DALLE URNE ESCONO A PEZZI CONTE, SALVINI E BANDECCHI, IL CAMPO LARGO VINCE NONOSTANTE GLI STRAPPI DI CONTE CHE PORTA IL M5S A PERCENTUALI HORROR (3,55 IN EMILIA, 4,7 IN UMBRIA)
LA LEGA PASSA DAL 32-37% DI CINQUE ANNI FA AL 5-8%, E VIENE SUPERATA IN ENTRAMBE LE REGIONI DA FORZA ITALIA. PER IL “CAPITONE”, IMPEGNATO AD ALZARE SEMPRE PIÙ IL TIRO IN CAMPAGNA ELETTORALE, È UNA SCONFITTA SU TUTTA LA LINEA
Fratelli d’Italia stabilmente e di gran lunga primo partito della coalizione anche se in leggero calo rispetto a giugno, Forza Italia che invece rispetto alle europee stacca la Lega e sia in Emilia- Romagna che in Umbria gli si pone davanti con agio.
La sconfitta 2-0 della coalizione di centrodestra (2-1, se si considera la Liguria) per Matteo Salvini è ancor più pesante del risultato in sé, anche considerando che la candidata umbra Donatella Tesei era presidente uscente ed espressione del Carroccio, riconfermata a tutti i costi a caccia del bis proprio dal “Capitano”. A destra, insomma, gli equilibri cambiano e rischiano di acuire le fibrillazioni.
Quando nel 2020 si votò in Emilia- Romagna la Lega era ancora capofila della coalizione e prese il 32 per cento, diventato il 5,4 per cento cinque anni dopo. Proporzioni simili all’Umbria, dove rispetto al 2019 il partito di Salvini passa dal 37 per cento all’8. Gli alleati e assieme “avversari” azzurri, invece, fanno il contrario: a livello emiliano dal 2,6 salgono al 5,8, in quello umbro dal 5,5 al 9,3.
Per il vicepremier leghista, in campagna elettorale perenne e impegnato ad alzare sempre più il tiro nel discorso pubblico […] è un boccone amaro. E così il commento a fine giornata è sibillino: «Gli elettori hanno sempre ragione. Già da domani sono a disposizione dei nuovi amministratori per portare avanti tutte le opere pubbliche che servono a cittadini e territori». Fine, non una parola in più.
Il collega vicepremier Antonio Tajani invece rimarca che FI «ha raddoppiato i consensi in entrambe le regioni, farà un’opposizione costruttiva». Dove quel “costruttiva” non è un aggettivo casuale. In casa forzista, dispiacere a parte per la sconfitta, si ricordano infatti ancora gli insulti dei giovani leghisti a Pontida nei confronti di Tajani, pronunciati davanti ai big lumbard silenti: «Quel tipo di attacchi, quel modo di differenziarsi a tutti i costi sparandola grossa, non sta pagando, anzi semmai il contrario», è il ragionamento degli azzurri.
Poi ecco la nota finale: «Forza Italia si conferma il secondo partito della coalizione di centrodestra e la terza forza politica in assoluto. Questo risultato conferma che l’obiettivo che ci siamo prefissati per le prossime elezioni Politiche, quello del 20%, è assolutamente alla nostra portata». Ambizioni certamente legittime ma che contemplano una corsa interna senza esclusioni di colpi e che mira anche a quel pezzo di elettorato oggi appannaggio di Fratelli d’Italia.
Il dato politico complessivo è che, al netto dei sondaggi che danno avanti la coalizione di governo, il centrosinistra o fronte progressista rimane competitivo. Sullo sfondo ci sono le regionali del 2025, ed è probabile che a questo punto il peso negoziale interno della Lega cali di parecchio. In Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta i giochi sono ancora tutti aperti e soprattutto nella regione governata dal “doge” Luca Zaia si preannunciano le tensioni maggiori, vista l’ambizione di FdI di sfilarla al Carroccio. E visto anche l’interesse forzista con l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, impegnato a drenare consensi nordisti alla Lega con la sua corrente “Forza Nord”.
(da agenzie)
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