GIANFRANCO FINI, IL FUTURO FUORI DAL PARLAMENTO
LE URNE HANNO ELIMINATO LUI E IL SUO PARTITO, MA NON MOLLA… INTANTO PRESIEDERA’ DI DIRITTO LA FONDAZIONE DELLA CAMERA
Tra gli illustri perdenti che sono stati tagliati fuori dal parlamento ce n’è uno che spicca: Gianfranco Fini.
Il leader di Futuro e libertà si è scontrato contro numeri della prima prova nazionale che lo hanno condannato all’irrilevanza.
FLI, ZERO SEGGI.
Infatti il misero 0,46% di preferenze si traduce in zero seggi per Fli. È quindi andata delusa anche l’ultima chance nella ripartizione dei seggi per il miglior perdente della coalizione Scelta civica.
Il premio di consolazione è infatti andato a Pier Ferdinando Casini.
LE PROFEZIE SBAGLIATE.
Il leader futurista, però, era convinto che sarebbe andata diversamente.
Addirittura aveva azzardato previsioni grandiose per la coalizione Monti: «Può avvicinarsi al 20%, se non andare oltre».
Invece Scelta civica si è fermata alla metà , superando per un miracolo la soglia del 10% alla Camera.
LA DEFEZIONE DI RAISI.
E immediatamente si sono registrate già le prime defezioni.
Enzo Raisi, coordinatore dell’ Emilia Romagna si è dimesso a seguito della dèbà¢cle elettorale.
«Il risultato è stato pessimo e come tutti i capi mi ritengo responsabile», ha detto.
Per il finiano si tratta di un abbandono totale: «Ho fatto politica da quando avevo 14 anni. Queste sono state le mie ultime elezioni».
Fini però non molla.
“Nei prossimi giorni — ha dichiarato — con le amiche e con gli amici di Futuro e Libertà , che ringrazio comunque per il loro lavoro, valuteremo come dar vita ad una nuova stagione di impegno culturale e politico per consentire ad una generazione più giovane di continuare in prima persona a lavorare per una Italia migliore”.
Insomma le passeggiate al parco possono attendere.
Dopo otto legislature, Fini non potrà però festeggiare il personale record trentennale come parlamentare.
C’è da dire che sarà in buoan compagnia. Con lui restano a casa i fedelissimi Italo Bocchino, Fabio Granata, Chiara Moroni e Flavia Perina.
E non è andata meglio a quelli che avevano trovato un posto nella lista unica del Senato di Monti.
Eppure nel destino dell’ex leader di An non è previsto un ritiro dorato a Montecarlo, come molti maligni suggeriscono.
Neppure una sistemazione temporanea e meno chic al parco, in compagnia delle figlie Carolina e Martina.
Archiviato lo scandalo dell’appartamento monegasco della contessa Colleoni affittato dal fratello della sua compagna Elisabetta Tulliani, Fini resterà a Roma.
IL BUEN RETIRO ALLA FONDAZIONE.
Ma non sarà a lungo un disoccupato eccellente. Se non altro perchè sarà di diritto il nuovo presidente della Fondazione della Camera.
Anche se non si sa fino a quando, visto che l’ente è in via di scioglimento.
La Fondazione era stata creata da Pier Ferdinando Casini nel 2002 e da allora occupa gli ex presidenti di Montecitorio che non si annoiano e continuano a respirare l’aria di Palazzo.
Lo scopo ufficiale è «realizzare una più ampia conoscenza e divulgazione dell’attività della Camera, di promuoverne l’immagine, di favorire e sviluppare il rapporto tra i cittadini e l’istituzione».
Il tutto per il modico costo di 600 mila euro l’anno.
TAGLI SUI BENEFIT.
Nei vari tagli che hanno colpito il parlamento negli ultimi mesi, questa Fondazione non è stata risparmiata.
Quindi sono cambiati i benefit di cui possono godere gli ex presidenti della Camera. Dal 2023 non saranno più a vita ma si estingueranno dopo «10 anni dalla data di cessazione dalla carica di presidente».
Lo scorso ottobre, poi, ne è stata decisa la chiusura.
Fino a quando sarà attiva, però, Fini potrà avere a disposizione uffici, segretari e auto di servizio.
Il tutto nella comoda sede di Palazzo Theodoli-Bianchelli, giusto accanto alla Camera dei deputati.
Marianna Venturini
(da “Lettera43“)
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