IL G20 SUL CLIMA HA SCOPERTO L’ACQUA CALDA
NECESSARIA UNA RIDUZIONE DEL 55% DELLE EMISSIONI ENTRO IL 2030
Dal G20 di Roma ci aspettavamo più risposte e azioni concrete sul fronte della lotta alla crisi climatica. Siamo delusi dal Patto per il clima siglato oggi.
Si tratta di un accordo che va a formalizzare quanto già acquisito in passato, senza prevedere impegni concreti sulla finanza climatica, a partire dall’Italia che non ha messo sul tavolo il suo giusto contributo – almeno 3 miliardi di euro l’anno – per i 100 miliardi di dollari complessivi promessi 6 anni fa a Parigi come impegno collettivo dei Paesi industrializzati per aiutare quelli più poveri nell’azione climatica. Insomma alla Nuvola dell’Eur di Roma il G20 ha sostanzialmente scoperto l’acqua calda nella lotta alla crisi climatica.
Ora l’auspicio è che a Glasgow, dove oggi si apre la Cop26, i grandi del Pianeta riescano a trovare un’intesa per arrivare a un nuovo ambizioso accordo per il clima in grado di mantenere vivo l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi firmato nel 2015, ma anche per accelerare l’adattamento ai cambiamenti climatici, far fronte alle perdite e ai danni delle comunità più colpite dall’emergenza, ma anche e soprattutto finanziare adeguatamente l’azione dei paesi poveri e completare il Rulebook, ossia le norme attuative dell’Accordo, per renderlo finalmente operativo.
Per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C gli anni da qui al 2030 saranno cruciali. In particolare è necessario che l’azione climatica dei governi sia così ambiziosa da consentire una riduzione del 55% delle emissioni del 1990 entro il 2030. Una sfida che possiamo e dobbiamo vincere a partire dalla Cop26 di Glasgow.
L’Italia dia il buon esempio rispettando gli impegni e gli aiuti promessi. Al presidente del Consiglio Mario Draghi chiediamo che l’Italia in Scozia si impegni a trovare, entro la fine di quest’anno, il miliardo di euro ancora mancante rispetto ai 4 miliardi di dollari promessi a Parigi per il periodo 2015-2020 e a mobilitare almeno 3 miliardi di euro l’anno, a partire dal prossimo, per garantire la “sua giusta quota” dell’impegno collettivo di 100 miliardi di dollari.
Le risorse necessarie possono essere reperite facilmente attraverso il taglio dei sussidi alle fonti fossili, pari ad oltre 35 miliardi di euro nel 2020, un intervento su cui il Governo Draghi deve dimostrare più coraggio inserendolo nella legge di bilancio in discussione. Sarà poi fondamentale aggiornare al più presto il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) per garantire una riduzione delle nostre emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030, andando ben oltre l’obiettivo del 51% previsto dal Pnrr e confermando la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 senza ricorrere a nuove centrali a gas.
I prossimi mesi saranno decisivi anche per capire se il governo italiano vuole fare sul serio la lotta alla crisi climatica. La legge di bilancio sarà un fondamentale banco di prova in tal senso.
Legambiente
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