il Corriere della Sera”)
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